Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso. (Luis Sepulveda)

domenica 29 settembre 2013

18/07/2013: ANTICA CALA’ DEL SASSO – 4444 gradini verso il cielo (da Valstagna (VI) – Veneto


Una vacanza tra le province di Vicenza, Treviso, Belluno e Trento in camper 
(5° giorno)

Innanzitutto bisogna dire che questa strada gradonata, affiancata da uno scivolo, sempre in pietra, è stata realizzata, alla fine del XIV secolo, per consentire agli abitanti di Asiago di scaricare il legname a valle. I tronchi finivano la loro corsa nel Brenta e poi venivano trasportati dalla corrente verso il mare e Venezia, dove erano usati per costruire le navi della Serenissima.
Non solo è la più lunga d’Italia, ma anche del mondo, aperta al pubblico.
Dal centro di Valstagna partono due strade verso Calà del Sasso. La prima, a destra della piazzetta (dando le spalle all’edificio con il grande orologio e il leone di Venezia), sale all’interno del paese; la seconda, a sinistra, conduce anche a Foza e ad Asiago. Le due strade si congiungono all’uscita del paese e per raggiungere l’imbocco dello sterrato per Calà del Sasso si deve camminare ancora per circa 1,5-2 km. 
Nelle vicinanze ci sono due piccoli parcheggi. Noi abbiamo preferito lasciare il camper nell’area attrezzata posta all’uscita del paese, dopo i campi di calcio, distante più o meno 1 km dal centro (Via Dalla Zuanna n. 21 - GPS: N45.866310, E011.663110 - tariffa 2013: € 10/giorno - 20 posti sulla riva del fiume - camper service ed allaccio alla corrente elettrica)
Il sentiero ci introduce nell’angusta Val Frenzéla e costeggia il letto asciutto di un torrente dove alcuni operai stanno estraendo la ghiaia con un escavatore. Camminiamo ancora per almeno 1 km e finalmente mettiamo il piede sul primo gradino. Bisogna fare molta attenzione, perché il rischio di inciampare è alto. Infatti i gradini sono composti da tante piccole pietre che sporgono dal sentiero. Basta poco per mettere il piede in fallo e procurarsi una distorsione. 
La scalinata è ripidissima: in alcuni tratti sfiora il 40% di pendenza (c’è un cartello che lo indica). Con questa inclinazione, i tronchi saranno scivolati velocemente a valle e chissà che trambusto! 
Tutto il tragitto si snoda all’interno di un bosco, umido e fresco. Per osservarlo, rallento. E’ bellissimo e con una varietà incredibile di piante e fiori. Pur essendo il dislivello da affrontare notevole (744 metri metri su 7 km), la modesta altezza dei gradini permette di salire senza affanno. 
Non so quantificare il tempo impiegato per percorrerla, perché Marco ed io non indossiamo l’orologio e nemmeno abbiamo l’abitudine di controllare l’orario sul cellulare. 
Pare siano necessarie due ore per la sola andata. Due ore volate, tra felci, muschi, ciclamini e farfalle, nella pace assoluta, interrotta soltanto dal cinguettio degli uccelli. Un piccolo eden, un posto unico in Europa che, se si fosse trovato in terra francese, sarebbe stato valorizzato e pubblicizzato ovunque. Avremmo trovato le indicazioni per raggiungerlo già a 50 km di distanza. Qui, invece, dopo aver ricevuto i soldi dalla Comunità Europea per rimettere in sesto la scalinata, è stato fatto molto poco: sulla strada principale non abbiamo visto alcun cartello che segnalasse la sua presenza e potesse incuriosire i turisti di passaggio; ce n'è solo uno nel centro di Valstagna, che si trova su una strada secondaria. 
Chi non sa che esiste, tira dritto ed è un peccato. Il turismo, nel nostro Paese, è uno dei pochi settori che possiede ancora innumerevoli risorse da sfruttare. E allora perchè non far conoscere un'opera così singolare e straordinaria? Se consideriamo, poi, che a Valstagna scorre il Brenta, un fiume che si presta per il rafting in gommone o kayak, dove c’è una scuola di canoa e dove, da ben 28 anni, si disputa il Palio delle zattere, investire un po’ di denaro per promuovere questi luoghi ameni, attraversati, peraltro, dalla Ciclovia della Valsugana, penso sarebbe fruttuoso per tutti. 

17/07/2013 – IN BICI SULL'ALTOPIANO DI ASIAGO


(anello di 86 km e 1300 metri di dislivello in mountain bike)

Una vacanza tra le province di Vicenza, Treviso, Belluno e Trento in bici e camper
(4° giorno)

All’altopiano dei Sette Comuni, forse più conosciuto con il nome di Altopiano di Asiago, vi si può accedere da diverse vie. Una di queste parte dalla piazza di Valstagna e giunge al comune di Foza, che si trova a 1.083 metri di quota.  E’ una bella strada a tornanti, che ci porta subito in alto, tra il verde e le montagne, nel silenzio assoluto. Come sempre, in questi casi, spengo il lettore MP3. Il silenzio, quando c’è, va ascoltato. 
Questi luoghi selvaggi, quasi dimenticati da Dio, sono una manna dal cielo per me. Quando decisi di venire a curiosare in queste zone, non immaginavo di trovare una natura così intatta. E' stata una piacevole scoperta.

In questo periodo, poi, i fiori a bordo strada sono cascate di colori che mettono allegria e il canto degli uccellini, che ci accompagna lungo il cammino, contribuisce a creare un’atmosfera serena, rilassante, che ci fa sentire in armonia con il mondo intero. Un toccasana per chi vuole liberarsi dallo stress.
Oggi ho optato per la mountain bike. Dovremmo percorrere strade asfaltate, ma non si sa mai. Magari riusciamo a fare anche un po’ di sterrato. Intanto questa salita di 14,4 km e 939 metri di dislivello, pur non essendo particolarmente impegnativa, ha una buona pendenza e non molla proprio mai.
A Foza continuiamo per Asiago. La strada corre in falsopiano per 14 km; la prima parte in leggera discesa, la seconda in lieve salita. 
All’Ufficio Turistico chiediamo delle mappe per escursioni in mountain bike. Ci dicono che non tutti i sentieri sono segnati. E allora chi si fida? Per percorrere 10 km rischiamo di farne 30. Asiago è un comune grosso e trafficato. Non è il caso di perdere troppo tempo qui. Ritorniamo, pertanto a Foza, passando davanti al sacrario. Marco vorrebbe rientrare dalla medesima strada percorsa all’andata. 
Gli propongo di fare un percorso ad anello, visto che è presto, così possiamo vedere un’altra parte dell’altopiano. Accetta, poco convinto. Della serie: fidarsi è bene … Chissà perché, poi? Dopotutto, non ci siamo mai trovati nei guai a causa mia. Perciò proseguiamo verso Enego, su dolci saliscendi, per 15 km. 
Paesaggi superbi anche qui. Pinete, prati, piccoli borghi e un lungo viadotto, là dove la montagna sembra spaccarsi in due. Da Enego, una discesa di una dozzina di chilometri e 19 tornanti ci fa perdere oltre 500 metri di dislivello, depositandoci, così, nei pressi di Primolano, frazione di Cismon del Grappa. 
Poco dopo il ponte sul Brenta, ci infiliamo nella pista ciclabile della Valsugana, lunga ben 80 km e che collega Caldonazzo a Bassano del Grappa, dirigendoci verso sud. La stradina, asfaltata, si snoda per alcuni chilometri all’interno di una stretta gola. 
Alla nostra sinistra, il corso d’acqua, che qui non ha ancora le dimensioni che assumerà più a valle. Tra il fiume e la montagna, invece, corre la statale 47, strada infelicemente battuta da camion e TIR. Cerco di ignorarla e mi concentro su tutto il resto del paesaggio, che è splendido. Pedaliamo sempre in leggera discesa. Man mano scendiamo, la valle si allarga e così pure gli argini del fiume. Ed eccoci, dopo 15 km, di nuovo a Valstagna, “paese delle zattere”, sani e salvi … c’era da dubitarne?



NEI DINTORNI

16/07/2013 - DA MAROSTICA A VALSTAGNA CON VISITA ALLA GROTTA DI OLIERO, in camper (20 km)


Una vacanza tra le province di Vicenza, Treviso, Belluno e Trento in bici e camper 
(3° giorno)

Una visita a Marostica è d’obbligo, visto che dista soltanto 6 km da Bassano del Grappa. Ad ovest del paese e vicino al centro storico, troviamo un ampio parcheggio, dove si può sostare gratuitamente anche con il camper, ma per non più di 72 ore. E’ pure provvisto di pozzetto e rubinetto per lo scarico ed il carico delle acque.
La cittadina sorge ai piedi dell’Altopiano di Asiago ed è nota in tutto il mondo per la partita a scacchi che si svolge nella sua piazza, con personaggi viventi, nel secondo fine settimana di settembre e per questo viene anche soprannominata “la città degli scacchi”. 
Le antiche mura circondano e racchiudono un ampio territorio, che comprende un piccolo colle e la pianura sottostante, unendo così due castelli, quello superiore e quello inferiore. Nella cinta di pietra si aprono quattro porte d’accesso, ognuna delle quali è posta in corrispondenza di un punto cardinale. Il nucleo antico è piccolo, ma grazioso e due passi tra le sue strette vie medievali  si fanno volentieri.
Ne approfittiamo per fare la spesa e, poi, partiamo, insinuandoci nella stretta valle del Brenta, quasi schiacciata tra il Monte Grappa da una parte e l’Altopiano di Asiago dall’altra. 
Dopo qualche chilometro di statale, ci spostiamo sulla sponda sinistra del fiume.
Lungo la strada ci fermiamo alla grotta di Oliero. La visita costa € 7,50 a persona. 
Dopo aver indossato caschetto e giubbetto salvagente, entriamo con un gruppo di 14 bambini, forse del CRE.  L’ingresso alla caverna, così come l’uscita, avviene attraverso una lunga fessura e per mezzo di una barca che le guide fanno scivolare sull’acqua di un laghetto, profondo 13 metri, grazie alle corde tese sulle pareti laterali e sul soffitto dell’oscuro antro. 
L’imbarcazione ha una capacità piuttosto ridotta, ma, stringendoci, riusciamo a starci tutti. 
Immobili come statue, per non sbilanciare il piccolo natante, attraversiamo la distesa d’acqua e attracchiamo ad un molo, dove veniamo abbandonati insieme alla guida. La barchetta, infatti, deve riportare all’entrata il gruppo che ci ha preceduti.
Non è una grande grotta, ma le spiegazioni del ragazzo che ci accompagna sono interessanti. La visita dura circa mezz’ora e, tutto sommato, è piacevole. C’è sempre qualcosa da imparare e da scoprire. 
Infatti, questa è una grotta-sorgente, dalla quale sgorga gran parte dell’acqua che penetra attraverso l’Altopiano di Asiago sovrastante; classico esempio di carsismo. 
E’ una delle sorgenti valchiusane più importanti d’Europa, versando circa 8 milioni di metri cubi d’acqua al giorno. Gli sbocchi, detti anche “covoli”, sono quattro, due dei quali secchi, mentre il principale è quello che stiamo visitando in questo momento. Nella grotta, dove la temperatura è di 9-12° C,  ci sono diverse stalattiti calcaree, di cui una lunga circa 14 metri.
Usciti sani e salvi dalla bella spelonca, ci avviamo con il camper all’area di sosta di Valstagna, poco distante e posta all’uscita del paese, dopo i campi di calcio, ad 1 km circa dal centro. E’ gratuita e fornita di pozzetto nonchè di colonnette per la corrente. 
Per l’erogazione di quest’ultima, però, è necessario telefonare ad un incaricato. Noi ne facciamo a meno. Il pannello solare è più che sufficiente.
Siamo passati, nel giro di pochi chilometri, dal caldo torrido, umido e asfissiante di Bassano e Marostica, a quello più gradevole della Val Brenta. Il fiume, da cui prende il nome la valle, è percorso da gommoni, canoe e kayak. 
Sembra che i ragazzi a bordo di quelle piccole imbarcazioni si stiano divertendo un sacco. Qui, a Valstagna, uno dei pochi borghi allungati sulla sponda del fiume, c’è la scuola di canoa e si organizzano anche gare e manifestazioni sportive, come il Palio delle zattere, che si terrà a fine luglio.
Dalla piazza parte il sentiero per Calà del Sasso, formato da 4444 gradini. Sarà un’escursione che faremo nei prossimi giorni.

sabato 28 settembre 2013

15/07/2013: MONTE GRAPPA DA SEMONZO in bici da corsa (18,6 km di salita – 1562 metri di dislivello)


Un anello di 61 km e 1700 metri circa di dislivello in bici da corsa

Una vacanza tra le province di Vicenza, Treviso, Belluno e Trento in bici e camper 
(2° giorno)

Partiamo dall’Agricamp di Bassano del Grappa e, tenendo la sinistra, ci troviamo subito all’incrocio con la strada per Romano d’Ezzelino. Procediamo per 2 Km, fino a Semonzo, dove vediamo l’indicazione a sinistra per Cima Grappa. Ho pensato di scalare il Monte Grappa da questo versante, meno conosciuto, sia perché, pur essendo la salita più corta rispetto a quella di Romano, è più impegnativa, ma, soprattutto, perché mi auguro sia più tranquilla.
Il massiccio del Grappa è immenso e ben individuabile. Sorge tra il Brenta, ad ovest, e il Piave, ad est. Davanti, la pianura trevigiana e, alle spalle, quella feltrina.
La strada sale subito a tornanti; ne contiamo 21 nei primi 9 km. Sono abbastanza distanti l’uno all’altro e soltanto i rettilinei si trovano all’ombra del bosco, mentre i tratti in curva sono esposti ai raggi del sole. La pendenza è regolare, senza strappi e si mantiene tra l’8 ed il 9%. Man mano saliamo, le pareti della montagna diventano sempre più verticali. Guardo in alto, alla mia sinistra, quegli alberi e quelle rocce che sfidano la forza di gravità. Mi chiedo come facciano a non staccarsi dal suolo che a fatica li trattiene. Alla mia destra, invece, uno strapiombo da vertigine. Passiamo sotto un arco scavato nella roccia. Poco più avanti, eccone un altro. Che posto meraviglioso! 
Tra il 21° ed il 22° tornante pedaliamo in piano per un paio di chilometri, fino a Campo Croce. Da questa località la strada si restringe e s’impenna. Non c’è più respiro. Circa 8 km sempre tra il 12 e il 16%. Prati, pascoli e un caldo asfissiante, nonostante ci stiamo avvicinando ai 1800 metri di quota. 
All’improvviso, ci troviamo immersi in un imprevisto e spesso strato di nuvole. Rabbrividisco, anche perché, per un breve tratto, la strada scende leggermente per poi impennarsi ancor di più, ma forse è soltanto una mia impressione. Il paesaggio circostante è celato dalla nebbia. Tutto è ovattato e silenzioso. Un’atmosfera surreale, da thriller. 
L’incrocio con la strada che sale da Romano d’Ezzelino o da Feltre pone fine alla nostra fatica. La pendenza ritorna più umana e ormai siamo quasi arrivati a Cima Grappa. Facciamo una visita all’ossario, dove sono sepolti 55.000 soldati italiani, oltre a 10.000 soldati austroungarici. Spengo il lettore MP3, per rispetto verso questi giovani che persero la vita “per riscattare la libertà e la dignità del nostro Paese”. Dopodiché, andiamo a recuperare le bici, decidendo di affrontare la discesa, questa volta, verso Romano d'Ezzelino.
Sono circa 25  km, ma le pendenze non superano mai il 10%. Inoltre la salita (nel nostro caso, la discesa) è intervallata da un lungo falsopiano in contropendenza. E’ bello anche questo versante, ma, essendo quello più noto, è battuto da una moltitudine di ciclisti e motociclisti, nonché da auto e pullman, in particolar modo nei fine settimana. Oggi, invece, è lunedì e c’è poca gente in giro; è quasi tutto per noi. 
Ci godiamo in santa pace lo spettacolo:  le pinete, le mucche al pascolo, le pozze d’acqua dove vanno ad abbeverarsi gli animali, anche quelli selvatici, che vivono su questa montagna, i fiori multicolori che spuntano dalla pietre a bordo strada e, poi, più a valle, vasti panorami sulla pianura. Concludiamo il nostro anello nel centro storico di Bassano del Grappa. Punto come un segugio la gelateria di ieri per un mega cono ipercalorico. Sono monotona, lo so, ma il gelato non mi basta mai.