TRACCIA GPS SCARICABILE
L’appuntamento è a Montello alle 7,30 e quando arrivo Antonio è già lì che aspetta. Mi dispiace, sono in ritardo di alcuni minuti. Appena messo il naso fuori di casa, mi è venuto il dubbio che, forse, calzoncini e maglietta non sarebbero bastati e, così, sono rientrata per prendere anche una maglia a maniche lunghe. Il cielo era nero e denso di nuvole, non presagiva niente di buono. E pensare che, per la giornata odierna, il meteo dava bel tempo! Oltretutto ho passato una notte in bianco. E’ sempre così quando ho una preoccupazione, ma questo non è un problema. Ormai so che la mancanza di sonno non fa venir meno le mie energie e riesco comunque a pedalare come sempre, anche se sono un po’ meno presente. Ma, oggi, non sono sola, perciò devo reagire, perché sono fermamente decisa a passare una bella mattinata. A Montello, però, sembra che si stia rasserenando. Benone, possiamo partire un po’ più tranquilli. Antonio ed io procediamo affiancati per un breve tratto, giusto il tempo di commentare le bizzarrie del tempo e di informarci sulle reciproche condizioni di salute.
Poi ci mettiamo diligentemente in fila indiana e pedaliamo ognuno immerso nei propri pensieri. Naturalmente io mi defilo alle spalle del mio amico, lasciando che sia lui a tagliare l’aria, anche se, con la sua silouette, di riparo ne dà gran poco. Nonostante il vento contrario, Antonio viaggia ad una velocità che io non raggiungerei neppure con il vento a favore. In men che non si dica, arriviamo al bivio per Gaverina e all'imbocco della strada che sale al Colle Gallo: una salitella di 6-7 km - non troppo impegnativa e preceduta da un breve falsopiano - ideale per sgranchirci le gambe. Il sole già da un po' ha fatto la sua bella comparsa e la temperatura adesso è gradevole. Saliamo affiancati, parlando un po’ di tutto. Mi piace la compagnia di Antonio, perché non si lamenta mai, non critica il mio lento procedere e non si impiccia dei fatti miei. Ha davvero una pazienza infinita! Intanto scolliniamo e, senza troppi indugi, scendiamo dal versante opposto.Al bivio per Cene, svoltiamo a destra e ci dirigiamo verso Gazzaniga, dove inizia la salita che conduce, prima, ad Orezzo e, poi, al Passo di Ganda. E' lunga circa 9 km ed è di media difficoltà. Infatti le pendenze diventano un po’ più severe negli ultimi 2-3 km e, a parte uno strappetto al 14%, il resto si mantiene tra il 7 e l’11%. La strada è tranquilla e corre parallela a quella più frequentata che sale a Selvino da Nembro. Dal paese di Orezzo il paesaggio diventa più suggestivo. Entriamo in un fitto bosco e passiamo sotto la volta formata dai rami degli alberi, con il sole che crea giochi di luce fantastici tra le foglie. Poco dopo, il bosco lascia il posto ad ampi pascoli, dove alcune mucche se ne stanno placidamente sdraiate sull’erba. Questo è il tratto più duro dell’intera ascesa, ma niente di impossibile. Ormai manca poco alla fine e il Passo è presto conquistato. Il panorama che si gode da quassù è strepitoso! Ma non finisce qui! Continuando su un breve saliscendi, giungiamo ad Aviatico.
All'incrocio, giriamo a sinistra e, prima di entrare nel centro di Selvino, svoltiamo a destra, scendendo qualche chilometro verso la val Brembana. Al bivio per Sambusita, deviamo a sinistra e ricominciamo a salire. I muscoli raffreddati dalla discesa fanno fatica a rimettersi in moto. Le gambe sembrano pezzi di legno, ma basta qualche giro di pedale e tutto passa. Questa salita di 5-6 km è piuttosto impegnativa e perlopiù esposta al sole. Comincio a sentirmi un po’ cotta. Ci manca solo il profumo di brasato che esce da una cucina ... Mi sento svenire per la fame! Al bivio per Salmezza prendiamo a sinistra. Un ultimo sforzo e, prima ancora che me ne renda conto, scolliniamo. Ci fermiamo nei pressi di una piccola cappella: il posto ideale per fare una sosta ed ammirare il panorama, che da qui è davvero notevole. Più in basso, a destra, Selvino e, tutt’intorno, una magnifica corona di montagne. Io ne approfitto per rifocillarmi, Antonio per sgranchirsi il soprasella. Eh, già, lui non ha, come me, un’imbottitura naturale. Le sue ossa poggiano direttamente sul sellino. Sfido io che poi duole! E’ giunta l’ora di rientrare. Infiliamo il k-way e ci fiondiamo giù verso Selvino e, poi, ancora fino a Nembro. Antonio dà sfoggio della sua abilità di discesista e scompare nel giro di pochi secondi. Lo ritroverò a valle, dopo 20, lunghi minuti, ricoperto da una spessa ragnatela. Al bivio per il Colle dei Paste, le nostre strade si separano: io giro a sinistra per la Tribulina, lui tira dritto per Villa di Serio. Alla fine, abbiamo percorso solo un centinaio di chilometri, con un dislivello di 1830 metri, ma io ho trascorso davvero una piacevole mattinata in compagnia di una splendida persona.
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