Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso. (Luis Sepulveda)

venerdì 17 novembre 2023

POTSDAM in camper (Germania-Brandeburgo, maggio 2023)



Potsdam è stata una tappa del nostro viaggio nel Brandeburgo del 2023 (link al diario: Brandeburgo e Berlino in camper).

Il parcheggio attrezzato per camper a Potsdam è in Am Krongut 3 / Postdamerstrasse 196 (GPS: N52.412729, E013.028992), tariffa € 15 per 24 ore; è enorme e provvisto di Camper Service nonchè di colonnine per la corrente nella zona a destra (€ 0,60 per kw/h); acqua potabile € 1 per 100 litri.

Altre opzion: 

- parcheggio per camper e bus a pagamento in Zur Historischen Mühle 1, Potsdam (GPS: 52.40584, 13.033): tariffa 2023 € 20 per 24 ore, senza servizi, dietro il castello;

- parcheggio misto a pagamento Voltaireweg 1 in An d. Einsiedelei 3, Potsdam (Lu-Ve dalle 15 alle 20, Sa-Do dalle 8 alle 20): tariffa € 0,50 per 20 minuti, vicino al castello.



30/05/2023 (martedì): Potsdam


Non ci si può recare nel Brandeburgo senza fare una sosta a Potsdam, il suo capoluogo, dichiarata dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Circondata da boschi rigogliosi, la città si è sviluppata attorno all’Havel, proprio nel tratto in cui il fiume si allarga a formare tutta una serie di laghi. Viene chiamata “la Versailles tedesca“, ma il paragone con la reggia francese è ingannevole, perchè Federico II, terzo re di Prussia, a differenza del re Sole, non aveva manie di grandezza. Ricevette l’appellativo “il Grande” per le sue capacità militari, oltre a quello di “re filosofo”, perchè aveva idee illuministe ed era appassionato di arte, musica, poesia, ecc. Progettando il complesso di Sanssouci, fra il 1745 e il 1747, cercò un equilibrio tra l’architettura degli edifici, distribuiti all’interno di un immenso parco, e il paesaggio naturale circostante. Il cosiddetto “schloss” era in realtà una casa di campagna ad un piano, arredata in stile rococò secondo la moda dell’epoca, pensata come luogo di evasione dal caos di Berlino. “Sanssouci” in francese significa, appunto, “senza preoccupazioni”.

A Sanssouci Federico coltivava frutta, fiori nelle serre, invitava i suoi amici intellettuali, musicisti, scrittori; principalmente ebbe un rapporto significativo con due apprezzati artisti contemporanei: Voltaire e Bach. Viveva in una società esclusivamente maschile, perchè quello era il suo gusto. Si sposò a 22 anni con la nipote dell’imperatore per compiacere il padre, ma da quel matrimonio non nacquero figli: dopo la prima notte di nozze, non ebbe più rapporti con la moglie. L’unica donna gradita a Sanssouci era la sorella Guglielmina, sua confidente fin dall’infanzia (è grazie alla corrispondenza intercorsa tra i due fratelli che si è potuto ricomporre la vita del re). Gli altri esseri femminili perennemente presenti erano, invece, le sue levriere.

Federico il Grande ebbe un ruolo importante nella storia d'Europa e per approfondire la sua conoscenza mi sono sciroppata quasi sei ore di video del mitico Alessandro Barbero. Potrebbe apparire di una noia mortale, ma chi conosce questo storico sa che, al contrario, il tempo in sua compagnia scorre sempre piacevolmente.


     



Torniamo ad oggi. Nel pomeriggio seguo Marco lungo una stradina a nord-ovest del parcheggio: secondo lui porta al Sanssouci. 




All’incrocio con una strada secondaria svoltiamo a destra e, in fondo alla via, in effetti, c’è la segnaletica. Andiamo a sinistra e, poco dopo, intravediamo l’Orangerie attraverso il fogliame degli alberi e ci avviciniamo. Attualmente sono in corso lavori di ristrutturazione e non è visitabile, ma dev’essere molto bella: situata all’estremità settentrionale del parco Sanssouci, venne costruita, tra il 1851 e il 1864, sulla base degli schizzi di Federico Guglielmo IV, sesto re di Prussia, nello stile rinascimentale italiano apprezzato dal sovrano. In inverno, nelle due ali laterali vengono tuttora collocate le piante tropicali per proteggerle dal freddo. Nell’edificio centrale, che era riservato agli ospiti ed alla servitù, c’è un piccolo gioiello: la Sala Raphael, dove, suddivise su due piani, sono esposte circa 50 copie dei dipinti di Raffaello Sanzio.






Dal giardino, scendiamo una scalinata a fianco della fontana e avanziamo fino ad incrociare una strada asfaltata e, successivamente, un vialetto sterrato. A sinistra si va allo Schloss Sanssouci, nella parte orientale del parco, mentre a destra al Neue Palais (Palazzo Nuovo), nella parte occidentale. Decidiamo di visitare innanzitutto quest’ultimo. 




Sotto un sole cocente e accecante marciamo spediti verso il palazzo, eretto alla fine di un viale interminabile; aggiriamo l’ala a sinistra e adocchiamo un cartello rosso con la scritta “Ticket”, per scoprire, una volta arrivati alla biglietteria, che il martedì è giorno di chiusura. Tanta fatica per niente! 

Torniamo sui nostri passi e ci portiamo ai piedi dello Schloss Sanssouci, edificato sul crinale di una collinetta. Più che un castello è un palazzo ad un piano, con due ali laterali. Dal giardino sottostante, abbellito da una fontana coronata da 12 statue in marmo bianco, una scalinata si allunga verso il cielo e supera sei ampie terrazze, disposte su altrettanti livelli, coltivate a vigneto; nei muretti di sostegno, 168 nicchie, munite di porte vetrate, accolgono piante delicate o esotiche. 






Saliamo i 132 gradini e, guadagnata la cima, andiamo alla biglietteria, posta di fronte al vecchio mulino. L’ingresso al castello costa € 14 cad.; la visita è libera, con audioguida in italiano, ad orari stabiliti e indicati sul biglietto rilasciato. 



Riusciamo ad entrare con l’ultimo turno di giornata, alle 16,35 (chiusura alle 17,30) e a vedere 11 sale, ma non la cucina. Fu Federico il Grande a tracciare gli schizzi degli interni e degli arredi in base alle sue esigenze e alla sua fantasia; seppur non si curasse della moda o delle etichette di corte, egli amava l’arte e soprattutto lo stile rococò. 














Conclusa la visita (dura circa 50 minuti) e usciti dal palazzo, essendo relativamente presto, andiamo alla ricerca del nucleo antico di Potsdam. Però, senza una mappa, orientarsi è un problema. Erriamo per un’ora in una zona residenziale deserta, dove anche il navigatore del cellulare ci prende in giro. Sconfortati, ci arrendiamo. Per oggi, i 14 km percorsi a piedi possono bastare; rimandiamo tutto il resto a domani.



31/05/2023 (mercoledì): Potsdam 


Stamattina, lasciata alla nostra destra l’Orangerie, scendendo verso lo Schloss Sanssouci notiamo, a nord dello stesso, un gruppo di rovine create artificialmente; nei loro pressi, un bacino d’acqua alimenta le fontane del parco e dei giardini. All’incrocio, svoltiamo a destra e raggiungiamo la BrandeburgerTor, dopo aver superato il Winzerberg (un complesso terrazzato usato fin dal 1763 per la coltivazione di vino e frutta), preceduto dalla Triumph Tor am Mühlenberg, eretta per segnare l'inizio di una strada mai realizzata. 





Secondo Google Map l’Uffico del Turismo si troverebbe nei dintorni della BrandeburgerTor, ma noi non lo vediamo. Dalla Luisenplatz c’infiliamo, allora, nella Brandeburger Strasse (alle spalle della Porta), pedonale e commerciale, che corre in linea retta fino alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo; le diamo una sbirciatina, prima di deviare a sinistra e seguire la segnaletica per Cecilienhof (la casa di campagna in stile inglese in cui venne firmato il Trattato di Potsdam alla fine della Seconda guerrra mondiale). 




Lungo la strada c’imbattiamo nel quartiere olandese, l’Holländisches Viertel (racchiuso tra Gutenbergstrasse e Benkerstrasse), riconoscibile dagli edifici in mattoni rossi e gli infissi bianchi; la sua costruzione fu avviata sotto il regno di Federico Guglielmo I (il “re sergente”, padre di Federico il Grande), nel 1733 e, alla sua morte, fu completato dal figlio nel 1742. 

Federico Guglielmo I, durante i suoi viaggi ad Amsterdam e L’Aia, aveva cominciato ad apprezzare la cultura olandese. A quel tempo la nazione prussiana era poco popolata, così ebbe l’idea di chiamare a Potsdam lavoratori e artigiani olandesi, con la speranza che, una volta costruito un quartiere tutto per loro, sarebbero rimasti a viverci. Le cose non andarono secondo i suoi intenti e le case, quindi, vennero occupate anche da artisti e soldati francesi.

Ai giorni nostri il quartiere è frequentato soprattutto dai turisti, che ne affollano i negozi, i ristoranti e le caffetterie con i tavolini all’aperto.



Guidati dai cartelli segnaletici blu e bianchi, arriviamo al Neuer Garten,  un parco a nord dell’abitato, confinante con due laghi: l’Heiliger See e lo Jungfernsee. 



Una stradina sterrata passa per la Biblioteca Gotica e il Marmorpalais (palazzo rivestito di marmo della Slesia), in stile neoclassico e residenza estiva dei sovrani, che affaccia sul lago Heiliger. 




Attraversato praticamente tutto il parco, ormai in prossimità del lago Jungfern, ecco finalmente lo Schloss Cecilienhof, commissionato, nel 1913, dal kaiser Guglielmo II (terzo e ultimo imperatore tedesco nonchè nono e ultimo re di Prussia) per il suo primogenito, il principe ereditario Guglielmo, e sua moglie Cecilia. Alla fine della Seconda Guerra mondiale, mentre il principe Guglielmo era già agli arresti domiciliari nella casa di famiglia ai piedi del castello di Hohenzollern (credo perchè simpatizzasse per i movimenti antinazisti), anche Cecilia fu costretta, nel febbraio 1945, a fuggire da Cecilienhof, che venne occupata dalle truppe sovietiche, e a rifugiarsi in Baviera. La casa, al termine  del conflitto, fu sede della conferenza di Potsdam del luglio-agosto 1945 tra gli Stati Uniti (Truman), il Regno Unito (Churchill) e l’URSS (Stalin), con la quale si decise il destino della Germania e dell’Europa. Oggi, Cecilienhof è in parte adibita ad hotel e in parte a museo (ingresso adulti € 12 cad., visita libera con audioguida in italiano). Vediamo 14 stanze e per ognuna c’è una narrazione dei fatti accaduti in quel periodo. Se si è appassionati di storia, vale la pena. 










Usciti da Cecilienhof, vari cartelli ci indicano la via da prendere per salire al Belvedere sul Pfingstberg, una dolce collina alta solamente 76 metri e distante 1,7 km da qui. Come l’Orangerie vista ieri, fu fatto erigere, tra il 1847 e il 1863, da Federico Guglielmo IV, sempre imitando lo stile rinascimentale italiano adorato dal re. 

Un sentiero all’ombra del bosco ci porta all’ingresso dell’edificio (Ticket: € 8 cad. v. foto). Si può salire sulla terrazza della torre panoramica di sinistra per mezzo di una doppia scala a chiocciola in ferro (se non si soffre di vertigini). Da lassù, la vista si apre a 360° sui laghi, sulle foreste, sulla città di Potsdam. Salgo solo io per scattare delle foto ricordo e, poi, torno da Marco che, nel frattempo, si è riposato su una panchina del giardino. 














Quindi, imbocchiamo un altro sentiero ad ovest del Belvedere, che ci porta alla Alexander Nevsky Memorial Church, una bella chiesa ortodossa immersa nel verde, e al Quartiere russo di Alexandrowka (in Russische Kolonie). La colonia russa, formata da 13 chalets di legno scuro, ornati da orti e frutteti, fu costruita, negli anni ’20 dell’800, nel classico stile russo per volere di Federico Guglielmo III, quinto re di Prussia, in onore dello zar Alessandro I, suo grande amico, deceduto anni addietro. I primi residenti furono i membri di un coro militare russo del primo reggimento prussiano, molto apprezzato dal re. Dalla strada non se ne vedono molte; una è stata convertita in ristorante tipico e bisogna suonare il campanello affinchè le cameriere in abiti tradizionali aprano il cancello. 






Dalla tranquillità del quartiere russo, in breve arriviamo alla trafficata Voltaireweg. Più avanti, riconosciamo la scalinata laterale dello Schloss Sanssouci, cui saliamo per poi scendere da quella centrale verso il giardino e la fontana. Lì, svoltiamo a destra in direzione del Neues Palais, che è fronteggiato dal Tempio Antico e dal Tempio dell’Amicizia. 







Oggi la biglietteria è aperta; il ticket per gli adulti costa € 12 e il nostro ingresso è fissato per le 16,30; abbiamo giusto 15 minuti di tempo per riposare. 

La visita è accompagnata da una guida che parla tedesco (per gli stranieri c’è l’audioguida in varie lingue, compresa quella italiana). 

Il Neues Palais era un palazzo di rappresentanza fatto edificare da Federico il Grande vent’anni dopo la costruzione del Sanssouci (tra il 1763 e il 1769), alla fine della Guerra dei sette anni, per magnificare la potenza della Prussia anche in ambito architettonico; consiste di 200 stanze per gli ospiti, quattro sale per le feste e un teatro in stile rococò. Federico si riservò l'ala meridionale del palazzo, la cosiddetta Königswohnung o Friedrichswohnung ("abitazione del re" o "abitazione di Federico").



Il gruppo di visitatori si sposta compatto da una stanza all’altra e fotografare non è facile, perchè la guida, accertatasi che nessuno sia rimasto indietro, chiude le porte alle nostre spalle. Gli interni sono sontuosi e mi lasciano a bocca aperta. Se la Grottensaal (Sala della grotta, decorata con migliaia di conchiglie, vetri e minerali) è stupefacente, da effetto “wow”, la Marmorsaal (Sala dei Marmi) appare la più sfarzosa: ha le pareti ricoperte da marmi pregiati e dodici statue raffiguranti otto principi elettori del Brandeburgo nonchè quattro grandi imperatori romani. Il Teatro ci è precluso, non so per quale motivo. 
















Usciti dopo un’ora, ci precipitiamo inutilmente verso la Chinesische Haus (Casa Cinese): la biglietteria è già chiusa e non possiamo entrare.  Ho letto che il dipinto sul soffitto raffigura una società cinese dai tratti somatici europei (mancando all’epoca i contatti con l’estremo oriente, così erano immaginati i loro volti dagli artisti; all’interno è custodita una collezione di porcellane orientali. Sarà per un’altra volta!





Ci sarebbero altri edifici e monumenti da vedere, ma conosco i limiti di sopportazione di Marco e devo trovare un giusto compromesso tra i nostri reciproci interessi. 

Oggi, i chilometri macinati a piedi sono 20, dalle 10 del mattino alle 7 di sera. E’ vero che tutte le attrazioni sono raggiungibili in bici (un itinerario ciclistico, l"Alter Fritz", ben segnalato, si snoda, per 18 km, dalla stazione ferroviaria al parco di Sanssouci, passando per il centro storico (Link alla mappa: https://www.schloesserrundfahrten.de/tour/karte), ma nei parchi non ci si può avvicinare ai monumenti in sella. In ogni caso, per noi è un piacere camminare e non è stato un problema.



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