Foto reperita sul web |
Ovviamente
al castello ci saliamo a piedi (10 euro a testa; con l’ascensore
euro 14,50).
Non perdiamo mai l’occasione per fare un po’ di
movimento e poi il sentiero, oltre ad essere panoramico, sale
all’interno di un bel bosco, fresco ed ombroso. Un cartello indica
una camminata di 20 minuti. Ce la prendiamo con calma, visto che lo
spettacolo dei rapaci inizia soltanto verso le 11. Abbiamo anche il
tempo per visitare questa imponente fortezza, cinta da alte mura e
per ammirare lo splendido paesaggio che si estende tutt’intorno. All’ora
stabilita, insieme ad altri turisti, ci raduniamo nel prato antistante il castello. Aquile e falchi, trasportati sulle robuste braccia di giovanotti in
abiti d’epoca e poi lasciati liberi, spiccano il volo con un
battito d’ali che mostra tutto il loro vigore. Mi affascina la loro
potenza, la loro energia. Senza volerlo mi sono messa in una
posizione tale da vedermeli passare accanto o pochi metri sopra la testa.
Devo dire che, pur sapendo che sono ammaestrati, fanno una
certa impressione. Provo a fare qualche scatto, ma fotografarli in
movimento è un’impresa ardua. Lo spettacolo finisce con un vecchio
e grosso rapace che passeggia, stordito, tra gli spettatori. Povero
animale, mi fa una tenerezza! Ritorniamo
al camper e partiamo, passando nei pressi della Eisriesenwelt,
la grotta di ghiaccio più grande del mondo.
Ha un’estensione
interna di 42 km, dei quali solo un piccolo tratto di 1 km viene
percorso dai visitatori ed il suo ingresso è
posto a 1.641 metri di altezza. Ci eravamo saliti un paio d'anni fa
con la funivia e, dopo una bella scarpinata,
eravamo giunti all'entrata della grotta insieme a decine di altre
persone, tutti ben imbacuccati, con guanti, berrette e calzettoni,
perché all’interno la temperatura era di 0° C. Ancora oggi, non
riesco ad immaginare cosa possano aver provato coloro che, invece,
calzavano le infradito. Una guida ci aveva consegnato una torcia a
petrolio e un foglio, nella lingua che preferivamo, compreso
l’italiano, con la descrizione della grotta. Eravamo entrati a
piccoli gruppi. Un vento gelido ci aveva investiti all’improvviso,
prima che la porta si chiudesse alle nostre spalle. Ci eravamo,
quindi, incamminati alla luce delle torce; io davanti a guidare la
fila, mentre la guida correva di qua e di là ad illuminare i punti
più suggestivi di quell’antro immenso. Dopo un giro circolare,
avevamo guadagnato l’uscita, mentre un’altra lunga fila di
persone attendeva il proprio turno. Beh, sì, era valsa la pena; non
capita tutti i giorni di vedere un luogo così singolare.
Adesso,
invece, ci dirigiamo verso St. Johann, sulla n. 311. Lungo la strada
notiamo i cartelli marroni con l’indicazione della gola di
Liechtensteinklamm.
Li seguiamo ed arriviamo ai parcheggi. Ce ne
sono quattro piccoli: due ai piedi della salita che precede
l’ingresso della gola (a circa 2 km di distanza) e due proprio
davanti all’entrata.
Per sicurezza parcheggiamo il bestione al
secondo parcheggio, più in piano rispetto al primo. Una breve
passeggiata ed eccoci alla cassa: 4 euro a testa. Seguiamo, in senso
inverso, il corso del torrente che scende tumultuoso tra scoscese,
alte pareti rocciose, facendosi strada tra enormi massi bianchi dalle
forme più strane; alcune sembrano musi di animali.
Camminiamo su
passerelle e ponticelli di legno o lungo passaggi scavati nella
roccia, che in certi punti gocciola in modo fastidioso. Certo sarebbe
stato utile un k-way con cappuccio.
La temperatura è molto più
bassa qui; il sole non riesce a penetrare nell’orrido e l’acqua
fredda, che scorre pochi metri più in basso, provoca l’effetto del
condizionatore. Salendo una serie di scale, ci alziamo di quota e,
attraverso un lungo cunicolo, sbuchiamo su una radura dove
una cascata si lancia, con un fragore assordante, da un’alta rupe. Un luogo idilliaco, dove il sole illumina l'acqua nebulizzata dalle cascate con i colori dell'arcobaleno e la potenza del getto, agitando le fronde degli alberi, provoca una leggera brezza.
Impossibile restare indifferenti di fronte ad un tale
spettacolo della natura e, come sempre, mi è difficile staccarmene.
Ritorno sui miei passi e, a malincuore, mi allontano da questo
incanto.
Recuperato il camper, ci portiamo di nuovo sulla n. 311,
dirigendoci verso Zell am Ziller. Sulla strada seguiamo le
indicazioni per la Grossglockner Alpenstrasse, che percorriamo fino a
Fusch, dove troviamo un parcheggio, antistante un campeggio, per
passare la notte.
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