Non è ancora l’alba. Apro la finestra e alzo lo sguardo. Uhm, nemmeno una stella! Stamattina si mette male. Cincischio un po’ per casa in attesa che schiarisca. Alle 7,45 mi decido ad uscire. C’è poca luce, il cielo è coperto da una spessa coltre di nuvole grigie e compatte. Entusiasmo zero, ma ormai mi conosco, dopo qualche pedalata mi trasformo e riesco persino a trovare affascinanti le nuvole e la nebbiolina. Però, con questo tempaccio dove vado? Non dovrebbe piovere, ma c’è tanta foschia e i panorami mozzafiato per oggi me li posso scordare. Potrei dirigermi verso il Lago d’Iseo: dalle sue rive dipartono alcune belle salite e quelle della sponda bresciana si insinuano in fitti boschi e pinete. Non godrò di grandi panorami, ma almeno farò un bel tuffo nella natura. Aggiudicato! Si parte!
Il freddo è pungente a quest’ora del mattino e mi fa lacrimare gli occhi. D'altronde, mi devo rassegnare: sarà così e anche peggio per i prossimi 4-5 mesi. Pedalo per circa 10 km prima di raggiungere il lago e per altri 31 km, lungo la sua riva occidentale, per arrivare a Pisogne.
Qui, seguo le indicazioni per la Val Palot e percorro una strada che sale a tornanti, con una pendenza regolare del 6-7% e un breve tratto al 14% (dopo il secondo chilometro). 4 km e sono al bivio: procedendo dritto si perviene ai 1434 metri di quota del Colle San Zeno; svoltando a destra, invece, si va a Passabocche (1287 metri s.l.m) per una strada più tranquilla, meno conosciuta e, quindi, meno frequentata, ma che si ricongiunge, dopo un giro di una ventina di chilometri, ancora a quella che conduce al Colle San Zeno. Perciò, riempio la borraccia alla fontanella e giro a destra. La salita a Passabocche è abbastanza impegnativa, perché la pendenza si mantiene costante intorno al 9-10% e non molla mai, se non per due tratti in falsopiano (un paio di chilometri prima di scollinare e tra l'ottavo e il decimo chilometro). Salgo tranquilla in mezzo ad un bosco di castagni. Cascatelle e rivoli d’acqua scendono dalla montagna. E’ davvero un incanto questo luogo! Ogni tanto qualche riccio si abbatte sull’asfalto. Rischio un bel bombardamento dall’alto, ma per fortuna il casco mi protegge la capoccia. Mentre mi alzo di quota, vedo il lago rimpicciolirsi sempre più. C’è tanta foschia e i suoi contorni sono un po’ sfocati. E' come se lo guardassi attraverso un sottile velo bianco. Mi sembra di essere fuori dal mondo. Pedalo per chilometri e chilometri senza incontrare esseri umani, auto o moto. Soltanto io e le mucche, dove il bosco cede il posto ai pascoli. Il silenzio è rotto unicamente dal suono del loro campanaccio e dal cinguettìo degli uccellini. Quando arrivo a Passabocche, ho ormai alle spalle circa 15 km di salita e un dislivello di 1.100 metri.
Percorro un altro chilometro in falsopiano ed altri 3 km in discesa su asfalto un po’ sconnesso. Poco dopo, mi trovo all'incrocio con la strada della Val Palot che porta al Colle San Zeno. La temperatura è troppo rigida per salire al rifugio. Dunque, non mi resta che svoltare a sinistra ed affrontare la lunga discesa verso il lago. Nel giro di pochi minuti mi ritrovo tutta irrigidita dal freddo; mani e piedi hanno perso la sensibilità, faccio fatica a frenare. Cerco di estraniarmi, di pensare ad altro: prima o poi finirà! Infatti, una volta a Pisogne la sofferenza si dissolve in breve tempo. Sul lungolago giro a sinistra e, più avanti, mi infilo nella pista ciclopedonale che costeggia il Sebino: non c’è alternativa alla strada che corre all’interno di un lungo budello scavato nella montagna. Però, il tratto Toline-Vello, di circa 5 km, è splendido e anche romantico. Lo percorro sempre con piacere e ne approfitto per fare il pieno di “carburante”. Proseguo per Marone, Sale Marasino e Sulzano, dove, al secondo semaforo, giro a sinistra e imbocco la salita che mi porterà agli 868 metri di altitudine di Nisistino.
L'iniziale pendenza al 10% è seguita da altri 2 km micidiali. Strappi dal 14 al 22% si susseguono uno dietro l’altro, senza tregua. Sguardo fisso a terra, mi concentro per cercare di tenere le ruote incollate all’asfalto. Finalmente la strada “spiana” di nuovo al 10% per qualche metro e posso respirare un secondo. Riesco a malapena a scorgere un cartello del Touring Club Italiano; informa che, da questo punto, si gode di uno dei 100 panorami più belli d’Italia. E ci credo! Da quassù lo sguardo abbraccia l’intero lago d’Iseo, Montisola compresa. E’ veramente uno spettacolo di rara bellezza! Riprendo a salire con decisione. Altre 4 rampe al 18%. La schiena duole, i reni implorano pietà. Ancora un’ultima rampa al 19% ed è fatta. Adesso la strada continua in falsopiano per circa un chilometro e poi sale di nuovo in mezzo ad un fitto bosco di castagni per circa 3 km, con una pendenza costante e regolare del 9-10%. Anche qui tanta pace e tranquillità. I pensieri corrono a briglia sciolta; li lascio andare e venire a loro piacimento, senza curarmene, senza soffermarmi su nulla. Sento la mente che si rilassa, che si libera da ogni tensione. E’ una sensazione meravigliosa, che si rinnova ogni volta che esco in bici e sto tanto tempo sola con me stessa, in mezzo alla natura, lontano da tutto e da tutti. Scollino e adesso sono pronta a far ritorno all'ovile, più carica che mai. Scendo dall’altro versante della montagna fino all’incrocio con la strada che sale a Polaveno e al Passo Tre Termini. Giro a sinistra, verso la Valtrompia, ma, dopo pochi chilometri di discesa, svolto a destra per San Giovanni. Affronto l'ultimo chilometro di salita e, infine, mi tuffo nella splendida Franciacorta. Gli ultimi 30 km di pianura ed eccomi a casa. Sono partita con poco entusiasmo ed ora mi sento una favola. E’ sorprendente constatare quale effetto benefico possa produrre una sana, lunga e bella pedalata!
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