Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso. (Luis Sepulveda)

lunedì 3 dicembre 2018

BRETAGNA IN CAMPER E … A PIEDI (20 giorni: 21/05 - 09/06/2018)



La Bretagna è una delle 13 (nuove) regioni della Francia (Corsica compresa) ed è divisa in 4 dipartimenti, ognuno con una propria identità, che andrò a scoprire. Inizierò da L'Ile et Vilaine e proseguirò per la Cotes d'Armor, il Finistère e il Morbihan.



DIARIO

21/05/2018 (1° giorno – lunedì – percorsi 432 km): nonostante l'alzataccia, come al solito non riusciamo a partire prima delle 11. Entriamo in autostrada e, alla consueta, regolare velocità di 90 km/h, puntiamo dritti verso la Val d'Aosta e il traforo del Monte Bianco. Il nostro mezzo è alto 3,05 metri e paghiamo € 59 solo andata; il biglietto di andata e ritorno costa € 70 ed è valido per 15 giorni (purtroppo, successivamente, i mezzi superiori ai 3 metri sono scivolati nella classe 3, con conseguente aumento di prezzo  - v. Link tariffe . Ora conviene passare per Torino, Susa e valicare il Moncenisio). Lasciata alle spalle Milano, il traffico diminuisce notevolmente, rendendo il viaggio più rilassante. Ci sono pochissimi TIR, i quali, addirittura, scompaiono una volta passato il confine francese ed esserci immessi sulla “Strada Bianca”. Viene spontaneo fare un paragone con le lunghe file di mezzi pesanti, che, invece, arrancano ogni giorno in direzione del Passo del Brennero. Meglio così! Su questa autostrada, per un tratto di circa un centinaio di chilometri, paghiamo tre pedaggi per complessivi € 33. Ragion per cui, da domani, percorreremo soltanto strade nazionali e dipartimentali. 
Ci fermiamo per la notte a Nantua, in una bella e tranquilla area camper sulla riva di un piccolo lago incastonato tra le montagne (Route de port, dopo l'area picnic - GPS: N46.154800, E005.597040 - Tariffa: € 7,50 per la notte – un addetto comunale passa alle 8 di mattina per la riscossione).
Dopo cena facciamo una piacevole passeggiata lungo la sponda meridionale del lago, quella chiusa al traffico, fiancheggiata soltanto da una strada pedonale e dalla ferrovia. Ascoltando il canto sfrenato degli uccellini, rivado col pensiero agli splendidi paesaggi attraversati durante questa prima tappa: dalle imponenti cime delle Alpi alle lussureggianti vallate dell'Alta Savoia, e, in cuor mio, sono contenta di riuscire ancora a sorprendermi di fronte a tanta bellezza.

22/05/2018 (2° giorno – martedì – percorsi 434 km): non capiamo per quale motivo il navigatore inizialmente ci dirotti su stradine di montagna, dapprima facendoci superare tre colli dalle pendenze importanti, ma dal fondo stradale in ottimo stato, e, poi, tutta una serie di ups and downs, seppur in un paesaggio lussureggiante. 
Strade perfette ovunque e quasi deserte. Sopportando le numerose rotonde, ci godiamo il panorama: colline punteggiate da aziende agricole, pascoli delimitati da alberi immensi, alla cui ombra riposano mandrie di mucche e vitelli. E, ancora, piccoli villaggi e cieli azzurri disegnati da cumuli di nubi bianche illuminate dai raggi del sole. Pranziamo e, poi, continuiamo per Moulins e Bourges, finalmente sulla più ampia e scorrevole D978. Davanti a noi, infiniti saliscendi si perdono all'orizzonte, finchè, deviando sulla D976 e costeggiando il fiume Cher, arriviamo all'area camper di Angé (in 10, Place de la Mairie - GPS: N47.332570, E001.244720) che, però, non è più gratuita: si pagano € 8 per 24 ore (solo con carta di credito e viene rilasciato un codice di accesso e di uscita), oppure € 4 per 12 ore, con corrente, acqua, pozzetto e WiFi. Siamo nella Torraine, pregiata regione vitivinicola, dove si producono ottimi vini.

23/05/2018 (3° giorno – mercoledì – percorsi 254 km): ci reinseriamo nuovamente sulla D976 e vi rimaniamo fino all'incrocio con la D31, per poi procedere sulla D140. La zona è piuttosto urbanizzata e caotica. Il fastidio dura poco, per fortuna: sulla D938 il traffico si riduce sensibilmente e ricompaiono i boschi, i prati, i piccoli villaggi. Ombrosi viali alberati, lungo le D766 e D959 per Laval, lasciano il posto ad una strada racchiusa tra due pareti rocciose rivestite da fioriture gialle, la quale corre dritta di fronte a noi, seguendo le ondulazioni del terreno. 
Svoltiamo, quindi, sulla D306, passando, prima, per Lude, dove ammiriamo le mura di un antico castello, e, poi, per Fleche e Sablé sur Sarthre. Qui, facciamo una sosta, presso il parcheggio per camper sul fiume (in Rue Michel Vielle n. 65 GPS.: 47.84259, 000.32836 - gratuito, 125 posti; si vede dalla strada). Pranziamo e riprendiamo la marcia sulla D21. Adrenaliniche discese, che sembrano trampolini di lancio per le successive salite, ci accompagnano in un paesaggio non proprio ameno. I paesi sono anonimi, ma il traffico discreto. Infine, attraverso la N162, la D900 e la D57 arriviamo a Vitré. Siamo così entrati nel dipartimento de L'Ille et Vilaine, il quale prende il nome dai due fiumi principali: il Vilaine e l'Ille. Include, a nord, 70 km della Costa di Smeraldo, che si estende tra il Mont Saint Michel e Saint Briac. Le principali attrazioni turistiche comprendono la Foresta di Brocéliande, legata alla leggenda di Re Artù, la città corsara di Saint Malo e quelle fortificate di Vitré e Fougères, oltre a Rennes (il capoluogo), Cancale, ecc.
A Vitré non c'è un'area camper, ma vi sono alcuni parcheggi per auto in Rue Pasteur n. 15 (GPS: 48.125780, 001.216490). Scegliamo quello più grande e troviamo un posto comodo per il nostro mezzo. La cittadina è interessante; tuttavia, l'assenza di zone pedonali e le numerose auto posteggiate in ogni dove, non danno un bell'effetto. Per il resto, ha un pregevole centro storico, rimasto pressoché intatto: le antiche case a graticcio (in Francia dette anche “a colombages” o “a pans de bois”) sono, all'evidenza, state restaurate con interventi conservativi, che ne hanno mantenuto l'originarietà. Notevole l'interno della chiesa di San Martino, mentre i lavatoi (Pré des lavandières), giù al torrente, hanno su di me poca attrattiva; però, da qui, si ha una vista romantica del castello. Dopo la visita di Vitré, ci spostiamo a Fougères, presso l'area camper della Carriere, gratuita in Boulevard Jacques Faucheux n. 66, con CS (GPS: 48.355440, 001.211240), nella quale trascorreremo la notte.




24/05/2018 (4° giorno – giovedì): Fougères è un'affascinante cittadina medievale. Nonostante incendi e guerre abbiano distrutto gran parte del suo patrimonio storico-artistico, possiede ancora antichi edifici. Quello più imponente è senz'altro il suo castello feudale, con torri, bastioni e mura molto scenografici. La sua particolarità è data dalla posizione: sorge, infatti, nella parte bassa della città, la quale, invece, si è sviluppata sull'altopiano che lo sovrasta. Ci rechiamo subito alla biglietteria, ma è chiusa: aprirà alle 10. La visita della fortezza costa € 8,50 cad.: un po' cara, se si considera che gli interni sono vuoti. 
Visto che il nostro badget non ci consente di visitare tutti i castelli del mondo, ne scelgo alcuni in base al mio intuito od esperienze altrui. Marco lascia che sia io a decidere, non essendo lui particolarmente interessato ai manieri. Perciò, ci accontentiamo di ammirarlo dall'esterno e proseguiamo in salita, verso il borgo medievale. Dopo aver percorso tutta la via principale, giungiamo ad un grande giardino pubblico, dal cui belvedere si ha una splendida vista sul sottostante castello. Aggirandoci tra cespugli di rose e rododendri, notiamo una stradina che scende verso il fiume e, pertanto, vi ci avventuriamo. Sulla riva del Nançon sorgono i quartieri più antichi, dove, nel passato, si svolgevano importanti e redditizie attività artigianali, quali quelle della fabbricazione e tintura dei tessuti nonchè della conciatura del cuoio. Vie tranquille, belle case a graticcio adorne di fiori, un lavatoio e un curioso mulino ad acqua con quattro ruote, situato proprio nei pressi della fortezza. Devo dire che Fougères non ha deluso le mie aspettative, anzi, mi ha piacevolmente sorpreso.














Prossima meta odierna: Cancale.
Cancale si allunga sulla riva del mare, tra la baia del Mont Saint Michel e Saint Malo ed è famosa per gli allevamenti di ostriche. L'area camper è in Rue des Français libre, località Ville Ballet (GPS: N48.669900, E001.865410). Un comodo sentiero consente ai camperisti di raggiungere velocemente il lungomare, piuttosto affollato di turisti. Numerosi i caffè, i ristoranti, i negozi di souvenir, come in qualsiasi località balneare. Alla fine del porticciolo, alcuni ambulanti vendono le ostriche ai passanti. Nell'aria, il profumo dei preziosi molluschi, cotti a vapore, è intensissimo, quasi nauseante. 
Torniamo indietro e, alla rotonda, prendiamo la via alla nostra destra, che passa davanti a un albergo. Poco dopo, notiamo una scala in pietra che si stacca alla nostra destra. Ci arrampichiamo sui ripidi gradini e sbuchiamo su una terrazza, dalla quale, in una giornata limpida, si potrebbe vedere il Mont Saint Michel; noi, ovviamente, non siamo così fortunati. Continuiamo lungo il sentiero GR34, che, non solo consente di fare il periplo di questo promontorio, ma anche di percorrere tutta la costa, dal Mont Saint Michel a Saint Nazaire, in circa 2000 km. GR è la sigla di “Itineraire de Grande Randonnée” ed è sempre seguita da un numero: il 34 è quello della Bretagna. Viene chiamato anche Sentiero dei Doganieri, in quanto, nel passato, vi transitavano i doganieri per sorvegliare il mare.
Mi piacerebbe arrivare almeno fino alla Punta di Grouin, che segna il confine della Costa di Smeraldo, con il suo mare incredibilmente azzurro. Marco, però, non ne ha voglia e si ferma alla spiaggia. Vado avanti da sola per una mezz'oretta, ma non conoscendo la lunghezza del percorso, faccio dietro-front, anche perchè è ormai ora di cena.






25/05/2018 (5° giorno – venerdì): Riprendiamo il nostro viaggio in direzione di Saint Malo. In Avenue de Marville, vicino all'ippodromo, c'è un parcheggio gratuito (non vietato ai camper) e, proprio di fronte, la fermata del bus (n. 2 per Intra Muros). In alternativa, sempre vicino all'ippodromo, in Rue Paul Féval (GPS: N48.643620, E001.994470) c'è il parcheggio Féval P14, automatizzato (€ 7,50 per 24 ore), con camper service all'esterno (€ 2) e navetta gratuita per il centro ogni 15 minuti.  
Visto che il centro dista soltanto 2,2 km, ci andiamo a piedi, seguendo le indicazioni del navigatore del cellulare. Innanzitutto, cerchiamo l'Ufficio Informazioni e, dopo esserci procurati la mappa del posto, cominciamo la visita. 
Entriamo nella cittadella (intra muros) e c'inoltriamo nelle vie della città fortificata, un tempo abitata dai corsari, tra palazzi di granito e attività commerciali delle più disparate. 
Obbligatorio il giro delle mura, che è la cosa più bella Saint Malo. Infatti non mi era piaciuta molto nel 2004 e non mi piace neppure oggi, ma Marco desiderava rivederla. Penso che il suo fascino derivi dalle gigantesche onde che si infrangono contro i suoi bastioni durante le mareggiate e l'alta marea; purtroppo, al momento, questo spettacolo non è in scena. Ci consoliamo osservando i gabbiani che volano a pochi centimetri dal nostro naso e, poi, sempre a piedi, con calma, andiamo a recuperare il camper. 






La meta successiva è Saint Sulliac, un bel paesino di pescatori situato sull'estuario della Rance, a circa 12 km da Saint Malo. I parcheggi si trovano all'esterno del centro abitato, cosicché le strade non sono invase dalle auto e si può passeggiare in tutta tranquillità. Ci dirigiamo verso la spiaggia, dove pochi anziani, seduti sulle panchine, si godono il tepore del sole; il panorama non è di quelli più attraenti con la bassa marea e le barche in secca, ma l'aria di mare si sente. Non ci resta, allora, che addentrarci nelle strette vie del villaggio. Case in pietra, porte e finestre verniciate con colori vivaci, alcune reti da pesca appese ai muri e ovunque una profusione di fiori. Nell'insieme, un luogo gradevole (parcheggio su erba, gratuito, max 24 ore, GPS: N48.57053, W1.96617).












La destinazione finale odierna sarebbe Dinan; dico “sarebbe”, perchè tutti i parcheggi del centro sono vietati ai camper e in città c'è un gran traffico causato dai lavori in corso. E' tardi e siamo un po' stanchi. Pertanto, decidiamo di visitarla l'indomani e di andare alla ricerca di acqua, visto che la nostra scorta si sta esaurendo. A Tadem, l'area camper è chiusa da un cancelletto in ferro; in quella di Lanvallay, presso gli impianti sportivi, la colonnina che eroga acqua è guasta. Proviamo a Léhon, a circa 4 km di distanza, e stavolta ci va bene: l'area è gratuita (solo 5 posti) con CS, in Rue du Bas Bourgneuf (coord. GPS: N48.44178 – W02.04241), vicino al Tennis Club.
Léhon è un “village de caractère”, davvero carino e tranquillo, ideale per la sosta serale e notturna. E' stata una fortuna scovarlo così per caso. La passeggiata, dopo cena, nell'antico borgo è entusiasmante: scopriamo un'antica abbazia benedettina, giardini fioriti, un bel ponte in pietra adagiato sulle verdi sponde del fiume Rance e, su un piccolo promontorio, i ruderi di un castello risalente al 1034. Un luogo idilliaco, dove si respira un'atmosfera d'altri tempi.










26/05/2018 (6° giorno – sabato): premetto che a Dinan c'è un parcheggio per camper sul fiume, sotto il viadotto, in Rue du Port (Coord. GPS.: N 48.45456, W02.03862) al costo di 30 cent. ogni mezz'ora, dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 19, esclusi i festivi; dista 500 metri dal centro storico ed ha una capacità di 20 mezzi. Vi eravamo stati in perlustrazione ieri sera, ma la mancanza d'acqua e la leggera pendenza del terreno, ci avevano indotto a cercare un'altra soluzione. Guardando la mappa, vediamo che Dinan è raggiungibile anche dall'area camper di Lanvallay (Rue du terrain des sports, coord. GPS: N48.45455, W02.02798), con una camminata di circa 1 km. Perciò, da Léhon, ci trasferiamo lì, dopodiché ci affidiamo al navigatore del cellulare, il quale, passo passo, ci guida verso il centro di Dinan (ma, strada facendo, notiamo la segnaletica per i pedoni). 
Una ripida discesa ci porta su un vertiginoso viadotto, che ci permette di attraversare il fiume Rance e di ammirare il sottostante porticciolo turistico di Dinan, col suo bel ponte in pietra del XV secolo. Risalito un sentiero panoramico, dal quale si ha un'incredibile vista dall'alto sul viadotto, sbuchiamo nel parco alle spalle della basilica di Saint Sauveur. Non sapevo che Dinan si trovasse su un altopiano! E, poi, improvvisiamo, perdendoci, per ore e ore, negli antichi vicoli acciottolati, che si srotolano tra meravigliose case a graticcio ed edifici medievali. Osservo con attenzione ogni dettaglio di quel ricco patrimonio storico e architettonico e scatto un sacco di fotografie. 
Una cittadina davvero splendida, circondata da una muraglia difensiva di quasi 3 km, intervallata da 15 torri e 4 porte, sulla quale si può salire per guardare Dinan da un'altra prospettiva. Essendo sabato, nel tardo pomeriggio le vie cominciano ad animarsi sempre più, perciò noi battiamo in ritirata e torniamo a Lanvallay, rifugiandoci nel nostro camper.





















Qui siamo già nel dipartimento della Côtes-d'Armor, il quale comprende, tra l'altro, fiabesche coste di granito rosa, interessanti riserve ornitologiche, nonchè brughiere selvagge, come quelle di Cap Frehel, che visiteremo nei prossimi giorni.



27/05/2018 (7° giorno – domenica): lasciamo Lanvallay e, dopo una quarantina di km, siamo al faro di Cap Fréhel (Coord. GPS: N48.68173 – O002.31785). L'ingresso all'area costa 5 euro per i camper e vi è un cartello dove si raccomanda di non sostare oltre le 22 per motivi di sicurezza. Pertanto, per la notte usufruiremo del parcheggio gratuito di Plévenon, con CS (gettoni presso il Municipio), a pochi minuti di distanza. Le scogliere di Cap Fréhel sono un sogno: alte, frastagliate e abbellite da tappeti di fiorellini rosa. Per ammirarle meglio, seguiamo un sentiero che, volendo, in 4 km conduce, altresì, al forte La Latte. Il panorama è strepitoso e la passeggiata piacevole; man mano ci allontaniamo dal faro, la vegetazione cambia ed il sentiero s'insinua tra i gialli cespugli delle ginestre in fiore. Giusto per non smentirsi, Marco stravolge il mio programma: secondo lui sono più di 4 i km che ci separano dal forte e, quindi, arrivati ad un bivio, si dirige dalla parte opposta con l'intenzione di tornare a Cap Fréhel. Lo seguo, mio malgrado e, in attesa del tramonto, saliamo sul faro (3 euro cad.), dal quale, indubbiamente, si gode di un panorama a 360°, oggi davvero fantastico, grazie alla limpidezza dell'aria. Piano, piano, il sole scende all'orizzonte, avvolgendo le scogliere di una luce calda e dorata. Difficile descrivere la magia del luogo in questi momenti, e neppure l'emozione che si prova davanti ad un simile spettacolo della natura: bisogna viverlo in prima persona.

















28/05/2018 (8° giorno – lunedì): con sorpresa, ci svegliamo avvolti da una fitta nebbia, la quale, però, si dissolverà nel giro di poco tempo, durante il viaggio verso Pontrieux. La notte a Plévenon è trascorsa tranquillamente; nel parcheggio vi erano altri camperisti, la qualcosa a me, personalmente, dà sempre un po' di sicurezza in più. A Pontrieux, posteggiamo il camper nel parcheggio in Impasse Barthélemy e andiamo a cercare i vecchi lavatoi. Anche questo è un “village de caractère”. Si trova sull'estuario del fiume Trieux, a 71 km dalla foce, e già da subito non mi entusiasma più di tanto. Una volta guadagnata la riva del piccolo corso d'acqua, ci facciamo convincere a fare un giro in barchetta (€ 4 cad.), ma non ne valeva la pena. Pazienza! 




Proseguiamo il viaggio verso Tréguier, un'altra “cité de caractère”, abbracciata dai fiumi Jaudy e Guindy, che si distende dal porto (dove c'è un ampio parcheggio) verso la collina. Nella piazza centrale sorge una delle più belle cattedrali della Bretagna: la sua guglia traforata, alta 63 metri, si slancia sopra i tetti delle case ed è visibile anche dalle seducenti, antiche vie della cittadina. 








Io, adesso, però, sto già pensando alla prossima destinazione: Castel Mur di Plougrescant. Sono proprio curiosa di vedere la famosa “casetta tra due rocce”, che i francesi chiamano “le Gouffre”. E' un'abitazione privata e pare sia stata costruita (nel 1861) in quella posizione per essere protetta dal forte vento e dalle tempeste che si abbattono su questa costa. Tuttora vi risiedono gli eredi dei primi proprietari. Lungo la strada, attraversiamo un paesino completamente immerso nei fiori: una sinfonia di colori da lasciare a bocca aperta. La carreggiata non è molto larga e siamo fortunati a non incrociare nessun altro veicolo. Il parcheggio per camper è a fianco di quello dei pullman e prima di quello delle auto (N48.865999, W003.230498). Una volta superata la singolare “maison” incastrata tra due enormi massi, tramite un sentiero, accediamo ad una baia davvero incantevole, disseminata di blocchi di granito giganteschi, che contrastano con lo straordinario azzurro del mare. C'è una luce meravigliosa e, con questi colori, non mi sorprende la presenza di diversi artisti intenti a trasferire, sulle loro tele, le emozioni suscitate dal luogo.








Recuperiamo il camper e facciamo rotta verso la Pointe de Ploumanac'h, racchiusa tra le località di Trégastel e Perros-Guirec, altri famosi centri della Costa di Granito Rosa. Questo tratto di litorale bretone è fiabesco e non va assolutamente perso. Il parcheggio per i camper è segnalato (ce ne sono altri due nella zona, ma con limite d'altezza di 2 m). Il ticket costa € 6 al giorno ed è vietata la sosta notturna. Quando arriviamo noi, il parchimetro è fuori servizio e così non paghiamo. Visto che l'idea è quella di attendere il tramonto per scattare le foto, ceniamo prima. A pancia piena, ci infiliamo nel Sentiero dei Doganieri (segnalato) e, camminando tra imponenti, bizzarri massi scolpiti dalla natura, raggiungiamo il faro di Men Ruz. Mentre il sole scende all'orizzonte, il rosa della scogliera si accende sempre più, assumendo tonalità infuocate: lo spettacolo è quasi commovente. Ma non è finita qui: nel momento in cui facciamo ritorno al camper, il cielo s'infiamma, si tinge di un rosso scarlatto, lasciandoci senza fiato. Alle 22,45 ci portiamo nel parcheggio di Perros-Guirec, in Rue Anatole le Braz. Vi sono già altri camperisti in sosta e ciò non può che farmi piacere.















29/05/2018 (9° giorno – martedì): in mattinata, in pochi minuti, perveniamo a Trégastel e lasciamo il camper nel grande parcheggio gratuito situato prima del porto. Ci avviamo subito verso l'imbarcadero, dove troviamo l'accesso al sentiero costiero che porta all'Ile Renote, un'isola che, nel 1885, venne collegata alla terraferma per mezzo di una strada. Anche qui, il Sentiero dei Doganieri permette di fare una bella passeggiata di una mezz'oretta lungo quella che, ormai, è diventata una penisola, la quale ospita un'area naturale protetta. Centinaia di uccelli stridenti sono appollaiati sui grandi massi che delimitano la baia. La bassa marea ci consente di avvicinarci e di scalare i ciclopici blocchi di granito modellati dal vento e dall'acqua (quelli non occupati dall'avifauna). Nonostante i gabbiani volino ad un palmo dal mio naso, non riesco a metterne a fuoco nemmeno uno con la fotocamera. Mi fanno impazzire, sono velocissimi. Oggi, purtroppo, c'è un po' di nebbia, per cui niente panorami, altrimenti la vista spazierebbe sull'Arcipelago delle Sept-Îles, sull’Ile du Gouffre, sul faro di Ploumanac’h e sul castello di Costaérès. Prima di riprendere il viaggio, pranziamo al porticciolo con crêpes, moules & pommes frites.








Lasciamo la Cotes d'Armor ed entriamo nel dipartimento di Finistère, la punta più selvaggia e ad ovest della Bretagna (dal latino finis terrae, cioè fine della terra). I protagonisti assoluti del Finistère sono i fari, ma molto suggestive sono anche le scogliere battute dalle onde dell'oceano Atlantico. Non mancano antiche cittadine e posti interessanti, come la penisola di Crozon, la verde Cornovaglia e i Calvari bretoni (les enclos paroissiaux).
Solo 40 km ci separano da Carantec. Posteggiamo il camper in un grande parcheggio sulla riva del mare, gratuito e vicino al Club Nautico. Il camper service si trova nella parte superiore del paese, vicino agli impianti sportivi ed è segnalato (si paga con carta di credito). Un bel sentiero costeggia il mare fino alla Pointe de Penn al Lann, chiamata anche Punta delle ginestre, in quanto il luogo, all'inizio del secolo, era rivestito dalle gialle fioriture di questo arbusto. Vi ci addentriamo con piacere, immersi nella vegetazione lussureggiante, seppur il cielo sia velato da una leggera nebbiolina e l'aria umida e fresca come una giornata di novembre. Nonostante ciò, riusciamo a scorgere l'île Louët e il suo faro, la casa del guardiano, la fortezza di Vauban e il castello di Taureau, costruito, tra il 1542 e il 1552, per impedire alle navi nemiche l'accesso alla Baia di Morlaix. E' a questo punto che prendo consapevolezza del fatto che la Bretagna si presti più per lunghe passeggiate a piedi, piuttosto che a giri in bici, ma va benissimo così. Per me, l'importante è fare attività fisica. Ogni giorno, tra una cosa e l'altra, maciniamo almeno 10-15 km a piedi in un ambiente che mi entusiasma per la sua bellezza. Sto scoprendo luoghi meravigliosi, in una natura selvaggia, che mi affascina sempre di più e della bici, stranamente, non sento la mancanza. C'è un tempo per ogni cosa ed è giusto adattarvisi, godendo del momento presente.






30/05/2018 (10° giorno – mercoledì): dopo aver trascorso una notte tranquilla a Carantec, in riva al mare, ci muoviamo sempre verso l'ovest e sempre con una leggera nebbiolina a farci compagnia. Prima tappa: il faro di Pontusval. Non essendoci un parcheggio per i camper e visto che c'è poca gente in giro, lasciamo il nostro mezzo sul ciglio della strada, giusto il tempo di dare un'occhiata al posto. 




Seconda tappa: Meneham, un antico villaggio di pescatori, con le case dai tetti di paglia, abitato fino agli anni '50 e in seguito abbandonato. Purtroppo, una pioggia torrenziale ci costringe ad interrompere l'escursione e a trovar riparo sul camper. Anche in questa località c'è una casa incastrata tra due rocce, raggiungibile pure dalla spiaggia, ma rinunciamo alla visita.





Trasferimento all'area camper di Plouarzel, in Route de Ruscumunoc (€ 7,50 con corrente, € 4,50 senza corrente, con CS, wc, docce, wifi con segnale debole, € 2 per 10 m d'acqua e 55 minuti di corrente). Alla sera, verso le 19, passa un incaricato per la riscossione.
Senza perdere tempo, ci rechiamo subito alla vicina costa, prospiciente il mare d'Iroise, il quale costituisce il limite tra il Canale della Manica e l'Oceano Atlantico. L'onnipresente sentiero GR34 consente di fare delle splendide passeggiate lungo il litorale e di ammirare il panorama dall'alto delle falesie. Sgambettiamo fino all'ora di cena e, poi, prima del tramonto, torniamo nuovamente sul sentiero costiero. Nonostante il cielo si sia nel frattempo annuvolato, il sole premia la nostra fedeltà, aprendosi uno spiraglio e indorando, con i suoi raggi luminosi, l'alta scogliera e le piccole calette di sabbia candida. La felicità è fatta di piccole cose, come bearsi davanti ad uno straordinario spettacolo della natura.













31/05/2018 (11° giorno – giovedì): la nebbia mattutina sembra ormai diventata una costante; per fortuna, ogni tanto si dirada leggermente, consentendoci di vedere qualcosa. Oggi, giornata dedicata al faro di Saint Mathieu, vicino a Plougonvelin, e a quello di Petit Minou, nei pressi di Plouzané. L'accesso ai due fari non è attualmente consentito.
Il parcheggio, per la visita del primo, si trova dietro le toilettes, non proprio ben individuabile. Costruito nel 1835, il faro svetta alto sulla punta di Saint Mathieu e il suo raggio segnala alle imbarcazioni la rotta da seguire per entrare nella baia di Brest. Accanto, vi sono i resti di un'antica abbazia e un monumento in ricordo dei marinai dispersi in mare.




Per la visita del faro di Petit Minou, invece, lasciamo il camper sul ciglio della strada, stretta e tortuosa, che finisce proprio sulla scogliera. La forte pendenza non agevola le manovre di parcheggio, ma Marco si destreggia bene. Meglio, comunque, il posteggio della sottostante spiaggia (GPS: N 48°20.470, W 4°36.903); lo notiamo, però, soltanto quando scendiamo al faro. Quest'ultimo si trova all'estremità di una lingua di terra che si protende nell'oceano, alla quale si accede per mezzo di un ponticello. La nebbia, nel frattempo si è infittita ed il luogo assume un aspetto spettrale, misterioso.





Non ci resta che riparare nella vicina area camper di Locmaria Plouzané, Rue de Portez n. 5 (€ 5,21 + € 1,41 per tasse soggiorno x 2 adulti). Si paga alla reception del soprastante campeggio, presso il quale ci si può rifornire d'acqua (il gestore è gentilissimo). Facciamo una passeggiata sul lungomare per tirare l'ora di cena, sebbene non si veda nulla e l'aria sia piuttosto pungente.

01/06/2018 (12° giorno – venerdì): al risveglio la giornata si presenta incredibilmente soleggiata e limpida, perfetta per visitare la penisola di Crozon, i cui fondali marini sono protetti dal Parco Naturale Regionale d'Armorica. Prima tappa: la Punta degli Spagnoli, dalla quale si ha una veduta sulla grande baia di Brest. Il parcheggio è ampio, ma la strada è larga non più di 3 metri. Ritengo non valga la pena di rischiare l'incrocio con altri mezzi: il panorama non merita, secondo me. 






Rimontiamo sul camper e percorriamo la penisola in senso antiorario, continuando, infine, verso la Punta di Penhir e i suoi Tas de Pois (mucchio di piselli), allineamento di tre grandi scogli che emergono dall'acqua. Per la sosta notturna c'è un'area camper a Camaret, Rue Georges Anceym, alla quale si perviene dopo una salita abbastanza ripida (€ 6 + 2 per CS). Si paga con carta di credito e viene rilasciato un codice d'accesso e di uscita. Poco oltre l'area camper, sulla sinistra, c'è anche un po' di spazio dove lasciare il camper per la sola visita. Da tener presente che tutti i parcheggi del porto sono vietati ai camper. Alla punta di Pen Hir, invece, non abbiamo visto divieti e, infatti, c'erano alcuni camper in sosta. Uscendo dall'area camper e svoltando a destra, scendiamo direttamente alla spiaggia, per poi risalire sulla falesia e, tramite un bel sentiero panoramicissimo, arriviamo alla Punta di Penhir. Tra andata e ritorno, sono circa 6 km di viste spettacolari sulla costa frastagliata. L'acqua dell'oceano ed il cielo sono di un azzurro imbarazzante. Scatto foto a raffica ai gabbiani, cercando di metterne a fuoco qualcuno mentre Marco ne approfitta per visitare un museo di guerra (costo biglietto: € 4). Nell'area del museo vi sono anche bunkers e postazioni militari. Inutile dire che, anche qui, il sentiero GR34 fa il periplo di tutta la penisola di Crozon, proseguendo lungo la baia di Douarnenez fino al Cap Sizun e dirigendosi, quindi, a sud. 















Noi, invece, una volta tornati al camper, partiamo per Locronan, ed ivi giunti, parcheggiamo all'ingresso del paese. La sbarra è alzata, ma passa un incaricato del Comune a riscuotere € 6 verso le 9 di mattina.
Prima di cena visitiamo il paese, piccolo, ma incantevole: non per niente è stato incluso tra i più bei villaggi di Francia. Prosperò nel XVI secolo grazie alla produzione di tele per le vele delle navi. Data l'ora tarda, i turisti se ne sono già andati; perciò possiamo passeggiare tranquillamente tra le vie deserte. Da subito vengo catturata dalla sua magica atmosfera, accentuata dalla luce calda della sera. Con la pavimentazione in selciato delle strade, le eleganti dimore in granito del Cinquecento e Seicento, le botteghe tradizionali, il pozzo nella bella piazza centrale, sulla quale si affacciano, affiancate, la chiesa di Saint-Ronan e la cappella del Pénity, è un piccolo gioiello che conserva un fascino d'altri tempi.











02/06/2018 (13° giorno – sabato): Il programma odierno prevede due escursioni presso il Cap Sizun: una alla Pointe du Van e l'altra alla Pointe du Raz, tra le quali si estende la Baie des Trépassés (o Baia delle Anime), le cui leggende ne fanno un luogo inquietante. In realtà, pare che il nome sia dovuto ad una deformazione di: “boe an aon” (baia del ruscello) in “boe an anaon” (baia delle anime in pena). Comunque, essendo la zona aperta sull'Atlantico, è da sempre battuta da venti spesso violenti e i naufragi un tempo erano frequenti. Non è irreale pensare che i corpi inanimi dei marinai venissero riversati sulla baia dalle forti correnti oceaniche. La D7 ci porta direttamente al parcheggio per camper antistante la Pointe du Van. Da lì, una stradina conduce alla chiesetta di Saint They, situata sull'alta scogliera, attraversata dall'onnipresente sentiero GR34. Di fronte, l'oceano, con il faro di Vielle e, più lontana, l'isola di Sein; alle spalle, la brughiera tinta del giallo dorato delle ginestre in fiore, con qualche sfumatura viola dell'ultima erica di stagione; a sinistra, la Baia dei Trapassati e la Punta di Raz; a destra, gli scogli della Punta di Van. Intorno, gabbiani in volo o appollaiati sulle rocce. Dopo un tempo sufficientemente lungo per imprimerci negli occhi la bellezza del paesaggio e nel cuore le emozioni suscitate da una natura tanto selvaggia quanto struggente, risaliamo sul camper. 







Pochi chilometri sempre sulla D7 ed eccoci al parcheggio della Pointe du Raz. Una volta preso il biglietto, la sbarra d'entrata si alza. Pagheremo più tardi € 6,50 ad un'addetta nei pressi dell'uscita (tanto costa la sosta per 12 ore. Per 24 ore si pagano € 12, mentre la prima mezz'ora è gratuita). Snobbando negozi e ristoranti, imbocchiamo la stradina a destra dell'Ufficio Informazioni e la percorriamo fino alla punta in circa 20 minuti. Poi, diamo libero sfogo alla nostra fantasia e ci arrampichiamo sulle rocce per esplorare un po' la zona, ma il luogo non mi trasmette grandi emozioni, forse perchè, qui, a differenza della Pointe du Van, ci sono troppi turisti. A causa della foschia, la vista dall'alto della falesia sul faro che la fronteggia e sull'isola di Sein alle spalle di quest'ultimo è un po' annebbiata. Torniamo sui nostri passi, fino al punto in cui il sentiero si biforca. Adesso andiamo dalla parte opposta. Il sentierino è sempre il GR34, che corre, a mezza costa e tra fitte felci, sul versante sud del promontorio; è un po' esposto e, quindi, sconsigliato a chi soffre di vertigini. Seguendo le tacchette bianco-rosse, ed ignorando le varie deviazioni verso il basso, perveniamo nuovamente al parcheggio. Proprio quando ce ne stiamo andando, il sole inizia a farsi largo tra le nuvole. Che beffardo! Se non ci fosse Marco, tornerei indietro per scattare altre foto con una luce migliore, ma so già che lui sbufferebbe, perciò riprendiamo la marcia di avvicinamento a Quimper. Domani è domenica e, secondo me, è il giorno migliore per visitare le città, soprattutto la mattina: c'è meno gente e meno traffico.







Lungo la strada ci fermiamo a visitare Port Croix (parcheggio all'inizio del paese), classificata come “cité de caractère”. Bella la cattedrale e graziosi i vicoli lastricati, alcuni anche ripidissimi, che portano in centro o giù al fiume Goyen. In Rue de la Prison, la Marquisat, un'antica casa nobiliare del 16° secolo, ospita un museo della storia e delle tradizioni del Cap Sizun. Per la sosta notturna, approfittiamo dall'area di sosta gratuita della vicina Plomelin, situata presso gli impianti sportivi “Complex Sportif et Culturel Hent Ceramer”, 4 stalli, con CS (€ 3) e pozzetto (GPS: N 47.93405, W 4.15138).



03/06/2018 (14° giorno – domenica): per la visita di Quimper, capoluogo della contea di Cornovaglia, scegliamo il Camping Municipal in Promenade du Bois du Séminaire, a 10 minuti a piedi dal centro (Coord: N 47.992001 – W 4.12082 (€ 4,12 per adulto, € 2,07 per bambino, € 1,79 per la piazzola, € 3,70 per 5 ampère di corrente, € 1,79 per tassa di soggiorno) con Camper Service e pozzetto.
Usciti dal campeggio, svoltiamo a destra e, in pochi minuti, andando sempre dritto, ci ritroviamo sulla riva all'Odet; percorrendo l'argine del fiume e tenendo come riferimento le alte guglie della cattedrale di Saint Corentin, giungiamo nel centro storico. E' domenica e, come previsto, è tutto molto tranquillo. Alcuni negozi di prodotti tipici sono aperti, così acquistiamo delle gallette bretoni in una scatola di latta decorata e alcuni “kouign amann”, che tradotto significa “dolce al burro”, la cui pasta è lavorata come quella sfoglia, mentre il ripieno varia: pistacchi, uvetta, marmellata di fragole, zenzero, mandorle, ecc.; c'è pure la variante salata, con le verdure. Oggi, sole e pioggia si alternano regolarmente, ma la temperatura sui 25°C è perfetta per passeggiare lungo le vie medievali di Quimper ed assaporare tutto lo charme che emana questa meravigliosa cittadina.










04/06/2018 (15° giorno – lunedì): nemmeno una giornata grigia, nuvolosa e umida come quella odierna, mi toglierà il gusto della scoperta. La curiosità di vedere il faro di Eckmuhl a Penmarc'h, 33 km a sud di Quimper, mi fa dimenticare il tempo uggioso. Dopo aver viaggiato sulla D785 e parcheggiato nelle vicinanze del faro, attendiamo l'orario di apertura previsto per le 10,30. Il biglietto costa € 2,70 cad. Il fatto di essere, al momento, gli unici visitatori, mi dà la possibilità di scattare qualche foto soddisfacente e di osservare con più attenzione ciò che mi circonda. Una bellissima scala a chiocciola di 272 gradini, con corrimano in bronzo, conduce ad una piattaforma rivestita da pannelli di smalto verde, dalla quale, saliti altri 13 gradini, si accede alla “sala d'onore”, tutta in legno scuro, ed infine al balcone esterno. Nonostante il maltempo, la vista a 360°, da quassù, è elettrizzante, seppur su un litorale basso e sabbioso. Altri 17 gradini portano alla lanterna. Quest'ultima è sovrastata da una cupola bianca, cinta da una grondaia in metallo ornata da teste di leone e foglie di acanthus, ma l'accesso alla stessa è vietato ai visitatori. Questo faro è un po' usurato e segnato dal tempo: le lastre di opalina azzurra, che ricoprono la parete interna del vano scala, in alcuni punti, sono mancanti, ma, nell'insieme, ha una sua eleganza.






Dato che nel frattempo ha iniziato a piovere, ne approfittiamo per fare la spesa, il pieno di gasolio, un po' di pulizia, ecc. Poi, con calma, costeggiando l'oceano e toccando i centri di Loctudy e Pont-l'Abbé (parcheggio in Rue 19 mars 1962 n. 9 – Coord.: N47.514428 – W4.133417), dove ci fermiamo per pranzare, con la speranza, vana, di un miglioramento delle condizioni climatiche che ci consentano di visitare queste due località, arriviamo a Concarneau, sempre sotto una pioggia scrosciante. Oggi, nessuna tregua dal maltempo. Marco, tra l'altro, anziché inserire nel navigatore i dati dell'area camper in Avenue de la Gare, più vicina al centro, ne sceglie una a 5 km di distanza, in Allée Jean Bouin (GPS: N 47.86320, W 3.90533). Se ne accorge solo dopo aver pagato (€ 6 dalle 20 alle 8), così, ormai, siamo relegati qui fino a domani mattina.

05/06/2018 (16° giorno – martedì): ha smesso di piovere, ma il cielo è sempre plumbeo. Abbiamo appreso che domenica scorsa, a causa delle abbondanti piogge, si sono verificate delle inondazioni in alcune località della Bretagna dell'ovest, dove ci troviamo noi, e le previsioni meteo per i prossimi giorni non sono incoraggianti. Forse non riusciremo a completare il giro programmato, anche se non manca molto, per la verità. 
Vedremo di giorno in giorno il da farsi. Già da ora, però, escludiamo la visita di Vannes, avendo visto immagini inquietanti della città allagata. Per accelerare un po' i tempi, considerato che a Concarneau ci siamo già stati nel lontano 2004 (come pure a Carnac e in alcune zone dell'interno per visitare gli énclos paroissiaux), decidiamo di andare direttamente ai villaggi chaumières di Kercanic e di Karascoet, con le loro caratteristiche case dai tetti in paglia (chaume, appunto). Mi dispiace un po' per la cattiva luce; tuttavia, i fiori e i serramenti dalle tinte vivaci delle abitazioni rendono meno smorti i miei scatti fotografici. I villaggi sono piccoli e incantevoli. Purtroppo le ortensie stanno iniziando solo adesso a fiorire e bisognerà attendere ancora qualche giorno prima che mostrino tutta la loro colorata bellezza! E noi non saremo più qui, ahimè! Rose e rododendri, invece, hanno i giorni contati, ormai. Per la visita di entrambi i villaggi, vi sono parcheggi segnalati e gratuiti.














Procediamo, quindi, per Pont Aven, parcheggiando il camper in Rue de Pennaros – Pontic Malo Parking, presso Italmarché, gratuito. L'area di sosta si trova in Rue Louis Lomenech - GPS: N47.85409, - O 3.7439, chiusa con sbarra, costa € 5 per 5 ore oppure oltre € 11 per 24 ore, con CS e corrente.
Pont Aven è descritto come un posto da favola, romantico, la cui luce particolare, nel passato, ispirò celebri artisti, quali Gauguin e Sérusier. Sarà per via del grigiore di questa giornata o dell'affollamento dovuto al mercato del martedì mattina in centro, ma non mi dice granché. Ha sicuramente degli angoli piacevoli e le sponde dell'Aven invitano a rilassanti passeggiate. Forse, con una luce migliore, offrirebbe emozioni diverse. Acquistiamo alcune confezioni di biscotti al burro salato, dopodichè ritorniamo al camper.












Salutiamo il dipartimento di Finistère e traslochiamo nel Morbihan, il cui golfo pare essere il più bello al mondo. Possiede grandi spiagge oceaniche, zone naturali protette e comprende la penisola di Quiberon, la magnifica isola di Belle Ile nonchè città interessanti, come Vannes, ecc.
Il maltempo, persistente sulla costa occidentale, ci costringe a ripiegare verso l'interno. Vorrei approfittare dell'occasione per visitare altri villaggi chaumières. Una veloce ricerca sul web ed ecco una nuova proposta: Poul Fetan, a Quistinic, nella valle del Blavet. A differenza dei precedenti, è un museo all'aperto, con figuranti che, ad orari prefissati, mostrano al pubblico gli antichi mestieri: filatura della lana, mungitura delle mucche, preparazione del burro, ecc. Le origini di Poul Fetan, il cui nome, in bretone, significa “il lavaggio della fontana”, risalgono al 16° secolo. Nel 17° secolo contava una o due fattorie, appartenenti a ricche famiglie contadine, che le affittavano ad altre più modeste. Nel 19° secolo, vivevano qui cinque famiglie, proprietarie degli immobili, dividendosi 38 ettari di terreno. 
Una forte solidarietà permetteva loro di sopportare una quotidianità spesso dura, ma, poco a poco, i contadini abbandonarono la campagna per trasferirsi in città e Poul Fetan cadde nell'oblio. Solo nel 1979 il Comune di Quistinic ebbe l'idea di recuperare questo sito e, grazie al lavoro dei volontari, nel 1992 fu possibile aprirlo al pubblico. Il biglietto d'ingresso costa € 10,80 per adulto, € 5 per i bambini, € 25 per 2 adulti e 2 bambini. Gli introiti servono per la salvaguardia di questo villaggio, al fine di tramandarlo alle generazioni future, le quali, a loro volta, provvederanno a trasmettere la storia di Poul Fetan (www.poulfetan.com).
E' aperto da aprile a settembre dalle 10-11 (in base al periodo) alle 18,45. Il parcheggio in Hevedic, Quistinic (coord.: N47.892799 – W3.15123) è ampio, su erba, gratuito e misto; l'ingresso per i camper non è il primo, ma il secondo che si incontra. Il posto è un po' isolato e non illuminato; però, quando arriviamo, ci sono altri 4-5 camper, così ci fermiamo anche la notte. Ci addormentiamo con il frinire assordante dei grilli, per svegliarci, la mattina seguente, con il cinguettìo allegro degli uccellini. Quanta pace sa infondere la natura!
















06/06/2018 (17° giorno – mercoledì): uscire da Poul Fetan con il camper è impresa ardua, così come lo era stato arrivarci, perchè il navigatore insiste nel portarci o su strade inesistenti o su ripidi sterrati sconnessi. Ad un bivio, tra l'altro, c'è un cartello errato, avendo invertito una strada a fondo chiuso con quella che va ad incrociarsi con la D159, complicandoci le cose. Comunque, alla fine, riusciamo ad andarcene, dirigendoci sempre verso l'interno e la località di Josselin (“cité de caractère”). Il parcheggio per i camper si trova in Place de Saint Martin n. 38, nella parte alta del paese (coord. N47.956299 – W2.55033 - interdetto il sabato dalle 9 alle 14 per mercato). Alcune strade sono chiuse a causa dei lavori di rifacimento del manto stradale. Seguiamo le frecce della deviazione che portano in centro e su un'altura, dove la segnaletica ci accompagna al parcheggio dei camping-car. 
Nelle vicinanze c'è una boulangerie-patisserie che fa dei dolci squisiti; sono più o meno gli stessi di tutte le altre, ma di una consistenza migliore: più soffici, più fragranti, insomma una bontà! Vaghiamo senza fretta per le vie del paese, osservando le tipiche, case con le travi di legno dai colori vivaci. Infine, scendiamo al fiume Oust, lungo il cui argine trascorriamo un po' di tempo in attesa dell'apertura del castello (h 14). Quando facciamo ritorno alla biglietteria, sono le 14,40; acquistiamo i tickets (€ 10,40 cad. gli adulti) e aspettiamo l'orario di inizio della successiva visita (solo con guida parlante francese). Intanto esploriamo il giardino e leggiamo il volantino in lingua italiana, rilasciatoci all'ingresso, con la storia del maniero. Quindi, all'ora stabilita, ci raduniamo tutti davanti al pozzo centrale, dove una giovane donna dalla “r” molto arrotondata, alla conclusione di un interminabile monologo, di cui comprendo soltanto alcuni frammenti, ci accompagna all'interno del palazzo. Essendo, quest'ultimo, di proprietà privata, visitiamo unicamente la sala da pranzo, il soggiorno e la biblioteca; non è molto, ma gli arredi sono interessanti. 









Siamo quasi giunti agli sgoccioli di questa vacanza. Rochefort-en-terre, nostra ultima destinazione, è considerato “uno dei più bei villaggi di Francia” e “il più visitato dai francesi”. Il parcheggio per camper è in Rue de Souvenir n. 3 (coord. GPS: N47.699699 – W2.33364 – tariffa: € 5 per 24 ore). Sono quasi le 18 e il cielo, che ha tenuto finora, apre le cateratte in un diluvio biblico. La pioggia continua incessantemente per tutto il resto della serata, inducendoci a rimandare la visita della cittadina all'indomani.

07/06/2018 (18° giorno – giovedì): stamattina il meteo è benevolo: il cielo è nuvoloso, ma non piove. Dal parcheggio, a piedi, saliamo verso la “cité de caractère”, e poi, ancora più su, verso il castello, in fase di restauro. Attraverso stretti vicoli, torniamo nel piccolo centro storico, molto fiorito e con belle case d'epoca. Lasciamo questa attraente cittadina, non senza aver comprato qualche ricordino, visto che oggi è l'ultimo giorno in terra bretone. 









La visita di Rocheforte-en-terre richiede meno tempo del previsto, così, prima di rientrare in Italia, decidiamo di visitare anche Kerhinet (il quale, però, appartiene al dipartimento Loire Atlantique), un altro villaggio chaumière, costituito proprio da un pugno di case (il parcheggio è grande, segnalato e gratuito). Nonostante i bei roseti, nell'insieme mi dà un senso di trascuratezza. Decisamente il meno bello di quelli visti in precedenza. 






Ed ora si rientra sul serio. Come per l'andata, selezioniamo sul navigatore l'opzione “strade senza pedaggi”. Stavolta, però, attraverseremo il confine italo-francese dal Moncenisio anziché dal traforo del Monte Bianco. Quindi, via! Direzione Nantes e Poitiers, quasi sempre sulla N149, con sosta notturna ad Ayron, presso l'area camper Berges d'Ayron, Route de Poitiers, Ayron (coord.: N46.656399 – E.090075): € 4 dalle 18 alle 10, aperta dal 01/04 al 30/09 (si paga nell'adiacente campeggio).

08/06/2018 (19° giorno – venerdì): 

ci riportiamo sulla N149. Quindi, su: N147 per Limoges – D942 (Route de Haute Limousin) – N145 (Gueret-Montluçon) – uscita D39 – D94 (presso Clermont F.) - D157 – D33 – entrata N79 presso Le Montet direzione Maçon – D89 – attraversamento della Saona prima di Cormorance s/S – D933 per Mons – D2 per Chatillon s/S – D7 per Marlieux (solo 200 metri) - poi D1083 – D7 per 10 km (stupenda zona disseminata di stagni) – Chalamont – D904 – D1075.
Pure al ritorno, come all'andata, passando sui cavalcavia, notiamo le sottostanti autostrade deserte, mentre lunghe code di TIR percorrono le strade nazionali, le quali, oltre ad attraversare il centro dei paesi, sono provviste di grandi aree di “repos”. Tutto questo mi sembra assurdo!
Per la notte, approfittiamo dell'area camper gratuita di Montalieu-Vercieu, in Rue des Carrières n. 19, con C/S, 8 posti, aperta dall'01/04 al 31/10, sosta non più di 36 ore (coord.: N45.827599 – E5.42159), sul fiume Rodano, di fianco ad un campeggio.

09/06/2018 (20° giorno – sabato): 

anche in Francia, come in Germania, non si contano le strade chiuse per lavori in corso. Il ponte di Briord, vicino e comodo per attraversare il Rodano, è inaccessibile. La deviazione ci porta sulla più lontana D10 e, successivamente, su un piccolo valico, nei pressi della Montaigne d'Izieu. La strada è scavata nella roccia e fiancheggiata da un torrente, ma a due corsie e, pertanto, agevole pure con il nostro ingombrante mezzo. La bellezza dei luoghi non fa pesare le tante ore di marcia, soprattutto perchè, questi, sono luoghi che non conosciamo. Il navigatore ci porta su: D992 – D31b – D24A e D1504, lungo la stretta valle del Rodano, tra alte pareti rocciose. 
Superiamo il tunnel del Col du Chat e costeggiamo il lago di Bourget, continuando, poi, sulla N201 fino a Chambery. Qui, prendiamo l'uscita 20D per Challes les Eaux e proseguiamo sulla D1006 direzione Albertville e, in seguito, Turin. Sempre sulla D1006, che percorre la valle dell'Arc, transitando per Saint Michel de Maurienne, arriviamo a Lanslebourg, dove inizia la salita al Mont-Cenis. Scendiamo a Susa e ci fermiamo all'area camper municipale in Corso Luciano Couvert (GPS: N 45.13889, E 7.05383), gratuita, con CS e WiFi (solo corrente a pagamento e a consumo), cogliendo l'occasione per fare quattro passi nella graziosa cittadina, che ci ha ospitato più di una volta durante le nostre scorribande in bici nella zona.

10/06/2018 (21° giorno – domenica): Susa – casa

CONSIDERAZIONI FINALI

Durante questo viaggio in Bretagna mi sono resa conto che la bici non è il mezzo migliore per visitarla. Raramente, e solo alle periferie di alcune cittadine, si può pedalare su corsie riservate ai ciclisti. Ho notato, soprattutto, “percorsi per biciclette”, lungo strade secondarie, se ci sono, oppure principali e trafficate. In entrambi i casi, la sede stradale è, per quel che ho visto io, stretta, spesso priva di striscia bianca laterale e, quando c'è, corre proprio a filo del terreno; quindi, senza quel margine di relativa sicurezza per i ciclisti, sebbene la segnaletica inviti a fare attenzione ad essi. Al di là di tutto ciò, dalla strada non si riescono a vedere le impervie e suggestive scogliere bretoni, le quali, insieme ai villaggi portuali, ai fari, alle punte rocciose e alle baie, costituiscono gli elementi più caratteristici di questa terra, che si protende verso l'oceano. 
Le “vois vertes”, sono stradine sterrate e, perlopiù, attraversano campagne e boschi; Eurovelo 4, appena sfiora la costa settentrionale, mentre la Vélodyssée (o Voie 7), da Roscoff scende a Nantes passando per l'interno: tutti percorsi senz'altro utili per i cicloviaggi, perchè collegano i centri abitati e consentono di effettuare lunghi itinerari in bici, ma per cogliere al meglio l'anima bretone, secondo me, non sono l'ideale. In compenso, c'è uno spettacolare sentiero costiero e prettamente pedonale, il GR34 (o sentiero dei Doganieri), lungo circa 2000 km, che inizia al Mont-Saint-Michel e termina a Saint-Nazaire, nel quale ci si può infilare da qualsiasi punto. Grazie a questo sentiero, abbiamo macinato, giorno dopo giorno, decine e decine di chilometri a piedi, godendo di panorami mozzafiato e a contatto con una natura incontaminata. Essendo partiti da casa con il camper, con esso ci siamo spostati giornalmente da una località all'altra, ma il GR34 è diventato un appuntamento quotidiano, atteso e gradito. Camminando, per ore e ore, a picco sull'oceano, ho potuto percepire l'immenso abbraccio della natura ed ascoltare il respiro di questa terra tanto selvaggia quanto affascinante, sia con il sole, che con la pioggia, il vento o la nebbia.





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