1° giorno - GIOVEDI’: Verso la Valle del Panaro e il Monte Cimone
Il
ponte del 25 aprile è un’occasione da cogliere al volo per
trascorrere qualche giorno sull’Appennino Emiliano. Già
pregustando aria di vacanza, imbocchiamo la “Serenissima”,
direzione Venezia, per poi deviare, a Brescia, sull'“Autostrada dei
vini”, verso Piacenza ed immetterci, quindi, sulla più famosa e
battuta “Autostrada del Sole”. Cielo limpido e azzurro, aria
frizzante e venticello primaverile. Chiacchiera, chiacchiera,
arriviamo quasi a Bologna, mentre saremmo dovuti uscire al casello di
Modena Sud. Alla faccia della distrazione! Dietro front, giusto in
tempo per evitare l’infinita coda dei vacanzieri diretti verso le
spiagge romagnole. Una veloce consultazione della cartina ci consente
di individuare la via più breve per Vignola. La cittadina, famosa
per le sue ciliegie, si trova all’imbocco della Valle del Panaro,
ampia e luminosa, che risaliamo con circospezione, alla ricerca di un
posteggio per il camper, poichè l’intenzione sarebbe quella di
raggiungere, da qui e in bici, il Monte Cimone (2.165 metri di alt.).
Non troviamo nulla adatto allo scopo, perciò continuiamo, costeggiando
il Panaro e dirigendoci verso Fanano e Sestola (scopriremo, tre
giorni più tardi, che ci era sfuggito il parcheggio posto
all’ingresso del Parco dei Sassi di Roccamalatina, dall’altra
parte del fiume).
Magnifico lo scenario di cime innevate che si apre
davanti ai nostri occhi. Siamo nel Parco Regionale dell’Alto
Appennino Modenese, detto anche Parco del Frignano. La bellezza del
luogo è, però, deturpata da un orrendo edificio, forse un albergo, che si erge sul fianco della
montagna: un pugno nell’occhio, ma anche nello stomaco; è
davvero disgustoso.
Anziché entrare nel centro di Sestola, al bivio
svoltiamo a sinistra e proseguiamo per un paio di chilometri verso le piscine, dove troviamo l'area comunale, attrezzata e gratuita, per i camper, alla fine di Via Guidellina, dopo la piscina e il campo da calcio - per info clicca qui - (GPS: 44.22599, 10.7737 / 44° 13' 34" N, 10° 46' 25" E).
E’ già quasi l’una del pomeriggio, ma c’è tutto il tempo per fare un giretto prima del calar del sole. Inforcate le nostre bici, partiamo alla conquista della vetta. La strada, oltre ad essere dissestata, s’impenna subito, costringendomi, almeno per i primi chilometri, ad affrontare pendenze a doppia cifra.
E’ già quasi l’una del pomeriggio, ma c’è tutto il tempo per fare un giretto prima del calar del sole. Inforcate le nostre bici, partiamo alla conquista della vetta. La strada, oltre ad essere dissestata, s’impenna subito, costringendomi, almeno per i primi chilometri, ad affrontare pendenze a doppia cifra.
Un occhio a terra,
per evitare l’asfalto infido, e un altro al cielo, per cercare di
capire le intenzioni di quelle nuvole grigie che si stanno ammassando
sopra la mia testa. Quest’anno la primavera è più bizzarra del
solito: si concede con il contagocce. Il freddo non ha ancora mollato
del tutto la sua morsa e la pioggia ormai è diventata una
quotidianità. Quando la pendenza si addolcisce, posso indugiare un
po’ più a lungo con lo sguardo anche sul meraviglioso paesaggio
circostante. A sinistra, il Monte Cimone, ammantato di neve, a
destra, le dolci propaggini dell’Appennino. Lungo il cammino
notiamo diversi sentieri segnalati, dai nomi fiabeschi, che
s’inoltrano nei boschi. Qui è stato istituito il Cimone Bike Park,
un parco progettato per offrire il massimo divertimento ai bikers, in
un'area facilmente accessibile e immersa in scenari da sogno.
Peccato
che la neve e le piogge persistenti degli ultimi giorni li rendano
ancora inagibili. Scolliniamo dopo circa 12 km e, alla biforcazione
della strada, prendiamo la via a sinistra, scendendo al lago della
Ninfa, ancora coperto dal ghiaccio. Da qui, sempre a sinistra, uno
sterrato conduce a Fanano, ma anch’esso è occupato dalla neve e
impraticabile. L'area ai piedi della seggiovia è invasa da auto e
moto. In molti hanno approfittato di questo giorno di festa per fare
la classica gita “fuori porta” e divertirsi nell'Adventure Park
Cimone. Notiamo un'area attrezzata per i camper, purtroppo aperta soltanto da giugno a settembre. Ritorniamo, pertanto, sulle nostre ruote e ripercorriamo gli ultimi 4 km
fatti all’andata.
Ci infiliamo, quindi, in una stradina secondaria,
ripida e dall’asfalto quasi inesistente, che scende a Fanano. Superato il primo tratto dissestato, il manto stradale migliora.
Valeva la pena deviare di qua. Posso godermi, in tutta tranquillità,
il panorama dei monti e della valle anche da quest'altra angolazione.
Giunti in paese, dopo circa 11 Km, riprendiamo a salire verso
Sestola. Sei chilometri dolci e in buono stato, attraverso distese di
prati fioriti. Ecco la rotonda, il bivio e, dopo le piscine, il
piazzale con il camper che ci attende paziente. Abbiamo percorso
circa 33 km e mille metri di dislivello, inclusa l’escursione al
centro storico di Sestola, raggiunto prendendo,
all’incrocio, la strada che sale a destra, in direzione di
Castelnuovo Garfagnana. Un paesino grazioso, sovrastato da un castello medievale, che domina le valli sottostanti dall'alto di uno sperone roccioso. Spettacolare la Pasticceria-croccante-cioccolateria Turchi di Marisa Tognarelli in Corso Umberto I n. 40 (https://www.pasticceriaturchi.it/), fornita di ogni ben di Dio. Impossibile resistere alla tentazione di saccheggiare il negozio!
2°
giorno - VENERDI’: Parco
Regionale del Corno alle Scale
L’indomani,
con calma, scendiamo di nuovo a Fanano con il camper. Giunti al fondovalle,
dopo aver attraversato il ponte sul Panaro, che qui è ancora allo stato di torrente e prende il nome di Leo, ci immettiamo sulla SS 324, salendo
dolcemente, ma in modo tortuoso, verso Lizzano in Belvedere, dove
facciamo una breve sosta per visitare un’antica pieve. Ci troviamo
nel Parco Regionale del Corno alle Scale, una bellissima zona di
montagne e foreste, attraversata da una fitta rete di sentieri
escursionistici. Riprendiamo il nostro viaggio sotto una leggera
pioggerellina. Superiamo il torrente Dardagna e scendiamo verso
Silla, seguendo l’omonimo corso d’acqua. Qui, deviamo sulla SS
64, svoltando, poi, a destra, verso Porretta Terme e Sambuca.
Ci
fermiamo alla piccola borgata di Taviano, racchiusa in una stretta
valle, tranquilla e lussureggiante: un piccolo paradiso! Davanti
al Municipio c’è un parcheggio, al quale si accede oltrepassando
uno stretto ponticello. Non vediamo alcun divieto di sosta per i
camper e, comunque, il luogo pare deserto. Siamo sconfinati in
Toscana, nella provincia di Pistoia. Approfittando di una tregua
della pioggia, scarichiamo le nostre mountain bike e andiamo ad
esplorare la zona. Risaliamo per pochi minuti la SS 64 e poi seguiamo
le indicazioni per il Castello di Sambuca. Ci arriviamo dopo un paio
di chilometri, inerpicandoci su per una stradina che taglia il fianco
della montagna.
Due passi e due foto al piccolo, ma suggestivo, borgo
in pietra e poi ritorniamo a Taviano. Qui giunti, imbocchiamo la
strada per Treppio, che diparte di fronte al paese e percorre il
versante opposto della valle. Sulla cartina avevo visto che,
continuando, poi, si sarebbero potuti raggiungere i laghi di Suviana
e Brasimone, nell'omonimo parco, ma un cartello informa che c’è
un’interruzione al km 2,8. Andiamo a verificare di persona la
situazione. In effetti, una rete è tirata da un lato all’altro
della carreggiata, ma si riesce a sollevarla e a farvi passare le
bici sotto. Qualche goccia riprende a cadere dal cielo. C’è aria
di temporale. Forse non è il caso di allontanarci troppo in una zona
che non conosciamo. Il neurone saggio consiglia di rimandare
l’escursione a domani. Speriamo sia una giornata migliore!
3°
giorno – SABATO: nei
luoghi della Granfondo Dieci Colli
La
pioggia, che tamburella sul tetto mansardato del camper, è tutto un
programma. E te pareva! Inutile attendersi un miglioramento del
tempo: il cielo è tutto uniformemente coperto. Decidiamo, così, di
continuare il nostro viaggio con il camper. Ci dirigiamo, quindi,
verso Porretta Terme e Silla, sulla SS 64. Da qui, deviamo a sinistra
verso Gaggio (623 metri alt.), su strada inizialmente ripida, che
sale in mezzo ai prati. Alcuni volontari stanno affiggendo i cartelli
della Granfondo Dieci Colli che, evidentemente, si correrà domani.
Seguiamo, senza averlo voluto, il percorso della gara, che, adesso,
continua su dolci e sinuosi saliscendi fino a Castel d’Aiano.
Procediamo verso Zocca, sempre su un tracciato ondulato, che
attraversa boschi, prati e piccoli borghi. Da queste parti non sembra
aver piovuto. Siamo intorno ai 900 metri di quota. Scendiamo, poi, in
direzione di Samone e Ponte Samone, lungo i numerosi tornanti che si
susseguono uno dietro l’altro, in un paesaggio veramente splendido,
fino al ponte sul Panaro, che oltrepassiamo. Su indicazione di una
persona del posto, svoltiamo a destra e fiancheggiamo il corso del
fiume fino a Casona. Ignorando il primo ponte in ferro, dopo il
piccolo paese attraversiamo di nuovo il fiume su un altro ponte, in
mattoni questa volta.
Eccoci, dunque, all’ingresso del Parco dei
Sassi di Roccamalatina, dove parcheggiamo il camper nell’apposita
area, priva di qualsiasi servizio (Via Pieve di Trebbio n. 1346 - GPS: 44.39773, 10.95093). Leggiamo sulla bacheca che oltre 100 km di sentieri sono
fruibili dai visitatori: a piedi, in bici o a cavallo. 14 gli
itinerari possibili da seguire, tutti numerati. Un peccato davvero
avere i giorni contati!
Siamo
accolti con affetto da una dolcissima micetta dal pelo fulvo, ben
avvezza, a quanto pare, ai visitatori. Dopo uno scambio di fusa e
coccole, si accomoda, con fare dignitoso, sul prato fiorito lì
accanto. Grazie del benvenuto e della compagnia!
4°
giorno - DOMENICA: Parco
dei Sassi di Roccamalatina in mountain bike
Le
colazioni che precedono un’uscita in bici sono uno dei piaceri più
grandi della vita o almeno della mia. Posso appagare i miei peccati di
gola senza avvertire alcun senso di colpa, tanto poi ci pensa il mio
inceneritore a bruciare tutto. Mentre osservo, attraverso
i finestrini del camper, ciclisti e bikers che si avviano all’interno
del parco, attacco con golosità la stecca di cioccolato fondente acquistata l’altro ieri a Sestola, in
quell’indimenticabile bottega della ghiottoneria.
Bici da corsa o mountain bike?
La strada, per quel che possiamo vedere da qui, è asfaltata, ma
chissà se è tutta così! Come sempre, nel dubbio, la mountain
bike ha la meglio, adattandosi a qualsiasi terreno. E allora, partenza! Andiamo a cercare i famosi “sassi”, seguendo
l’itinerario n. 3.
Saliamo
un primo tratto agevole, seguito da uno strappo assassino; l’unico,
comunque, incontrato lungo i circa 30 chilometri percorsi. Al bivio
proseguiamo dritto. Poco dopo la strada spiana e l’asfalto lascia
il posto allo sterrato. Ecco davanti a noi le gigantesche e
spettacolari guglie.
Ci arrampichiamo su per la collina e poi
scendiamo, seguendo le indicazioni poste ad ogni biforcazione della
strada, che adesso si restringe e si infila nel bosco, con una ripida
discesa. Grosse pietre rendono malagevole il nostro procedere. Un
ponticello in legno ci consente di superare un ruscello e ci scodella
in una piccola radura provvista di un’area attrezzata per picnic,
già occupata dai gitanti. Continuiamo, quindi, su un piccolo sentierino in terra battuta. Una curva secca a sinistra e mi blocco con il pedale a
mezz’aria. E adesso come ci arrivo io lassù? Me lo sentivo, era ineluttabile, logico, naturale. Non
poteva filare tutto liscio! Mi
sa che abbiamo sbagliato percorso. Probabilmente questo è solo per
podisti ... e capre. Pazienza, ormai siamo qui. Trascino la bici su per il pendio
impervio. Una fatica immane, per circa un paio di chilometri.
Finalmente sbuchiamo sull’asfalto. Tenendo sempre la sinistra,
arriviamo al centro visite, dove il custode ci propone la scalata
alla sommità della rupe. Quando gli mostriamo le nostre scarpette,
munite di tacchette di ferro, l’ometto conviene che le stesse non
siano proprio adatte a camminare sulla roccia. A questo punto non ci
resta che tornare al camper. Ci avviamo verso lo sterrato che si
addentra nel bosco, ma il custode ci dissuade dal prendere questa
via, più adatta ai pedoni, consigliandoci, invece, la carrozzabile. Tentenniamo un po’, ma visto i precedenti, ci lasciamo convincere.
E così, planando dolcemente verso valle, raggiungiamo il parcheggio.
Un giro breve, visto che s’ha da rientrare prima di rimanere
intrappolati in autostrada, ma piacevole. Quattro giorni sono volati, ma, si sa, in vacanza il tempo scorre sempre troppo in fretta.
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