(km 59 – 1493 metri di dislivello)
Una vacanza tra le province di Vicenza, Treviso,
Belluno e Trento in bici e camper
(7° ed ultimo giorno)
In mattinata, “leviamo le tende” da Arsiè per
portarci, con il camper, a Strigno, in Valsugana. Il paesino dista soltanto 28
km, ma passiamo dal territorio veneto a quello trentino. Una delle
differenze tra le due regioni, che qui salta subito all’occhio, è l’abbondanza
di fontanelle. Avevo adocchiato su un sito web un anello interessante di 100 km
e 2600 metri di dislivello da percorrere con una mountain bike per la presenza di
molto sterrato. Un itinerario attorno a Cima d’Asta che comprende due valichi:
il Passo del Brocon (1616 m slm) e il Passo Cinque Croci (2016 m slm).
Al Passo del Brocon ci si può arrivare da diverse
vie. Noi, a caso, scegliamo di salire da Strigno. Se avessi saputo, però, che
l’ascesa effettuata dalla vicina Grigno era più spettacolare, adesso non mi
rimarrebbe il rimpianto per un’occasione persa. Peccato che non mi sia
informata meglio prima di partire. In ogni caso, a Pieve Tesino, le due strade
si ricongiungono e, da quel punto in avanti, si aprono, comunque, bellissimi
panorami sulla Valsugana e sulla Cima d’Asta.
La salita è lunga 31 km, ma non impegnativa
e adatta a qualsiasi cicloturista. Purtroppo è abbastanza trafficata e battuta
soprattutto dai motociclisti, in quanto il Passo del Brocon collega la
Valsugana con la Valle del Vanoi. Continuando, poi, si può raggiungere, da una
parte, il Passo Rolle e le Pale di San Martino, mentre, dall’altra, Agordo e il
Monte Civetta, nonché il Passo Duran, ecc. ecc. Non c’è ombra su tutta l’ascesa
e le temperature anche oggi sono molto alte. A Pieve Tesino la strada scende
per un paio di chilometri e poi riprende a salire tra prati fioriti e pinete,
ma, essendo quest’ultime un po’ distanti, non possiamo
beneficiare della loro ombra. Il bellissimo panorama sulla conca tesina e su
Cima d’Asta aiuta, però, ad alleviare il senso di fastidio che l’afa procura.
Raggiungiamo un alpeggio, nonché gli impianti di sci, e continuiamo dritto.
Strano, ma vero, al Passo ci si arriva percorrendo un falsopiano in discesa di
circa 3 km.
Di certo non mi aspettavo una vista così spettacolare sulle dolomiti
bellunesi, immense e maestose. Magnifiche! Sono proprio le Pale di San Martino, le riconosco, e ci danno il
benvenuto al Passo del Brocon. Adesso, però, viene il bello, perché
Marco sembra rendersi conto solo in questo momento di quello che ancora ci
aspetta. A dir la verità nessuno di noi sa esattamente come proseguirà il giro.
Io so soltanto che abbiamo davanti ancora circa 60 km, di cui gran parte
sterrati, un altro passo con 1300 metri di dislivello, senz’altro un bel po’ di
discesa e … ancora tante ore di luce. Mi chiedo perché Marco sia così
titubante.
Sarà per mancanza di fiducia nelle mie capacità o, effettivamente,
sto azzardando un po’ troppo? Non è la prima volta che succede. Se ogni volta
gli avessi dato retta, avrei perso tante opportunità di scoprire posti nuovi. Oggi, però, non riesco ad
ignorare i suoi se ed i suoi ma. Forse sto invecchiando ... un tempo avrei
insistito. Non importa, torniamo indietro, va bene anche così. Poco prima che
inizi la discesa, nei pressi degli impianti di risalita, adocchiamo una via a destra che
scende verso la Val Mallene. Avevamo visto a Pieve Tesino la deviazione, ma non
sapevamo che conducesse quassù.
Ed è stato un peccato, perché questa stradina è
tranquilla e si snoda, con tanti bei tornanti, all’ombra di una bella pineta.
Non ci sono neppure i folli motociclisti che, sui tornanti, si divertono a
toccare l’asfalto con la mano. Il silenzio è rotto soltanto dal
gorgoglio dell'acqua del vicino torrente, che, nella sua corsa verso valle,
forma tante piccole cascatelle.
La discesa è abbastanza ripida e
arriviamo a Pieve Tesino prima del previsto. Giriamo a destra, risaliamo un paio di chilometri e, mentre stiamo per
scendere verso Strigno, notiamo un cartello che indica una ippovia che porta
sempre a Strigno.
Se ci passano i cavalli, ci passiamo anche noi. Va bene,
proviamo. Forse così riusciamo ad evitare il traffico della strada principale.
E allora giù, per una decina di chilometri di sterrato non proprio facilissimo.
Concentrazione al massimo per mantenere un minimo di stabilità sul pietrume e per evitare
le insidie nascoste sotto il fogliame. Riesco ad arrivare a valle senza troppi
danni, salvo la puntura di un tafano, che mi fa perdere l’equilibrio e
abbracciare un cespuglio di rovi. Sicuramente la mountain bike è più divertente
della bici da corsa, ma che fatica! Mi merito un gelato ... va bene anche quello
confezionato, in mancanza d’altro.
La nostra vacanza è ormai agli sgoccioli, ma, tutto
sommato, sono contenta. In una settimana siamo riusciti ad esplorare un buon
numero di luoghi a noi sconosciuti, sempre immersi in una natura rigogliosa e
spesso incontaminata. Ci siamo riempiti gli occhi di splendide immagini e il
cuore di belle sensazioni, che porteremo con noi, insieme a tante altre raccolte nel corso del tempo. Sarà bello, ogni tanto, nelle fredde, grigie giornate invernali, rispolverare qualche vecchia fotografia per rivivere, con un sorriso e un pizzico di nostalgia, le stesse emozioni.
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