Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso. (Luis Sepulveda)

domenica 8 dicembre 2024

NUOVA AQUITANIA IN CAMPER (Francia, dal 19 aprile al 24 maggio 2024)


- Durata: 36 giorni (dal 19 aprile al 24/05/2024)

- Totale Km percorsi in camper: 4.234

- Costo gasolio: € 806 per 470 litri (circa € 1,71/l di media)

- Costo parcheggi, aree camper: € 201

- Costo visite per 2 adulti: € 133

- Mezzo utilizzato: Laika Ecovip 2.1 mansardato (lunghezza 7,2 m + portabici; larghezza 2,3 m; altezza 3,13 m



MAPPA ITINERARIO: 




Premessa 

La Nuova Aquitania è una delle 13 regioni della Francia ed è situata a sud-ovest della stessa. 




Si divide in 12 dipartimenti.




La Nuova Aquitania è una regione molto vasta ed ha un'infinità di ricchezze sia naturali che culturali; la sua forma mi ricorda quella di un trapezio scaleno, con il lato superiore che spazia dal Massiccio Centrale all'Oceano Atlantico, quello inferiore comprendente i Pirenei occidentali e i due obliqui laterali rappresentati, rispettivamente, ad ovest dalla costa atlantica e ad est dall'altopiano di Millevaches nonchè da un ventaglio di lussureggianti vallate solcate da fiumi importanti. E' facile immaginare la grande varietà dei suoi paesaggi e le differenti architetture delle sue città. 



ITINERARIO




L’itinerario toccherà tutti i dipartimenti della regione e di ognuno di essi visiteremo le località che più mi hanno incuriosito nella fase di preparazione, vuoi per la natura, l’architettura, la rilevanza storica, ecc..

Partiremo dal centro-nord, ai piedi dei monti del Limosino (nel Massiccio Centrale) e attraverseremo la zona paludosa del Marais poitevin, spingendoci fino alla costa atlantica, per visitare l’Isola di Oléron e l’estuario della Gironda. Seguendo un andamendo a zigzag in direzione sud, torneremo, quindi, verso l’interno, tuffandoci nei vigneti della Charente e del bordolese. Scopriremo la città di Bordeaux e, poi, ci avvicineremo di nuovo all’oceano nei pressi del bacino di Arcachon, noto per l’ostricoltura. Dopo aver scalato la maestosa duna di Pilat, muoveremo ancora verso l’interno e le immense foreste del Parco regionale delle Lande di Guascogna. Da qui, raggiungeremo per l’ultima volta l’Atlantico e le splendide spiagge basche al confine con la Spagna. Successivamente, c’inerpicheremo sulle prime propaggini dei Pirenei, dopodiché ci sarà il giro di boa e la risalita a nord-est. La parte finale del viaggio è quella più attesa, la classica ciliegina sulla torta: le vallate di grandi fiumi quali la Dordogna (nel Périgord nero), con i suoi pittoreschi villaggi aggrappati alle falesie, e la Vézère, che conserva alcuni dei maggiori siti trogloditici d’Europa. 



DIARIO


19/04/2024 (venerdì): Grumello del Monte - Susa - Forte di Exilles = 260 km

25°C h 14 - 16°C h 20 - sole e caldo

Alle 14,30 di una giornata calda e soleggiata, quasi estiva, entriamo in A4 e prendiamo la direzione di Milano. Siamo un po’ frastornati dalla frettolosa partenza, anticipata di qualche giorno rispetto alla data programmata, in quanto le previsioni meteo del nord-Italia danno neve anche a quote basse tra lunedì e martedì prossimo. Un colpo di clacson, seguito da una mano che saluta festosamente dal finestrino di un piccolo camper, ci riscuote, facendoci realizzare che il viaggio è iniziato. E’ ora di rilassarci e di goderci la vacanza. 

Dopo le risaie allagate del novarese e una sosta in Autogrill per caricare acqua, deviamo sulla A32 Torino - Bardonecchia (o Autostrada del Frejus), dove, all’altezza della città di Torino, rimaniamo pazientemente in coda circa un’ora per lavori in corso. Continuiamo, quindi, nella Valle di Susa, ammirando il profilo delle Alpi e la solenne sagoma della Sacra di San Michele stagliarsi nell'azzurro del cielo ad un’altezza di quasi mille metri.

A Susa, lasciamo alla nostra destra il bivio per il Colle del Moncenisio, in quanto il Passo è chiuso, proseguendo per Cesana Torinese e il Colle del Monginevro, che valicheremo domani. Ormai, si sono fatte le 19,30 e ci fermiamo ad Exilles (870 metri s.l.m.) per cenare e pernottare nel parcheggio ai piedi del forte, in Via Alpini (GPS: N45.100749, E006.936741).




20/04/2024 (sabato): Forte di Exilles - Parigny (343 km)

10°C h 8 - 14°C h 12 - 9°C h 19 - soleggiato, fresco

Si prospetta una bella giornata di sole. Cambiate le impostazioni del navigatore, sostituendo la nazione Francia a quella dell’Italia e attivando l’opzione “evita autostrade”, siamo pronti per affrontare gli ultimi 33 km - che ci innalzeranno ai 1.860 metri del Colle del Monginevro - e valicare il confine italo-francese.



Al Passo c’è ancora tanta neve e gli impianti sciistici sono aperti, ma la carreggiata è pulita. La discesa verso Briançon, lunga e inizialmente a tornanti stretti, offre una vista superlativa sul monumentale forte progettato da Vauban, il celebre ingegnere militare di Luigi XIV. 





Procediamo nella Vallée de Serre Chevalier, ampia e luminosa, disseminata di piccoli villaggi di montagna. Poi, torniamo a salire in un paesaggio sempre più innevato e conquistiamo anche il Col du Lautaret, nel Parc National des Ecrines. La strada scende, quindi, tortuosa, tra gole e dirupi, affiancata dal torrente Romanche, depositandoci a Vizille, poco prima di Grenoble. 





Ci fermiamo all’Intermarché per fare la spesa, il pieno di gasolio e pranzare. Dopodiché imbocchiamo la Route de Lyon - superando indenni la caotica periferia di Lione - e in seguito la N7 per Rouanne. 

Le montagne hanno ormai lasciato il posto a verdi praterie, campi coltivati e aziende agricole. 



Puntiamo con ottimismo alla piccola area camper (solo 2 stalli) del minuscolo borgo di Parigny (una chiesa, un castelletto e un pugno di case in pietra lavica), in Chemin des écoureuil (GPS: N45.990152, E004.094347), con Camper Service, acqua potabile e corrente, wc, wi-fi, tutto gratuito. Chi vuoi mai che ci sia in questo periodo? E invece i due posti sono già occupati. Disdetta!

Torniamo indietro di 4 km, in quanto a Hôpital sur Rhins avevamo adocchiato un grande parcheggio sterrato e tranquillo in Rue de Neaux (GPS: N45.972666, E004.132516), all’inizio del paese. Non dovrebbero esserci problemi a dormire qui.



21/04/2024 (domenica): Parigny - Aubusson (208 km)

1°C h 8 - 10°C h 14 - 9°C h 19 - 15°C h 18: nuvoloso e fresco

8 km a piedi

Tornati sulla N 7, in una campagna dolcemente ondulata raggiungiamo Rouanne. Il navigatore ci fa, quindi, proseguire nelle seguenti strade dipartimentali fino a Rom: D907 - D904 - D67 - D6 - D2209 - D306 - e poi sulle D984 - B2009 - D 446 - D986 nel Parco Naturale dei Vulcani d’Alvernia. A Volvic penetriamo infinite foreste, infilando in sequenza: D943 - D941 - D990 - D982 - D9. Intorno a noi, tanta natura al primo risveglio primaverile.  Del resto, ci troviamo nel Parco Naturale Regionale di Millevaches nel Limosino, sui contrafforti del Massiccio Centrale. 



Entrando ad Aubusson siamo ufficialmente in Nuova Aquitania e precisamente nel dipartimento della Creuse, attraversato dall’omonimo fiume, affluente della Vienne, a sua volta affluente della Loira.

Ho scelto di iniziare l’itinerario da Aubusson per la presenza di un grande parcheggio misto, anche per camper, in  16, Rue des Fusillés (GPS: N45.956661, E002.176492), con 2 prese per la corrente, pozzetto per scarico acque nere e grigie, carico acqua potabile, tutto gratuito.

Facciamo subito una ricognizione della cittadina, rimandando a domani la visita del Museo della Tapezzeria. Aubusson è, infatti, universalmente nota per l’artigianato degli arazzi, risalente al Medioevo e per il quale è stata iscritta nel Patrimonio culturale e immateriale dell’Unesco. 

La Grande Rue è la via principale che connette il centro storico al fiume Creuse, sulle cui rive è sorto il quartiere medievale della Terrade: le antiche case, il ponte in pietra e il giallo delle ginestre che punteggia il pendio della collina di fronte, farebbero la felicità di fotografi e pittori. 







Passeggiamo a lungo e, prima di tornare al camper, imbocchiamo la Vieille Rue, parallela alla Grande Rue, e, più avanti, Rue de la Roche, per salire alla Torre dell’Orologio, ex torre di guardia, che domina dall’alto la città. La stradina è irta, ma la fatica è ripagata dal panorama offerto dal belvedere. 




22/04/2024 (lunedì): Aubusson - Burganeuf (43 km) - Eymoutiers (30 km)  - Saint Léonard de Noblat (28 km) = totale 101 km

2°C h 9 - 8°C h 12 - 14°C h 17 - tempo variabile

Percorsi 7 km a piedi

Stamattina ripassiamo dal quartiere di Terrade per raggiungere il Museo della Tappezzeria (orari di apertura: 10 - 12 / 14,30 -17; chiuso il martedì - ticket € 8,50 adulti, € 6 ridotto), situato nella parte più moderna di Aubusson. Visto che la Municipalità è così gentile da metterci a disposizione un’area camper gratuita, con acqua e corrente, visitare il museo è il minimo che possiamo fare per ricambiare l’ospitalità. Peraltro, la visita si rivela interessante: in una scenografia da teatro e in 1200 mq distribuiti su due piani, sono presentati 5 secoli di storia della tappezzeria: 330 arazzi a muro, 15.000 opere grafiche, 4000 oggetti tecnici, 600 pezzi ricamati e realizzati dalle allieve della École de Jeunes Filles dell'antica Scuola Nazionale d'Arte Decorativa tra il 1880 e il 1918.






Ci accomiatiamo da Aubusson assaggiando un buon Creusois, dolce tenerissimo alle nocciole, tipico del Creuse. 



Ed ora si prosegue per Bourganeuf senza rimpianti: 43 km sulla D941, che taglia in mezzo alla foresta, intervallata da prati verdissimi in cui pascolano placide mucche. Il parcheggio gratuito per camper è in 1, Place du Champ de Foire / Avenue du Docteur Butaud (GPS: N45.9544547, E001.757225), con carico/scarico acque nere e grigie, senza corrente,  sosta max 48 ore.

Il borgo fu fondato nel XII secolo dagli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme e, secondo la guida, possiede un ricco patrimonio medievale. Ciònonostante, a me pare poco attraente, eccetto la zona del castello: delle sue tre torri, una è in restauro e nascosta dalle impalcature mentre quella detta Zizim - a base rotonda costruita nel XV secolo per il principe ottomano Zizim, costretto a soggiornarvi - è aperta al pubblico solo il sabato pomeriggio. 



Pranziamo e, quindi, ci spostiamo a Eymoutiers, distante 30 km, nel dipartimento dell’Alta Vienna, il quale vanta una grande tradizione nella produzione della porcellana e si distingue per i suoi paesaggi bucolici. E, in effetti, la cittadina sorge sulle rive del fiume Vienne, a margine di un bel parco, curato e fiorito. Peccato che, nel frattempo, il cielo si sia coperto: la luce del sole avrebbe accentuato la bellezzza dell’ambiente. Eymoutiers è una delle città medievali dell’Alta Vienna, però ha il centro storico aperto al traffico, incluso quello pesante, la qualcosa a me, personalmente, infastidisce parecchio, inducendomi a fuggire velocemente. 

Per una visita mordi&fuggi abbiamo parcheggiato in 6, Impasse Stalingrad (GPS: N45.739365, E001.741283), ma c’è anche il Camping Municipal Saint-Pierre-Château, in Rue de Saint-Pierre-Château, Eymoutiers (GPS: N45.731500, E001.752700).






Infine, percorriamo i restantii 28 km, che ci separano da Saint Léonard de Noblat, lungo la D14, un po’ stretta, che corre parallela alla ferrovia e immersa nella vegetazione. Il parcheggio per i camper è gratuito, in 7, Chemin de la Grande Ecure (GPS: N45.839986, E001.489933), con carico/scarico acque nere e grigie.

Ripensando alla giornata appena trascorsa, devo dire di essermi veramente rilassata: la strada si è snodata tra fitte foreste, a tratti sinuosa, a tratti lineare, seguendo la conformazione del terreno in un continuo saliscendi. Non mi aspettavo una natura tanto rigogliosa!






23/04/2024 (martedì): Saint Léonard de Noblat - Oradour sur Glane (45 km) - Montmorillon (70 km) = totale 115 km

3°C h 9 - 10°C h 12 - 12°C h 19 - tempo variabile

L’essenza di Saint Léonard de Noblat si concentra attorno alla sua piazzetta: case a graticcio, una collegiata romanica dei secoli XI e XII, due viette commerciali. Ma la ragione della mia visita è un’altra. 

E’ quasi mezzogiorno quando, seguendo le indicazioni di Google Map, c’incamminiamo verso il Ponte medievale sulla Vienne. Uscendo dal paese, la D941 inizia a scendere e il traffico diventa oltremodo fastidioso; aggiungiamo il sole a picco e una distanza di 4 km (da ripercorrere al ritorno in salita) e la voglia di scattare qualche foto a quell’angolo pittoresco passa di colpo (solo in un secondo momento, guardando la mappa, ho scoperto che, nei pressi del Municipio, c’era una scorciatoia: Chemin du Pavé). 

Tornando al parcheggio, una targa commemorativa ci ricorda che a Saint Léonard de Noblat nacque Raymond Poulidor, una leggenda del ciclismo internazionale, professionista degli anni ’60-’70 e nonno di Mathieu Van der Poel, giovane ciclista dei giorni nostri, stella delle classiche del Nord e Campione del mondo 2023. PouPou, venuto a mancare nel 2019, era molto orgoglioso di lui e adesso lo sarebbe ancora di più.




Ripartiamo alla volta di Oradour sur Glane, tristemente noto per il massacro di 642 persone, tra cui 207 bambini, avvenuto per mano nazista il 10 giugno 1944. Nel pomeriggio di quel giorno, 200 soldati entrarono nel villaggio e, con la scusa di un semplice controllo d'identità, uccisero a freddo uomini, donne e bambini, dando poi tutto alle fiamme.

A perenne memoria di quel crimine, Oradour-sur-Glane è rimasto così com'è da allora.

Per condurci a Oradour, il navigatore ci fa transitare per il centro della città di Limoges, che abbiamo ritenuto di non visitare per l’assenza di parcheggi. Da quel che vediamo sfilare dai finestrini, sembrerebbe non si sia perso nulla.

L’area camper di Oradour sur Glane è chiusa per lavori di manutenzione e distante dal memoriale (circa 1,5 km) in Rue du Stade (GPS: N45.935160, E001.025250), gratuita e con servizi a gettone.

I camper si sono, pertanto, sistemati nel grande parcheggio di fronte all’ingresso del memoriale, occupandone ogni centimetro disponibile. Poco oltre, in 2, Rue de la Lande (GPS: N45.932407, E001.033084), ce n’è un altro più piccolo e posteggiamo lì.

L’ingresso al sito è gratuito; si paga € 7 se si desidera entrare al Centro della Memoria; quest’ultimo offre una documentazione riguardante la storia del nazismo dagli albori a quel giorno sanguinoso, nonchè spunti per riflettere sulla pace e i diritti umani.

A Oradour il tempo si è fermato. Camminando per le vie del villaggio fantasma, si percepisce tutto il dolore e il terrore vissuto dai suoi abitanti quel fatidico 14 giugno del ’44. Non ci sono parole per descrivere l’atrocità di una carneficina così crudele e disumana. 






E’ con infinita tristezza che lasciamo Oradour. Foreste e pascoli, saliscendi e gran traffico di TIR sulla N147. Con una breve deviazione sulla D729 arriviamo, dopo 70 km, a Montmorillon e siamo nel dipartimento della Vienne.

Il parcheggio per auto e camper è in 5, Rue des Jardins (GPS: N46.423502, E000.868043), sulla riva del fiume Gartempe, in centro e gratuito, con camper service altrettanto gratuito e una presa per la corrente (€ 2).

Montmorillon è il paese del libro e della scrittura. Nel mese di giugno degli anni pari vi si svolge il salone del libro, mentre negli anni dispari  quello dell'immagine e della scrittura. Lo visiteremo domani. 




24/04/2024 (mercoledì): Montmorillon - Saint Savin (18 km) - Chauvigny (19 km) = totale 37 km

8°C h 9 - 13°C h 18 - nuvoloso

11 km a piedi.

Destiniamo le prime ore del mattino alla scoperta di Montmorillon, che si distende su entrambe le rive del fiume Gartempe. Giunti nel quartiere medievale del Brouard, oltrepassiamo il bel ponte gotico, che collega la parte bassa della città con quella alta, per salire da Rue Montebello al belvedere e alla chiesa di Notre Dame. Quindi, scendiamo nella piazza del Comune, dove si sta svolgendo il mercato settimanale, per dare un’occhiata alla vicina chiesa di Saint Martial. 

(PS: tornando al parcheggio avremmo potuto visitare il Museo del Macaron in 34, Boulevard de Strasbourg, ma ne verremo al corrente solo in seguito e ce lo facciamo scappare (sito web: http://www.museedumacaron.com/), come pure perdiamo l’occasione di assaggiare quella che è una specialità di Montmorillon dal XVII secolo, fatto di albume, polvere di mandorle e zucchero. Vabbè!







Prossima meta: l’Abbazia benedettina di Saint Savin, distante solamente 18 km. Parcheggiamo davanti alla chiesa in 26, Place de la Libération, Saint-Savin (GPS: N46.564735, E000.864808); in alternativa, c’è un parcheggio gratuito presso l’area picnic Panorama (vedi segnaletica lungo la strada), in 40, Rue Léon Barbarin, Saint-Germain - GPS: N46.566430, O000.871070; sosta consentita per un massimo di 48 ore; wc e camper service gratuito oppure nel Camping Le Moulin de la Gassotte in 10, Rue du 8 Mai, Saint-Savin (GPS: N46.569030, W000.868480); tariffe 2024: forfait bassa stagione (da gennaio a giugno) per 2 persone + camper € 12, elettricità € 5, tassa di soggiorno € 0,22 cad.  - sito web: https://www.moulindelagassotte.fr/tarifs/.

La sezione conventuale dell’abbazia è aperta dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 18 (17 in inverno) - sito web: https://www.abbaye-saint-savin.fr/

Essendo mezzogiorno, pranziamo e attendiamo le 14 per entrare.

Il ticket è di € 8 per gli adulti e consente di visitare un museo interattivo allestito nelle celle dei monaci e una piccola esposizione, oltre al giardino (per me è stato deludente). Gratuito è, invece, l’ingresso alla chiesa abbaziale, inserita nell’elenco del patrimonio mondiale dell'umanità dell’UNESCO; soprannominata la “Cappella Sistina romanica”, custodisce il più grande e bell'insieme di affreschi romanici di tutta la Francia, risalenti all’XI e XII secolo, in particolare quelli sulla volta della navata centrale; quest’ultima è sostenuta da colonne stupendamente decorate e sormontate da capitelli scolpiti con foglie d’acanto e coppie di leoni. Da non perdere, anche se non si ama l’arte e l’architettura sacra!









Proseguiamo il nostro viaggio per ulteriori 19 km, fermandoci a Chauvigny,  cittadina bagnata dalla Vienne e con la componente antica abbarbicata su uno sperone roccioso. C’è un parcheggio gratuito nella parte alta della città, alle spalle della collegiata di Saint-Pierre, con sosta notturna consentita e degli stalli riservati a camper e pullman in 34, Rue Porte Chevreau (GPS: N46.573093, E000.646759); oppure il Camping de Chauvigny in 42, Rue de la Fontaine (GPS: N46.570480, W000.653490); economico, nella parte bassa.

La curiosità è il motore dell’esplorazione ed è ciò che mi spinge fuori dal camper in barba al cielo minaccioso. 

Scendiamo al castello, composto dai resti di cinque roccaforti: il castello baronale dei vescovi di Poitiers, che propone, dalla metà di marzo alla metà di novembre, spettacoli di rapaci in volo libero ”Les Géants du Ciel”: (ingresso: € 14,50 adulti;  € 10,50 ridotto); le rocche di Harcourt e di Montléon, di cui restano solo alcune vestigia; il torrione di Gouzon (sede dello Spazio di Archeologia industriale, un museo sulla storia del patrimonio industriale della regione di Chauvigny); la torre di Flins di proprietà privata.

Procedendo in discesa tra i vicoli della cittadella medievale, sbuchiamo nei pressi di uno stagno, inserito in un parco alberato solcato da sentieri adatti al passeggio.




Da qui, raggiungiamo la parte moderna di Chauvigny, dove si trovano i negozi e le attività commerciali; poi, per altra via, risaliamo al parcheggio, passando davanti alla collegiata di Saint-Pierre, che non visitiamo in quanto chiusa. Peccato, perche i capitelli del suo coro sono un gioiello dell'arte romanica a firma "Godfridus”, strani e particolari per gli elementi scolpiti bordati di rosso su fondo bianco. Nelle vicinanze è allestito il Museo delle Tradizioni Popolari e d'Archeologia, che, oltre ad avere un’area dedicata ai vecchi mestieri, custodisce una collezione di reperti archeologici, di oggetti antichi, inclusi abiti e cappelli, nonchè una ricostruzione di un interno del Poitou. 

E per oggi è tutto.



25/04/2024 (giovedì): Chauvigny - Parthenay (79 km) - Niort (41 km) = totale 120 km

9°C h 9 - 18°C h 18 (nuvoloso, pioggia, sole)

Percorsi 12 km a piedi (6+6)

Ringraziamo il Comune di Chauvigny per l’accoglienza e prendiamo la direzione di Parthenay. Per 79 km seguiamo strade nazionali a scorrimento veloce con frequenti saliscendi. Identico paesaggio rurale di ieri, ma cambiamo dipartimento ed entriamo in quello di Deux-Sèvres. Attraversiamo i bocages della Gâtine, una regione naturale molto vallonata, caratterizzata da un misto di prati, boschi, paludi e terreni agricoli delimitati da siepi.

A Parthenay ci sarebbe un’area camper a Le Tallud, in 11, Rue de Boisseau (GPS: N46.640620, O000.266410), con Camper Service ed elettricità; si paga nell’attiguo Camping Le Bois Vert in 14, Rue de Boisseau (GPS: 46.642190, O000.266730); tariffe da € 13 a 33.

Pensando di rimanervi solo per qualche ora, sostiamo nel parcheggio gratuito in 28, Boulevard Georges Clemenceau (GPS: N46.639223, O000.263916), a ridosso di un parco sulla riva del fiume Thouet e a 1,3 km dal centro.



Parthenay è il capoluogo della Gâtine, nonché tappa sul cammino di Santiago di Compostela. 

In attesa di trovare una segnaletica che ci guidi verso il centro storico o, quantomeno, l’Ufficio del Turismo, inizialmente ci affidiamo al navigatore del cellulare, ma l’infernale strumento ci fa letteralmente impazzire, perciò avanziamo un po’ alla cieca finchè, chiedendo ai passanti, ci raccapezziamo: dobbiamo percorrere Rue Louis Aguillon, che dalla chiesa di Saint-Laurent scende alla Torre dell’Orologio in Place Georges Picard e, sottopassandola, proseguire dritto in Rue de la Cittadelle. Perveniamo, così, dapprima, ai ruderi del castello e, per Rue du Chateau, alla Porta di Saint-Jacques, che introduce i pellegrini, in cammino per Santiago de Compostela, al quartiere medievale dopo aver superato un bel ponte in pietra sul fiume Thouet. 








Indubbiamente un luogo pittoresco, seppur contenuto e in questo periodo dell’anno dormiente. Il resto della città è, a mio avviso, privo di interesse. Tornati al camper, consulto la mappa e scopro che, vicino al parcheggio, una pista ciclopedonale costeggia il corso d’acqua, varcando il quale per mezzo di una passerella, previa risalita di un piccolo declivio pietroso, si arriva alla Porta di Saint-Jacques. Potrebbe essere una valida scorciatoia.

Dopo pranzo prendiamo la strada per Niort,  capoluogo del dipartimento Deux-Sèvres,  distante 41 km.

L’area camper è in centro, in 56, Rue de Bessac (GPS: N46.329544, O000.464390) e l’ingresso poco visibile, in quanto “nascosto” da un grande parcheggio per auto; dispone di allaccio alla corrente elettrica e di un pozzetto di carico/scarico all’esterno, molto agevole. Non sappiamo quanto costi, forse € 13, perchè sarebbe dovuto passare al mattino un incaricato del Comune a riscuotere, ma non si è presentato nessuno. Abbiamo aspettato fino alle 10 e poi ce ne siamo andati. 

Dal parcheggio, una pista ciclopedonale ci porta al vecchio ponte sul fiume Sèvre-Niortaise, da cui già si vede la possente fortezza medievale (o ciò che rimane di quella originale, più complessa ed elaborata); fatta erigere nel XII secolo da Enrico II Plantageneto e Riccardo Cuor di Leone, oggi accoglie un museo di archeologia locale e tradizioni popolari.

Davanti al castello e a fianco del mercato coperto - una struttura di ghisa, ferro e vetro, costruita nel 1869 in stile Baltard (chiusa il pomeriggio) - dipartono le vie pedonali e commerciali con locali e negozi di ogni tipo. Procedendo lungo l’arteria principale e volgendo lo sguardo nelle stradine laterali, scorgiamo il Pilori, vecchio municipio rinascimentale, sorto sul sito destinato, nel Medioevo, alla gogna pubblica; ora è una location per mostre contemporanee. Continuando in salita alle sue spalle, raggiungiamo la chiesa di Saint-André, le cui guglie affusolate spiccano eleganti tra i tetti delle case. Come supponevamo, è chiusa. Pertanto, ridiscendiamo al Vieux Pont e prendiamo la via del parcheggio.

Niort, è una bella cittadina, più viva di Parthenay, con un centro storico valorizzato da un'area pedonale ideale per chi ama fare shopping o sedersi al tavolino di uno dei tanti caffé all’aperto per rilassarsi.








26/04/2024 (venerdì): Niort - Coulon (13 km) - L’Houmeau (72 km) - La Rochelle (6 km) = totale 91 km

10°C h 9 - 15°C h 20 (nuvoloso, pioggia, sole)

14 km a piedi

Niort, oltre ad essere una gradevole località, è la porta d’accesso al Parco Naturale Regionale del Marais Poitevin, il quale protegge, tra l’altro, una vasta area aquitrinosa del Poitou di ben 111.200 ettari, chiamata Venezia Verde e classificata Gran Sito di Francia - la seconda zona umida più grande della Francia dopo la Camargue (sito web: https://pnr.parc-marais-poitevin.fr/) - nata da un'importante bonifica risalente a mille anni fa.  

Nel parco è ricompreso il litorale atlantico (con spiagge, dune, boschi, scogliere e terreni inondabili lungo la baia dell’Aiguillon), nonchè la palude arida con fondi coltivati e prati. In tali differenti ambienti naturali, dalla straordinaria biodiversità, vivono 250 specie di uccelli, 38 di pesci, 67 di libellule e 80 di farfalle.

Nel cuore della Venezia Verde, sulle rive della Sèvre-Niortaise,  sorge il piccolo borgo di Coulon - punto di partenza per gite, a bordo delle tipiche barche dal fondo piatto, nel groviglio di canali diramantisi dal suddetto fiume - cui perveniamo in pochi minuti sulle D648 e D123, distando solo 13 km da Niort.



Non c’è possibilità di parcheggio per i camper al di fuori dell’area loro riservata al Parking L’Autremont (tariffe 2024: € 13 per 24 ore, € 7,50 dalle 9 alle 19 e € 5,50 per prolungamento alle 24 ore totali, oltre € 1,20 per tassa di soggiorno a notte per veicolo), con camper service e allaccio alla corrente elettrica. 

Non potendo fermarci per chiedere informazioni all’Ufficio del Turismo sulle attività proposte in bassa stagione e non volendo perdere troppo tempo in un paesino dove vediamo perlopiù strutture ricettive, caffé e ristoranti, propendiamo per la visita della zona con il camper. Le strade non sono molto larghe, ma sufficienti per consentire il transito di due vetture affiancate. 

Percorriamo 18 km sulle D1 e D3 per Saint-Hilaire La Palud; poi 25 km sulla D114 per Marans; 11 km sulla D105 per Charron; in totale, 54 km in una campagna coltivata e tagliata da qualche canale. E, finalmente, iniziamo a sentire il profumo dell’oceano: quanto mi è mancato!



Siamo adesso nel dipartimento della Charente-Maritime, che unisce la dolcezza del suo clima a belle spiagge di sabbia fine, il suo patrimonio naturale a quello storico e architettonico, le specialità gastronomiche all’ostricoltura.

Altri 8 km per Marsilly, seguiti da ulteriori 10 km sulla D107 per Nieuil-sur-Mer e parcheggiamo alla Pointe de Queille, in un piccolo rettangolo asfaltato sopra le falesie du Pertuis Breton, a L’Houmeau (GPS: N46.180884, O001.214543). E’ uno spot perfetto per una tranquilla pausa pranzo, con vista sull’Ile de Ré e sul ponte di collegamento alla terraferma o per passeggiate lungo la pista ciclopedonale. Non so se qui sia consentito pernottare. Noi, dalla volta in cui due persone sono entrate nella cabina del camper mentre dormivamo su un balcone panoramico naturale nei pressi di Serres, nelle Alte Alpi della Provenza, evitiamo di rimanere soli in posti isolati, anche se in un contesto fiabesco e rischiarato dalla luna piena. 





Più tardi, riprendiamo la marcia. L’intenzione sarebbe quella di visitare L’Ile de Ré, al largo della costa di La Rochelle; tuttavia, cercando in Internet, non riusciamo a capire quale sia la tariffa per il passaggio sul ponte. Non vorremmo pagare uno sproposito; il nostro camper è mansardato e supera i 3 metri di altezza: c’è chi dice € 40, chi € 18, solo per l’andata. Imboccando la D735, che va dritta ai caselli, notiamo un pannello luminoso con indicate le classi dei veicoli e gli importi corrispondenti, da leggere al volo durante la marcia. I dubbi ci assalgono: “saremo classe 3 o 4?”, perchè pagare € 40 all’andata e altrettanti al ritorno ci pare una cifra esorbitante.  

(PS. a casa, ho trovato il sito web ufficiale delle tariffe: https://la.charente-maritime.fr/routes-transports/tarifs-pont-re/tarifs-dun-aller-retour

tariffe andata/ritorno per il 2024: 

- classe 1: veicoli leggeri o combinazione “veicoli leggeri+rimorchio”: bassa stagione (12/9-19/6) € 8 - alta stagione (20/6-11/9) € 16;

- classe 2: fino a 3 metri di altezza e 3,5 t di peso: bassa stagione € 8 - alta stagione € 16;

- classe 3 (veicoli pesanti a 2 assi, superiori a 3 metri e 3,5 t): € 18 sia alta che bassa stagione;

- classe 4 (veicoli pesanti con più di 2 assi): € 40 sia alta che bassa stagione;

- classe 5 (2 ruote motorizzate, tricicli e quadricicli motorizzati) superiori a 50 cmq: € 3 sia alta che bassa stagione).

Per evitare inconvenienti, alla rotonda invertiamo la marcia: anzichè L’Ile de Ré esploreremo l’Ile d’Oléron, dove il ponte è gratuito.

Prima, però, visiteremo la città portuale di La Rochelle, distante solo 6 km.

Parcheggiamo al Camping La Rochelle Port Neuf (in 19, Boulevard Aristide Rondeau - GPS: N46.160737, O001.184327, di fatto un’area di sosta per camper; tariffa € 13,95 per 24 ore, inclusi camper service e corrente elettrica) e andiamo subito in centro (2,5 km, circa mezz’ora a piedi). 

Percorsa Rue du Stade e la susseguente Rue du Général Dumont, alla rotonda svoltiamo a destra in Rue Franck Delmas, che sfocia nell’omonimo, immenso parco sulla riva dell’oceano. Procedendo lungo “Allée du Mail”, arriviamo alla gotica Torre della Lanterna; risalente al XV secolo, fu utilizzata come faro prima di diventare una prigione.




Proseguiamo verso il vecchio porto, sorvegliato e difeso, nel passato, da altre due torri, costruite alla fine del XIV secolo: la torre Saint-Nicolas e la Torre della Catena, appartenenti alle vecchie fortificazioni medievali, alla stessa maniera della Porta del Grande Orologio, che introduce alla città dal lato del porto




Camminiamo per alcuni minuti lungo Rue du Palais, porticata e dagli innumerevoli negozi, ma troppo movimentata per i nostri gusti. Ci scordiamo volutamente del municipio rinascimentale, dalla torre merlata e le colonne corinzie, preferendo tornare alla banchina orientale del porto. Seguiamo la Promenade Allée des Tamaris fino alla passerella metallica sospesa sull’acqua, intitolata a Nelson Mandela e creata per consentire agli utenti del porto turistico di raggiungere il centro a piedi.







In questa parte della città è collocato l’Acquario (sito web: https://www.aquarium-larochelle.com/en/home/) - Tariffe da € 12 a 18. Aperto tutti i giorni dalle 10 alle 19.

E quando il flebile sole inizia a tramontare, riguadagniamo la sponda opposta del canale d’ingresso al porto vecchio e torniamo al camper.



27/04/2024 (sabato): La Rochelle - Brouage (58 km) - Isola di Oléron / Saint Denis (41 km) = totale 99 km

12°C h 9 - 15°C h 14 - 20° h 18 (nuvoloso, pioggia, sole)

9 km a piedi

Da La Rochelle ci dirigiamo a sud. Non consideriamo Rochefort (città che non mi ispira), percorriamo un bel ponte (Viaduc de Martrou) sul fiume Charente e, dopo 58 km arriviamo a Brouage (sito web: https://www.brouage-tourisme.fr/.), una cittadella cinta da alte mura e disegnata da un reticolo di strade acciottolate, fiancheggiate da basse casette bianche. Sorta nel XVI secolo, fu un importante centro per il commercio del sale. Richelieu la fortificò nel 1630 e Vauban migliorò parte della sua struttura. 

Parcheggiato il camper in fila indiana in 4, Rue du Mail (GPS: N45.868360, O001.067657; vi sono dei posti riservati ai camper e gratuiti), entriamo nella cittadella dalla via principale, nella quale si aprono varie attività commerciali, negozi di artigianato, mostre, un museo della bici, ecc. Saliamo sui bastioni e proseguiamo sulle antiche mura, per ammirare il paesaggio circostante, costituito prevalentemente da vasche in cui si allevano le tanto pregiate ostriche. Il maltempo non aiuta ad apprezzare il luogo; l’aria è sferzante, umida e fredda: sembra una giornata invernale. E’ sabato, eppure non c’è in giro quasi nessuno. Salutiamo le cicogne, che hanno costruito il loro nido sopra una torretta e riprendiamo il viaggio. 






Come avevamo deciso, andremo sull’isola di Oléron, un fazzoletto di terra lungo 30 km e largo 8, e la risaliremo con il camper sulla D26 - che, poi, confluisce nella D734 - fino a Saint Denis, il paese più settentrionale della stessa. Soprannominata “isola delle mimose” per il suo clima mite, è famosa anche per l’allevamento delle ostriche, che possono essere degustate in loco.

Al di là del ponte di 3 km, gratuito, notiamo tanti vigneti dai vitigni molto bassi. Accompagnati da una pioggia scrosciante, rimaniamo sulla spina dorsale centrale, scacciando la tentazione di avvicinarci alla costa.

L’area camper a Saint Denis è in 374, Route des Huttes (GPS: N46.027564, O001.383473) - 170 posti; tariffa: € 13,50 + tasse di soggiorno per due persone, totale: € 14,82. Prima di entrare bisogna recarsi nella casetta posta all’interno, a sinistra, per pagare alla cassa automatica; sul ticket rilasciato c’è il codice da digitare alla sbarra di ingresso. Il centro abitato è a 1,7 km.

Nel frattempo ha smesso di piovere e il forte vento, che improvvisamente si è alzato, sta spingendo via la perturbazione, consentendo al sole di far capolino di tanto in tanto: cogliamo l’occasione per sgambettare fino al porticciolo e alla spiaggia, ampia e sabbiosa. Siamo alla fine di aprile e la stagione balneare è ancora lontana; è tutto molto tranquillo nonostante sia iniziato il week-end. Respiro lentamente e profondamente, riempiendo i polmoni dell’aria benefica dell’oceano: un toccasana per mente e corpo.







28/04/2024 (domenica): Isola di Oléron / Saint Denis - La Tremblade (40 km) - Les Mathes (18 km) - Saint Palais sur Mer (9 km) - Royan (30 km) - Meschers sur Gironde (14 km) = totale 111 km

12°C h 9 - 18°C h 14 - 20° h 18 (sole, nuvole, pioggia)

10 km a piedi

Stamattina vorremmo vedere le altre località dell’isola, come Saint Georges, Saint Dolus, Le Château-d'Oléron, ecc. Purtroppo, lavori in corso ci impediscono di seguire la strada desiderata, mentre quella per Saint Peter è proprio chiusa. Ci arrendiamo! Dalle deviazioni che siamo costretti a prendere, sfilano davanti ai nostri occhi canali e stagni, dove si pratica l’ostricoltura in vasche naturali di acqua marina, oltre a chioschi per mangiare i prelibati frutti di mare freschi sul posto.




Di certo l’isola meriterebbe una permanenza più lunga di quella da noi dedicatale, ma in questo viaggio sono previste molte tappe e per ora l’assaggio ci basta. Spero di avere l’opportunità di ritornarvi per viverla appieno.

Rimesse le ruote sulla terraferma, ci dirigiamo a La Tremblade: 40 km, nel Bacino di Marennes Oléron, anch’esso noto per l’ostricoltura. Diamo un’occhiata all’Area camper in 85, Rue Marcel Gaillardon (GPS: N45.783060, W001.151680); tariffa € 15. E’ distante dal paese e non disponendo gli Uffici del Turismo francesi, da noi finora visitati, di mappe o guide con itinerari per ciclisti, non abbiamo idea di cosa fare nella zona. Sorvoliamo e, immaginando l’afflusso di turisti nell’odierna giornata festiva, tralasciamo pure la Cité de l'Huître. 

Sicché, riprendiamo la D25 che, dalla foresta di La Coubre, mira alla costa. Animati centri balneari si susseguono senza interruzione, come Les Mathes (che dispone di due aree di sosta per camper: sul litorale (GPS: N45.680680, W001.159540) - e all’interno (GPS: N45.714200, W001.147830), la Palmyre, ecc.

Sono, all’evidenza, i luoghi maggiormente presi d’assalto dai vacanzieri ed è presente tutto ciò che fa muovere la macchina del turismo: residences, campeggi, maneggi, piste per goKart, noleggio quad, luna park, ecc.. Non fanno per noi, perciò continuiamo a verso sud. 

La strada principale, affiancata da una pista ciclabile, rasenta l’Area camper di Saint-Palais-sur-Mer in Rue des Roseaux (GPS: N45.645410, W001.077360), strapiena, neanche a dirlo! 

In 48 km perveniamo a St. Georges, cittadina immersa nella pineta e altrettanto caotica. Il traffico è abbastanza intenso, ma scorrevole e in ulteriori 14 km arriviamo a Meschers sur Gironde, con le sue scogliere calcaree a picco sull'estuario della Gironda, la quale, come l’area camper, si palesa subito tranquilla. Pernotteremo qui, in 24, Allée du David - GPS: N45.557623, O000.947715 - tariffa: € 11,50 per 24 ore, inclusi camper service e corrente. Si paga prima di accedere all’area presso il totem posto a destra e, sul ticket rilasciato, è indicato il codice da digitare sul dispositivo accanto alla sbarra per farla alzare, sia per entrare che per uscire. All’esterno dell’area, a destra, ci sono lavatrice e asciugatrice.

Eventualmente ce n’è un’altra più avanti in 2, Impasse des Carrelets (GPS: N45.555730, O000.944910).

Mi sono fermata a Meschers per le grotte di Régulus (in 81, Boulevard de la Falaise - sito web: https://grottesduregulus.com/), formatesi nel periodo Cretaceo (65 milioni di anni fa), quando Meschers si trovava sotto un mare poco profondo. I sedimenti di conchiglie e scheletri di animali marini si depositarono sul fondale, creando una scogliera calcarea sommersa, che comparve in superficie al ritiro delle acque nei periodi di glaciazione, alla fine dell’era terziaria e quaternaria. L’azione erosiva degli elementi naturali l’ha, poi, scavata nel corso dei millenni, creando delle grotte a circa 30 metri di altezza dal mare, usate già nell’VIII secolo dai saraceni come silos e, sotto il vecchio regime, dai contrabbandieri, i quali vi nascondevano il sale per non pagare tasse pari a venti volte il valore dello stesso. Durante le guerre di religione furono il rifugio di famiglie protestanti e adattate per farne delle abitazioni trogloditiche disposte su più piani, comunicanti mediante corridoi e scale.

Il comune acquistò quest’area nel 1980 e aprì le grotte al pubblico nel 1986, dopo un accurato restauro. E io non vedo l’ora di vederle!



Uscendo dall’area camper e svoltando a sinistra, si perviene ad una passerella mobile, che consente di attraversare il porticciolo in breve tempo senza doverlo aggirare. 

Siamo nell’estuario della Gironda, in cui sfociano due grandi fiumi: la Garonna e la Dordogna; con una lunghezza di 75 km e una larghezza massima di 12 km, è il maggior estuario d'Europa e l’unico al mondo dove gli storioni risalgono per andare a riprodursi. I pesci abbondano e ovunque spuntano trabucchi di legno di vari colori e su palafitte, simili a quelli abruzzesi (qui chiamati “carrelets”), con reti quadrate sospese sull’acqua; funzionano solo con l'alta marea, grazie ad un argano che abbassa la rete in mare e la solleva per effetto di contrappeso, utilizzando una carrucola. I permessi di esercizio della durata di 5 anni sono rilasciati, a chi ne fa richiesta, dal demanio marittimo, proprietario di tali capanne di pesca. Adesso, con la bassa marea, si vede il fondale melmoso e l’acqua è marrone a causa del limo in sospensione trasportato dai fiumi. Bisognerà attendere l’alta marea, allorchè l’Oceano Atlantico penetrerà per una trentina di chilometri nell’estuario, per vedere i pescatori in azione. 




Dal porto, la costa diventa via via sempre più alta fino a formare una falesia. In circa 1 km a piedi raggiungiamo dapprima le grotte di Matata, di cui ignoravo l’esistenza, ma che sono altrettanto desiderosa di visitare (aperte tutti i giorni dalle 10 alle 19; ticket: € 6,50 cad. adulti). Il sito ospita, oltre ad un hotel e ad una crêperie con una terrazza panoramica sull’estuario, anche un eco-museo e, pertanto, viene fornita un’audioguida (a noi una guida cartacea in italiano). 




L’eco-museo rievoca la storia e la vita quotidiana delle persone che abitavano lì, mostrando arredi, abiti e strumenti tradizionali della regione. Un secolo fa, quando nacque la moda dei bagni di mare, la borghesia di Bordeaux e Parigi trascorreva le proprie vacanze su queste coste e, venuta  a sapere che intere famiglie indigenti vivevano nelle grotte come nel medioevo, intrigata, iniziò a passeggiare avanti e indietro per fotografarle. Nel 1906, dei poveracci intraprendenti cominciarono, con quel poco che possedevano, a preparare frittelle, caffè, ecc., e a venderli ai vacanzieri. Fu un successo! Con il passare degli anni, quelle persone si procurarono abbastanza denaro per aprire bar e ristoranti, nonchè portarvi l’acqua corrente e l’elettricità. Una clientela benestante arrivava da lontano per cenare nelle grotte a lume di candela: la specialità era l’aragosta Matata e il caviale di Gironda. In seguito, tra il 1925 e il 1930 le grotte furono vendute per diventare seconde case (era la moda del momento) ed è rimasta soltanto una crêperie a perpetuare la tradizione (il ristorante di Matata è stato chiuso nel 1995): quella accanto alla quale si passa durante la visita. 







Poco oltre, invece, ci sono le grotte di Régulus: (ticket: € 8,50 adulti; € 6 bambini 6-15 anni), aperte ogni giorno della settimana, nel 2024 dal 30 marzo all’11/11, anch’esse con visita in autonomia.

Il nome Régulus deriva da una nave francese a due ponti e tre alberi che, nel 1814, ricevette l’ordine di controllare, con altri tre brigantini, la foce della Gironda per impedirne l’ingresso agli inglesi. Malauguratamente, ebbero la peggio sull’inseguimento da parte di una decina di navi inglesi e, piuttosto che lasciare la sua flotta in mano al nemico, il capitano la fece affondare. Accadde davanti alle grotte di Meschers e, da allora, la gente del posto le chiamò “grotte di Régulus”. Sono simili a quelle di Matata, ma un po’ più estese. Si tratta senz’altro di luoghi suggestivi; tuttavia, turisticizzati alla maniera francese, potrebbero deludere. 










Dopo essere tornati al camper e aver cenato, ci rechiamo di nuovo al porto. Nel frattempo l’alta marea è salita e ha inghiottito la base palafitticola dei carrélets: ora i pescatori possono calare le reti nell’acqua, che adesso ha assunto una bella tonalità azzurra, e pescare. Se il sole tramontasse sull’oceano e non alle spalle delle capanne, infuocherebbe il cielo limpido all’orizzonte e ci offrirebbe uno spettacolo divino. Così non è, ahimè! La luce calda della sera ammanta comunque ogni cosa, seduce, suscita emozioni positive, almeno finchè il crepuscolo non vi pone fine.







29/04/2024 (lunedì): Meschers sur Gironde - Cognac (62 km) - Verteuil sur Charente (38 km) = totale 110 km

14°C h 9 - 18°C h 14 - 20° h 18 (sole, nuvole)

10 km a piedi

Lasciamo il dipartimento della Charente Maritime per quello della Charente, la costa per l’interno. Cambiano gli orizzonti e al blu cobalto dell’oceano si sostituisce il verde brillante dei vigneti, che si perdono all’infinito in geometrie perfette.

A Cognac, città adagiata su entrambe le sponde del fiume Charente e che dà il nome ad una pregiata acquavite di vino, la sorte ci arride: è libero uno dei tre parcheggi riservati ai camper, in 7, Place de la Levade (GPS: N45.698237, O000.332382), gratuito, in centro, vicino al corso d’acqua, che attraversiamo sul Pont Neuf in pietra a cinque arcate. A sinistra si estende il Parco Francesco I, di 50 ettari, ed è ciò che rimane della foresta reale che circondava il castello di Cognac, risalente al X secolo. In quest’ultimo (sede, dalla Rivoluzione, della Maison de cognac Baron Olard) nel 1494 venne alla luce il re Francesco I. 





Superati i giardini pubblici, all’interno dei quali è situato il Municipio, entriamo in Rue Aristide Briand, una strada commerciale chiusa al traffico, e la percorriamo finchè non sbuchiamo in Place Martel.

La “città bianca” ha un fascino decadente. Vari edifici sono in restauro, tra cui la Porte Saint-Jacques, parte integrante delle fortificazioni che cingevano Cognac dal XII secolo all’inizio del XIII.

Oggi è lunedì, i negozi sono chiusi e la via pedonale deserta. Solo alcuni avventori sono seduti ai tavolini all’aperto di un bar in Place Martel. 




Torniamo sui nostri passi e, dopo aver visitato la chiesa di Saint-Léger dal bel rosone gotico, fondata nel 1016, ci perdiamo tra i vicoli silenziosi del nucleo medievale, imbattendoci in un’antica casa a graticcio dalle travi in legno decorate con sculture, personaggi, teste umane e animali: è la Vieille Maison (Casa Vecchia) chiamata anche Maison de la Lieutenance (Casa della Luogotenenza), in Rue Grande; fungeva da punto vendita per i cognac del marchio Prunier nel periodo intercorrente tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale ed è tuttora di proprietà dell’azienda di cui è il simbolo. 



Indi, per Rue Magdeleine, ci portiamo sulla riva del fiume, passando davanti alla boutique Hennessy, uno dei migliori marchi di cognac a livello internazionale e con una lunga storia iniziata alla fine del ‘700 (degustazioni a prezzi abbastanza alti). Dalla banchina del corso d’acqua, non ci resta che tornare al camper e continuare il nostro viaggio nella valle della Charente, sulla D114. 



38 km ci separano da Verteuil sur Charente, ma ci avvediamo troppo tardi di aver inserito le coordinate sbagliate nel navigatore: siamo un po’ fuori rotta. Pazienza! Riprendiamo la retta via, immergendoci in una vasta campagna coltivata e dai villaggi poco curati. Poi tornano i vigneti, a perdita d’occhio. 




Verteuil sur Charente è dominato da un imponente castello ed offre ai camperisti un parcheggio gratuito con camper service (GPS: N45.979777, E000.235313); per entrarvi dobbiamo transitare per il paese e affrontare una curva stretta tra le abitazioni. 




Alle spalle dell’area camper, un bel parco ombreggiato lambisce il fiume Charente e una passerella in ferro, sospesa tra le due sponde, lo congiunge ad un’altra area verde; in pochi passi ci si ritrova in centro. Pensavamo di poter visitare il castello, senonchè, nonosante un’accurata ricerca, ci è stato impossibile rinvenirne l’ingresso. Mistero! Comunque, la località è una valida opportunità per una sosta breve o notturna e il mulino ad acqua, ai piedi del castello, le conferisce quel fascino romantico dei borghi sui fiumi.







30/04/2024 (martedì): Verteuil sur Charente - Aubeterre sur Dronne = 102 km

14°C h 9 - 19°C h 14 - 19° h 19 (pioggia, nuvole, sole)

4 km a piedi

Da Verteuil scendiamo perpendicolarmente verso Aubeterre sur Dronne, inizialmente nella valle della Charente. Intorno, una campagna  lievemente corrugata, piccoli agglomerati rurali, viali alberati e boschi. Il fiume si vede in rare occasioni e nei pressi di Mansle lo abbandoniamo definitivamente. Puntiamo ancora a sud e prima di Angoulême (città che decidiamo tout court di bypassare) ritornano le sconfinate distese dei vigneti.






Tra saliscendi e campi coltivati, approdiamo all’area camper gratuita di Aubeterre sur Dronne in Loc. Laprade (GPS: N45.269625, E000.176030), sulla riva della Dronne, con camper service usufruibile tutto l'anno, no corrente; vi si può parcheggiare solo dal 01/10 al 30/04 (l’area è antistante un campeggio, chiuso in quel periodo e, dunque, il Comune dà ai camperisti un’alternativa). Tra l’area camper e il campeggio, c’è un piccolo parco con tavoli pic-nic e giochi per bambini (vietato ai cani).






Dopo pranzo saliamo alla chiesa sotterranea di Saint-Jean, l’attrazione principale di Aubeterre, paese costruito ad anfiteatro su una falesia di calcare.



Il ticket per visitare la chiesa, scavata nella roccia nel XII secolo da monaci benedettini, è di € 8 per gli adulti. Ispirata al Santo Sepolcro e finanziata da Pietro I di Castillon al ritorno dalla prima crociata in Terra Santa, ha una volta alta 20 metri ed è la più grande chiesa rupestre d’Europa.








All’uscita ci trasciniamo su per le irte vie del borgo, fino alla chiesa di Saint-Jacques, risalente al XVI secolo, dal bel portale a 5 archi decorati con motivi geometrici.

Aubeterre è una tappa imperdibile e, visto che oggi è l’ultimo giorno in cui è possibile pernottarvi gratuitamente, ne approfittiamo.







01/05/2024 (mercoledì): Aubeterre sur Dronne - Saint Emilion (61 km) - Libourne (11 km) = Totale 72 km

12°C h 9 - 12°C h 17 (molto nuvoloso e pioggia)

3 km a piedi

Sotto un cielo nuvoloso e carico di pioggia ci accingiamo ad uscire dal dipartimento della Charente: da Saint-Emilion entreremo in quello della Gironda, generosa di bellezze naturali ed architettoniche, come la duna di Pilat, il bacino di Arcachon con i villaggi dediti all’ostricoltura e la città di Bordeaux.

Avvicinandoci a Saint Emilion le vigne si intensificano (molte tenute sono aperte al pubblico per la visita delle loro cantine o per degustazioni). Dopo 61 km arriviamo al parcheggio misto in Grand Pontet (ingresso dalla D122, a sinistra, dietro i campi da tennis), Saint-Emilion (GPS: N44.896609, O000.157094); ci stanno a malapena 3 camper, però, a causa della giornata uggiosa, benchè sia oggi il 1° maggio, giorno festivo anche in Francia, c’è poca affluenza di turisti e riusciamo a piazzarci (in alta stagione la vedo dura). 

Saint-Émilion, rinomato principalmente per i fiorenti vigneti che lo circondano e per i nobili vini d’annata venduti nelle sue numerose enoteche (alcuni a prezzi stratosferici), possiede un notevole patrimonio architettonico, tra cui una chiesa monolita dell’XI secolo scavata nella roccia. Girovagando nei vicoli del borgo medievale annidato su un promontorio, scopriamo, tra storiche dimore, un paio di botteghe dove acquistare i macaron di Saint-Emilion, morbidi dolcetti rotondi e dorati al gusto di mandorla, realizzati secondo una ricetta elaborata dalle monache del posto nel 1620.











Infine, riprendiamo il viaggio in direzione di Libourne, bastide portuale fondata nel 1270 dal tenente Roger de Leyburn, eretta alla confluenza della Dordogna e dell'Isle. La cittadina vanta un ricco passato legato al commercio della lana, del vino, del sale e del legno, oltre a testimonianze storiche interessanti, come la torre del Grand Port e l’elegante piazza porticata Abel Surchamp.

Una manciata di chilometri, 11 per l’esattezza, ed eccoci all’area camper della rete Camping-Car Park in 3, Rue de Schwandorf, Libourne (GPS: N44.948061, O000.243861); tariffa € 15 per 24 ore, comprensivi di Camper Service e corrente. Qui facciamo per la prima volta l’iscrizione per ottenere la tessera Pass’ Etapes, ricaricabile con carta di credito (costo € 5 e scadenza a vita), la quale consente di accedere alle aree di sosta della suddetta catena, diffusa capillarmente in tutto il territorio francese. E’ molto semplice: basta selezionare la lingua desiderata sul totem grigio situato all’interno dell’area e seguire le istruzioni (inserire i propri dati, e-mail e password per creare un account, indicare l’importo che si vuole caricare sulla tessera, pagare con carta di credito e ritirare la tessera). Infine, basta appoggiare la tessera sul display posizionato prima della sbarra per farla alzare ed entrare (così pure all’uscita), previa visualizzazione del numero di posti liberi. Da quel momento in poi, si ricaricherà la tessera solo alla bisogna presso i totem onnipresenti nelle varie aree. Si può vedere la movimentazione e tanto altro sull’Applicazione Pass’Etapes, scaricandola da Google Play, oppure richiedere la tessera al sito: https://www.campingcarpark.com/fr_FR/produits/pass-etapes.

A Libourne, la tessera dà diritto al biglietto gratuito per il bus che va in città, dal lunedì al venerdì, esclusi i giorni festivi come oggi. Infatti, non abbiamo visto alcun mezzo di trasporto per tutto il pomeriggio. 

Il centro è molto lontano (circa 4,5 km) dall’area camper e adesso piove a catinelle. Non resta che fare buon viso a cattivo gioco e inventarsi qualcosa per  occupare il tempo.


02/05/2024 (giovedì): Libourne - Bordeaux = 43 km

12°C h 9 - 14°C h 18 (molto variabile, sole e ripetuti acquazzoni)

12 km a piedi

Oggi riserveremo l’intera giornata alla visita di Bordeaux, dal 2007 Patrimonio Mondiale dell'Unesco (sito web: https://www.bordeaux-turismo.it).

Dopo esserci destreggiati tra le varie arterie trafficate della città, seguendo il navigatore e passando dalla Cité du Vin, edificio dalla bizzarra forma di lumaca colorata, giungiamo al Camping Bordeaux Lac in Boulevard Jacques Chaban-Delmas, Bruges (GPS: N44.896136, O000.581325); tariffa € 27,72 per una notte e due persone, inclusa corrente; Camper Service a pagamento, con carta di credito (non ricordo bene, forse 4 o 5 euro - sito web: https://www.yellohvillage.it/camping/bordeaux_lac). Per andare in centro, distante circa 8 km, si prende il bus 75 (fermata a destra per l’andata, uscendo dal campeggio; a sinistra per il ritorno) fino al Parc des Expositions/Stade Matmut Atlantique (2 fermate); i biglietti li rilascia l’autista (€ 2 cad. e sono validi per un’ora sia per bus che per tram; almeno così ci è stato detto). E’ meglio preavvisare l’autista premendo il pulsante di stop, perchè, se non c’è nessuno sulla pensilina, non si ferma, come è successo a noi e ad altri passeggeri: siamo dovuti arrivare al terminal “Brandeburg” e lì prendere il tram “B” per Quinconces. Invece, scendendo dal bus 75 al Parc des Expositions, si prende il tram “C” (pensilina 150 metri più avanti) sempre per Quinconces, grande piazza alberata che si dispiega al di là del fiume Garonne, sulle cui rive sorge Bordeaux (le fermate sono scritte sui display dei tram).



Previo recupero della mappa della città all’Ufficio del Turismo (in 12, Cours du 30 Juillet), ci avviamo verso Place de la Comédie, riconoscibile dal Grand Théâtre, in stile neoclassico, uno dei più bei teatri di Francia, ornato da eleganti colonne corinzie nonchè da 12 statue raffiguranti 9 muse e le dee Minerva, Venere e Giunone. Da questa piazza possiamo osservare la Maison Gobineau, un’antica residenza privata dal profilo evocante la prua di una nave. 

(N.B: del percorso segnalato a terra con borchie in bronzo, che guida i visitatori alla scoperta dei maggiori monumenti della città, ne veniamo a conoscenza solo dopo essere tornati a casa - v. opuscolo Uff. Turismo).




Continuiamo su Rue Sainte Catherine, strada commerciale e pedonale lunga 2 km, brulicante di persone, che collega Place de la Comédie a Place de la Victoire. Qui si possono acquistare i "canelés" baillardran di Bordeaux, deliziosi dolcetti ricoperti di una sottile crosta caramellata, dalla forma di un cilindro a strisce; quelli classici sono delicatamente profumati al rum e alla vaniglia, ma ve ne sono di gusti differenti e varie dimensioni.



A circa metà via, facciamo una deviazione a destra per visitare la Cathédrale St-André in stile gotico (XII-XVI sec.), dal bel portale scolpito chiamato Porte Royale, preceduta dalla Tour Pey-Berland, costruita separatamente nel 1440, in quanto il campanile della cattedrale non poteva sostenere il peso della campana. Se non fosse in fase di restauro, avremmo salito i 233 gradini della sua stretta scala a chiocciola per ammirare la città dall’alto. La chiesa, che troneggia al centro di una grande piazza avente il lato nord occupato dal Municipio e da alcuni musei (Arti decorative, Belle Arti, dell’Illusione), è chiusa fino alle 14. Adesso sono le 13; pertanto, torniamo sui nostri passi e proseguiamo per la Porte d’Aquitaine, al termine di Rue Sainte Catherine.




Seguendo a sinistra Cours de la Marne perveniamo alla Gare Saint Jean (stazione ferroviaria), perchè il nostro intento è quello di tornare a Quinconces dal lungofiume. Ci rendiamo conto, però, di esserci spinti troppo a sud. Svoltiamo, quindi, a sinistra in Rue Charles Domercq e, poi, di nuovo a sinistra in Quai de la Paludate, dove seguiamo la pista ciclopedonale, riuscendo finalmente a costeggiare la Garonna. Oltrepassiamo il Parco degli Sport, un’area ricreativa sulla riva del corso d’acqua, e arriviamo al Pont de pierre, in pietra rossa e dalle numerose arcate.



Attraversiamo la strada per visitare la basilica di Saint Michel e poi torniamo sul lungofiume, in questo punto abbellito da giardini fioriti. L’ampio spazio verde, chiamato Jardins des Lumières, è costellato di tantissimi lampioni dai vetri colorati che, al calar della notte, immagino, illuminino di varie tinte il viale pedonale. Idea brillante dal risultato magico! 




Ed ecco alla nostra sinistra la superba porta Cailhau (1493-1496) e, poco oltre, la settecentesca Place de la Bourse, con la fontana delle Tre Grazie (1869): Aglaia, Eufrosine e Talia, figlie di Zeus, che simboleggiano lo splendore, la gioia e la prosperità. Nella piazza è stato realizzato, nel 2006, uno specchio d'acqua artificiale ("miroir d'eau" in francese), di 3.450 mq, collocando sotto la piazza una cisterna di 800 mc, la quale permette all'acqua di scendere e risalire in superficie tramite delle pompe. Inoltre, è stato costruito un sistema idrico che spara getti di vapore acqueo a 2 metri di altezza, creando straordinari effetti tra specchio e nebbia (noi non l’abbiamo visto, perchè è in funzione da maggio ad ottobre).





Qui, siamo più o meno all’altezza del Grand Théâtre. Procedendo ancora un po’ sulla riva del fiume avvistiamo, in cima alla scalinata che introduce all’Esplanade des Quinconces, due colonne simboleggianti l’abilità marittima e commerciale della città, coronate dalle statue dei filosofi bordolesi Montaigne e Montesquieu. L’immensa piazza è occupata da decine e decine di espositori di anticaglie o brocante, alla francese: un paradiso per gli appassionati del genere! 






L’Esplanade è chiusa sul fondo dal monumento ai Girondini, eretto in memoria dei deputati vittime del regime del Terrore (1895-1901); si tratta di una fontana composta da due vasche identiche e contrapposte (ornate da varie sculture bronzee, ognuna delle quali ha un significato riconnesso all’avvenimento celebrativo), avente nel mezzo una colonna alta 43 metri, culminante con la statua della Libertà (o Genio Alato, simbolo della libertà dei popoli) che spezza le catene. 





E con ciò abbiamo chiuso il cerchio: 12 km per 5 ore di camminata. Non abbiamo visitato alcun museo e non siamo tornati a vedere l’interno della cattedrale, perchè eravamo stanchi. Ci siamo anche persi la Grosse Cloche, campanile storico e ultimo superstite dell’antica porta difensiva del XIII secolo. Però, a dispetto del meteo burlone, dai continui e ripetuti piovaschi, abbiamo subìto il fascino di Bordeaux che, con i suoi 350 edifici classificati, è uno scrigno di tesori. 

Il centro storico della città si visita bene a piedi, magari senza arrivare alla Gare Saint Jean come noi; da Rue Sainte Catherine si può tagliare a sinistra in Cours Victor Hugo e, dalla Porte de Bourgogne, spingersi fino alla sponda del fiume.

Per tornare al campeggio, una volta a Quinconces, bisogna cercare la pensilina del tram “C” per il Parc des Expositions/Stade Matmut con destinazione Bruges (no Villenave Pyrénées, no Gare de Blanqueforte) e da lì prendere il bus 75 per il Camping Bordeaux Lac. 


03/05/2024 (venerdì): Bordeaux - Lège Cap Ferret (km 60) - Cap Ferret - punta della penisola (18 km = totale 78 km

11°C h 9 - 17°C h 19 (nuvoloso, pioggia, sole pallido)

11 km a piedi

Tempo uggioso, come previsto; per tale ragione ho fatto in modo di essere a Bordeaux ieri, in una giornata con un meteo “discreto”. Domani, sabato, persisterà il maltempo e, forse, da domenica dovrebbe migliorare. Peccato per noi che il bel tempo coincida con un lungo ponte festivo francese (Festa della Vittoria 8 maggio, Ascensione 9 maggio e week-end 11 / 12 maggio). In quei giorni ci troveremo per l’appunto nei dintorni del Bacino di Arcachon e della duna di Pilat, località stragettonate (sic). Ci sarà sicuramente una gran ressa di turisti. Cercheremo di affrettarci per precederli; dopodiché ci sposteremo all’interno del dipartimento delle Lande. Speriamo sia una buona idea.

Uscendo dalla periferia di Bordeaux, tanto per cambiare, piove. Imbocchiamo la D213 e di seguito la D106, un’arteria che fende trasversalmente la penisola di Lège-Cap-Ferret. Giunti a Claouey, diamo un’occhiata all’area camper gratuita in 2, Route des Pastourelles, sulla D106 (GPS: N44.751744, O001.180285). La sosta è autorizzata dalle 20 alle 9 e gli stalli sono disposti ai lati di una stradina asfaltata senza sbocco (ma in fondo c’è spazio per fare manovra e uscire); purtroppo sono su erba e il terreno è allagato: rischiamo di affondare con le ruote del camper, rimanendo intrappolati. Facciamo Camper Service e, quindi, proseguiamo verso la punta della penisola. La strada, affiancata da una pista ciclabile, corre all’interno di una pineta, ove si celano case di villeggiatura perlopiù in legno. Notiamo, altresì, un paio di parcheggi per camper, sempre su terra ed erba. Al termine della via ci accoglie un grande parcheggio gratuito (in 23, Avenue Ouest, Cap Ferret - GPS: N44.626176, O001.251434), ai piedi della duna di Cap Ferret; è sterrato e pieno di pozzanghere, ma il fondo pare compatto e non dovremmo sprofondare nel fango. Appena posizionati sentiamo un rumore persistente, inquietante e, guardandoci attorno, capiamo che proviene da una pompa di estrazione di non si sa cosa; a noi non disturba, perciò pernotteremo qui, con altri due camper. In compenso, l’aria è pervasa dalla delicata fragranza del pitosforo, una pianta dai fiori bianchi profumatissimi. Per mia somma  gioia, smette di piovere e possiamo mettere il naso fuori.




Dal parcheggio seguiamo un percorso obbligato sulla duna di Cap Ferret e, raggiunta la sommità, davanti a noi si dispiega una spiaggia infinita sull’Oceano Atlantico, meravigliosamente selvaggia e disseminata qua e là di resti bellici. Alla nostra sinistra si apre il Bacino di Arcachon, un piccolo mare interno protetto dalla penisola di Lège-Cap-Ferret e dalla famosa duna di Pilat, che si profila imponente di fronte a noi.






Camminiamo sul bagnasciuga per circa 10 km mentre la marea si sta ritirando, lasciando dietro di sè conchiglie e meduse a iosa. E’ ormai sera. L’oceano fa sentire la sua voce senza troppa convinzione, omaggiandoci con la bellezza delle sue onde increspate, che riflettono la luce argentata del sole. La natura non finirà mai di emozionarmi!








04/05/2024 (sabato): Cap Ferret - Arcachon = 63 km

15°C h 9 - 16°C h 17 - 17°C h 20 (nuvoloso, pioggia)

7 km a piedi

Ripercorriamo a ritroso la D106 e, poi, costeggiamo per un tratto la costa dove sorgono alcuni villaggi ostricoli; ci fermiamo unicamente a quello di Cap Ferret per fare qualche passo sul molo, che si allunga tra gli allevamenti di ostriche. I restanti (L’Herbe, Piraillan e Le Canon) li vediamo attraverso i finestrini del camper, perchè nel frattempo si sono aperte le cateratte del cielo.






Aggirando il bacino di Arcachon sulle D3 e D650, arriviamo all’area camper gratuita di La Teste de Buch in 64, Avenue du Général Leclerc (GPS: N44.651379, O001.148400), con camper service, un po’ rumorosa di giorno, ma tranquilla di sera, a 3,5 km dalla città di Arcachon.

La pioggia battente concede una tregua solo alle 18. Usciamo per sgranchirci le gambe e, individuato un sentiero costiero, lo seguiamo fino al porto di Arcachon, da cui osserviamo il lungomare con la ruota panoramica in lontananza.

Pace e silenzio accompagnano i nostri passi: il maltempo ha i suoi lati positivi.





05/05/2024 (domenica): Arcachon - duna di Pilat (9 km) - Labastide (134 km) = Totale 143 km 

16°C h 9 - 28°C h 16 - 17°C h 20 (sole, nuvole, pioggia, temporale)

8 km a piedi

9 km più a sud s’innalza la già citata Duna di Pilat. L’ingresso è gratuito: si paga solo il parcheggio alla cassa automatica con carta di credito prima di uscire  (seguire le frecce con il simbolo del camper); tariffa: € 10 per 4 ore; € 12 per 8 ore; € 14 per 12 ore.

Intorno alle 10 non c’è ancora un grande affollamento. Una lunga scala bianca di plastica ci consente di salire con meno difficoltà il ripido pendio della duna. La maggior parte dei gitanti resta nei paraggi, limitandosi a farsi selfie dalla sommità. Meglio così! La gigantesca duna, con i suoi oltre 100 metri di altezza e 500 di larghezza, è tutta nostra e ne percorriamo almeno tre quarti dei suoi 3 km di lunghezza. Da quassù la vista spazia, da una parte, sull’oceano, sulle secche, su Cap Ferret, il suo faro, la sua duna e la spiaggia su cui ci siamo trastullati ieri; dall’altra, sull’immensa pineta che, nel luglio 2022, è stata devastata da un terribile incendio: 4.200 ettari sono andati in fumo su un perimetro di 9 km per 8. 

Più ci inoltriamo nella duna e più il vento rinforza, sollevando la sabbia e facendola turbinare (ce la ritroveremo dappertutto: nei capelli, nella schiena, nelle orecchie, nelle tasche e ovviamente nelle scarpe). Forse è giunta l’ora di fare dietro front. 









Riprendiamo il viaggio sulle D218 e D146 in direzione di Biscarrosse, poi sulla D652 per Parentis-en-Born, entrando nel dipartimento delle Lande. Ampie strade a due corsie e una pista ciclabile corrono all’ombra di sterminate foreste nel Parco Naturale Lande e Guascogna (sito web: https://www.parc-landes-de-gascogne.fr/), piantumate dall'uomo nel XIX secolo al fine di bonificare gli acquitrini e stabilizzare la sabbia delle dune mobili del litorale.



Passiamo per Pissos  sulla D43, per Sabres sulla D834, per Roquefort e Labastide sulla D626.

L’area camper a Labastide d’Armagnac si trova lungo la D11 (GPS: N43.972211, O000.186386), su erba ed è gratuita, con camper service altrettanto gratuito per carico/scarico acqua.



Non ho mai visto in vita mia una bastia e non sto più nella pelle. In una manciata di minuti arriviamo in Place Royale e sono immediatamente rapita dal fascino delle antiche abitazioni porticate, adorne di glicini e rose, che la delimitano sui quattro lati. Scatto foto a raffica, felice dell’assenza di turisti e di qualsiasi altra fonte di disturbo!










Mentre stiamo per tornare al camper, il sole viene inghiottito da un ammasso di nuvole basse e scure, cui fa seguito uno scroscio d’acqua violento. Il terreno è presto inzuppato; temendo di rimanervi intrappolati con le ruote del camper, giocando d’anticipo ci trasferiamo nel soprastante parcheggio asfaltato. Trascorreremo la notte qui, è molto meglio.



06/05/2024 (lunedì): Labastide - Mont de Marsan (32 km) - Vieux Boucau (86 km) = Totale 118 km 

12°C h 9 - 16°C h 18 - 17°C h 20 (sole, nuvole, pioggia)

13 km a piedi

Usciti dal parcheggio svoltiamo a destra e poi a sinistra, per immetterci sulla D11 in direzione di Villeneuve-de-Marsan e, quindi, sulla D1 per Mont-de-Marsan. 32 km tra vigneti, campi coltivati e boschi; nell’erba alta di un prato intravedo persino un piccolo cerbiatto.

Essendo l’area camper in 541, Avenue de Villeneuve, Mont-de-Marsan (GPS: N43.890440, W000.475490) lontana dal paese, parcheggiamo in 337, Passerelle de l’Auberge Landaise (GPS: N43.896254, O000.498766 - in fondo alla via, a sinistra, gratuito), adiacente al parco Jean-Rameau, che attraversiamo in tutta la sua lunghezza per raggiungere il centro, disteso al di là del ponte che scavalca la Douze. 




L’Ufficio del Turismo si trova nei pressi del caratteristico quartiere sorto sulla penisola alla confluenza della Douze con la Midou. Vagando tra le vie del nucleo antico, racchiuso tra le braccia della Douze e della Midou, arriviamo al museo Despiau-Wlérick, dedicato alla scultura figurativa e ospitato nel Donjon Lacataye, una fortezza romana costruita in “pierre coquillière”, una roccia sedimentaria contenente fossili di conchiglie. Diamo un’occhiata alla chiesa della Maddalena e alla strada commerciale più a sud, bighellonando tra negozi, caffè e ristoranti, in attesa dell’ora di pranzo.




Placati i morsi della fame, ci rimettiamo in marcia per tornare di nuovo sulla costa e, segnatamente, nella stazione balneare di Vieux Boucau.

86 km sulla D824 ed eccoci all’area camper in 22, Square des Tauzins (GPS: N43.780794, O001.401713), vicina al lago marino con le sue spiaggette sabbiose, alimentato da un canale naturale. Prendiamo il ticket alla sbarra e ci posizioniamo in uno dei tanti posti liberi (si paga alla cassa automatica prima di uscire: € 14 da novembre ad aprile; € 16 da maggio ad ottobre, inclusi corrente e doppio camper service).

Andiamo subito a perlustrare il luogo, incuranti dei nuvoloni poco rassicuranti che si stanno radunando nel cielo. Volendo vedere, innanzitutto, la spiaggia oceanica di Soustons (immensa, selvaggia e ai piedi di una duna), oltrepassato il ponticello in legno sul canale, alla fine della passeggiata pedonale chiamata Mail André Rigal, percorriamo una pista ciclopedonale di 2,5 km (circa mezz’ora a piedi) sulla sponda occidentale del Lac Marin de Port d’Albret. 



Se dopo il ponticello si gira a destra e si segue il canale, si arriva ugualmente alla stessa spiaggia, ma molto, molto più a nord. Oggi l’oceano è in burrasca e la spiaggia sferzata da un vento freddo, pungente. C’è aria di temporale: meglio battere subito in ritirata. La pioggia ci sorprende a poche centinaia di metri dal camper. Non resta che correre e ringraziare le gambe, discretamente allenate, per l’evitato infradiciamento.




07/05/2024 (martedì): Vieux Boucau - Bayonne (44 km) - Biarritz (6 km) = Totale 50 km 

16°C h 9 - 19°C h 12 - 18°C h 18 (variabile)

11 km a piedi

La D79, con la sua immancabile pista ciclabile, ci allontana dalla costa, puntando a sud. 



Poi, una deviazione ci riavvicina al litorale dunoso, sfiorando le località balneari di Hossegor e Capbreton. Stiamo per uscire dal dipartimento delle Lande per entrare in quello dei Pirenei Atlantici, comprendente sia le spiagge oceaniche basche, che il Béarn con i suoi borghi tipici nonchè il Paese Basco Settentrionale fino alle montagne dei Pirenei. 

La prima meta sarebbe Bayonne, cui giungiamo dopo 44 km, tuffandoci nel traffico caotico di un grande centro urbano. Già da casa avevo scandagliato ogni metro quadro di questa città e dei dintorni su Google Map alla ricerca di un parcheggio o campeggio, senza esito. Anche adesso, che siamo materialmente qui, non vediamo alcuna possibilità di sosta (ci sono tanti divieti per i camper).

Passiamo, allora, al piano B: ad Anglet c’è un’area camper, forse l’unica in zona, presso la Plage des Corsaires, in 59, Boulevard des Plages (GPS: N43.506610, W001.534600), automatica, con camper service, senza allaccio alla corrente, 10 posti non molto ampi, a 150 metri dal mare, 7 km da Bayonne e 3 km da Anglet. Noi non siamo tipi da spiaggia e l’idea era quella di prendere i mezzi di trasporto pubblico per visitare Bayonne, ma al pensiero di tornare in quella bolgia proviamo una gran nausea e, pertanto, desistiamo.

Ci alletta di più Biarritz, a soli 6 km da qui. L’area camper è in 65, Avenue de la Milady (GPS: N43.466147, O001.571538); tariffa: € 15,95 incluso camper service e corrente; colonnina all’entrata per pagamento  con tessera Camping-Carpark; a 3 km dal centro, raggiungibile sia con il bus (pensilina davanti all’area), oppure con una piacevolissima passeggiata di mezz’ora sul lungomare; attualmente, il primo troncone è in fase di manutenzione e inagibile; di conseguenza, è necessario risalire Rue de Madrid fino al ristorante “La Tantina de Burgos” per poi scendere sul litorale.





Le scogliere scolpite dalla forza delle onde all’ingresso di Biarritz sono una favola e le residenze d’epoca, che si affacciano sull’oceano, danno all’elegante cittadina un’atmosfera d’altri tempi. Una di esse, in stile Art Déco e situata nel piazzale dello Scoglio della Vergine, è sede dal 1933 del Museo del Mare.







Biarritz, con le sue spiagge di sabbia fine, era una prestigiosa località balneare già nel XIX secolo. Il piccolo villaggio di pescatori di balene fu scoperto da Victor Hugo nel 1843 e, dopo che l’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III, vi soggiornò nel palazzo a forma di E fatto erigere per lei dal marito, reali e aristocratici d’Europa lo scelsero per le proprie vacanze. Se gli antichi alberghi possono avere un certo fascino, i moderni condomini, ammassati gli uni agli altri, sono un vero obbrobrio. Malgrado ciò, Biarritz mi è piaciuta molto.









08/05/2024 (mercoledì): Biarritz - Hendaye (24 km) - Sare (26 km) = Totale 50 km 

15°C h 9 - 19°C h 12 - 24°C h 18 (variabile)

5 km a piedi

Sotto un cielo tempestoso scendiamo nuovamente verso sud lungo la costa, seguendo la D911, che ci introduce nel Paese Basco Settentrionale. Procediamo, quindi, sulla vallonata e urbanizzata D810, tra bianche case dai balconi di legno e finestre variopinte. Le diverse architetture degli edifici e la segnaletica stradale bilingue ci fanno capire di essere vicino al confine spagnolo. Olprepassato il ponte Charles de Gaulle a Saint-Jean-de-Luz (sbirciatina sul porticciolo e sulla Maison de l’Infante, la casa dove risiedeva Maria Teresa d’Austria prima di sposare Luigi XIV, il re Sole), 



prendiamo la D913 per la Corniche Basque, un tratto di costa di 5 km a picco sull’oceano, tra Ciboure e Hendaye, selvaggia e protetta, in cui si alternano calette e falesie frastagliate. E’ descritta come una strada costiera dal panorama spettacolare, ma con la foschia e la bassa marea del momento non trasmette alcuna emozione. Peccato! 

Avanziamo fino ad Hendaye, località balneare alle porte della Spagna, che, oltre alle ville neo-basche risalenti all’inizio del XX secolo e ad una spiaggia di 3 km, offre la visita al castello-osservatorio Abbadia del XIX secolo,  e una passeggiata nel suo parco all’inglese. 

Il parcheggio riservato ai camper si trova in una zona collinare, davanti alla stazione ferroviaria in 11, Rue Ansoenia, Hendaye (GPS: N43.369960, W001.764600) e la tariffa è di € 15 per 24 ore, non frazionabili (carico acqua a pagamento, senza ulteriori servizi). Siamo un po’ titubanti e valutiamo la situazione: il tempo è pessimo, c’è la bassa marea e il litorale non è molto attraente; inoltre è un giorno festivo (Festa della Vittoria) e le vie saranno gremite di gente. D’accordo, lasciamo perdere.

Abbandonata la costa, risaliamo le prime propaggini delle montagne pirenaiche. Dalla D810 deviamo sulla D4, tortuosa e abbastanza stretta, ma provvista di pista ciclabile. La vegetazione è rigogliosa e ci avvolge nei 26 km che ci dividono da Sare, nostra destinazione finale odierna, la quale dispone di un grande parcheggio asfaltato in Route des Platane, lungo la D406 (GPS: N43.312171, O001.583866), con camper service e carico acqua gratuiti, al costo di € 10 per 24 ore (parchimetro) .

Nel pomeriggio diamo una sbirciatina al paesello e, per la prima volta nella vita, vedo un campo per il gioco della pelota e un luogo di culto particolare: la chiesa di Saint-Martin, con tre piani di gallerie in legno di quercia. Alla fine il sole si degna di mostrarsi e pure sentire in modo prepotente. 










09/05/2024 (giovedì): Sare - Rhune (7 km a/r) - Espellette (15) - Saint Jean Pied de Port (36 km) = Totale 58

13°C h 8 - 27°C h 18 (nebbia, sereno, sole, caldo)

20 km a piedi

Alle 8 valichiamo il Colle di S. Ignazio e, dopo 3,5 km, raggiungiamo il parcheggio (GPS: N43.325090, O001.600870) della stazione di partenza del trenino della Rhune (169 m s.l.m.), un autentico trenino a cremagliera del 1924, dalle carrozze in legno, che, in 35 minuti e 9 km/h, trasporta i passeggeri sul massiccio della Rhune, a 905 metri di altitudine (sito web: https://www.rhune.com/fr/). 



Nel suddetto parcheggio non si può pernottare, mentre in quello 200 metri più avanti è consentito. Individuando dei posti liberi, optiamo per quest’ultimo (GPS: N43.327626, O001.601734).

La stazione è aperta tutti i giorni dal 30 marzo al 3 novembre (2024); la prima partenza del treno è alle 9,30 (8,50 solo dal 08/07 al 01/09), l’ultima alle 16,10 (17,30 dal 08/07 al 01/09), e ci sono corse ogni 40 minuti; il ritorno è previsto due ore dopo l’orario di partenza.

Il biglietto costa € 24 cad. adulti, € 16 bambini da 4 a 12 anni e disabili; € 6 cani di peso superiore agli 8 kg (gli altri viaggiano in una borsa da trasporto);  si può acquistare anche online: https://www.rhune.com/fr/accueil/achat-en-ligne/, ma non è rimborsabile in caso non si possa partire per il maltempo.

Stamattina, alle 9, c’è già una discreta coda di persone in attesa sulla pensilina.

Noi optiamo per il percorso pedonale di 5 km. Nel tratto iniziale, all’ombra del bosco, guadiamo un ruscello e scavalchiamo le rotaie del treno; poi, affrontiamo un lungo sentiero gradonato, uscendo nei pascoli assolati; una breve discesa, ancora un guado e qualche metro in falsopiano per riprendere fiato in vista dell’arrampicata finale su pietrisco.




Oggi in Francia si celebra la festività dell’Ascensione e i gitanti sono tantissimi, sia sul sentiero che in vetta, soprattutto seduti ai tavoli esterni del rifugio. Del resto la Rhune, montagna transfrontaliera al confine tra Spagna e Francia, è una meta molto popolare e regala un panorama incomparabile: sulla costa basca e l’Oceano Atlantico da una parte, con le città di Biarritz e Saint Jean de la Luz, sui Pirenei spagnoli dall’altra. Non solo, è un sito protetto, in cui vivono animali in libertà come i grifoni e i pottok (pony baschi). Rimaniamo una mezz’oretta, dopodiché ridiscendiamo. Per la cronaca, abbiamo impiegato due ore a salire con passo normale e un’ora e mezza a scendere. Aggiungo che il percorso è in forte pendenza, da evitare se non si è abituati a camminare in montagna; non è una passeggiata per tutti. Ho visto persone, anche giovani, in difficoltà.  











Tornati al camper, notiamo che le auto sono parcheggiate ovunque, sui lati della strada, persino sui marciapiedi e il nostro mezzo è incastrato tra due vetture. Sono le 14 e non vorremmo attendere i comodi altrui. Con mille manovre e altrettante maledizioni rivolte ai due microcefali, autori di cotanta genialata, Marco riesce a liberare il camper. 

Il viaggio procede sulle pendici dei Pirenei alla volta di Ainhoa, piccolo villaggio basco all’apparenza molto carino, che osserviamo dai finestrini del camper, perchè c’è in giro il mondo e non si riuscirebbe a parcheggiare neppure uno spillo.

Continuiamo sulla D4 e poi sulla D20 per Espelette, rinomata per la coltura di un pregiato tipo di peperoncino, iniziata nel XVII secolo e avente due etichette: denominazione di origine controllata e di origine protetta. Anche qui sembra impossibile parcheggiare, ma Marco, grande estimatore del frutto rosso piccante, insiste un po’ nella ricerca e, adocchiato un camper fermo sulla D118 (N43.339500, O001.450799), si accoda; il margine è sufficientemente largo per contenerci e, comunque, sarà una visita “tocca e fuggi”, considerata la nostra insofferenza alla folla.

Per una scorciatoia saliamo al centro abitato definito “tipicamente basco”, ma, all’evidenza, snaturato e privo di autenticità. Da tradizione, il peperoncino, raccolto nel mese di agosto, è fatto essiccare in lunghe corde appese alle facciate delle case ed è ciò che caratterizza il borgo. Eppure, dà l’impressione di essere tutto finto, ad uso e consumo dei turisti, che si accalcano nelle vie e nei negozi in cui si vende la famosa spezia in ogni sua forma: dal cioccolato alla marmellata, dai formaggi ai condimenti vari, ecc.                         


 



 
                                                                 

Quando, poi, Marco scopre che il piment, come viene chiamato qui, ha un sapore dolce, il suo interesse viene meno. Non perdiamo ulteriore tempo. Possiamo proseguire per Saint Jean Pied de Port, classica tappa d’inizio del celebre Cammino francese per Santiago de Compostela e punto di convergenza delle diverse varianti.

Dopo 36 km sulla D918, bella strada affiancata dalla ferrovia e dal fiume Nive, ci fermiamo all’area camper “du Fronton” (ex campeggio) in 5, Chemin d’Eyheraberry (GPS: N43.160140, O001.236313); tariffa € 12 per 24 ore (paghiamo per 48 ore), corrente e camper service inclusi, a 800 metri dal centro. Non tutte le piazzole sono di cemento a livello del terreno: alcune sono rialzate, su scomode piattaforme da conquistare con uno slancio, rischiando di finire nel fossato sottostante, altre ancora su prato e terreno argilloso che, in caso di pioggia, fa sprofondare le ruote. 

A pochi metri c’è il Camping Municipal, con piazzole su erba. Entrambi sono poco distanti dalla Porta di Notre Dame e da quella di Spagna. La differenza tra i due è che la prima è ombreggiata, il secondo no, ma, in compenso, ha docce e toilettes. 

C’è però un’area camper su ghiaia in Avenue du Jai Alai, dopo la stazione di ricarica dei veicoli elettrici, un po’ lontana dal centro, (l’abbiamo notata il giorno seguente, recandoci al Carrefour per fare la spesa). 

Ceniamo e sfruttiamo gli ultimi raggi di sole per dare un primo sguardo al borgo, costruito per fini militari ai piedi dei rilievi pirenaici; difatti è cinto da mura in arenaria rosa, dalle quali si aprono varie porte d’accesso, tra cui quella di Saint-Jacques, patrimonio dell’Unesco, da dove entrano i pellegrini diretti in Spagna. 

In fondo all’area camper c’è un passaggio (supponevamo privato, ma non lo è), che conduce al fiume (a destra); da lì, per mezzo di una passerella in legno, arriviamo alla Porta di Notre-Dame e subito risaliamo Rue de la Citadelle fino ai bastioni. Tanta fatica e nemmeno la soddisfazione di goderci un bel tramonto. Siamo in ritardo di pochi secondi. Il disco rosso è appena sceso sotto la linea dell’orizzonte, mannaggia!






10/05/2024 (venerdì): Saint Jean Pied de Port 

14°C h 9 - 29°C h 14 - 29°C h 18 (sole, caldo)

Avevamo pensato di fermarci a Saint Jean Pied de Port due giorni, per spenderne uno in bici sulla Scandibérique (sito web: https://www.scandiberique.fr/), il tratto francese di Eurovelo 3 o Ciclovia dei Pellegrini (sito web: eurovelo-3-la-via-dei-pellegrini/), un percorso ciclabile di 5.650 km che va da Trondheim in Norvegia a Santiago de Compostela in Spagna, concatenando alcuni itinerari di pellegrinaggio più importanti d’Europa. 



L’idea era quella di pedalare da Saint-Jean-Pied-de-Port a Roncisvalle (una cinquantina di chilometri tra andata e ritorno e un dislivello positivo di oltre 900 metri). Senonchè, appurato che la segnaletica ci avrebbe portato prima sulla D933 e, poi, sulla N135, battuta da auto e TIR, mi sono spaventata e, nonostante le insistenze di Marco, sono stata irremovibile. D’accordo che i francesi rispettano i ciclisti, ma le strade trafficate le evito come la peste anche a casa. 

Ne approfitteremo per un po’ di relax. Intanto torniamo in paese e, all’opposto di iera sera, usciti dall’area camper svoltiamo a sinistra per entrare in centro dalla Porta di Spagna, quella da cui escono gli escursionisti che percorrono il Camino in direzione di Roncisvalle (solo pedonale ci è stato detto). 

La Rue d’Espagne, acciottolata, scende leggermente verso la Nive, che attraversiamo su un ponte romano, ritrovandoci all’ingresso della Porta di Notre Dame e all’inizio di Rue de la Citadelle. Quest’ultima è fiancheggiata da palazzine dall’architettura tipica della regione basca francese, con porte e finestre colorate in prevalenza di rosso; molte di esse sono adibite ad ostelli per viaggiatori, mentre a pianterreno ospitano varie attività commerciali. Ieri sera, dopo cena, la via era cupa e desolata; stamattina, invece, è viva e brulica di gente. 











Facciamo acquisti (guide, zaino, dolci, ecc.) e un salto all’Ufficio del Turismo; come quelli visitati nelle settimane precedenti, non offre alcunchè di utile per noi. Il confronto con la Germania è inevitabile: là, reperivamo facilmente montagne di opuscoli per qualsiasi attrazione turistica, mappe e itinerari in bici, a piedi, in canoa, ecc., gratuiti e a pagamento, non soltanto pubblicità di eventi o di attività commerciali e prodotti del territorio.

Trascorriamo il resto della giornata, peraltro torrida come non mai, sulla riva del fiume, alla fresca ombra degli alberi. Il mormorìo dell’acqua cristallina che scorre è una musica naturale rilassante e meditativa. In sottofondo, il canto melodioso degli uccellini nascosti tra le fronde accarezza l’anima. Se questo non è buontempo!



11/05/2024 (sabato): Saint Jean Pied de Port - Oloron Sainte Marie (76 km) - Laruns (35 km) = totale 111 km

16°C h 9 - 30°C h 12 - 25°C h 18 (sole, caldo, nuvoloso, pioggia)

11 km a piedi

E’ ora di rimettere in moto il camper. Sono 76 i km che ci separano da Oloron Sainte Marie. La D933 ci gratifica con una cornice di colline assolate e il profilo dell’alta catena dei Pirenei in lontananza. Deviando sulle D11 e D25 entriamo nella regione del Béarn: la struttura delle case cambia e il rosso delle finestre è rimpiazzato da tenui tinte pastello. Le greggi al pascolo si intensificano e compaiono varie aziende casearie che vendono formaggi di loro produzione.




L’area camper di Oloron Sainte Marie è gratuita (Rue Adoue, lungo la N134 - GPS: N43.184402, O000.608257), con camper service e corrente gratuiti; 7 posti su asfalto riservati ai camper in parcheggio misto (seguire la segnaletica in loco, non il navigatore).

Oloron si distende nella zona pedemontana dei Pirenei, alla confluenza delle valli d’Aspe e d’Ossau e dei rispettivi corsi d’acqua.

Vagabondando per le sue vie o volgendo lo sguardo da una parte all’altra dei suoi ponti ci imbattiamo spesso in scorci incantevoli, ma i 30°C di oggi e il sole implacabile rendono i nostri passi un po’ pesanti. 






L’Ufficio del Turismo è quasi spoglio; al suo interno è stata ricostruita la carrozza di un treno dove ci si può sedere per guardare video promozionali.

I monumenti più significativi di Oloron sono le sue tre chiese, che danno il nome ai tre quartieri in cui è divisa la città: Notre-Dame, Saint-Croix e Sainte-Marie. Gli edifici religiosi non mi fanno impazzire, tuttavia devo ammettere che ognuno dei tre luoghi di culto è riuscito a stupirmi:

1) Notre-Dame, della seconda metà dell’Ottocento, per gli affreschi e le colonne dipinte;






2) Saint-Croix (fine XI sec.), eretta su una collinetta, alla fine di una  strada balconata con vista sulle montagne, per la pala d’altare d’oro in stile barocco e un pulpito dalle tinte delicate;







3) Sainte-Marie (XII sec.) per un bell’organo azzurro e un portale romanico  di preziosa fattura, patrimonio dell’Unesco.




Visto il caldo, ci trasferiamo a Laruns: 35 km nella verdissima Val d’Ossau e all’interno del Parco Nazionale dei Pirenei. Pure qui predomina l’attività pastorizia: pascoli, pecore, produzione e vendita diretta di formaggio e, guarda caso, la segnaletica ci informa che ci troviamo sulla “Route du Fromage”, strada lineare, stretta tra montagne via via sempre più imponenti. 

Nel frattempo il cielo si rannuvola e l’aria si fa decisamente fresca.

L’area  camper di Laruns è privata e fa parte della catena Camping Car Park (in 33, Rue Barthèque - GPS: N42.987057, O000.430685); tariffa: € 6, con corrente e camper service, vicina al centro.






12/05/2024 (domenica): Laruns - Pau (40 km) - Mielan (67 km) = totale 107 km

16°C h 9 - 19°C h 18 (nuvoloso, pioggia)

9 km a piedi

Stamattina le montagne circostanti sono nascoste da una spessa coltre di nuvole basse. Sperando in un loro veloce dissolvimento, ci rechiamo in paese e diamo un’occhiata alla Casa del Parco dei Pirenei; quando vi usciamo, con un malloppo inaspettato di opuscoli e materiale vario informativo della zona (non posso crederci!), inizia anche a piovere copiosamente. Addio scalata in bici ai 1700 metri di quota del Col d’Aubisque (ecco il vero motivo della sosta a Laruns).



La giornata è più adatta alla visita di Pau, capitale storica del Béarn, distante 40 km: se è domenica e piove, non ci sarà in giro nessuno.

Infatti le strade sono deserte e il Parking Verdun Nord, quasi vuoto: è un grande parcheggio misto con centinaia di posti, di cui un settore con il limite di altezza di 2 metri; quello senza limite di altezza ha l’ingresso sia da Cours du Général de Division Jacques Camou (GPS: N43.299492, O000.376763) che da  Rue Ambroise Bordelongue (GPS: N43.298810, W000.375190); a pagamento dal lunedì al sabato dalle 8,30 alle 12,30 e dalle 14 alle 18; Tariffa € 1,50 per mezza giornata. Ticket smarrito € 5. Non si paga nei giorni festivi.



Ci rechiamo alla biglietteria del castello e, essendo chiusa per la pausa pranzo, attendiamo le 14. La visita dura circa un’ora e avviene con guida parlante solo francese (costo ingresso: € 7 cad. adulti). Entriamo alle 14,40 e usciamo alle 16. Vediamo alcune sale del castello in cui nacque, nel 1553, Enrico IV, re di Francia e di Navarra; non tantissime, ma ben arredate, tra le quali la sala dei cento coperti con l'enorme tavolo in legno di quercia e la stanza del re con la culla ricavata da un guscio di tartaruga. 







Più tardi, vagando per le vie del centro c’imbattiamo nell’Ufficio del Turismo.  Recuperata una mappa della città, proseguiamo la visita dalla chiesa di Saint Martin, proprio di fronte. 




Dietro la chiesa imbocchiamo il lunghissimo Boulevard des Pyrénées, una terrazza panoramica di 1800 metri, posata su 72 archi e costruita alla fine del XIX secolo per collegare il castello alla Piazza Reale, ideale per passeggiare o sedersi a contemplare le cime innevate dei Pirenei, ovviamente senza la foschia odierna. 






Una funicolare, gratuita, consente di superare più facilmente il dislivello di 30 metri tra la città bassa e quella dove ci troviamo ora, edificata su uno sperone roccioso e dilatatasi nel corso dei secoli. Noi preferiamo discendere la bella scalinata, tra palme e giardini fioriti, da cui intravediamo il Tour des Géants, un “museo all’aperto” composto da decine di totem gialli e dedicato ai ciclisti vincitori dei vari Tour de France. Da appassionati di ciclismo, non ce lo possiamo perdere; unico in Francia, rimarca l’attaccamento degli abitanti di Pau al grande evento sportivo, ospitato 75 volte su 110 edizioni (2024 escluso), e ogni anno si arricchisce di un totem giallo per celebrare il nuovo vincitore.





Infine, risaliamo nella città alta e gironzoliamo a caso tra negozi chiusi e stradine silenziose. Tornando al parcheggio, diamo un’occhiata alla chiesa di Saint-Jacques e, quindi, prendiamo la via per Nérac. 






Passiamo per Morlaas (D943), Vic-en-Bigorre (D7 e D6), Rabastens-en-Bigorre (D934 e N21) e ci fermiamo a Mielan per la sosta notturna (parcheggio gratuito per camper in 2, Avenue des Tulipiers (GPS: N43.433110, E000.308914).

Domani lasceremo il dipartimento dei Pirenei Atlantici per quello di Lot-et-Garonne, il sud per il nord-est. Il meteo, però, seguiterà ad accanirsi contro di noi.  



13/05/2024 (lunedì): Mielan - Nérac (89 km) - Penne d’Agenais (62 km) = totale 151 km

16°C h 9 - 24°C h 14 - 29°C h 17 (sole, caldo)

9 km a piedi

Stamani la pioggia ci concede una tregua. Nel cielo terso splende finalmente il sole e fa caldo. Purtroppo non durerà a lungo.

Stiamo per entrare nel dipartimento del Lot-et-Garonne, solcato dai due fiumi che gli danno il nome, Lot e Garonne, appunto.

Seguiamo la N21 per Laas, la D34 per Vic-Fezensac, la D112 per Valence-sur-Baise, la D930 per Condom e Nérac. 89 km di pascoli, campi arati, rilievi appena accennati, piccoli borghi arroccati e strade alberate.





Il parcheggio riservato ai camper di Nérac, in 12, Place du Foirail (N44.134374, E000.336453) è gratuito; il camper service è quasi nascosto dietro i bidoni della spazzatura.

In 10 minuti arriviamo nel centro storico. Ai piedi del castello, passato il ponte sulla Baïse, affluente della Garonna, una scaletta in pietra scende sul lungofiume e all’attracco delle barche che effettuano gite sul corso d’acqua, oggi color del fango, probabilmente a causa delle abbondanti e recenti piogge. 






Sulle vie interne affacciano case a colombière o in pietra con finestre dai colori pastello, mentre la chiesa di Notre Dame, dalla linea affusolata, domina dall’alto il borgo medievale. 




Un ponte gotico in pietra a tre arcate collega i due vecchi quartieri, ricchi di charme e molto fioriti, entrambi allungati sulle due rive del fiume. Dato che il castello è chiuso e la chiesa di San Nicola non ha che delle belle vetrate, torniamo al camper e leviamo gli ormeggi, muovendoci per Penne d’Angeais (62 km).









Saliscendi, talvolta lunghissimi, fendono una campagna ondulata, intervallata da boschetti o vigneti. Foreste rigogliose compaiono, invece, dopo Agen e frutteti alle porte di Penne d’Agenais.

Il parcheggio gratuito per camper si trova sulla riva del fiume Lot, opposta a quella del Porto di Penne e nel comune di Saint-Sylvestre, in 12, Avenue Jean Moulin (GPS: N44.396375, E000.804542), vicino all’Intermarché.

Per conquistare il Bourg di Penne, antica piazzaforte arroccata su un colle a 200 metri s.l.m., il cui castello fu fortificato da Riccardo Cuor di Leone, pare si debba affrontare una salitella di 2 km. Chiediamo info ad una signora del posto che, gentilmente, si offre di darci un passaggio in auto: per una fortunata combinazione si sta recando lassù a recuperare il vecchio padre, salito per prendere un po’ di fresco. Strada facendo, madame ci raccomanda di seguire, al ritorno, le indicazioni per la Gendarmerie; se sbagliassimo, i chilometri da percorrere diventerebbero sei. 

Il Bourg fa parte dei villaggi più belli di Francia: vi si accede dalla Porte de la Ville, da cui si dipanano vicoli lastricati e fioriti che salgono verso il santuario di Notre-Dame de Peyragude (in stile romanico-bizantino e riconoscibile da lontano per via della sua cupola argentata).













Oggi è lunedì e molte attività commerciali sono chiuse, rari i turisti a spasso. Il parco attorno al santuario, fresco e tranquillo, è un ottimo rifugio per sfuggire alla calura: si ode solo il canto degli uccellini e il fruscìo delle foglie mosse da un venticello leggero, gradevole. Il ritorno al fiume è veloce: i 2 km in discesa non sono un problema. Facciamo la spesa alI’Intermarché ed è quasi ora di cena.



14/05/2024 (martedì): Penne d’Agenais - Villéreal (31 km) - Monpazier (15 km) - Beynac et Cazenac (39 km) = totale 85 km

15°C h 9 - 18°C h 18 (pioggia battente, nuvoloso)

8 km a piedi

Tempo pessimo già di primo mattino. Passando dalla bastia arroccata di Monflaquin (non ci fermiamo perchè non vediamo parcheggi; senza contare che diluvia, ma meriterebbe), in 31 km perveniamo a Villéreal, che dispone di un’area camper gratuita in 7, Boulevard Alphonse de Poitiers (GPS: N44.638631, E000.740118); camper service e carico acqua pure gratuiti; non c’è l’allaccio alla corrente. Attendiamo la solita tregua dalla pioggia, che, regolarmente, finora, presto o tardi, breve o durevole, ci viene concessa. E così è! In cinque minuti siamo in centro. 

Villéreal è una piccola bastia reale, fondata nel 1267 da Alfonso di Poitier, con una piazza porticata in gran parte occupata dal mercato coperto risalente al XIV secolo, un bar / ristorante, il municipio e un supermercato. Un po’ discosta si erge la chiesa fortificata del XIII secolo, dotata di balestriere (o feritoie attraverso le quali gli arceri potevano lanciare le loro frecce) e di un cammino di ronda merlato. Unica nota negativa: il traffico nella piazza e le soste “selvagge” degli automobilisti. Peccato! 











Avvicinandoci a Monpazier (15 km), meravigliosa bastia del XIII secolo fondata da Edoardo I d’Inghilterra (più bella di Villéreal), entriamo nel dipartimento della Dordogna, che corrisponde alla regione storica del Périgord, suddivisa in quattro colori: nero (per le  foreste molto scure da sembrare nere, a sud est, nella zona di Sarlat-la-Canéda), verde (per le praterie e i boschi di latifoglie, a nord, nella zona di Nontron), bianco (per il suolo calcareo, a nord-ovest, nella zona di Périgueux) e rosso (per la tinta assunta dalle foglie di vite in autunno, a sud-ovest, nella zona di Bergerac). Ma il Périgord per me è anche giallo, come l’ocra delle pietre con cui sono costruiti i suoi villaggi.

L’area camper, gratuita, è dietro il cimitero di Monpazier (GPS: N44.684783, E000.894527), a due passi dal centro, con scarico acque grigie/nere gratuito e carico acqua potabile a pagamento; non c’è  l’allaccio alla corrente elettrica.

Entriamo nella bastia, rimasta pressoché intatta dalla sua fondazione nel 1284, da una delle antiche porte aperte nella cinta muraria e da subito è chiaro perchè le siano stati assegnati 3 fiori al concorso “Villaggi fioriti”. Le vie selciate convergono in una grande piazza delimitata da edifici porticati e impreziosita dalla struttura in legno del mercato coperto; sebbene uno dei quattro lati sia nascosto dalle impalcature, con operai al lavoro e mezzi meccanici parcheggiati davanti, è un incanto e le rose rampicanti dappertutto accrescono la sua bellezza. Grazie al cielo il tempo sta tenendo, regalandoci un’ulteriore oretta di tregua per poter scattare delle foto ricordo, seppur poco luminose. Ma, come mi ripeto sempre, poteva andare peggio.





















Infatti, non appena ripartiamo per Beynac et Cazenac (39 km sulle D53, D52, D710, D703) pioviggina e, quando arriviamo a destinazione, siamo accolti da un bell’acquazzone. 

Ci troviamo nella lussureggiante vallata del fiume Dordogna, dove abbondano siti eccezionali e castelli, come quelli di Castelnaud, Beynac-et-Cazenac, Milandes, Montfort e Fénelon. 

Concordiamo di visitare solo i borghi più noti di Beynac-et-Cazenac e di La Roque-Gageac; dato il maltempo, non ci fermeremo nemmeno a Vézac per vedere i Giardini di Marqueyssac e passeggiare lungo i suoi 6 km di vialetti delimitati da secolari siepi di bosso intagliate a mano (parcheggio GPS: N44.825300, W001.164130) (tariffe: € 12.90 adulti dal 30/03 al 11/11 - ragazzi 10-17 anni € 6,50; € 10,90 e € 5,50 dal 12/11 al 29/03, inclusa la visita al castello).

Al parcheggio riservato ai camper di Beynac-et-Cazenac ci sono dei posti liberi. Essendo una località molto gettonata, temevo il peggio. 

Il parcheggio per i camper di Beynac-et-Cazenac è in Place d’Alsace,(GPS: N44.839327, E001.150345); tariffa: si pagano € 8 solo dalle 19 alle 10 (parchimetro), senza servizi; in paese, ignorare il primo cartello segnaletico con il disegno del camper (è per l’area della catena Camping-Car-Park) e continuare sino alla fine dell’abitato finchè si incontra Rue de Sundhouse, sul lato sinistro della D703; in fondo alla via, si svolta a destra.



Speriamo in un miglioramento delle condizioni atmosferiche entro domani. Per ora, relax in camper. Alle 17,30 smette di piovere e ci catapultiamo fuori. Poco distante dal parcheggio, un’erta stradella in sassi, resi scivolosi dalla recente pioggia, sale al castello annidato sulla cima della falesia.

Da lassù gli occhi si posano immediatamente sul possente maniero di Castelnaud, che emerge dirimpetto dal folto della vegetazione, e sul lento scorrere della Dordogna tra dolci colline e campi coltivati. Data l’ora, il castello di Beynac è chiuso. Scendendo tra le case del borgo, non posso fare a meno di pensare all’affollamento di queste vie, ora vuote, in estate e nei giorni festivi. Chissà che baraonda!

















15/05/2024 (mercoledì): Beynac et Cazenac - La Roque Gageac (5 km) - Sarlat La Caneda (14 km) = totale 19 km

13°C h 9 - 17°C h 14 (pioggia intensa, nuvoloso, variabile)

9 km a piedi

Una pioggia incessante ha martellato sul tetto del camper per gran parte della notte e perdura durante il tragitto per La Roque Gageac, benché in fase di attenuazione. Mancano soltanto 5 km al pittoresco villaggio situato ai piedi di un’alta falesia, con le case aggrappate alla roccia. 

L’area camper si trova sulla D703 (GPS: N44.824189, E001.184276), alla fine dell’abitato, vicino al Centro di noleggio kayak; tariffe: € 15 per 24 ore; dalle 19 alle 10: € 10; dalle 8 alle 19: € 3 per 2 ore; € 4 per 4 ore; € 5 per 6 ore; € 6 per 8 ore. 



Come smette di piovere, usciamo lesti dal camper. Dalla strada principale si stacca un viottolo che sale tra le case del paese e dona una visuale dall’alto sul fiume Dordogna. Camminiamo, poi, lungo un vicolo quasi sommerso dalla vegetazione e seguiamo le indicazioni per il giardino botanico.

Da lì torniamo al camper, proprio mentre il cielo si apre mostrando un piccolo squarcio di azzurro; attendo che il sole vi faccia capolino per fare altre foto con una luce migliore. Che gioia!













Lasciamo la valle della Dordogna e viriamo a nord, verso Sarlat La Caneda (14 km). Dalla D703, deviamo successivamente sulla D46, altrettanto ampia e a due corsie, dove un cartello ci informa che stiamo percorrendo la Strada della Noce.

A Sarlat La Caneda c’è sia un’area camper in 4, Avenue du Général de Gaulle (GPS: N44.895610, W001.212600); tariffa: € 15 per 23 ore (max 48 ore), in pendenza e lontano dal centro, che un piccolo parcheggio per camper in Place des Anciens Combattants d’A.F.N. (GPS: N44.894591, E001.212994); tariffa: € 15 per 24 ore, rumoroso, a fianco del cimitero e anch’esso distante dal centro. Entrambi non ci convincono. Facciamo un ulteriore tentativo al parcheggio in 12, Rue Paul Verlaine (GPS: N44.883176, E001.212666); è ad 1 km dal centro, gratuito e tranquillo, in un quartiere residenziale. Aggiudicato!



In circa 15 minuti a piedi raggiungiamo il cuore di Sarlat, abbastanza contenuto, nonostante abbia la più alta densità di monumenti registrati e classificati in Europa (66 in un perimetro di 11 ettari). La cittadina è cresciuta attorno ad una grande abbazia benedettina di origine carolingia; nei suoi vicoli medievali e chiusi al traffico, girovaghiamo con piacere, scoprendo ad ogni passo scorci fantastici. La circolazione dei veicoli è ammessa esclusivamente in Rue de la République, che taglia in due il nucleo antico: la zona a nord della via è poco estesa e sono presenti unicamente attività commerciali, strutture di ricezione, bar e ristoranti; quella a sud ospita, invece, la piazza del Municipio, la cattedrale, edifici gotici e rinascimentali, come palazzo Plamon (nella piazzetta con le tre oche in bronzo strafotografate) o il Manoir de Gisson (il solo visitabile: sito web: https://www.manoirdegisson.com/), completamente arredato con mobili d’epoca, oltre naturalmente a caffé, ristoranti e negozi, in particolare di prodotti tipici regionali, quali il fois gras, i formaggi e i salumi. Tra un rovescio e l’altro riusciamo ad esplorare anche questo piccolo gioiello. Bisogna accontentarsi: il meteo è talmente imprevedibile! 

Torniamo al parcheggio, che intorno alle 20 si riempie rapidamente di vetture: di certo sono gli utenti del vicino centro sportivo. Pernotteremo qui.








16/05/2024 (giovedì): Sarlat La Caneda - Les Cabanes du Breuil (15 km) - La Madeleine (4 km) - Roque Saint Christophe (16 km) - Perigueux (44 km) = totale 79 km

11°C h 9 - 20°C h 17 (sole, pioggia, sole)

9 km a piedi

Ieri, all’Ufficio Turistico di Sarlat La Caneda, la mia attenzione è stata attirata dalla pubblicità di un luogo particolare, a soli 15 km da qui: Les Cabanes du Breuil. Perciò, stamattina, inserito l’indirizzo nel navigatore, dopo aver percorso 13 km sulla D47, c’infiliamo in una stradina laterale, tortuosa e strettissima, che si snoda all’interno di un fitto bosco (seguire segnaletica per pullman). Una volta imboccatala, c’è da sperare di non incrociare altri veicoli nel senso inverso, men che meno un pullman. 2 km carichi d’ansia per arrivare al parcheggio gratuito (in Lieu dit Les Cabanes, Saint André d’Allas  - GPS: N44.920902, E001.125149) e, se non avessi visto con i miei occhi il bus lì posteggiato, mai avrei creduto che un mezzo così ingombrante potesse veramente salirvi. Mamma mia!

Ci rechiamo alla biglietteria (da aprile a settembre aperta tutti i giorni dalle ore 10 alle 20, negli altri mesi orari ridotti; ultimo accesso un’ora prima della chiusura). Paghiamo € 7 cad. e, dalla guida cartacea in italiano dataci in prestito, scopriamo che le “Cabanes du Breuil”, capanne costruite in pietra a secco, a base circolare e con il tetto conico ricoperto da lastre in ardesia, sono gli antichi annessi agricoli di una fattoria privata di Saint-André-d'Allas, ancora in attività. La loro origine resta, però, un mistero. Fino al XV secolo appartennero ai benedettini di Sarlat e venivano usate come abitazioni dai contadini che lavoravano nei campi ed allevavano gli animali; invece, tra il XVIII e il XIX secolo divennero laboratori per gli artigiani del ferro, del legno, ecc. Cosa le rende tanto speciali? Forse il fatto che sono state magnificamente restaurate dagli attuali proprietari, tanto da essere classificate “monumento storico” e trasformate in un museo dedicato alla loro storia e alle tecniche di costruzione in pietra a secco; oppure per il paesaggio da cartolina senza tempo, dove oche, anatroccoli, galline e pulcini vagano liberamente tra i visitatori. 









All’uscita prendiamo la strada che scende dalla parte opposta rispetto a quella salita all’andata, vietata ai bus e con un limite di larghezza di 2,5 metri. Alla fine, seppur più corta (1 km), si rivela peggiore della precedente, perchè, è vero che il camper ci passa, ma non avevamo previsto i rami bassi e sporgenti degli alberi, che lo “accarezzano” sui fianchi, provocando un lamento straziante e penoso. Di nuovo e per fortuna, non incrociamo alcun veicolo. Non oso pensare a quel che sarebbe accaduto altrimenti.

Continuiamo sulla D47, fino ad incontrare la D706, che segue il corso del fiume Vézère nella valle omonima e dalla quale ci separiamo temporaneamente, a Lespinasse, favorendole la stradella che porta al sito trogloditico della Madeleine (4 km). Sebbene la carreggiata sia stretta, sono presenti delle piazzole laterali per facilitare il passaggio di due vetture affiancate.

Il parcheggio in Lieu dit Goudelie, Tursac (GPS: N44.970924, E001.031964), è gratuito e il ticket d’ingresso al sito costa € 9,90 cad. (include la visita ad una fattoria-museo nei dintorni). Il prezzo un po’ alto del biglietto è giustificato dal fatto che il denaro serve per finanziare i lavori di recupero dell’area, tuttora in corso. All’ingresso viene consegnata una mappa con il percorso da seguire in autonomia e un codice per accedere/uscire dalla fattoria. 

Un sentiero ci conduce ai piedi della falesia, che precipita bruscamente nelle acque scure della Vézère. L’uomo della preistoria utilizzò le caverne della parete rocciosa come riparo già 17.000 anni fa, caverne trasformate in abitazioni dall'Alto Medioevo alla fine del XIX secolo. Procedendo, infatti, l’itinerario ci svela il villaggio troglodita medievale, il quale conserva, altresì, una cappella gotica del XV secolo. Da ultimo saliamo ai resti del Fort de la Laisse, costruito nel XIII secolo, e  da lì guadagniamo l’uscita.






Nel frattempo si sono addensate nubi nere e minacciose, presagio di una tempesta imminente. A passo da bersagliere, in quattro salti copriamo i 500 metri che ci dividono dalla fattoria. Diamo un’occhiata veloce, nella speranza di poter evitare l’acquazzone che sta per abbattersi su di noi. I primi goccioloni ci colgono sulla via del ritorno, a 100 metri dal parcheggio. Uno scatto fulmineo e siamo salvi.

Piove a dirotto lungo la strada per la Maison Forte de Reignac (sito web: https://www.maison-forte-reignac.com/) ed è ora di pranzo quando arriviamo nel parcheggio gratuito (GPS: N44.980616, E001.054016), proprio di fronte al forte e alla falesia cui è aggrappato. Anche qui sono stati usati come stanze gli antri naturali della roccia. Visto il tempaccio, soprassiediamo alla sua visita (libera), che include varie sale, oltre al museo della preistoria, alla camera delle torture e alle grotte sovrastanti, raggiungibili con una serie di scale (aperta tutti i giorni dalle 10 alle 18/19/20 in base alla stagione; tariffa adulti € 10,90 e varie riduzioni per disabili e ragazzi). Ed ecco all’improvviso timidi raggi di sole farsi largo tra le nuvole; lesta, scendo dal camper e faccio una foto al volo. Bastano due secondi di luce per rendermi felice.




Nell’attesa di capire come evolverà la situazione meteorologica nelle prossime ore, proseguiamo per La Roque Saint Christophe (parcheggio per camper sulla D66, Peyzac-le-Moustier - GPS: N44.987950, W001.070790). Si tratta di una cavità naturale di 1 km di lunghezza, presente in una falesia a picco sul fiume Vézère, a 80 metri di altezza, abitata dall’uomo sin dalla preistoria.

Approfitto di un’ulteriore apertura del cielo e di un parcheggio nei pressi di una discarica per scattare una foto ricordo all’esterno del sito trogloditico, ben visibile davanti a noi (non si sa mai!) e bene ho fatto, perchè, poco dopo, inizia a diluviare. 



Ci addentriamo, allora, nella valle fino a Saint Léon sur Vézére (una dozzina di chilometri), incluso nel Club dei Borghi più belli di Francia. Il parcheggio per i camper è in un prato (GPS: 45.012340, O001.089960) e un cartello ne sconsiglia l’uso in caso di pioggia. Peccato non poterci femare! 

Continuando lungo la valle della Vézère arriveremmo alla grotta di Lascaux - sito web:https://lascaux-ii.fr/en/ (parcheggio diurno per camper a Montignac (GPS: N45.061450, W001.165090) - famosa per le testimonianze pittoriche risalenti al Paleolitico e soprannominata la "Cappella Sistina della Preistoria”; scoperta nel 1940, fu chiusa al pubblico nel 1963 per proteggerla. Nel1983, venne aperta Lascaux II, la prima ricostruzione della caverna originale e, nel 2016, Lascaux IV, una replica completa con sale multimediali per una full immersion nell'atmosfera degli uomini primitivi (visita guidata solo in francese o inglese e prenotazione necessaria in alta stagione).

Dico “arriveremmo”, perchè non sono molto convinta di volerci andare:  vale la pena perdere tempo e denaro per vedere una riproduzione della grotta? Del resto, non si può visitare tutto: i biglietti d’ingresso hanno costi che impongono delle scelte. E il meteo pessimo aiuta a prendere decisioni che dispiaciono.

Torniamo indietro e, a Le Moustier, salutiamo la valle della Vézère per imboccare la D6 (poi D710 e D6089) in direzione nord e di Perigueux, una strada secondaria, nè stretta, nè larga, che s’inoltra tra foreste, prati verdi, rossi e gialli; nessuna fabbrica all’orizzonte, solo delle case sparse qua e là dai tetti scampanati. Eppure, in mezzo al nulla, troviamo un camper service gratuito (con carico/scarico acque nere e grigie), molto comodo per il nostro serbatoio nautico. Tante grazie!



Dopo 44 km varchiamo la soglia dell’area camper in 38, Rue des Prés, Perigueux (GPS: N45.187615, E000.730830), seguendo la segnaletica in loco consigliata per i camper e non il navigatore, che spesso sceglie percorsi assurdi. La sbarra è alzata e il parchimetro non funzionante (diversamente, si pagherebbe € 6,60 per 24 ore + 0,68 per tassa di soggiorno); c’è un rubinetto per caricare l’acqua all’ingresso dell’area, ma non so se ci sia anche la possibilità di scarico, perchè non abbiamo notato alcun pozzetto e, invero, neppure cercato, in quanto non ne avevamo bisogno.

E’ presto e ci sta un giretto in centro (10 minuti a piedi). Dall’area camper, svoltiamo a sinistra e c’infiliamo nella pista ciclopedonale sulla riva del fiume L’Isle, affluente della Dordogna e che oggi non ha per niente un bel colore, certamente a causa dei vari temporali che si sono susseguiti nel corso della giornata. Già prima del ponte ci appare la grandiosa cattedrale di Saint Front, in stile bizantino, con le sue cinque cupole turrite. Ricomincia a piovere e corriamo a ripararci nella chiesa, perchè abbiamo dimenticato gli ombrelli sul camper. L’interno è sobrio e la pianta particolare, a croce greca. Ciò che mi colpisce maggiormente è il lampadario centrale dalle proporzioni gigantesche, come pure la pala d’altare e il pulpito scolpiti in legno: dei veri capolavori. 





Quando la perturbazione si allontana, andiamo a curiosare nelle vie medievali, strette tra alti e antichi palazzi, che sfociano in varie piazzette, nonchè a una zona più moderna con nulla di rimarchevole. Al ritorno ci sorprende di nuovo la pioggia. Ci ripariamo ancora in chiesa e, infine, prendiamo la via del parcheggio. Ormai è quasi ora di cena.




17/05/2024 (venerdì): Périgueux - Brantôme (28 km) - Saint Jean de Côle (25 km) = totale 53 km

12°C h 9 - 18°C h 17 (nuvoloso, sole, variabile)

6 km a piedi

Le strade di Périgueux, al di fuori dell’area pedonale, sono abbastanza caotiche e per lasciare la città è necessario armarsi di tanta pazienza. Raggiunta la D939, il traffico diventa scorrevole e in circa 20 minuti arriviamo a Brantôme (28 km), che ha la particolarità di essere, come un’isola, completamente accerchiata da due bracci del fiume Dronne.

Il parcheggio per i camper, con carico/scarico e allaccio alla corrente, è in 9, Chemin Vert Galant (GPS: N45.360609, E000.647459), in fondo alla via, dopo quello per le auto; è molto grande, su prato e sterrato. Per entrare bisogna posizionarsi davanti alla sbarra, inserire la targa sul display della colonnina adiacente, scegliere il tempo di permanenza e pagare con carta di credito (noi € 4 per 5 ore) .

Il centro è raggiungibile tramite un sentiero nel bel parco dagli alberi secolari, ma, come al solito, ce ne accorgiamo solo al ritorno. Per altra via perveniamo ad un ponte in pietra ad arcate sul fiume Dronne, che offre una bella vista sull’abbazia benedettina, fondata da Carlo Magno nel 769, e su un mulino trasformato in hotel di charme completamente rivestito di edera. Un quadretto veramente idilliaco!




Oggi è giorno di mercato e il piazzale antistante l’abbazia è invaso dalle bancarelle, in una delle quali acquistiamo quattro tipi di torta alle noci (naturale, al miele, al caramello, al cioccolato): una goduria sublime per me che adoro le noci, il cioccolato, il caramello e il miele! Non vedo l’ora di abbuffarmi!

Spostandoci sul retro del monastero, ove hanno sede due musei e gli uffici del Comune (ingresso gratuito alla chiesa), possiamo osservare le grandi caverne nella falesia, in cui vissero i primi monaci e da dove fu ricavato il materiale per costruire il complesso abbaziale. Le grotte, se non sono in corso lavori di manutenzione, si visitano liberamente o con la guida, altre sono occupate da attività commerciali. 

Da uno dei tanti ponticelli di collegamento approdiamo sull’isola e andiamo a zonzo improvvisando, finchè, giunti di nuovo nei pressi del mulino, seguendo il sentiero  nel parco, torniamo al camper.







Saint Jean de Côle, classificato tra "I più bei villaggi di Francia”, è la nostra prossima meta; 25 km di boschi e prati con mucche, cavalli e asini al pascolo. Il parcheggio per i camper è all’uscita del paese, in 9, Lieu dit Le Bourg (GPS: N45.419775, E000.840643); dispone di soli 5-6 posti, ma è gratuito e con Camper Service, a 100 metri dal centro.



Il borgo è piccolo, molto fiorito, tranquillo e raccolto attorno alla chiesa, insolita con l’annesso mercato coperto. Accanto vi sorge il bel castello della Marthonie, non visitabile, e un ponte in pietra sul fiume Côle. In questa stagione le case sono adornate da cespugli di rose rampicanti di ogni colore (a proposito: il secondo fine settimana di maggio, in occasione delle Floralies, il borgo medievale di Saint-Jean-de-Côle viene addobbato con migliaia di fiori).

L’assenza di gitanti ci permette di assaporare la pace del luogo e di trascorrervi una quieta notte.

















18/05/2024 (sabato): Saint Jean de Côle - Uzerche (72 km) - Brive la Gaillarde (36 km) - Collonges La Rouge (16 km) = totale 124 km

11°C h 9 - 22°C h 16 (pioggia, nuvoloso, soleggiato)

10  km a piedi

Riprendiamo il viaggio verso est e la città di Uzerche. La D707 corre tortuosa tra piantagioni di noci, frutteti, boschi e prati, in uno dei quali scorgo un cerbiatto acquattato nell’erba alta. Seguiamo le indicazioni del navigatore, che ci guida sulla D75 e all’ingresso del dipartimento della Corrèze (l’ultimo dei 12 toccati in Nuova Aquitania), a sud del Massiccio Centrale, comprendente una porzione del Parco Naturale Regionale di Millevaches e alcuni borghi caratteristici. Inaspettatamente, il navigatore, per accorciare il tragitto di pochi chilometri, ci spedisce a tradimento sulla D107, molto stretta. Rimaniamo col fiato sospeso finchè incrociamo la D902 (sarebbe stato meglio continuare sulle D6, a due corsie, che, con le D7 e 901, va comunque ad immettersi sula D902, ma tant’è!). 





72 km per arrivare a Uzerche, la perla del Limosino, turrita e annidata in un meandro della Vézère. Il parcheggio per camper gratuito è in 17, Rue Paul Langevin (GPS: N45.424574, E001.566441), con corrente pure gratuita (basta inserire la presa e premere il pulsante); a pagamento solo Camper Service (carico e scarico); nei pressi: wc, sentiero pedonale, parco giochi e area picnic; oggi è giorno di mercato e per accedervi dobbiamo seguire la ripidissima deviazione di Rue des Buges.



Dall’area camper attraversiamo il ponte sul fiume per arrampicarci su un’irta rampa che si stacca dalla strada principale, la quale ci introduce subito nel borgo antico; in alternativa, si può salire più dolcemente svoltando a sinistra e seguendo la D920: entrambe sboccano nella piazzetta dove sono situati l’Ufficio del Turismo, ora chiuso per la pausa pranzo, e l’abbazia di Saint-Pierre, il cui sagrato è un incredibile balcone sulla Vézère. Rari i turisti nelle vie lastricate e fiorite, sebbene sia sabato; parecchi i palazzi disabitati e in rovina. Un gran peccato, perchè Uzerche è bellissima. Scendiamo una via a caso e, sottopassando una delle 9 porte fortificate rimaste, la Porte Bécharie, ci ritroviamo poco dopo sulla D920.









Recuperato il camper, facciamo rotta verso Brive-La-Gaillarde. 

Da Uzerche, la D920 affianca l’autostrada e volge decisamente a sud, sempre in un piacevole contesto naturale.




Percorsi 36 km entriamo in città: una gran folla si sta radunando nella piazza principale per assistere ad un concerto. Non ci pensiamo due volte. Al volo sostituiamo le coordinate dell’area camper di Brive-la-Gaillarde (GPS: N45.164770, E001.541730) con quelle di Collonges La Rouge e fuggiamo a ruote levate. 16 km ed eccoci all’area camper in Route du Marchadial (GPS: N45.057974, E001.659029); tariffa: € 12 per 24 ore, inclusi corrente e camper service; € 6 dalle 10 alle 18.



A  Collonges-la-Rouge, classificato tra i villaggi più belli di Francia e circondato da piantagioni di noci e castagni, i suoni armoniosi della campagna danno il ritmo giusto alla vita. Ex roccaforte dei Conti di Turenne, nel XIV secolo era uno dei maggiori feudi di Francia; ora è una tappa importante per i pellegrini diretti a Santiago de Compostela. Avvicinandoci al centro, saltano subito all’occhio le numerose torri e torrette che s’innalzano verso il cielo (si dice siano almeno 25). Come suggerisce il nome, gli edifici hanno la particolarità di essere stati costruiti in arenaria rossa, una pietra ricca di ossido di ferro: dal vecchio mercato coperto dei cereali e dei vini del XVI secolo alla Porte Plate, dall’Hôtel Ramade de Friac con le due torri di guardia alla chiesa fortificata di Saint-Pierre, dal castello di Vassinhac con le eleganti finestre a bifora a quello di Benge, dalla Maison de la Sirène con il suo portico a volta (ospita un museo delle arti e delle tradizioni popolari) alla Chapelle des Pénitents Noirs del XIII secolo, sono tutti tesori che si possono ammirare durante una passeggiata tra i suoi vicoli.















Oggi, però, è domenica e le vie del borgo, chiuse al traffico motorizzato, sono traboccanti di gente di ogni nazionalità. E’ all’evidenza una località molto frequentata, con negozi di artigianato e di prodotti locali, bar, gelaterie e ristoranti. Ma già alle 18 vediamo che i negozianti ritirano le loro mercanzie e i turisti, piano piano, si avviano al parcheggio. Tra non molto regnerà la calma e la potremo apprezzare meglio. Rientriamo al camper anche noi, riproponendoci di tornare in paese dopo cena. Detto fatto! Alle 21 le strade sono deserte, i locali e i negozi chiusi (solo in un ristorantino appartato gli ultimi commensali si attardano ai tavoli), il sole sta tramontando e ora si respira un’atmosfera completamente diversa. 



19/05/2024 (domenica): Collonges La Rouge - Turenne (11 km) - Beaulieu sur Dordogne (36 km) - Argentat (26 km) - Saint Paul des Landes (40) - Crandelles (6 km) = totale 119 km

13°C h 9 - 27°C h 15 (soleggiato, pioggia, temporale)

13  km a piedi

Siamo alle battute finali e il sole da un paio di giorni ci onora della sua presenza. Turenne, anch’esso nella lista dei villaggi più belli di Francia, dista soltanto 11 km, di cui 7 sulla D19 stretta e ad una sola corsia, e 4 sulla D8 (evitare la D150 a causa di un ponte basso). 

Il parcheggio per i camper è in Avenue du Sénateur Labrousse (GPS: N45.053803, E001.578428), gratuito, senza servizi, con vista sul borgo e sul colle attorno al quale lo stesso è avvinghiato come un serpente. 





In  centro prendiamo la via che sale alla nostra destra verso il castello del XIII sec., arroccato in cima (più che un castello, si tratta di due torri contrapposte ai lati di un giardino); sotto le mura che lo cingono c’è un ristorantino da cui proviene un profumino invitante, ma è troppo presto per pranzare. Da qui, c’infiliamo in un vicolo che si srotola dal versante opposto rispetto a quello salito in precedenza; è molto stretto e scosceso, solo pedonale e s’insinua tra le abitazioni. Tornati nella parte bassa, acquistiamo torte e dolci alle noci nel negozietto di prodotti tipici: prima di lasciare la Route de la Noix (Strada della Noce), non potevamo non farne una scorta. L’Ufficio del Turismo era chiuso al nostro arrivo; ora c’è un addetto ed è la stessa guida incontrata al castello. 









Torniamo sulla D8 e, deviando sulla D720, scendiamo a sud-est. Incrociata la D803 e superato il ponte sulla Dordogna, confluiamo nella D940. Attorniati da piantagioni di noci, risaliamo il corso del fiume in direzione contraria a quella della sua foce nella Gironda, verso nord e l’area camper di Beaulieu sur Dordogne in Rue Gontrand Royer (GPS: N44.976437, E001.841098 - attenzione, perchè il navigatore dice di girare a destra dove c’è il divieto di accesso; bisogna, invece, continuare fino all’incrocio successivo e girare a sinistra; in fondo alla via c’è la segnaletica (cartello blu con disegno del camper) e si svolta stretto a sinistra); gratuito di giorno, si paga solo nella fascia oraria 19 - 9, con wi-fi e camper service (acqua ed elettricità a pagamento).




Beaulieu sur Dordogne, lo dice il nome, è un “bel luogo”, cui accediamo varcando la Porte Sainte-Catherine. Tra antiche dimore, alcune delle quali a graticcio o decorate con statue e ornamenti vari, perveniamo all’Abbazia Saint-Pierre del IX secolo, dal portale preziosamente scolpito, e alla Place de la Bridolle. Qui, la segnaletica ci indirizza alla Chapelle des Pénitents dal particolare campanile a vela. Nei pressi c’è la Passerelle des Aubarèdes, pedonale, che collega le due sponde della Dordogna, permettendo di approdare all’isolotto racchiuso tra due rami del fiume: un luogo di relax ben piantumato e ombreggiato, dotato di ristorante, piscina e boungalows nonchè di sentieri per pigre passeggiate sulla riva del corso d’acqua.














A questo punto manca solo Argentat, nell’alta valle della Dordogna, per completare il nostro itinerario in Nuova Aquitania. Dobbiamo approfittare della giornata soleggiata per concludere in bellezza, ragion per cui ripartiamo di gran carriera. Dalla D940 ci portiamo sulla D12, a due corsie e scortata dal fiume Dordogna, che si indovina tra la folta vegetazione di una valle classificata riserva mondiale della biosfera dall'UNESCO. La strada, tortuosa, si snoda tra montagne boscose e noceti, in un quadro idilliaco, tant’è che, quasi, quasi, dispiace arrivare a destinazione dopo 26 km.






Ad Argentat c’è il Camping Municipal Le Longour in Route d’Egletons (GPS: N45.102180, W001.943870). Tariffe: piazzola da € 5,50 a 6,20; adulti a partire da 13 anni da € 5 a 5,60; bambini da 4 a 12 anni da € 2,70 a 3; animali € 2,50; elettricità € 4;

oppure l’Area camper privata antistante il campeggio - GPS: N45.102210, W001.940040).

Entrambi sono in periferia (più tardi vedremo un sentiero pedonale, sulla riva della Dordogna, che li connette al centro storico in 17 minuti a piedi).



Perciò, cerchiamo e troviamo un parcheggio più vicino in 4, Rue Douvisis (GPS: N45.092984, E001.931238), gratuito, nei pressi del supermercato Casino e di fronte al Syndicat Agricole et Viticole (oggi è domenica e gli uffici sono chiusi).

Intanto sopra di noi si stanno radunando nuvole nere cariche di pioggia. A passo svelto ci fiondiamo verso la parte antica; non sembrava troppo lontana e, invece, c’è da galoppare un bel po’. Una stradina prima del ponte sulla Dordogna scende al fiume, la cui superficie riflette le tipiche case dai balconi di legno. Sulla banchina Lestourgie notiamo una scultura di legno, realizzata per ricordare il periodo florido della città, allorquando, grazie della sua posizione strategica, sviluppò il commercio del legno utilizzando le gabarre, imbarcazioni tradizionali a fondo piatto atte a trasportare la merce lungo le acque calme della Dordogna.








Questo è tutto quanto riusciamo a vedere di Argentat, perchè, non appena ci introduciamo nelle sue vie interne, grossi goccioloni iniziano a cadere dal cielo livido, costringendoci a ripiegare velocemente verso il camper. Ed è così che l’ultima località del nostro itinerario ci saluta con tuoni e lampi, giusto per chiudere col botto (è il caso di dirlo!) il nostro viaggio. 

Inizia qui la fase di rientro, che durerà qualche giorno, come all’andata, affinchè i chilometri che ci separano dall’Italia non siano di puro trasferimento, ma diventino viaggio e scoperta essi stessi.

Ora, però, è necessario scovare un posto in cui trascorrere la notte. A 40 km da qui, a Saint Paul des Landes, c’è un piccolo parcheggio gratuito per camper in Rue de Moinac (GPS: N44.942430, E002.316710).

Sotto una pioggia torrenziale risaliamo la D1120 e la D120, mentre lembi di nuvolette bambagiose si sollevano dal fondovalle boscoso. 



Purtroppo, al nostro arrivo i parcheggi sono già occupati. Ma, alla fine, non tutto il male viene per nuocere, perchè, in caso contrario, ci saremmo persi una sosta idilliaca a Crandelles, a soli 6 km di distanza, in 4, Rue de l’Eglise (GPS: N44.958829, E002.342569): 5 stalli affacciati su un laghetto incastonato in una splendida cornice naturale, reso ancor più seducente dalla calda e dorata luce del sole che, finalmente comparso, sta per tramontare; permanenza massima: 24 ore, parcheggio illuminato fino alla 23, ma è praticamente in paese (Camper Service a pagamento). 

Ceniamo con in sottofondo il suono dei campanacci delle mucche al pascolo, il gracidare delle rane e il frinire dei grilli. Che meraviglia!







20/05/2024 (lunedì): Crandelles - Thueyts = 283 km

12°C h 9 - 16°C h 18 (pioggia, nebbia, nuvole basse, diluvio, sole)

Tornati sulla D120, ci dirigiamo ad Aurillac per poi lanciarci verso meridione grazie alla D920. Pascoli e mucche abbondano nella zona. Del resto, non è questa la Strada dei Formaggi d’Alvernia?  

Piove e, tra infiniti ups and downs, in uno sfondo alpestre, ci avviciniamo al Parco Naturale Regionale dell’Aubrac. Oggi è il lunedì di Pentecoste e non c’è in giro un’anima: possiamo goderci il viaggio con calma e ammirare il panorama (non ci siamo nemmeno resi conto di essere saliti di quota). Seguendo le indicazioni per Rodez, affrontiamo una lunga discesa che ci porta a Entraygues, un bel borgo sorto sulla riva del fiume Truyère (che dispone anche di un’area camper), nel punto in cui lo stesso confluisce nel Lot. Corriamo insieme a quest’ultimo in una valle verdeggiante fino ad Espalion, dove ci distacchiamo dal corso d’acqua per prendere la D28 in direzione di Laissac e, poi, la D45 per La Canourgue. Inutile chiedersi perchè il navigatore snobbi la D988, più breve: abbiamo accettato di affidarci a lui incondizionatamente e, quindi, non fiatiamo.




All’incrocio, svoltiamo a sinistra sulla D809 e continuiamo per Marvejols. Forse sarebbe stato saggio seguire la veloce Route Nationale N88 per Mende e Pradelles, ma vuoi mettere il brivido dell’avventura? E suvvia, fidiamoci del dispositivo, che sa le misure del nostro mezzo: non ci tradirà!

Quando svoltiamo sulla D999, però, un po’ ce ne pentiamo: la strada s’inerpica subito contorta sul versante della montagna senza più permettere un’inversione di marcia. La salita sembra non finire mai e continua sulla D1 (Col de Charpal), in un ambiente che, tuttavia, ben promette. Man mano procediamo, il sottobosco si colora del giallo delle ginestre; i cespugli aumentano in maniera esponenziale laddove gli alberi si diradano, dipingendo d’oro l’altopiano su cui siamo sbucati e che ora stiamo percorrendo a bocca aperta. Una felice e inaspettata sorpresa! Faccio fatica a scattare le foto dal finestrino del camper perchè, come spesso accade, le occasioni e le condizioni migliori sono sempre dalla parte del guidatore. Del resto, fermarsi sul ciglio potrebbe essere di disturbo alle altre vetture, benché rare. Non posso che riempirmi gli occhi di tanta bellezza e accontentarmi, grata per il privilegio di esserne partecipe. 








Raggiunta Rientort-de-Randon, prima di Chateauneuf-de-Randon saliamo ancora un po’ e attraversiamo il Plateau (altopiano) du Palais du Roi,  anch’esso rivestito dell’oro delle ginestre (strada con sbarra, chiusa in inverno) e caratterizzato da ripidi saliscendi.

Incrociata la veloce N88, la discendiamo sin oltre Langone; dopodiché tagliamo sulla D108, a due corsie, fino all’incrocio con la N102, ampia e curvilinea, con pendenze fino al 10%, che scendiamo per 18 km lungo le spettacolari ed aspre Gole dell’Ardèche (Parc Mondial Unesco).





E’ ormai tardo pomeriggio ed è ora di cercare una sistemazione per la notte. A Barnas c’è un campeggio, ma si rivela piccolissimo e al momento chiuso, con un accesso assai difficoltoso. 

Fallito il primo tentativo di sosta, proseguiamo per Thueyts per altri 4 km. L’area camper in Chemin de la Condamine (GPS: N44.672525, E004.219988) è gratuita. I posti sono tutti occupati, ma riusciamo a sistemarci in uno slargo senza ostruire il passaggio. 



Non conoscevo questo sito arroccato su una colata basaltica ai piedi dei vulcani Gravenne e Prat, sovrastante la valle del fiume Ardèche, e mi sono documentata. Thueyts è noto per: 

1) il Selciato dei Giganti (o Chaussée des Géants), un flusso di basalto tra i più alti in Europa; 

2) il Ponte del Diavolo; 

3) una via ferrata; 

4) la Scala del Re; 

5) la Scala della Regina; 

i quali si possono ammirare nel corso di un’escursione, consigliataci dal locale Ufficio del Turismo. Non meno interessante è il paese, che vanta un piccolo castello, case rinascimentali, piazzette, ecc. La sua fertile terra vulcanica favorì la frutticoltura, in particolare delle ciliegie. Sino al XX secolo il mercato delle ciliegie di Thueyts aveva una certa rilevanza: all’epoca ne venivano vendute 50 tonnellate. Un murales in Place Pouget ricorda quel periodo.





21/05/2024 (martedì): Thueyts - Aspres-sur-Buëch = 211 km

10°C h 9 - 19°C h 12 (soleggiato, nuvoloso, soleggiato)

Già che siamo qui, non possiamo esimerci dal fare un’escursione a piedi al Pont du Diable (Ponte del Diavolo). La gentile ragazza dell’Ufficio del Turismo ci ha assicurato che è facile, non dovremo avventurarci su vie ferrate e non ci occuperà per più di un’ora.




Il sentiero inizia dal ponte sulla N102, segnalato da apposito cartello e ci introduce dolcemente nella gola con i suoi stretti tornantini. In 15 minuti, con una breve disgressione alla Cascata della Gola degli Inferi, arriviamo al Ponte del Diavolo, che scavalca in un unico arco il torrente Ardèche (la sua sorgente è a pochi chilometri da qui) in una profonda gola scavata dall’acqua nel corso dei millenni: uno scenario molto suggestivo. Per tornare al punto di partenza si può fare un giro ad anello. Lasciando il ponte alla nostra sinistra e salendo un sentiero a gradoni, giungiamo all’inizio della “via ferrata” (per escursionisti esperti e noi non lo siamo). Adesso il sentiero corre in piano per un tratto, passando sotto una bella parete basaltica (Chaussée des Géants). Alla fine del sentiero ci attende una scala scavata nella roccia (Scala del Re), tremendamente inclinata e vertiginosa, su cui ci arrampichiamo aiutandoci con un “corrimano” in ferro (nulla di impossibile, ma chi non se la sente può tornare dal sentiero fatto all’andata). Sbuchiamo così sul retro del campo di calcio e, rasentandone un lato, torniamo all’area camper. Meno di un’ora per un’esperienza fantastica. Ne è valsa la pena!







Salutiamo Thueyts e ci riportiamo sulla N102, che segue l’andamento a serpentina del fiume Ardèche nel lussureggiante Parco Naturale Regionale dei Monti d’Ardèche. Le curve si susseguono una dietro l’altra, disegnate dal corso d’acqua, che scende al nostro fianco. TIR, ciclisti, motociclisti e automobilisti condividono pazientemente la carreggiata, la quale non sempre ha margini laterali e non permette facili sorpassi. La strada ha tre corsie e pendenze lievi, alternando, in entrambi i sensi di marcia, due corsie ad una singola.

Abbandonato il fiume Ardèche ad Aubenas, la N102 sale a tornanti verso Villeneuve-de-Berg per poi planare con ampie curve e rettilinei ad Alba-la-Romaine.

Il navigatore ci dirotta, quindi, sulla D107 e a Viviers nella D86. Oltrepassato un bel ponte sospeso sul Rodano, procediamo lungo D73, D126, N7, D133 - D541 per Grignan, antico borgo circondato da alte mura. 




Poi su: 

- D541 - D941 per Valreas;

- D541 - D538 per Nyons;






- D94 / D994 per Rémuzat (Gorges de St. May e Parc naturel régional des Baronnies Provençales);







- D91 per Rosans e Serres (chiusa prima di Rosans); ritorniamo a Rémuzat e seguiamo la deviazione di 39 km sulla D61 per Luc-en-Diois (al 7% e molto nervosa, con parecchi tornanti), nel Parc des Baronnies, valicando il Col de Prémol (963 m s.l.m.) nell’Alta Valle della Drôme.



All’incrocio con la D93 svoltiamo a destra; poco dopo c’insinuiamo tra gli enormi massi di un sito denominato “Le Claps” (peccato non potersi fermare).





Più avanti affrontiamo anche la salita al Col de Cabre (9 km al 4,8% di pendenza media, con punte al 7%) nonchè 14 km di discesa e ulteriori 11 in falsopiano fino ad Aspres-sur-Buëch; nel parcheggio gratuito in Avenue de la Gare (GPS: N44.520319, E005.754026 - la sosta per i camper è autorizzata dalle 19 alle 13; (non c’è alcun servizio, all’infuori di una fontanella con acqua potabile); è a ridosso della ferrovia, ma si rivelerà silenzioso (abbiamo sentito solo due passaggi di treni la sera e uno la mattina).





22/05/2024 (mercoledì): Aspres-sur-Buëch - Barcelonnette (98 km) - Jausiers (7 km) - Vinadio (55 km) = 160 km

13°C h 9 - 21°C h 16 (soleggiato, nuvoloso, soleggiato)

Ci rimettiamo in strada seguendo:

- D994A / D994 / D291 per Gap;

- D900B per Barcelonnette (corre alta rispetto al lago di Serre Ponçon, offrendo una vista superba sullo stesso);



- D900 lungo la valle dell’Ubaye, patrimonio Unesco.







A Barcelonnette verifichiamo con dispiacere che la vecchia area camper è chiusa in modo definitivo. 

7 km dopo entriamo a Jausiers, ma l’area camper è inagibile e sono presenti dei sigilli (GPS: N44.421470, E006.737288); l’impianto pare installato di recente, però non è in funzione: forse lo sarà in  futuro.

Mancano 55 km a Vinadio ed è presto. Possiamo attaccare i 16 km di salita del Colle della Maddalena (o Col de Larche, come è chiamato dai francesi) e gustarci i 20 tornanti in discesa verso l’Italia, a velocità da crociera per non investire le tante marmotte che ci tagliano la strada … e un capriolo. Per fortuna siamo gli unici utenti motorizzati, al momento!






Nel grande spiazzo di fianco al Forte di Vinadio, sulla SS21 (GPS: N44.306773, E007.170707) parcheggiano soprattutto i TIR che, a centinaia, vanno giornalmente a caricare l’acqua minerale Sant’Anna allo stabilimento di Pratolungo-Roviera.

Ci sistemiamo anche noi in un cantuccio appartato e ci rechiamo in paese per sgranchirci le gambe, in attesa dell’ora di cena. Dormiremo qui, con gli autotreni che continuano ad arrivare fino a notte fonda, riempendo ogni metro del piazzale.











23/05/2024 (giovedì): Vinadio - Cuneo (39 km)

14°C h 9 (soleggiato, temporale)

GIà di prima mattina, sulla Statale SS21 della Valle Stura c’è un gran via vai di TIR; non ha margini laterali e. guardandola con occhi da ciclista, appare, ahimè, inadatta alle bici: molto pericolosa! 

Però, da un local abbiamo saputo dell’esistenza di una pista ciclabile sulla sponda opposta del torrente Stura. La si può imboccare da Demonte (base di partenza anche per il Colle di Fauniera o dei Morti) oppure da Borgo San Dalmazzo (passando da Valdieri e affrontando le dure rampe del Santuario della Madonna del Colletto) e, dopo aver percorso la meno caotica SP337 fino a Vinadio, si prosegue in sede protetta finchè si incrocia la strada che sale al Santuario di Sant’Anna e al Colle della Lombarda (ora chiuso), splendida e infinita ascesa che ci piacerebbe bissare unitamente a quella del Colle di Fauniera in un futuro, si spera, non troppo lontano.

A Demonte ci fermiamo allo Spaccio Caseificio Vallestura per fare scorta di formaggio, yogurt e cuneesi, cioccolatini originali di Cuneo, con ripieno cremoso e variegato, non solo al rhum. 

Sono già le 11 quando arriviamo all’area camper di Cuneo in Via Porta Mondovì, 11 (GPS: N44.385365, E007.552062); tariffa: € 8 per 24 ore, sosta massimo per 72 ore (possibilità di ritornare dopo 72 ore); 8 posti divisi da siepi, con allaccio alla corrente. Camper Service esterno. Nei pressi c’è l’Info Point, la pista ciclabile del Parco fluviale Gesso e Stura nonchè l’ascensore gratuito per salire in centro, con o senza bici; lo prendiamo subito per raggiungere la vastissima Piazza Galimberti e la pedonale Via Roma, principale arteria della città. 




Sia la piazza che Via Roma sono fiancheggiate da edifici porticati ed ospitano innumerevoli attivtà commerciali, di cui alcune storiche e di tradizione. Non amiamo particolarmente fare shopping, eppure non possiamo non apprezzare lo sforzo della cittadinanza per mantenerli aperti: veniamo da una regione, la Lombardia, dove tantissimi piccoli esercenti hanno dovuto soccombere all’avanzata dei grandi centri commerciali e non ci par vero vedere tutte queste botteghe resistere stoicamente. Che bell’atmosfera si respira! Sembra di essere tornati indietro nel tempo!

I portici di Cuneo si estendono per 8 km, se si considerano anche quelli di Via Nizza, e sono tutti differenti, risalendo a varie epoche storiche, dal medioevo all’età barocca: sicuramente sono comodi per vivere la città nei giorni di pioggia.








Su via Roma affaccia altresì il Municipio (ex collegio del Padri Gesuiti risalente al 1711) con la torre civica alta 52 metri, sulla quale si può salire per ammirare il panorama delle Langhe e delle Alpi (l’ho scoperto solo a casa), e tanti bei palazzi ristrutturati o in fase di restauro, altri decadenti. 









Ed ecco che tuoni e fulmini annunciano l’imminente arrivo di un temporale; ci affrettiamo verso il parcheggio, evitando per un pelo una bella grandinata. Piove a lungo e copiosamente, ma dopo cena torna il sole; ne approfittiamo per fare quattro passi rilassanti sulla vicina pista ciclopedonale, seppur in parte allagata, allietati dal canto degli uccelli, nella natura selvaggia del Parco fluviale Gesso e Stura.




24/05/2024 (venerdì): Cuneo - Grumello del Monte (321 km)

11°C h 9 - 25°C h 16 (sole, nuvole)

Lasciamo Cuneo con un arriivederci. Ci torneremo senz’altro!

Mantenendo il navigatore in modalità “evita autostrade”, ci addentriamo nel favoloso paesaggio vitivinicolo delle Langhe-Roero e Monferrato, passando da La Morra, Barolo, Alba e Nizza Monferrato.






Poi è la volta della pianura coltivata della Padania. Attraversiamo il Po a Pieve del Cairo ed entriamo nella Lomellina; le sue risaie allagate riflettono il cielo plumbeo odierno e sono pura poesia. 



A Pavia ammiriamo il Ponte Coperto, in mattoni rossi e a cinque arcate, che varca il Ticino. 




Un po’ di caos in centro e, quindi, c’immettiamo nella tangenziale per Crema, dove, all’area di sosta camper gratuita in Via Giacomo Crespi n. 8 (GPS N45.354763, E009.675688), svuotiamo i serbatoi delle acque grigie e nere.

Infine, percorriamo gli ultimi 46 km sulla Strada Provinciale per Orzinuovi e sulla Statale Soncinese. Adesso il navigatore è superfluo: i luoghi ci sono ben noti. Respiro, con un misto di malinconia e gioia, l’aria di casa. E’ trascorso poco più di un mese dalla nostra partenza, ma ad ogni rientro sono felice di rivedere i miei figli e condividere con loro la nostra ennesima avventura. Home sweet home!



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