Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso. (Luis Sepulveda)

venerdì 18 novembre 2016

16/11/2016: MONTE CROCE (Val Gandino - Bergamo) - (85 km - 1354 metri disl+ in mountain bike)


Partita da Grumello, percorro la ciclabile della Valcavallina fino a Spinone al Lago. Quindi, attraverso la statale 42, salgo a Bianzano e, poi, scendo 3 km verso Cene. Al bivio, devio a destra per Leffe e la Val Gandino, salendo dolcemente per 1,3 km. A questo punto, imbocco una via che si stacca sulla destra e mi preparo a soffrire. Infatti, subito dopo la curva, la strada s'impenna e la pendenza arriva velocemente al 18%, sfiorando il 23% in circa un chilometro. Nessun tornante, soltanto un paio di piccoli cambi di direzione ad interrompere il lungo, terribile rettilineo, alla fine del quale posso brevemente respirare, prima di affrontare il secondo chilometro, suddiviso in tre gradini che raggiungono rispettivamente il 14, il 20 ed il 16% di pendenza. Poi, procedo in piano fino al bivio, dove scendo a sinistra. Supero un pugno di case e riprendo a salire. Un tornante, ancora un po' di sofferenza e, al crocevia, prendo la stradina alla mia sinistra. Una calda luce autunnale illumina il fogliame di giovani betulle dai tronchi dritti e bianchi, che regnano, solitarie, nella quiete dei monti. Non posso che concedermi pochi attimi di distrazione, perchè, subito dopo, scendo verso un'azienda agricola e prendo la rincorsa per risalire l'ultimo ripido rettilineo. Prego in cuor mio di non incrociare alcun veicolo: anche volendo, con questa tremenda inclinazione della strada, non riuscirei a sganciare le scarpe dai pedali per mettere i piedi a terra. Alla fine della lunga rampa, il Garmin segna 23% di pendenza. Termina anche l'asfalto ed inizia un tratto di sterrato, che percorro finché anch'esso finisce davanti ad un cancello chiuso da una catena. Oltre non si può andare. L'ultima volta che sono arrivata sin qui, c'era un bel po' di neve ed il paesaggio era fiabesco. Adesso, nella sua veste autunnale, non è meno affascinante. Ora, non mi resta che girare la bici e godermi i 7 km di bellissima discesa.




VAL MASINO - VAL DI MELLO (Sondrio, Lombardia, 28/10/2016)


Area camper di Morbegno (SO), Via del Foss - Tel. +39 334 3076643 / 338 2211526 - GPS: N 46.143520, E 9.576030 (camper service esterno); semplice, con wc e lavandini - custodita, a circa 1 km dal centro storico, vicina alla pista ciclabile "Sentiero Valtellina", che collega Colico a Bormio). Nei mesi invernali è disponibile un servizio navetta verso le piste da sci. Il gestore è una bella persona, gentile e accogliente. Nel 2016, ad ottobre, abbiamo pagato € 12 al giorno, con corrente.

TRACCIA GPS SCARICABILE:


(47 km - 1130 metri di dislivello+ in mountain bike)

Un altro piccolissimo sogno realizzato. Da tempo desideravo pedalare lungo la Val Màsino - che si apre sul versante retico della Valtellina, nei pressi di Morbegno - e la Val di Mello, solco laterale della prima, che si estende ai piedi del Monte Disgrazia (3.678 m).
Partiamo un po' tardi da Morbegno, a causa di un piccolo inconveniente: le chiavi del camper rimaste chiuse all'interno del mezzo e quelle di scorta dimenticate a casa. Risolto in qualche modo il problema, eccoci pronti per questa nuova avventura. Siamo costretti ad abbandonare quasi subito il Sentiero Valtellina ed a percorrere 3,5 km sulla trafficata statale 38, essendo in corso lavori per l'attuazione delle gallerie sulla superstrada (termine previsto entro il 2017). Due ponti ci traghettano sulla sponda opposta dell'Adda, dove troviamo le indicazioni per la Val Masino. Un gran sospiro di sollievo e, via, si sale. 
Val Masino
Una bella strada asfaltata di fresco ci introduce nella lussureggiante vallata, inizialmente un po' angusta. Superiamo, con una serie di tornanti, il primo gradino più ripido e faticoso; quindi, proseguiamo in leggera salita fino al centro abitato di Filorera - caratterizzato da case affrescate con murales e costruite con il granito, che da sempre è stato un'ottima risorsa per la valle - oltre il quale la strada spiana, consentendoci di ammirare, con calma, l'incredibile, magnifico paesaggio che si schiude davanti a noi. Passiamo accanto a giganteschi massi, caduti dalla montagna secoli or sono, tra cui il famoso Sasso Remenno, il più grande monolito d'Europa e palestra naturale d'arrampicata. 
Val Masino
In breve giungiamo a San Martino, dove deviamo a destra, entrando, così, nella Val di Mello, ambita meta di scalatori ed escursionisti di tutta Europa. La via si restringe molto e, in seguito, diventa una mulattiera in selciato. Saliamo dolcemente, con piccoli sussulti, mentre il torrente scorre al nostro fianco tra grandi massi e pozze verde smeraldo. Quando, finalmente, posso alzare lo sguardo da terra, non riesco a credere ai miei occhi: incastonata tra le montagne, la Val di Mello mi appare in tutto il suo splendore. Uno scenario da togliere il fiato. Stupefacente gioiello della natura, sorvegliato dal massiccio piramidale del Disgrazia, che si staglia maestoso all'orizzonte e chiude la valle. 
Val di Mello
Purtroppo, tra una cosa e l'altra, si è fatto tardi e Marco scalpita. Mi dispiace dover lasciare così in fretta questo paradiso, ma non ho scelta. Al ritorno, però, m'impunto. Niente statale per tornare a Morbegno! Si percorre la parte orientale della Costiera dei Cech, sul versante della montagna alle spalle del paese;  sempre soleggiata, è punteggiata da piccoli borghi medievali, circondati da antichi castagneti e da vigneti coltivati su piccoli terrazzamenti. In località Ponte del Baffo, pertanto, imbocchiamo una salita abbastanza impegnativa, che in circa 3 km ci conduce a Caspano, un bellissimo balcone sulla Valtellina. Infine, passando per Dazio, scendiamo altri 9 km fino a Morbegno, dove concludiamo il nostro breve, ma gratificante percorso di 47 km e 1.130 metri di dislivello, in quello che io reputo uno dei luoghi più belli d'Italia.
















martedì 18 ottobre 2016

VAL DI NON in camper e bici (Trentino Alto Adige, settembre 2016))

(57 km – 972 metri di dislivello+ in mountain bike)


Avevo letto da qualche parte che la pista ciclabile della Val di Non iniziava a Taio, perciò ho scelto di far base con il camper nell'area attrezzata più vicina e, cioè, quella situata fra Tres e Vervò, distante circa 5 km e situata a 900 metri di altitudine (Area comunale La Batuda, Via Predaia, Tres, GPS: N46.32075, E11.10216, tariffa: 12 euro, con corrente, camper service esterno gratuito, wc, parco giochi, area barbecue con tavoli, punto di partenza per passeggiate, cani ammessi, apertura: marzo-ottobre). La cosa positiva è che, di notte, si dorme da dio; quella negativa è che Taio si trova alla più bassa quota di 500 metri. Affronto i 5 km di discesa con la consapevolezza che li ritroverò in salita al ritorno, proprio alla fine del giro in bici. Come al solito, ho tracciato con Bikemap un percorso ipotetico, senza conoscere lo stato delle strade che andremo a percorrere, fiduciosamente contando sul fatto che, essendo un programma per ciclisti, non dovrebbe mandarci troppo allo sbaraglio. In effetti, a Taio, il cartello della pista ciclabile c'è, ma l'ingresso è chiuso da un cancello con lucchetto. Torniamo sulla SS43 e notiamo i disegni della bici sull'asfalto. 
Lago di Santa Giustina
Li seguiamo in direzione nord, per alcuni chilometri, su una strada trafficatissima e battuta da numerosi TIR. Quando i disegni spariscono, proviamo ad imboccare la Via Romana che si stacca a sinistra e che corre tra i meleti, riportandoci, però, ancora, poco dopo, sulla strada principale. Ci rassegniamo a pedalare nel caos fino a Cles. Poi, al bivio, scendiamo a destra verso il lago di Santa Giustina. Attraversiamo una breve galleria ed un ponte, che ci porta sulla sponda opposta del grande bacino artificiale, dove iniziamo a salire sulla SS 42 (meno trafficata, per fortuna) verso Fondo, che dista 14 km. Ignoriamo la deviazione a sinistra per il Passo del Tonale e pure quella del Passo delle Palade, svoltando, invece, a destra verso il Passo della Mendola. Ed è a questo punto che iniziano a superarci alcuni partecipanti della Haute Route delle Dolomiti e delle Alpi Svizzere (una gara di 780 km e 22.300 metri di dislivello), con i quali dividiamo il rimanente tratto di strada fino a Fondo, ma anche il dolce profumo delle mele di cui è intrisa l'aria. 
Ciclabile Val di Non
Qui giunti, loro girano a sinistra, verso il Passo della Mendola. Noi, all'opposto, entriamo in paese, riempiamo la borraccia d'acqua fresca ad una fontanella e, finalmente, troviamo la segnaletica della Pista Ciclabile dell'Alta Val di Non, che seguiamo. La stradina entra subito in un paesaggio ridente e soleggiato, fatto di infinite distese di prati e di cime montagnose che gli fanno da corona. Ne percorriamo soltanto un tratto di 8 km, sui 25 della sua lunghezza, essendo la pista ciclabile un anello che parte e ritorna a Fondo, passando per Romeno, Salter, Cavareno e Malosco. A Malgolo, dopo un particolare ponte in legno, giriamo a destra ed iniziamo a scendere dolcemente per una decina di chilometri, immettendoci, poi, a Dermulo, nuovamente sulla SS 43, che ci riporta a Taio (c'è un po' di spazio a bordo strada per le bici). 
Ciclabile Val di Non
Gli ultimi 5 km di salita sono un calvario per via del caldo umido, ma, ripensando alle ore appena trascorse in sella, posso, comunque, ritenermi soddisfatta, perchè ho potuto farmi un'idea di questi luoghi che da tanto tempo desideravo conoscere. Cerco di immaginarmeli in primavera, con i meleti in fiore: dev'essere uno spettacolo unico! Bisogna che ritorni, magari partecipando alla manifestazione "Quattro ville in fiore", una corsa non competitiva attraverso i quattro borghi principali delle mele. Ci farò un pensierino!
Il nostro è stato soltanto un piccolo assaggio di quel che offre la Val di Non, in quanto le cose da fare e da vedere sono tante. Il territorio, infatti, comprende: 
- la catena delle Maddalene, che cinge la Val di Non a nord-ovest;
- l'Alta Valle e l'altopiano della Predaia, con le immense distese di prati e la famosa pista ciclopedonale, che abbiamo percorso in parte (clicca qui per visitare il sito ufficiale)
- il Parco Naturale Adamello Brenta, con la Val di Tovel ed il suo lago;
- i monti Anauni, che la separano dalla Val d'Adige;
- l'altopiano delle Quattro Ville, dove i meleti regnano sovrani.
Ci sono il Canyon Rios Sass ed il Parco Fluviale Novella, che vanno visitati con guide esperte; il sentiero scavato nella roccia che porta al santuario di San Romedio, oltre a numerosi castelli e laghi. Insomma, le cose da vedere non mancano.





08/09/2016: DALLA VAL D'ULTIMO VERSO IL PASSO RABBI (Trentino Alto Adige)


Anno dopo anno, la curiosità verso la Val d'Ultimo è aumentata sempre più. Un pensiero insistente e ricorrente che, come un tarlo, si è insinuato nella mente. Chissà perchè! Non essendo molto distante dalla Val di Sole, non ci lasciamo sfuggire l'occasione. Finalmente! Con il camper e attraverso il trafficatissimo, ma spettacolare, Passo delle Palade, ci trasferiamo all'ingresso di questa vallata misteriosa e appartata, individuato nella località di Lana, vicino a Merano. L'idea sarebbe quella di lasciare il camper lì e di percorrerla in bici, senonché, nella vana ricerca di un parcheggio, piano piano, arriviamo a Santa Gertrude, ormai alla testa della valle, dove adocchiamo un po' di spazio a bordo strada adatto alla sosta. Il paesaggio è quello tipico e idilliaco dell'altoatesino: prati verdissimi, fitti boschi di larici e antichi masi rurali. 
Respirando l'acre e intenso profumo di fieno, che robuste contadine stanno rastrellando sui pendii scoscesi delle montagne, ci avviamo verso il centro del villaggio, certi di trovare, in questo paradiso naturalistico, un'alternativa altrettanto interessante al giro in bici. Alcuni pannelli informativi suggeriscono vari percorsi a piedi di diversa lunghezza, mentre altra segnaletica in legno (ma sempre in lingua tedesca), a forma di freccia, indica la loro durata. Poco convinti, a causa del nostro abbigliamento non idoneo al trekking di montagna, scegliamo l'itinerario più corto (Kirchberg) e ci incamminiamo sul sentiero 106, che, più avanti, si immette nel 108, il quale conduce anche al Passo Rabbi. Ovviamente non siamo così scellerati da pensare di raggiungere i 2.449 metri di quota del Passo con le scarpe da ginnastica. E, poi, è già mezzogiorno. Decideremo, strada facendo, quando fermarci. Il sentiero ci porta tra prati rasati di fresco, fitti boschi ombrosi - dove scorrono le acque limpide e gorgoglianti di un piccolo torrente - e pascoli disseminati di rocce rossastre. 
Salendo, la valle diventa, via via, sempre più ampia. Procediamo lungo una strada forestale chiusa, a tratti, da una corda, che dobbiamo togliere e rimettere al nostro passaggio. Penso serva per tenere confinate le mucche che pascolano in quest'area ed evitare che si disperdano. Il suono dei loro campanacci è davvero assordante, ma tutt'altro che fastidioso! Giunti alla malga Kirchberg (1.887 metri), dopo circa un'ora e mezza di marcia, continuiamo a risalire la valle ancora per una mezz'ora, mentre la pendenza si accentua ed il sole diventa sempre più cocente. Superiamo un primo ponticello sul Rio Montechiesa e, poi, un secondo, nei pressi di una cascata. Marco si ferma qui. Io proseguo ancora per qualche centinaia di metri per scattare altre foto, arrivando ad un ampio pianoro ricoperto di mirtilli. I nuvoloni minacciosi che mi si parano davanti, però, mi fanno indietreggiare. Direi che è giunto il momento di rientrare. 
Dopo tutto, siamo partiti con l'intenzione di fare soltanto quattro passi e possiamo ritenerci soddisfatti. Ci siamo tolti la curiosità di vedere questa splendida vallata ed abbiamo effettuato una bella passeggiata all'interno del Parco Nazionale dello Stelvio, dove la natura regna incontrastata. Questi sono luoghi da perlustrare con calma e con l'attrezzatura adatta e noi, al momento, non possiamo assentarci da casa per troppo tempo. Mentre scendiamo, accompagnati dal mormorio delle acque del ruscello, scorgo improvvisamente, ai piedi di uno dei tanti, enormi massi che costellano la valle, una cicciottissima, morbida marmottona, immobile e ritta come una sentinella. Il tempo di immortalarla in uno scatto e quella scompare nella sua tana. Una visione che, da sola, mi appaga e mi emoziona.

VAL DI SOLE - VAL DI PEIO in camper e bici (Trentino Alto Adige, settembre 2016)


(70 km – 765 metri di dislivello+ per andata e ritorno in mountain bike) 


La pista ciclopedonale della Val di Sole inizia a Mostizzolo - prima del ponte che attraversa una profonda forra - e termina a Cogolo di Peio; costeggia il torrente Noce per tutta la sua lunghezza, eccetto un breve tratto presso Ossana, dove segue il Vermigliana. E' lunga circa 35 km (70 km A/R) ed ha un dislivello in salita di 680 metri, ai quali vanno sommati, eventualmente, altri 80-90 metri se il ritorno avviene sempre in bici. Dato che non c'è un parcheggio per il camper in quella zona, decidiamo di fermarci a Dimaro e lasciare il mezzo nell'ampio piazzale della stazione ferroviaria Dimaro/Presson - GPS: N46.329026, E10.872333 - (l'area camper è chiusa con lucchetto e sembra abbandonata da tempo). 
Val di Peio
Ci sono frequenti trenini (Dolomiti Express da Trento a Madonna di Campiglio: per prenotazioni tel. +39 0461 821000) e bus con trasporto bici, che collegano i vari paesi della valle (i bicibus sono in servizio da metà giugno a metà settembre e arrivano anche a Madonna di Campiglio, Carisolo, Tione, Storo, Torbole, Comano Terme e Trento o Fai della Paganella. Sono 7 linee diverse). Perciò, si può raggiungere la pista ciclopedonale da qualsiasi località e, all'uscita da ogni stazione ferroviaria, si trovano subito le indicazioni da seguire. Da Dimaro, dunque, con le nostre mountain bikes, risaliamo verso l'alta valle per 13 km, circondati dalle pareti del Gruppo di Brenta e dalle cime della Presanella e dell'Ortles-Cevedale. Tra un saliscendi e l'altro, passando da una sponda all'altra del Noce grazie a piccoli ponticelli, raggiungiamo il castello di San Michele di Ossana e, poi, Fucine. Qui finisce il tratto di ciclopedonale della Val di Sole e, per continuare su quella della Val di Peio, dobbiamo necessariamente attraversare la SS42 del Tonale e deviare verso nord. La stradina, sempre ben asfaltata, sale dolcemente, per 6,5 km, lungo un'ampia e verde valle, prima, sul lato sinistro del torrente e, poi, su quello destro (la pendenza si accentua nei pressi di una galleria, che la pista sovrappassa). Le ultime due ripide discese, invece, presenteranno un conto salato al ritorno, ahimè. 
Val di Sole
A Cogolo, la pista termina proprio all'incrocio con la trafficata SP 87, che conduce, in 7 km, ai 1397 metri di quota di Peio Fonti. Quindi, torniamo velocemente a Dimaro e scendiamo verso Mostizzolo, dove arriviamo dopo 15,5 km, superando altri saliscendi, alcuni anche abbastanza impegnativi. A questo punto non ci resta che girare le bici e percorrere a ritroso la strada fino a Dimaro. Il tratto Dimaro-Mostizzolo è migliore, secondo me, rispetto a quello Dimaro-Fucine: costeggia, infatti, quasi ininterrottamente il torrente Noce, si insinua tra i filari ordinati dei meleti, serpeggia in verdi distese prative, penetra un ombroso bosco di abeti bianchi e rossi, beneficia della vista di Castel Caldes e della Rocca di Samoclevo, che si affacciano sulla valle dai ripidi pendii della montagna. Nell'insieme, comunque, è un itinerario piacevole e tranquillo da pedalare, ma anche per camminare o correre. Alla fine, puoi sempre prendere il treno o il bus, quando non ce la fai più.












lunedì 17 ottobre 2016

VAL DI VARA in camper e bici (Liguria di Levante, 29/08 - 02/09/2016)





Tre giorni di full immersion nella verdissima Val di Vara, con breve incursione nell'emiliana, tranquilla Val di Taro e nella meravigliosa Foresta dell'Aveto, tra le province di Genova, La Spezia e Parma. Alcuni Passi a basse quote scalati (Biscia, Mola, Cento Croci, Bocco ed il mancato Casoni), con salite lunghe, ma dalle pendenze dolci, e panorami infiniti sui rilievi degli Appennini. Strade dissestate nella provincia genovese, dove la vegetazione ha inghiottito il guard-rail ed invaso per mezzo metro la carreggiata; strade sempre sconnesse nella provincia spezzina, ma con operatori alle prese, qua e là, con il taglio dell'erba sui cigli, dove un mondo sommerso di immondizia è stato portato alla luce e la cui sorte non è dato sapere quale sarà; strade migliori nella provincia parmense, con bordi strada puliti e curati. Due regioni, Liguria ed Emilia Romagna, due modi differenti di gestire l'ambiente ed il territorio.




DIARIO

29/08/2016: con la voglia irrefrenabile di partire, nonostante le previsioni meteo avverse un po' ovunque per questa settimana, mi ritrovo a scandagliare meticolosamente, sulla mappa dei relativi siti web, ogni angolo del nord Italia alla ricerca del “meno peggio” (al momento non mi posso allontanare troppo da casa e per più di qualche giorno). Individuo, pertanto, un'area interessante a nord delle Cinque Terre, in Liguria, che non conosco: la Val di Vara, dove pare che il maltempo sia limitato ad un solo giorno e le temperature accettabili. Approfitterò della giornata d'instabilità per percorrere, per la quarta volta, il sentiero tra Monterosso e Riomaggiore. E' sempre uno spettacolo e sono sicura che mi regalerà ancora nuove ed indimenticabili emozioni. Terrò, invece, gli altri 3-4 giorni per qualche giretto in bici nell'entroterra.
Eccoci, quindi, diretti all'area camper “Il Poggio" (Coord. GPS: N44.155071/9 – E9.659435 – Tel.: 366.42.46.163 - tariffa 25 euro - pensavo meno, a dir il vero, ma qui tutto costa di più) di Monterosso al Mare (Strada Provinciale 38 n. 112), situata a circa 1,5 km dal centro e raggiungibile in pochi minuti con la navetta (2,50 euro cad.) o in 20 minuti a piedi, in discesa, attraverso un ripido sentiero. Giunti sul posto, telefono al numero indicato e, dopo aver ricevuto il codice di apertura della sbarra, parcheggiamo e scendiamo subito all'antico borgo marinaro. E' pomeriggio inoltrato ed il famoso sentiero delle Cinque Terre lo percorreremo domani, ma dobbiamo fare la spesa e soddisfare la voglia di un gelato: ci sono 30° C e un'umidità talmente alta che abbiamo sudato persino in discesa. Speravo in cuor mio di trovare meno caos in questo periodo, ma, se è vero che la maggior parte degli italiani ha ormai ripreso la propria attività lavorativa, è altrettanto vero che, per i turisti stranieri, le vacanze continuano. Che stupida sono stata a non considerarli! Un crogiolo di razze diverse si riversa dai battelli, che attraccano ogni ora al piccolo molo, verso le spiagge assolate o gli stretti carruggi, affollandone le piccole botteghe, i bar e i ristoranti. Ricordo che, trent'anni fa, quando venni qui per la prima volta, c'era pochissima gente. Dieci e quindici anni fa, quando ci portai i miei due figli, c'erano già più turisti, ma si stava ancora bene. Oggi il posto è davvero invivibile, almeno per i miei gusti. Ci spingiamo fino all'ingresso del sentiero. Avevo dimenticato che c'è un prezzo da pagare per accedervi: 7,50 euro per noi adulti; 16 euro, comprensivi di biglietto per il rientro in treno, per chi non se la sentisse di percorrere sia l'andata che il ritorno a piedi, ma da dove, poi, non si sa, perchè scopriremo più tardi che il tratto Corniglia-Riomaggiore è chiuso almeno fino al 2018.
Avevo sognato di rivivere questa bellissima esperienza con un'altra atmosfera ed anche sperato di scattare delle buone fotografie, con una fotocamera migliore di quelle usate nel passato. Ora, quel che provo è soltanto un senso di fastidio per quella massa confusionaria e multietnica che ne ha preso possesso. E allora rinuncio. Marco è d'accordo: ci riproveremo un'altra volta e in una stagione diversa dall'estate.

30/08/2016: lasciamo l'area camper prima delle 9, come richiestoci dal gestore. Prossima meta: Calice al Cornoviglio, dove ci sarebbe una delle poche aree attrezzate della Val di Vara per poter parcheggiare il nostro mezzo. Le strade della Liguria, si sa, sono spesso strette e tortuose, ma alcune ancor di più, come quella che ci troviamo di fronte noi al bivio di Martinello. Una volta infilatici nell'angusta stradina, non abbiamo più possibilità di fare manovra per tornare indietro. Continuiamo per alcuni chilometri con molto disagio, fino ad un bivio insperato che, finalmente, ci consente di invertire la rotta di marcia. Decidiamo di lasciare il camper nel parcheggio degli impianti sportivi della vicina Beverino. Nel giro di pochi minuti, un violento temporale si abbatte nella zona. Penso che al Passo Casoni sia meglio salire domani, tempo permettendo.

31/08/2016: ad un passo … dal Passo Casoni 
(68 km – 1120 metri di dislivello+ in mountain bike) da Beverino


Le strade della Liguria sono anche infide. Mi riferisco in particolare a quelle che si inoltrano nell'entroterra e s'inerpicano sui versanti boschivi, collegando piccoli borghi semiabbandonati e arroccati sulle morbide cime dei monti. All'inizio ti illudono, ti fanno ben sperare: le ruote scorrono su un manto liscio ed uniforme, tanto che, ogni volta, mi pento di aver optato per la mountain bike anzichè per la bici da corsa. Puntualmente finisco per ricredermi e compiacermi per la scelta fatta, man mano che salgo di quota. Le strade, infatti, diventano talmente dissestate da non capire se siano sterrate o state asfaltate in epoche così antiche da rivelarne, oggi, solo qualche brandello residuo.
Il giro odierno parte dalla frazione S. Cipriano di Beverino. Sto imparando a tracciare e seguire i percorsi con Bikemap, ma devo ancora migliorare. Non conoscendo la zona, comunque, le incognite sono sempre in agguato. Se, poi, già alla partenza, Marco comincia a mettere in dubbio la direzione da seguire, allora sono dolori ... reali e tangibili: per dargli retta, chiedo conferma ad un ciclista del posto in fase di sorpasso e non mi avvedo dello sbalzo a bordo strada, finendo rovinosamente a terra. Colpa mia, che non mi fido al 100% di quello che faccio. Giurando a me stessa che d'ora in avanti ignorerò le perplessità di Marco, seguo imperterrita la freccetta nera sul dispositivo, che ci conduce a Martinello ed al bivio per Calice al Cornoviglio. La salita al Passo Casoni, di 17 km, inizia qui. Pendenze dolci - intorno al 6-7%, con qualche breve strappo al 9-10% - e boschi tutt'attorno. Raggiungiamo Calice al Cornoviglio, proseguiamo in leggera discesa e, poi, risaliamo nuovamente. 
Calice al Cornoviglio
Ed ecco, dopo una dozzina di chilometri, il bivio per Casoni (5 km). Viriamo a destra, senza pensarci due volte, su una stradina che diventa, via via, sempre più stretta e ripida, ma la freccetta si stacca dalla traccia del GPS. La direzione pare sbagliata. Non ci resta che fare dietro front, allora! E meglio così: questo posto è pieno di tafani indiavolati. Svoltiamo, perciò, a sinistra e scendiamo verso Veppo. Qui, approfittiamo dell'ombra di un grande abete, nei pressi di una chiesetta, per rifocillarci, riprendendo, quindi, a scendere, fino al bivio successivo, dove giriamo a destra per Suveri. E saliamo di nuovo, verso quest'altro piccolo borgo dalle rampe assassine, inbattendoci ancora in un cartello segnaletico per Casoni (4,5 km). Seguiamo quell'indicazione, ma la solita freccetta beffarda del mio navigatore punta dalla parte opposta. Senza una cartina stradale da consultare non possiamo che affidarci alla traccia GPS, altrimenti chissà dove andremmo a finire! Dopo Suveri la strada diventa sterrata e, tra vari saliscendi, in un ambiente incredibilmente selvaggio, arriviamo a Pieve di Zignago. E' evidente, a questo punto, che ho fatto qualche errore nel tracciare il percorso. 
Vabbè, pazienza! Non è la fine del mondo! Continuiamo in discesa, su una comoda strada asfaltata, adesso, verso Brugnato. Finora le auto incontrate si possono contare sulle dita di una mano. Nessun ciclista ed un solo escursionista a piedi. Era proprio quello che desideravo e speravo di trovare quando ho deciso di esplorare questa zona: pedalare per ore lontano dal traffico, nel silenzio e nella pace di una natura incontaminata. Soddisfatta, ritorno alla civiltà ed al fondovalle. All'incrocio, andiamo, pertanto, a sinistra, in direzione di Borghetto di Vara e, poi, sempre a sinistra, finendo sull'Aurelia Sud (SS1), poco trafficata, per fortuna, di cui percorriamo soltanto un breve tratto. Una volta a Padivarma, attraversiamo il ponte sul Vara e proseguiamo fino a Beverino, nostro punto di arrivo.
Il tempo di fare una doccia veloce e, poi, ci trasferiamo a Carro, nel parcheggio antistante il piccolo cimitero.

01/09/2016: da Carro alla sorgente del Vara, Passo della Mola e Passo del Biscia
(73 km - 1.245 metri di dislivello in mountain bike)


Tracciare gli itinerari ciclistici con Bikemap è divertente, ma ormai ho capito che le sorprese sono all'ordine del giorno. Nonostante, al momento, io cerchi di evitare sentieri e sterrati, dove le incognite sono maggiori, me li ritrovo ugualmente sul percorso. Se, poi, ci si imbatte in strade chiuse per frane, come accade spesso in Liguria, le cose si complicano davvero. Quindi, per sicurezza, è sempre meglio avere una cartina stradale del posto con sè, se non si conosce la zona. Il giro odierno prevedeva di seguire il Vara fino alla sua sorgente. Da Carro, pertanto, saliamo al Passo della Mola per circa 3 km e scendiamo verso Castiglione Chiavarese. Svoltiamo a destra e, con impercettibili saliscendi, raggiungiamo S. Pietro Vara e Varese Ligure, dove lasciamo alla nostra destra il bivio per il Passo Cento Croci, procedendo dritto lungo un assolato falsopiano. Ignoriamo pure le deviazioni per Valletti e Cerro ed iniziamo a salire. La strada si restringe e le pendenze aumentano, mantenendosi tra il 7 ed il 9%, con pochi strappi all'11-12%. A Comuneglia, dopo 6 km, facciamo una sosta nell'area accanto alla chiesa. 
All'ombra di alti tigli e con una leggera brezza che ci asciuga il sudore sulla pelle accaldata, consumiamo la nostra merenda. Questi paesini dell'entroterra ligure sono tutti molto simili: due case, una chiesetta affiancata da un'area ombreggiata munita di panchine, un piccolo bar con adiacente negozio di generi alimentari, che non si sa bene come faccia a sopravvivere. La gestrice del bar ci riferisce che, nei mesi successivi al passaggio del Giro d'Italia, nel 2007, i suoi guadagni erano stati consistenti: grazie alle riprese televisive, molti ciclisti avevano avuto modo di conoscere questi splendidi luoghi, immersi in un ambiente naturale unico, ed erano accorsi numerosi. Col tempo, però, tutto è tornato nel dimenticatoio e nessuno s'è più curato di fare manutenzione alle strade, che ora versano in uno stato di completo abbandono. Lo constatiamo di persona, una volta seguito il consiglio della brava donna di continuare fino al Passo del Biscia, che raggiungiamo dopo 2 km di leggera discesa e 4 di salita nel fitto di un bellissimo bosco, senza incontrare anima viva. Scendendo dal versante opposto arriveremmo a Chiavari, ma è un po' fuori zona. Perciò torniamo dalla stessa strada da cui siamo venuti. A S. Pietro Vara, però, svoltiamo a sinistra per Sesta Godano. Un lungo falsopiano e una dolce discesa ci portano a Ponte S. Margherita, dove giriamo a destra per Carro. Affrontiamo gli ultimi 6 km di salita del Passo della Mola e arriviamo al camper. Il giro da me ideato è stato completamente stravolto, essendo venuti a conoscenza delle critiche condizioni della strada che avevo pensato di percorrere, la quale avrebbe comportato il trasporto della bici in spalla per alcuni tratti. Questo tracciato, invece, è fattibile anche in bici da corsa (ci sono soltanto due tratti di 30 metri sterrati poco prima del Passo del Biscia).
Solita doccia e trasferimento a Varese Ligure, nel parcheggio per camper posto nei pressi del campo di calcio e della piscina.

02/09/2016: Passo Cento Croci da Varese Ligure e Passo del Bocco dal versante parmense
(63 km - 1.081 metri di dislivello in mountain bike)


La salita al Passo Cento Croci da Varese Ligure è lunga 13,5 km, ma è molto dolce. Le pendenze sono comprese tra il 5 e il 7% e, contrariamente a quanto pensavamo, il traffico è scarso. I panorami, invece, sono sempre meravigliosi: una volta usciti dal bosco, la vista spazia sui rilievi dell'Appennino, a cavallo tra Liguria ed Emilia Romagna. Il Passo si trova, infatti, in provincia di Parma. Scolliniamo abbastanza velocemente e scendiamo dal versante opposto per circa 3,5 km. All'incrocio, svoltiamo a sinistra, seguendo le indicazioni per il Passo del Bocco, che, da qui, dista 30 km. Continuiamo a scendere, più dolcemente, adesso, dirigendoci verso S. Maria del Taro e sbucando sulla SP359R, che, in falsopiano, risale la verdissima Valle del Taro per circa 10 km, proprio sul confine tra le due regioni. Veramente un posto fantastico e tranquillo, con traffico quasi assente. 
Al piccolo borgo di Santa Maria, deviamo a sinistra ed affrontiamo gli ultimi 7 km di blanda salita che ci conducono al Passo, dove c'è un grande rifugio. Da quassù si può scendere a Chiavari o Lavagna, ma anche a Varese Ligure. Pertanto, procediamo verso quest'ultima località e saliamo ancora per 3 km nella meravigliosa Foresta dell'Aveto, che, da sola, varrebbe un viaggio sin qua. Percorriamo, infine, gli ultimi 12 km in discesa, sempre immersi nella natura e nella pace di questo territorio fuori dal tempo, lontano dalla civiltà. Con molta prudenza, a causa del manto stradale dissestato, torniamo di nuovo nell'Alta Valle del Vara e, quindi, a Varese Ligure.

Decidiamo di rientrare subito, facendo una sosta notturna a Berceto, presso l'area attrezzata di Via San Francesco da Sales, la quale, all'esiguo costo di 5 euro, include camper service e corrente (l'ingresso dell'area camper è regolamentato da una catena con lucchetto e le chiavi si ritirano presso il gestore dell'Edicola Cavazzini in Piazza Micheli, con reperibilità dalle ore 6.30 fino alle 22.30). La raggiungiamo, senza difficoltà, attraverso il Passo Cento Croci e seguendo la segnaletica per Borgotaro e Berceto. Siamo soltanto a 60 km di distanza da Parma e ad un paio di chilometri dal casello dell'autostrada. Domani, in poco tempo, potremo far ritorno al nostro nido.