Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso. (Luis Sepulveda)

lunedì 7 settembre 2020

ALTA PROVENZA (Francia, 2011) in camper e bici



 


30/07/2011: Bergamo - Colle della Maddalena - Jausiers (Francia)

Aspettavo con impazienza questa settimana di vacanza in bici e camper nell’Alta Provenza. Marco ed io, infatti, percorreremo qualche breve tratto della Route des Grandes Alpes, “il più affascinante itinerario montano per ciclisti e motociclisti”, che si snoda su 684 km e 17 passi, dal Lago di Lemano, nei pressi di Ginevra, a Menton.

E’ sabato e, attraverso il Colle della Maddalena, raggiungiamo Jausiers (1.213 metri di alt.), nella valle dell'Ubaye, in territorio francese, parcheggiando il camper nell’apposita area, gratuita, ma priva di corrente. Nei pressi, per il carico e lo scarico dell’acqua, c’è una colonnina che funziona soltanto con la carta di credito (GPS: 44.42411, 6.73925). Dopo cena ci rechiamo a piedi al villaggio. E’ veramente piccolo e tranquillo; lo visitiamo in poco tempo, ragion per cui ne approfittiamo per andare a nanna presto ed essere pronti l’indomani a scalare il leggendario Colle della Bonette, salita storica del Tour de France, di 23 km e 2802 metri di quota. 


31/07/2011: Col de la Bonette da Jausiers (2802 metri alt.)

(km 23 di salita – 1515 metri di dislivello – in bici da corsa io, in mountain bike, Marco)

Questo colle è situato all'interno del Parco Nazionale del Mercantour, al confine tra i dipartimenti di Alpes-Maritimes e Alpes de Haute Provence. Stamattina, dopo aver riempito gli zainetti con cibarie varie, agganciamo i pedali delle nostre bici ed imbocchiamo subito la “plus haute route d’Europe”, come indica il cartello stradale all’inizio della salita. Attraversiamo il ponte sul fiume Ubaye, mentre la strada comincia a salire dolcemente tra piccoli borghi e vecchie cascine. Da subito veniamo assaliti da un nugulo inviperito di mosche. Ci circondano dalla testa ai piedi e si depositano a grappoli sui nostri corpi. Che schifo: ho i guantini letteralmente ricoperti di mosche! Non c’è verso di allontanarle. Inutile agitare le mani per scacciarle: dopo qualche secondo le maledette ritornano disciplinatamente ai loro posti. Un vero tormento pedalare così! Marco sostiene che, una volta saliti di quota, le mosche ci abbandoneranno, ma passeranno ancora dieci chilometri prima di liberarcene. Per fortuna la pendenza all’inizio è blanda, intorno al 6-7%. 

Mi distraggo osservando ciò che mi sta intorno: i prati senza fiori, i cippi a bordo strada che indicano i chilometri percorsi, quelli rimanenti e la pendenza media del chilometro successivo. Beh, devo dire che la prima impressione non è entusiasmante: il paesaggio è abbastanza scialbo e desolato, per nulla paragonabile alla vivace bellezza dei passi dolomitici, ma ogni montagna ha un proprio fascino e unicità, come le persone, basta saperli cogliere. Tornante dopo tornante, saliamo di quota. Al settimo chilometro siamo già a 1700 metri di altitudine. E' tutto molto silenzioso; l'unico suono è quello dell'acqua che scorre nei torrenti. 

Superiamo una baita e, dopo un breve tratto in discesa, ritorniamo a salire, ma in modo più deciso. Infatti le pendenze adesso si innalzano all'8-9%, con punte al 12%. Il paesaggio diventa sempre più brullo, con pietre e massi disseminati sul pendio della montagna, mentre, a ricordarmi che stiamo pedalando ad una quota significativa, ci pensano i fischi delle marmotte. Il cielo si è annuvolato, l’aria è diventata più fresca. Qualche moto a farci compagnia, poche auto e alcuni ciclisti. A quota 2000 metri siamo circa a metà salita. Mancano ancora 11 km al Colle e 800 metri di dislivello. Un pianoro, un'altra baita ed altri tornanti. Risaliamo un costone roccioso ed ecco, al sedicesimo chilometro, un piccolo lago alimentato dai ruscelli che scorrono lungo i pendii della montagna. Dopo un chilometro pianeggiante, la strada si dirige con decisione verso sinistra.

Qui, iniziano gli ultimi chilometri più impegnativi al 10-11%. Superiamo alcune fortificazioni militari e, al ventesimo chilometro, ci troviamo nei pressi del Col de Restefond a 2.656 metri di quota. Siamo quasi vicini alla nostra meta e adesso l’ambiente circostante, nella sua selvaggia solitudine, è di una bellezza sconcertante. I due chilometri che ci separano dal colle sono facilmente pedalabili, vista la dolce pendenza. In breve valichiamo anche il colle geografico della Bonette (da non confondere con la vetta), a 2715 metri di quota e ci troviamo all’incrocio con la strada che conduce a Nizza, come indica il cartello segnaletico. Per raggiungere quota 2802, però, dobbiamo continuare dritto e aggirare la cima della Bonette, una piramide rocciosa dall’aspetto cupo, lungo la nuova strada che i francesi hanno tracciato in epoca recente, facendola così diventare la più alta d'Europa. E’ un tratto di circa un chilometro piuttosto ripido. Gli ultimi, aspri tornanti e anche questa è conquistata, con grande fatica, ma altrimenti che soddisfazione sarebbe? 

L’aria è gelida, ma non c’è alcun rifugio o costruzione dove ripararsi; solo una stele rocciosa con una targa nera che, oltre ad indicare la quota di 2802 metri, racconta la storia di questa strada, costruita, per volere di Napoleone, per collegare Nizza a Briançon attraverso i colli Bonette, Vars e Izoard. Dall’altra parte della carreggiata, un irto sentiero consente di raggiungere, dopo un'arrampicata di 10 minuti a piedi, un belvedere posto a 2860 metri di quota, dal quale si può godere di uno spettacolare panorama a 360° e dove una table d'orientation permette di individuare le alte vette che si stagliano all’orizzonte.

A questo punto non c'è altro da fare che ritornare a Jausiers attraverso la medesima strada. Mentre planiamo verso il fondovalle, con calma e ormai senza più il fardello della fatica, possiamo osservare meglio il paesaggio che, in discesa, offre scorci più ampi e lontani. E già penso alla salita che ci aspetta domani: il Colle della Cayolle. 





Col de la Bonette



01/08/2011: Jausiers - Barcelonnette

Ieri pomeriggio, al rientro dal Col de la Bonette, ci siamo trasferiti con il camper nell’area di sosta attrezzata di Barcelonnette (1.130 metri alt.), che dista 8,5 km da Jausiers (Aire de Camping-Car Jacques Villain Digue de la Gravette 21, Barcelonnette, GPS: N 44.38267, E 6.65705). Si trova dietro il campo di atletica, ad 1 km dal centro. Tariffa, agosto 2020: 10 euro, pagamento con carta di credito).


Col de la Cayolle da Barcelonnette (2326 metri alt.) 

(km 60 – 1193 metri dislivello – 27 km di salita - in bici da corsa)

Dopo la lunga ascesa di ieri, per non stancare eccessivamente le gambe, abbiamo pensato di scalare oggi il Colle della Cayolle, risalendo la valle parallela a quella dell'Ubaye. Una salita impegnativa solo per la lunghezza, 27 km dal bivio (30 km da Barcelonnette), ma gradevole, con pendenze modeste, tranne gli ultimi 9 km un po' più duretti, ma non troppo. 

Dopo l'abitato di Barcelonnette, percorrendo un falsopiano lungo la D902 e seguendo le indicazioni per la "Route des Grandes Halpes", raggiungiamo il bivio per il Col della Cayolle. La strada sale dolcemente sino ad Uvernet. Superiamo il ponte sul torrente ed entriamo nelle meravigliose gole del Bachelard, un affluente dell’Ubaye. Che spettacolo! Adoro pedalare nelle gole o gorges, come le chiamano qui, lungo questa strada stretta e tortuosa. Attraversiamo ponti e torrenti, spostandoci continuamente da una parte all'altra della vallata.

Le gole finiscono dove la valle comincia ad aprirsi. Dopo alcuni falsopiani, alternati a brevi strappetti, giungiamo al piccolo borgo di Saint Laurent: null'altro che un pugno di case ed un grazioso ristorantino. La strada si insinua, adesso, in una fresca pineta; oltrepassiamo una bella cascata e raggiungiamo la testa della valle, in località Bayasse. Attraversiamo di nuovo il torrente e affrontiamo alcuni tornanti, non particolarmente aspri, se non fosse per il forte vento contrario che aumenta la difficoltà. Altri ponti, altre cascate. ll panorama è molto vario e non annoia mai. Un cartello ci informa che siamo entrati nel Parco Naturale del Mercantour. Ecco l’immancabile marmottona cicciottella; quanto vorrei prenderla tra le braccia e accarezzarne il pelo morbido! Impresa impossibile, al minimo rumore, questi buffi roditori fuggono e spariscono nelle loro tane. Il paesaggio diventa via via più brullo e il vento soffia sempre più forte. Gli ultimi tre chilometri sembrano eterni. Comincio a soffrire. La strada disegna ampi tornanti; ecco anche l’ultimo cippo, mancano soltanto 600 metri al Colle. Che fatica! Finalmente scolliniamo. Una coppia di motociclisti si congratula con noi, il vento impetuoso ha reso la vita difficile pure a loro. In questo luogo desolato e spoglio non c'è alcuna possibilità di ristoro. Avevamo incontrato il rifugio Cayolle un chilometro prima di scollinare, ma qui non esiste nulla di nulla, oltre alla pietra miliare che indica l’arrivo al colle. Perciò facciamo subito dietro front e ci lanciamo nella lunga discesa verso Barcelonnette: vivace e colorato centro di giorno, di sera, una volta chiusi i negozietti e ritirati i tavolini dei bar, si trasforma in un paese fantasma. Per quanto ci riguarda, l’avventura continua e, visto che non c’è il due senza il tre, domani si va all'attacco del Col d’Allos, nella valle parallela a quella percorsa oggi.






02/08/2011: Col d’Allos da Barcelonnette (2250 metri alt.)

(km 40 – 1050 metri di dislivello – 19 km di salita - in bici da corsa)

Il Col d'Allos mette in comunicazione la valle dell'Ubaye, a nord, con l'Alta Valle del Verdon, a sud. Da inizio luglio a fine agosto, tutti i venerdì, dalle 8 alle 11, la D908 per il colle è riservata soltanto ai ciclisti, ma oggi è martedì, quindi dovremo condividerla anche con i mezzi motorizzati. Partiamo da Barcelonnette e seguiamo la medesima strada percorsa ieri, ma, al bivio, segnalato da una scultura raffigurante un’enorme bicicletta, deviamo a destra, lasciando a sinistra la strada per il Col de la Cayolle. Imbocchiamo la D908, evitando l’indicazione a destra per Praloup. Attraversiamo un ponte sul torrente e saliamo lungo il fianco della montagna esposto ad ovest. La strada si restringe e si snoda tortuosa, in mezzo al verde, con una pendenza costante. E’ una bella salita, non troppo impegnativa, ma neppure troppo dolce; insomma, di quelle che ti consentono di respirare e di godere il panorama, che è, a dir poco, entusiasmante, con scorci davvero incantevoli.

Il traffico, per fortuna, è scarso e gli automobilisti gentili. Qualcuno si sporge dal finestrino e grida un “Bonjour et bon courage!”, tipico e simpatico incoraggiamento rivolto ai ciclisti che scalano le montagne, strappandomi un sorriso. Pochi chilometri prima di scollinare superiamo una coppia che, con due bici robuste e appesantite da enormi borsoni, arranca lentamente e con evidente fatica sotto il sole cocente. Al colle c’è un bel rifugio, con tanto di tavoli e panche di legno all'esterno. E' una bellissima giornata, il cielo azzurro e terso. Nonostante i 2250 metri di quota, la temperatura è gradevole; così ce la prendiamo con comodo. Le gambe cominciano ad essere affaticate e reclamano un po’ di riposo: non sono abituata a pedalare tre giorni consecutivi e soprattutto ad affrontare ogni volta salite così lunghe. Perciò domani sarà una giornata esclusivamente di trasferta. Continueremo a percorrere la Route des Grands Alps, ma con il camper.




03/08/2011: Barcelonnette - Gorges du Verdon - Castellane, in camper 

Lasciata l’area camper di Barcelonnette, ci dirigiamo a sud sulla D900, costeggiando per un tratto la sponda del Lago di Serre Ponçon e, al bivio per Seyne, imbocchiamo la via alla nostra sinistra. Valichiamo facilmente il Col de Maure ed il Col du Labouret, continuando il nostro viaggio lungo una strada tranquilla, che si snoda tra sonnacchiosi, piccoli borghi rurali. Oggi ce la prendiamo con calma, abbiamo bisogno di recuperare le fatiche dei giorni precedenti ed è bello godersi il panorama che scorre lento attraverso i finestrini del camper, fare qualche sosta per assaggiare le golosità culinarie della regione e scambiare due chiacchiere con i nonnini del posto. Giunti a Digne-les-Bains, dopo 85 km, però, finiamo dritti e senza volerlo su una veloce superstrada, che ci scodellerà, 53 km più a sud, nella pittoresca cittadina di Castellane, dominata da un'alta falesia di 200 metri, sulla cui sommità si erge un campanile. E' tardo pomeriggio ed il parcheggio riservato ai camper è completo (Aire Municipale Ancienne Route de Grasse, Castellane - GPS: N 43.84641, E 6.51484 - Tariffa: 9 euro, max 48 ore) Perciò andiamo alla ricerca di un posto per passare la notte in uno dei tanti campeggi disseminati sulla strada delle famose Gorges du Verdon, che è senz'altro spettacolare, visto che costeggia le gole più grandi d'Europa, seconde al mondo soltanto dopo il Gran Canyon statunitense, ma terribilmente trafficata in questo periodo dell’anno. Avendola già percorsa nel 2006, so che mi procurerà un mix di vertigine, euforia e palpitazioni: la strada è stretta, scavata nella roccia e ci vuole un’attenzione particolare per evitare le sporgenze laterali. L’incrocio con altri camper, poi, è da brivido e, comunque, tutti i campeggi sono al completo, pure quello più remoto di La Palud, dove finalmente riusciamo a fare manovra ed invertire la rotta di marcia. Peccato, mi sarebbe piaciuto l’indomani fare il periplo completo delle gole in bici (103 km, compresa la magnifica Route des Crêtes, e 2450 metri di dislivello), ma il traffico esagerato renderebbe la cosa troppo stressante e pericolosa. E’ un giro che, effettuato in un periodo di bassa stagione, sarebbe un’esperienza unica e fantastica, ne sono certa. Adesso, invece, l'imperativo categorico è quello di allontanarci subito da questa confusione. Visto che in tutta l'area delle gole vige il divieto di campeggio libero o di sosta per camper, una volta ritornati a Castellane, ci reimmettiamo sulla N85 per Digne-Les-Bains e, dopo 300 metri, alla nostra sinistra, troviamo un ampio spiazzo nei pressi del Museo della Resistenza, dove poter trascorrere la notte.




04/08/2011: Castellane - Gorges du Daluis - Entrevaux - Touët sur Var

Ritorniamo verso Castellane ed imbocchiamo la D955, seguendo le indicazioni per il Col d'Allos (versante opposto a quello da noi percorso in precedenza). Nei successivi 13 km costeggiamo il lago artificiale di Castillon, con la sua diga ad arco, pervenendo, quindi, al bivio con il Colle, che lasciamo, però, alla nostra sinistra per seguire la N202 in direzione di Entrevaux.



 



Dopo circa una ventina di chilometri, poco prima del villaggio, svoltiamo a sinistra e prendiamo la D902 che conduce alle Gorges du Daluis, per fortuna sufficientemente ampia e tranquilla. Man mano che saliamo di quota, il paesaggio cambia. Che meraviglia il contrasto tra il verde brillante della vegetazione ed il rosso vinaccio delle rocce! Questo luogo è chiamato il “Colorado” delle Alpi ed è un vero spettacolo: gole profondissime sono state scavate nei millenni dalle acque del Var, lungo la sua corsa verso il Mediterraneo. 

La strada, all'andata, aggira in un unico senso di marcia le numerose, piccole gallerie, essendo, queste ultime, percorribili soltanto nel senso inverso (col camper, al ritorno, passeremo a filo). Superiamo il Point Sublime e la Clue d'Amen, con due splendidi belvedere. Un ambiente particolarmente suggestivo, che termina quando la strada scende in corrispondenza del corso d'acqua. La valle, allora, si allarga, i colori tornano quelli di sempre e, dopo 20 km, giungiamo a Guillaumes, dove, tra l'altro, c'è un'area camper gratuita dietro la stazione dei vigili del fuoco, sulla riva del fiume (GPS: N44.087770, E006.852850 - € 2 gettone per servizi presso bar-tabacchi). Da qui, risalendo una bella strada a tornanti per circa 13 km, arriviamo alla stazione sciistica di Valberg. 

La nostra intenzione sarebbe quella di fare il circuito intero delle gole con il camper e, quindi, dopo aver raggiunto Beuil, scendere lungo le Gorges del Cians, affluente del Var, per ritornare, infine, di nuovo ad Entrevaux, completando un anello di 83 km. Purtroppo, all'uscita dell'abitato di Valberg, un cartello vieta il passaggio ai mezzi di larghezza superiore ai 2,5 metri e di altezza superiore ai 3,10 metri. Accipicchia, che peccato! E vabbè, non c'è niente da fare, bisogna proprio ritornare indietro. Certo che, a saperlo prima, non ci saremmo avventurati fino ai 1700 metri di quota di Valberg per niente. Dietro front! Ripercorriamo i 13 km in discesa fino a Guillaumes e risaliamo all'apice delle gole, scomparendo, poi, all'interno degli striminziti tunnel per riuscirne, ogni volta, dopo pochi secondi, con un gran sospiro.

Ritornati all'incrocio con la D202, svoltiamo a sinistra e scendiamo a Entrevaux, circondato da un'ansa del Var e dalle montagne provenzali. 

Parcheggiato il camper nei pressi della piccola stazione ferroviaria, dove transita il Pignes (storico trenino a vapore che collega Nizza a Digne-les-Bains, attraversando paesaggi pittoreschi tra le anse dei fiumi, campi di lavanda, strette gole, decine di ponti, viadotti e gallerie), andiamo alla scoperta di questo piccolo borgo medievale. 

Dopo aver superato il ponte sul fiume e l'impressionante ponte levatoio, attraverso la Porta Reale, accediamo alla città storica.

Ci incamminiamo, quindi, lungo una stradina che conduce alla cittadella, costruita su un abbagliante sperone roccioso a strapiombo sui tetti del borgo, arrampicandoci, poi, su per una ripida rampa fortificata che sale a zig zag. Stupendi gli scorci che si intravedono attraverso le feritoie aperte nella muraglia.

Alla fortezza ci arrivo con la lingua per terra, ma la fatica è ben ripagata dall'incredibile panorama sulla valle del Var, che si gode da quassù. 

Visitiamo le varie stanze, le celle, le prigioni sotterranee, buie ed inquietanti, percorrendo su e giù gli angusti cammini.

Poi, scendiamo di nuovo al villaggio. Un susseguirsi di stradine tortuose e pittoresche, fiancheggiate da antiche, alte abitazioni, che non lasciano filtrare la luce del sole. Botteghe, fontane, una cattedrale, un curioso museo della moto, di proprietà di un gentilissimo italiano, che si può visitare gratuitamente o lasciando un obolo a piacere.

Ritornati al camper, decidiamo di spostarci a Touët sur Var, altro piccolo, singolare villaggio medievale, le cui case, alte e strette, le une contro le altre, letteralmente incollate ad una falesia verticale, ricordano un po' la particolare architettura dei villaggi tibetani. 

Troviamo un posto per la sosta notturna nel parcheggio della tranquilla stazioncina e da qui, domani, potremo risalire, in bici questa volta, le gole del Cians.














05/08/2011: Touët sur Var - Gorges du Cians, in bici

Le mattine d'estate, in Alta Provenza, sono fresche e luminose. Anche oggi il cielo è limpido e azzurro, il sole splendente e, tra poche ore, batterà implacabile sulle nostre teste. Adesso, però, percorrendo in bici la strada che corre in fondo al canyon delle Gole inferiori del Cians, tra altissime pareti di roccia levigata, che non lasciano trapelare nemmeno un piccolo raggio, ho i brividi e la pelle d'oca.

Procediamo su tratti di dolce pendenza, che si alternano a falsopiani. Giunti in località Moulin de Rigaud, continuiamo facilmente fino a Pra d'Astier e all'incrocio con la strada per Pierlas. Pedaliamo lungo la falesia che sovrasta il piccolo borgo, mentre la salita s'inasprisce sempre più, finchè arriviamo alle Gole superiori del Cians. La carreggiata ora è stretta e ripida, ma la vista spettacolare. Pur riproponendo i medesimi colori delle Gorges du Daluis, tuttavia questo ambiente offre vedute diverse. 

Raggiungiamo l'ingresso della Petite Clue, l'incredibile forra che la nuova strada evita con una moderna galleria, ed imbocchiamo il vecchio percorso accessibile soltanto ai ciclisti ed ai pedoni. L’angusto passaggio, scavato nella roccia rossa, consente una visione magica della gola. La luce, in alcuni punti, fa fatica a penetrare attraverso la profonda e stretta fenditura. Sono istanti unici, di grande emozione, che mi godo lentamente, cercando di rimandare il più a lungo possibile l’uscita da questo luogo magnifico. 

A malincuore mi reimmetto sulla nuova strada, che continua a salire con accentuata pendenza fino all'imbocco della Grande Clue, a quota 1067 metri. Anche qui, una moderna galleria consente ai veicoli di aggirare la gola, difficile da percorrere pure in bici. Infatti il fondo stradale, in alcuni tratti, è abbastanza sconnesso e ricoperto da un tappeto di frammenti di pietra rossa.

La gola è superba: le opposte pareti quasi si congiungono sopra il torrente e la roccia scarlatta crea forti contrasti con il verde smeraldo della vegetazione, l'azzurro del cielo ed il bianco spumeggiante dell’acqua del torrente.

Riprendiamo la strada principale, adesso ampia e a due corsie, che prosegue in modo deciso. La valle si allarga e, piano piano, l'ambiente circostante cambia, ritrovandoci in una grande vallata alpestre. Affrontiamo alcuni impegnativi tornanti e, dopo 22 km, giungiamo ai 1450 metri di quota dell'antico, arroccato borgo di Beuil.

Ignoriamo il bivio per Valberg ed entriamo nell'abitato. Una sosta nella piazzetta della chiesa per dissetarci con la freschissima acqua della fontanella e, poi, riprendiamo la via del ritorno, tutta in discesa e per lo più deserta. Del resto è mezzogiorno e i buoni cristiani, a quest'ora, sono già con le gambe sotto il tavolo. Noi, invece, consumiamo i nostri panini seduti su grandi massi rossi nei pressi di una bella cascata, con i piedi in ammollo nell'acqua gelida, rompendo le scatole ai poveri gamberetti provenzali.







06/08/2011: Touet-sur-Var - La Bollène-Vesubie - Col de Turini 

Per chi cerca le emozioni forti, i paesaggi selvaggi e l’avventura, per chi ama la pace ed il silenzio dei piccoli borghi antichi, per chi si commuove davanti alla semplice bellezza della natura, l'Alta Provenza e le Alpi Marittime sono quanto di meglio si possa trovare. No, non sono pagata dall’Ente Turismo francese per fare propaganda al loro territorio; il mio entusiasmo è genuino e nasce dall’amore che nutro per quei luoghi naturali rimasti intatti nel corso del tempo o ben conservati e valorizzati dall'uomo. E questa regione ne è ricca. Davvero un peccato che, quello odierno, sia, per noi, il penultimo giorno di ferie.

Lasciata Touet-sur-Var, seguiamo la D6202 in direzione Nizza. La strada e la ferrovia a scartamento ridotto della linea Nizza-Digne costeggiano il Var per tutta la sua lunghezza, quasi identificandosi con le sue anse e i suoi meandri; attraversano le strette gole del Défilé du Chaudan e si infilano all'interno di numerose gallerie. Percorsi 24 km, arriviamo a Plan du Var e all'incrocio con la strada delle Gorges du Vesubie, affluente del Var, che scende tumultuoso in una valle chiusa da gole profonde, cupe e inquietanti. Imbocchiamo, quindi, la D2565 che s'insinua tra passaggi strettissimi ed alte pareti verticali per circa 20 km, fino a Lantosque, dove la valle si apre e s'illumina di luce e di colori. Ancora un paio di chilometri e, dopo aver deviato sulla D70 alla nostra destra, abbandoniamo il fondovalle, per salire in modo deciso verso La Bollène-Vesubie. La strada è piuttosto stretta, entra nel bosco e s'inerpica tortuosamente per 12 km fino al Col de Turini. Incredibile! Siamo a meno di 50 km da Nizza eppure lo scenario è quello tipico dell'alta montagna, con boschi, pinete e cime che superano i 3.000 metri.

E' ormai sera quando arriviamo al colle e l'idea di passare la notte qui è allettante. Domani mattina, con calma, scenderemo a Sospel. Infatti vorrei scalare in bici il versante occidentale del Col de Turini, che m’incuriosisce parecchio.  


07/08/2011: Sospel - Col de Turini, in bici + Saorge - Colle di Tenda e Italia in camper

(25 km di salita - 1244 metri di dislivello)

Detto fatto. Il giorno seguente, parcheggiato il camper nel campeggio municipale (pagato 12 euro presso il vicino Ufficio di Turismo) di Sospel, situato accanto all'area di sosta per camper, la quale è chiusa a luglio ed agosto (Aire de Camping-Car - D2566, SospelGPS: N 43.87861, E 7.44306 - Tariffa: Euro 5 - dietro un palazzetto dello sport), scarichiamo le bici e partiamo alla conquista dell'ultimo colle. 

Meravigliosi i tornanti, il verde della vegetazione, il torrente che scorre in basso, alla nostra destra, il canto degli uccellini e la pace che si respira qui. Ambiente ideale per costruirvi un santuario in posizione ardita e panoramica, superato il quale raggiungiamo, dopo pochi chilometri, il borgo silenzioso di Moulinet. Salita lunga e dolcissima, con pendenza costante. Altri tornanti ed entriamo in una fitta foresta di abeti. Il tempo si è un po’ guastato e, proprio nel momento in cui scolliniamo, dopo 25 km, inizia a piovigginare, ma sono soltanto quattro gocce d’acqua che non bagnano neppure l’asfalto.  

Comunque, qui non c'è nulla di particolare da fare o da vedere, a parte un bel micione dal pelo fulvo che se la dorme della grossa,  acciambellato su un vecchio sidecar, completamente indifferente alla gente che gli gira attorno. 

Ritorniamo a Sospel, facciamo due passi tra i bei vicoletti del villaggio e troviamo una piccola gelateria. La commessa non ha fretta di servirci: è assorta in tutt’altre faccende e, anche quando si avvicina al banco, si perde con lo sguardo oltre le nostre teste e quelle di coloro che stanno in coda dietro di noi. Divertente … e noi ci adattiamo volentieri ai tempi e ai modi della gente del posto. Finalmente gli occhi della dolce fanciulla si posano anche sui nostri visi in trepida attesa e, poco dopo, l'impellente voglia di gelato viene soddisfatta. 






Purtroppo per noi, invece, il tempo scorre inesorabile come il fiume verso il mare e la nostra vacanza sta per giungere alla sua conclusione. Caricate le bici sul camper, rinfrescati e ritemprati da una corroborante doccia, salutiamo Sospel e ci avviamo verso casa. Valichiamo il Col du Perus e il Col de Brouis, ci immettiamo sulla E74 nei pressi di Breil sur Roja e, dopo 22 km, siamo ai piedi dell'antico borgo medievale di Saorge. Non possiamo esimerci dal fare una sosta per visitare questo piccolo gioiello disposto ad anfiteatro e abbarbicato sopra le gole del fiume Roya. Lasciamo il camper nei pressi della stazione ferroviaria di Fontan e saliamo a piedi fino al villaggio: cercare un parcheggio e fare manovre con il bestione potrebbe rivelarsi un'impresa ardua e complicata. Vale la pena fare una passeggiata di due chilometri e mezzo lungo la strada che sale sulla montagnola, ricoperta dalla profumata e fiorita vegetazione mediterranea. Saorge è un incanto: case del XV° secolo che raggiungono anche i dieci piani, vicoli stretti, lavatoi, ponticelli che collegano le case, una piazza sulla quale prospetta la cattedrale barocca e caratteristici palazzi con portici in pietra, le cui facciate sono dipinte di giallo e rosso alla maniera ligure. Proseguendo oltre il paese, tra ulivi e castagni, giungiamo ad un belvedere naturale dove sorge un antico monastero in posizione panoramica sulla Val Roya. Strano che un posto così suggestivo, in piena estate, non sia invaso dalle solite orde di turisti. Eppure siamo soltanto a 42 chilometri da Menton e dalla Costa Azzurra. Beh, meglio così, almeno siamo riusciti a cogliere con calma tutta la sua bellezza. Ma adesso è giunta l’ora di riprendere la via di casa. Ritorniamo con un po’ di malinconia al camper e ci avviamo verso il Col di Tenda. Qualche minuto di attesa all’ingresso del traforo (gratuito) e, dopo 8 km, siamo in Italia. Si ritorna alla quotidianità e all'afa estiva del paese in cui vivo; so già che rimpiangerò gli splendidi giorni appena trascorsi. E, mentre la strada scorre veloce davanti a me, ripenso alle belle emozioni provate in questa fantastica avventura. Ogni viaggio, breve o lungo che sia, porta in sé qualcosa di nuovo e di speciale, che ci apparterrà per sempre. 




























                                                         












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