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Percorso: Grumello - Colle dei Paste - Selvino - Valtorta - Piani di Ceresole - Selvino - Colle dei Paste - Grumello
Come sempre, sono indecisa fino all’ultimo. Del resto, ho la fortuna di abitare in una località più o meno equidistante sia dalle valli bergamasche, sia da quelle bresciane e, quindi, non ho che l’imbarazzo della scelta: mi dirigo verso destra, se opto per le prime, e a sinistra, per le seconde. Stamattina il cielo è limpidissimo; in alto, quasi di fronte a me, una luminosissima luna piena. Sono le 7,15 e, a quest’ora, l’aria è gelida. Il sole non è ancora sorto, ma, più tardi, quando splenderà, i suoi raggi saranno ancora abbastanza caldi e mi conviene approfittarne per fare un bel giro in Val Brembana. Forse l’ultimo della stagione. Ormai siamo all’inizio dell’autunno e già il sole fatica a far capolino dietro le alte montagne che sovrastano le valli, lasciando quest’ultime sempre più all’ombra, così da trasformarle in vere e proprie ghiacciaie. Anche scendere dai 1500-2000 metri di quota, in bici, diventa una sofferenza. Bisognerà rimandare tutto alla prossima primavera e, nel frattempo, accontentarsi di stare a quote più basse, sulle colline “dietro casa”. Ok, deciso, giro a destra e vado a Valtorta, via Colle dei Paste e Selvino, così evito il traffico da Bergamo a San Pellegrino Terme.
Al Colle dei Paste ci arrivo dopo una ventina di chilometri e una dolce salita di circa 3 km, superando un lieve dislivello di 167 metri. La sua cima è già illuminata da una luce calda, l’aria è tersa e alle mie spalle, all’orizzonte, si vede il profilo nitido dell’Appennino. Ho il cuore gonfio di gioia. Sì, lo sento, sarà una giornata fantastica! Scendo verso Nembro e mi preparo mentalmente ad affrontare i successivi 10 km che mi innalzeranno ai 1100 metri di quota di Selvino. E’ una salita da passisti, regolare e senza strappi. La pendenza non supera quasi mai il 7-8% e il dislivello è di 630 m. A quest’ora e in questo periodo dell’anno non c’è traffico, mentre d’estate c’è un gran via vai di auto e moto. Da impazzire! Mi sorpassano un bel po’ di ciclisti, ma trattengo l'istinto di seguirli. Devo gestire le mie energie e non fare stupidaggini, per poter tornare a casa senza problemi. Oggi mi aspetta un giro abbastanza lungo e devo contare soltanto sulle mie forze.
Scollino, indosso il k-way e, poi, giù, veloce verso Bracca. Sono 16,5 km, tutti all’ombra. Man mano che scendo, comincio a perdere la sensibilità a mani e piedi; il corpo è irrigidito dal freddo e la discesa diventa interminabile in queste condizioni. L’arrivo a Bracca è un sollievo. Non tolgo il k-way: sono troppo infreddolita. Ignoro, pure, la stupenda Ciclovia della Val Brembana, anch’essa ancora tutta all’ombra. Preferisco sopportare il caos della provinciale fino a San Giovanni Bianco. Poi, da qui a Piazza Brembana, il traffico viene dirottato nelle gallerie, mentre io percorro una strada secondaria e tranquilla che costeggia il fiume Brembo. Raggiungo Olmo al Brembo e, al bivio, giro a sinistra per Valtorta, entrando in un mondo da favola. La strada sale leggermente in mezzo alla valle, che diventa via via sempre più stretta. Un torrente dalle limpide acque color smeraldo scorre al mio fianco, facendosi strada, gorgogliando, fra enormi massi bianchi; lo attraverso più volte, grazie ad alcuni ponticelli, che mi spostano ora sulla sua sponda destra, ora su quella sinistra. Sullo sfondo, le cime delle montagne già spolverate di neve. Mi riempio gli occhi di queste immagini fantastiche e spengo il lettore MP3 per godere appieno della pace e della tranquillità di questi luoghi. Che bellezza! Non c’è in giro anima viva ed io mi sento meravigliosamente bene! Un cartello mi informa che mi trovo nel Parco delle Orobie Bergamasche. Due chilometri prima di Valtorta, la pendenza aumenta un po’ e vari tornanti mi fan salire di quota. Sento il rumore del torrente più in basso, ma non lo vedo, nascosto dal fitto degli alberi. Arrivo al paesino dopo 11 km. Un ragazzo del posto mi dice che la strada continua per 4 km fino ai Piani di Ceresole, dove ci sono gli impianti da sci. E’ durissima, mi avverte. Vabbè, ci provo. Intanto mi guardo attorno. Davvero un bel posticino. Nella piazzetta, la ruota di un mulino gira grazie all’acqua che scende dalla montagna con ripidi salti. Quindi, mi dirigo verso la famigerata stradina. Caspita, si impenna subito al 15%! Se è tutta così, arriverò su con la lingua per terra! Ma ne sarà valsa la pena. Ragazzi, questo è il Paradiso! Corsi d’acqua ovunque, cascatelle di ogni forma e dimensione. E un tripudio di colori: dal verde intenso del muschio sulle pietre al giallo-arancione dei fiori, dal rosso acceso delle chiome degli alberi al verde brillante dell’erba. Com’è rigenerante questa full immersion nella natura! Poco dopo, invece, la pendenza si assesta intorno al 10-11% e mentre mi avvicino alla mia destinazione finale, provo un sottile dispiacere al pensiero che tra un po' dovrò lasciare l'incanto che mi circonda: i Piani di Ceresole si trovano ai piedi del Pizzo dei Tre Signori, che, con i suoi 2554 metri di altezza, è la vetta più alta delle Prealpi orientali. Indosso il k-way ed inverto la rotta, scendendo con calma per godermi meglio il panorama che si trovava alle mie spalle mentre salivo e che mi sono persa. Le montagne sullo sfondo, da qui, sembrano incrociarsi una dietro l’altra, alternando diverse tonalità di verde. Che spettacolo!
Dopo 15 km mi ritrovo a valle. Esco dal mio mondo di sogno e, a fatica, riprendo contatto con la realtà. Per il ritorno decido di percorrere la Ciclovia della Val Brembana, adesso inondata da un bel sole caldo. E’ lunga circa 21 km ed è molto suggestiva. Il fondo è per la maggior parte in asfalto rosato, a due corsie di marcia, ed è stata costruita sfruttando il percorso della vecchia ferrovia che collegava Zogno a Piazza Brembana. Passa da una sponda all’altra del fiume Brembo attraverso diversi ponticelli, di cui uno, nei pressi di Lenna, a schiena d’asino; si insinua dentro numerose, piccole gallerie scavate nella roccia, alcune delle quali illuminate dal basso; corre accanto a splendide cascate e in mezzo a piccoli boschi. E’ costata 5 milioni di euro, ma, secondo me, il denaro è stato ben speso.
Arrivo a Bracca e risalgo di nuovo a Selvino. Anche da questo versante la salita non è impegnativa: 16,5 km, con un dislivello di circa 500 metri; quindi, pedalabile. Certo, quando hai già nelle gambe, come nel mio caso, un bel po’ di chilometri e dislivello, forse non è proprio una passeggiata. Oggi, però, le gambe girano incredibilmente bene. Mi sento piena di vitalità e scollino quasi senza accorgermene. Riaccendo il lettore MP3, che avevo dimenticato, e mi lancio in discesa verso Nembro. Le note di Volare dei Gipsy Kings arrivano al momento giusto. Sono felice, mi sento in pace con me stessa e con il mondo intero. E, mentre canto a squarciagola, mi scappa l’occhio sul mio Garmin. Fischia, ho consumato 6000 calorie! Beh, posso tranquillamente mettere da parte i sensi di colpa per il mezzo ettaro di crostata ai frutti di bosco ingurgitato ieri sera!
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