(70 km – 1.650 metri di dislivello in bici da corsa)
1° week-end nel vicentino
Il pensiero corre a Marina, al nostro colloquio
telefonico di ieri sera e alla nostra amicizia che dura da oltre trent’anni,
nonostante non ci si frequenti più come un tempo. Il bene di una persona lo
percepisci anche a distanza, non è necessario vedersi. Le sue telefonate, seppur
rare, sono sempre graditissime e arrivano, neanche a farlo apposta, proprio in
particolari momenti della mia vita, come se un filo telepatico ci unisse.
Quello che rimane, quando chiudiamo la conversazione, è un fluido magnetico,
un’energia positiva che ancora stamattina mi accompagna mentre pesto sui pedali
su questa salita impervia, che tra circa 12 Km e 1.000 metri di dislivello mi
porterà al Passo di Campogrosso, a quota 1.457 metri s.l.m. E’ una fra le più
dure ascese che si possano trovare nel vicentino, avendo una pendenza media dell'8,4%.
Ieri sera, dopo il lavoro, siamo partiti da Grumello per Recoaro Terme. Il
viaggio sulla A4 fino al casello di Montecchio, poco prima di Vicenza, è stato
veloce. Da lì, percorrendo la SP 246 e attraversando i centri di Trissino e
Valdagno, abbiamo raggiunto la nostra meta. L’area camper si trova sulla
sinistra, all’ingresso del paese e ci si arriva dopo aver superato una bella
rampetta (€ 5,00 per 24 ore di sosta ed € 1,00 per il pieno dell’acqua; per
l’erogazione della corrente, se servisse, € 0,50 all’ora). Si paga in un bar
del centro di cui non ricordo il nome. Il gestore rilascia un gettone che
consente di alzare la sbarra quando si esce.
Recoaro, oltre ad essere una
famosa località termale e a trovarsi in una verdissima conca circondata da
boschi e montagne, è un buon punto d’appoggio per accedere a tutta una serie di
Passi e salite abbastanza impegnative di cui la zona è ricca. Quella che sto
affrontando in questo momento non concede un attimo di tregua. Sale subito
rabbiosa ed ostile, senza dare il tempo di abituarsi gradualmente alla fatica.
Il fiato è già corto e i muscoli doloranti, ma non mi lamento; l’ho voluta io e
adesso me la godo fino in cima. Il panorama è fantastico, con i gruppi rocciosi
delle Piccole Dolomiti che si estendono tutt'intorno. Giorgetti,
Frizzi, Merendaore, sono i nuclei che incontriamo lungo la strada, che, via
via, si restringe e, poco prima di Merendaore, s'impenna al 15%. A parte un
breve tratto pianeggiante a metà salita, la pendenza si mantiene quasi sempre
al di sopra del 10%.
Il sole picchia inclemente già dalle prime ore del mattino
e i pochi alberi incontrati lungo il cammino non riparano dai suoi raggi
cocenti. Solo quando inizia una serie di 11 tornanti possiamo pedalare qualche
minuto all'ombra del bosco. Poi il paesaggio si fa sempre più brullo. Superate
due brevi gallerie e un paio di tornanti, scorgiamo il Rifugio Campogrosso. Gli passiamo accanto e continuiamo dritto per circa 200 metri
fino ad un bivio privo di segnaletica. Per raggiungere Pian delle Fugazze ci
sembra ovvio scendere a sinistra, essendoci un divieto di accesso per la strada
che abbiamo di fronte. Per un paio di chilometri non incontriamo nè auto nè
ciclisti.
Guardiamo sconcertati le pietre che invadono sempre più la
carreggiata man mano che perdiamo quota e un dubbio ci assale. I due podisti
che incrociamo confermano i nostri sospetti. La strada a fondovalle è chiusa;
bisogna ritornare al bivio e scendere da quella col divieto di accesso, aperta
però ai pedoni ed ai ciclisti. Ecco, dunque, spiegata la scarsità di traffico:
i veicoli a motore possono salire al Passo di Campogrosso soltanto da Recoaro Terme
e poi sono costretti a tornare indietro per la stessa strada. Quindi, è fuori
dai circuiti battuti dai motociclisti che amano valicare i colli. Risaliamo al
Passo e imbocchiamo l’altra stradina. Nel primo tratto aperto, il panorama è
una meraviglia; poi il fitto bosco in cui penetriamo poco dopo ci sottrae alla
vista il paesaggio.
Sbuchiamo su un’altra strada, dove un gruppo di
escursionisti sloveni è alle prese con una cartina. Vorrebbero raggiungere Cima
Carega, ma non trovano indicazioni stradali. Non mi sorprendo. Purtroppo non
possiamo essere loro di aiuto. Anche noi stiamo andando a naso. Destra o
sinistra? Proviamo a destra e siamo fortunati. Ci troviamo a Pian delle Fugazze
(1.163 m s.l.m.), un valico che mette in comunicazione la Vallarsa con la valle
del Pasubio e quindi Rovereto con Schio. Svoltiamo di nuovo a destra e
scendiamo verso il comune di Valli del Pasubio.
I primi 5-6 km sono ripidi e
caratterizzati da 14 tornanti; poi, attraversata la frazione di S. Antonio, la
pendenza si addolcisce. Dopo 20 km arriviamo a Schio e, alla biforcazione della
strada, teniamo la destra, dirigendoci verso la stazione, dove troviamo le
indicazioni per il Passo di Zovo, che seguiamo.
Sarà il caldo,
ma questa salita di soli 6 km mi pesa un po’. Ci fermiamo ad una fontanella per
rinfrescarci e poi, finalmente, scolliniamo, dopo aver superato 400 metri di
dislivello complessivi.
La discesa verso Novale è bella e tranquilla. Mi godo
con calma il panorama e la piacevole sensazione che mi procura l’aria sulla
pelle.
Al fondovalle giriamo a destra e ritorniamo a Recoaro. La strada è in
leggera salita e trafficata, ma i 10 Km passano in fretta, soprattutto perché
il pensiero è già alla gelateria che avevo adocchiato stamattina, alla partenza
di questo gradevole, seppur breve, giro ad anello tra l’alta valle dell’Agno e
la valle del Pasubio.
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