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Campo Imperatore e il Corno Grande |
Come sempre, prima di partire per un viaggio, cerco di inquadrare bene la zona che andrò ad esplorare, memorizzandone mentalmente le caratteristiche geografiche e ambientali.
Sebbene l’Abruzzo non sia una regione molto vasta, annovera nel suo territorio ben tre parchi nazionali, uno regionale e 38 tra oasi e riserve naturali, che si estendono dalla costa adriatica ai 2912 metri del Corno Grande, con una superficie sottoposta a protezione ambientale pari al 30%. E’ veramente ricco dal punto di vista naturale e paesaggistico, ma anche storico-artistico. Preparando questo itinerario, ho raccolto un numero incredibile di informazioni: pagine e pagine in cui ho annotato una quantità tale di luoghi da visitare che, ad un certo punto, ho pensato: “Dovrei rimanere lì almeno un anno intero”.
Per fare un po’ d’ordine, ho diviso l’Abruzzo in cinque zone:
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Mappa reperita sul web |
1)
il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga: tra gli altri, è l’habitat di lupi, orsi e rapaci come l’aquila reale e il falco pellegrino. Nel parco vivono circa 2300 specie vegetali superiori: oltre un quinto dell’intera flora europea e più di un terzo di quella italiana. Comprende il gruppo montuoso del Gran Sasso, con due vette maestose: il Corno Grande (che, con i suoi 2912 metri di altezza, è la cima più alta di tutto l’Appennino continentale) e il Corno Piccolo (2655 metri s.l.m.), oltre ai Monti della Laga e ai Monti Gemelli. Sul Gran Sasso, nonostante quest’ultimo disti soltanto una quarantina di chilometri, in linea d’aria, dal Mar Adriatico, si trova il ghiacciaio del Calderone - l’unico dell’Appennino - e, fra i 1600 e gli oltre 2000 metri di quota, si distende, per 27 km di lunghezza e 7-8 di larghezza, il vasto altopiano di Campo Imperatore, detto anche il Tibet d’Abruzzo, per la sua straordinaria bellezza.
2) Il Parco Nazionale della Majella: interamente abruzzese, comprende il massiccio della Majella - il cui punto culminante è il Monte Amaro (2793 metri s.l.m.) - il Monte Morrone, il Monte Porrara e i Monti Pizzi. Tutela un territorio dalla flora ricchissima e dai selvaggi valloni rocciosi, i più aspri dell’Appennino, dimora di orsi e camosci.
3) il Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise: comprende i Monti Marsicani e le valli del Sangro, del Sagittario, del Volturno nonchè di Comino; tutela un’area caratterizzata da altopiani carsici e faggete, dove non è raro incontrare orsi, lupi, camosci e cervi.
4) Il Parco Regionale Sirente-Velino: l’area protetta comprende i massicci (Sirente e Velino) che separano L’Aquila da Sulmona e dalla Marsica, i Piani di Pezza, oltre parte dell’altopiano delle Rocche e della Piana di Campo Felice. Lupi, orsi, cervi, caprioli e grifoni rappresentano solo alcune delle numerose specie animali presenti nel parco.
5) La Costa: è bagnata dal Mar Adriatico per una lunghezza poco meno inferiore ai 130 km ed è compresa tra la foce del Tronto - nei pressi di Martinsicuro - e San Salvo Marina. Anche la fascia litoranea è protetta da Riserve naturali: solo nella rinomata Costa dei Trabocchi se ne contano 10.
MAPPA ITINERARIO
DIARIO
02/09/2019 (lunedì): Percorsi circa 300 km con il camper
Partiamo senza fretta dal nostro paesello, situato a metà strada tra la provincia di Bergamo e quella di Brescia. Alle 15,30 entriamo in autostrada e, viaggiando ad una media di 90 km/h, intorno alle 19,30 arriviamo a Cesena, dove ci fermiamo, in autogrill, per la sosta notturna.
03/09/2019 (martedì): Percorsi circa 330 km con il camper
In mattinata riprendiamo la marcia verso Teramo e L’Aquila, dove incominciamo già a respirare aria di montagna. Il tempo peggiora all’improvviso e, dopo il tunnel del Gran Sasso, siamo investiti da un violento temporale.
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Santo Stefano di Sessanio |
La temperatura passa velocemente da 32 a 23°C, per poi scendere ulteriormente a 17°C quando arriviamo, nel pomeriggio, al parcheggio per i camper di
Santo Stefano di Sessanio (Via Da Contra - Coord.: N42.342195°, E013.648335 - ex campo da calcio, privo di servizi e illuminazione), un paesino di 115 abitanti, che si trova sulle pendici del Gran Sasso ad una quota di 1251 metri. E’, a ragione, uno dei borghi più belli d’Italia. Sebbene porti ancora in sè le ferite infertegli dal terribile terremoto del 2009 (la torre medicea, crollata, è tuttora in fase di ristrutturazione), camminare lungo le sue vie lastricate e interamente pedonali è davvero piacevole. Scopro infiniti scorci suggestivi, piccoli angoli pieni di fascino, vie coperte, volte, scalinate, archi e un tripudio di fiori. Un borgo pieno di vita, visitato da tanti turisti, nonostante la bassa stagione e il maltempo odierno.
Stamattina, scarichiamo le nostre mountain bikes dal camper e ci avviamo verso
Campo Imperatore. La strada sale subito con pendenze intorno al 6-7%, in un paesaggio aspro, quasi lunare. Non c’è un filo d’ombra e neppure notiamo fontanelle d’acqua. Il sole scotta sulla pelle, ma l’aria fresca non fa sudare.
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Campo Imperatore e il Corno Grande |
Dopo 9 km e un paio di contropendenze, giungiamo all’incrocio con la SS17bis, dove svoltiamo a sinistra, procedendo in falsopiano per 7 km. Al bivio successivo, invece, giriamo a destra (a sinistra si arriverebbe a Fonte Cerreto e ad Assergi), continuando per altri 10 km, i primi 6 al 4-5% (con bella vista sul Corno Grande) e gli ultimi 4 più duri, con punte all’11-12%. Tutto il percorso si svolge all’interno del “Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga”, su una strada ampia e in ottimo stato, fattibile anche con il camper. Campo Imperatore si può raggiungere pure con la funivia da Fonte Cerreto, ma arrivarci in bici, per me, è una grande emozione: erano anni che desideravo salire quassù e adesso, finalmente, eccomi qui. Non mi par vero! Ci troviamo ad una quota di 2130 metri, l’aria è pungente e nuvole basse nascondono il paesaggio del versante opposto a quello in cui siamo saliti. Al momento, ignoriamo l’Osservatorio astronomico, il giardino botanico d’alta quota e l’albergo dove venne internato, nell’agosto 1943, Benito Mussolini, in seguito fatto evadere da paracadutisti tedeschi. Però, non ci facciamo mancare un buon caffè caldo, al bar dell’ostello. E, poi, scendiamo: io con calma, godendomi lo spettacolare panorama che si apre davanti e intorno a me; Marco a manetta, come al solito.
05/09/2019 (giovedì): percorsi 14 km con il camper
A
Calascio (1210 metri s.l.m.), borgo montano di origine medievale, distante soltanto 6 km da Santo Stefano di Sessanio, ci potremmo andare anche in bici, ma, alla fine, optiamo per il camper, visto che i borghi d’Abruzzo si visitano meglio a piedi. La SP7 è una bella strada panoramica, sufficientemente larga.
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Rocca Calascio |
Lasciamo il nostro mezzo nel
parcheggio del Piazzale dei Carabinieri,
percorrendo la via che fiancheggia un parco giochi e c’incamminiamo, quindi, lungo un sentiero che consente di tagliare i tornanti della strada principale. Dopo una mezz’oretta, arriviamo a
Rocca Calascio (1482 metri s.l.m.). Continuiamo ancora per alcuni minuti, seguendo le indicazioni, che ci portano all’oratorio di Santa Maria della Pietà (edificato tra il XVI° e XVII° secolo), bell’edificio a pianta ottagonale, e alla rocca normanna (risalente all’anno 1000), con le sue quattro torri cilindriche. La vista da quassù è magnifica, spaziando dalla Valle del Tirino alla Piana di Navelli, quest’ultima spartiacque naturale tra il Parco Nazionale del Gran Sasso e il Parco Regionale Sirente-Velino. Ci troviamo in un luogo davvero suggestivo, tanto che fu scelto come set cinematografico per capolavori come “Lady Hawke” (1985) e “Il nome della rosa” (1986).
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Castel del Monte |
Scattiamo qualche foto e, poi, scendiamo nuovamente a Calascio, percorrendone le strette vie fiorite. Una volta recuperato il camper, ripartiamo per
Castel del Monte (1346 metri s.l.m.), che dista 8 km. La strada è panoramica, in buono stato e a due corsie.
Parcheggiamo il camper vicino al campo di calcio, sulla SS17bis, che sale a Campo Imperatore, dopo la Caserma dei Carabinieri, e ci avviamo verso il paese. Molte strade sono inaccessibili, essendo tuttora in corso i lavori per riparare i danni causati dal terremoto del 2009. Per questioni difensive, il borgo venne costruito secondo il modello della casa-torre, con vicoli ripidi, che seguono la forte pendenza del terreno e i caratteristici “sporti”, vie scavate nella roccia. Facciamo la spesa nell’unico negozio di alimentari aperto e, poi, torniamo al camper per cenare. Pernotteremo qui.
06/09/2019 (venerdì): percorsi 70 km con il camper
Alle 9,30 scendiamo da Castel del Monte verso Calascio e, poi, continuiamo per 14 km fino a
Castelvecchio Calvisio (1.045 metri s.l.m.)).
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Castelvecchio Calvisio |
Che panorama, anche da questa strada! In alto, alla nostra destra, il borgo di Calascio, dominato dall’imponente rocca, si offre in tutta la sua bellezza; in basso, a sinistra, la Piana di Navelli (700 metri s.l.m.), sarà uno spettacolo in autunno, quando verrà colorata dal viola dei fiori dello zafferano, lì coltivato! A Castelvecchio, non conoscendo il posto, evitiamo di passare per il centro e
lasciamo il camper sul ciglio della strada, prima di entrare in paese. Comunque, a parte la prima curva a gomito che s’incontra, poi la carreggiata diventa più agevole e, nei pressi della piazza principale, c’è un parcheggio. A differenza di S. Stefano di Sessanio e Castel del Monte, dove squadre di operai erano al lavoro per rimediare ai danneggiamenti del sisma, qui, a Castelvecchio Calvisio, non c’è nessuno. Il paese è molto ferito e deserto. La via principale è l’unica accessibile, essendo i muri delle case, che vi si affacciano, puntellati. Dalla stessa dipartono lateralmente altre vie minori, molto caratteristiche, con le ripide scalette in pietra che portano alle abitazioni, ma, nell’insieme, sembra un borgo fantasma. Soltanto all’esterno del centro storico, negli edifici più moderni, vi è rimasta qualche anima, che ci saluta gentilmente. Purtroppo, questo paese, così come è ridotto, non invita a una lunga sosta, perciò ce ne andiamo presto. Prossima destinazione:
Capestrano (24 km). Stranamente il navigatore non ci fa passare per Ofena, ma ci dirotta verso S. Pio delle Camere, lungo la SP8, che va ad incrociarsi con la SS17 (L’Aquila-Popoli). Una volta a Navelli, deviamo sulla vecchia strada panoramica (Via L’Aquila) e scendiamo per 7-8 km. Sempre per evitare situazioni spiacevoli,
posteggiamo il camper in una rientranza della strada, prima di entrare in paese, sulla destra.
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Capestrano |
Così, a prima vista, qui, la situazione post terremoto sembra migliore che altrove. Tra l’altro, oggi, in piazza, c’è un piccolo mercato e diversi avventori, sia nel bar che nell’enoteca. Insomma, si percepisce un po’ di vita. Il castello Piccolomini occupa un lato della piazza; è aperto e l’ingresso gratuito. Appena varcato il portone, si nota una statua: è la copia del “guerriero di Capestrano” (l’originale si trova al Museo Archeologico di Chieti), un’imponente e misteriosa figura alta oltre 2 metri, del VI secolo a.C., rinvenuta, nel 1934, in una necropoli della zona. Alle sue spalle si apre un primo cortile con pozzo, al di là del quale un portone introduce ad un secondo cortile. E’ tutto quello che è possibile vedere; pertanto, dopo pochi minuti, usciamo dal castello e c’incamminiamo lungo le strette stradine del centro storico, che cingono i fianchi del maniero. Scendiamo da una parte e risaliamo dall’altra. Vi sono piccoli angoli caratteristici, ma niente di entusiasmante, se non bei panorami sulla Valle del Tirino. Torniamo al camper e partiamo alla volta di
Navelli, ripercorrendo a ritroso gli ultimi 8 km fatti all’andata. Il parcheggio
(Il Boschetto, in Via S. Girolamo, Coord.: N 42.23601°, E013.72855°, senza alcun servizio) non è proprio di facile accesso per il nostro mezzo lungo 7 metri (sarà ancor peggio all’uscita). Visto che è l’una del pomeriggio e il caldo opprimente, rimaniamo sul camper per riposarci un po’. Poco dopo le 14, però, vista la scarsa voglia di entrambi di salire in centro paese sotto un sole spietato, decidiamo di saltare la visita di Navelli e di andare direttamente alle
grotte di Stiffe (30 km), nel territorio del Parco Regionale Sirente-Velino. Strada facendo, il paesaggio cambia radicalmente, diventando, via via, sempre più verde e lussureggiante.
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Grotte di Stiffe |
A Stiffe seguiamo le indicazioni per le grotte, affrontando una breve, sconnessa, salita. Lasciato il camper lungo la strada (alla fine della quale una grande rotonda consente ai veicoli di fare manovra per tornare indietro e di parcheggiare già predisposti per la discesa), ci avviamo a piedi verso la biglietteria. Ci muniamo di scarponcini e giacca impermeabile, immaginando che la temperatura all’interno della grotta possa essere piuttosto bassa e il fondo scivoloso. Sono le 15 e, purtroppo, un gruppo è appena entrato con la guida; perciò dobbiamo attendere l’ingresso successivo, che verrà effettuato alle 16. Ne approfittiamo per tornare al camper e indossare anche i pantaloni lunghi. E’, comunque, vietato entrare con ciabatte, calzoncini e canottiera (all’interno la temperatura è di 10°C e, insieme all’elevata umidità, il freddo si sente, dopo un’ora di permanenza). Nel frattempo arrivano altre trenta persone. All’ora stabilita, con la testa protetta da un casco fornitoci dalla guida, in fila indiana entriamo tutti quanti. La visita vale sicuramente il costo del biglietto (€ 10 per gli adulti, € 8,50 per bambini dai 6 ai 14 anni): le grotte sono sempre ambienti caratteristici e affascinanti. In questa, in particolare, si cammina, per circa 1 km, lungo un torrente sotterraneo, le cui acque scorrendo tra stalattiti e stalagmiti, formano suggestivi laghetti e fragorose cascate. Peccato non si possano scattare fotografie, eccetto in un paio di posti dove l'areazione è maggiore, però senza flash. Una volta usciti dalla grotta, scendiamo al piccolo villaggio di
Stiffe e
posteggiamo il camper a fianco di una chiesa diroccata, ma messa in sicurezza, per cenare e trascorrervi la notte.
07/09/2019 (sabato): percorsi 70 km con il camper
Da Stiffe raggiungiamo
L’Aquila (20 km), capoluogo dell’Abruzzo, la quale sorge sul declivio di un colle.
L’area camper, con 5-6 stalli, è in Via 24 maggio (Coord.: N42.341734°, E013.395515°), gratuita e con Camper Service, nei pressi di Porta Napoli.
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L'Aquila (Piazza del Duomo) |
C’incamminiamo subito verso Viale Francesco Crispi. Dopo aver costeggiato i giardini di Villa Comunale e proseguito sempre dritto lungo Corso Federico II, arriviamo alla Piazza del Duomo, dove otteniamo una mappa della città presso l’Ufficio Turistico, nonchè preziose informazioni dall’addetta. L’unico edificio agibile è la Chiesa di Santa Maria del Suffragio, costruita per ricordare i morti del terremoto del 1703 (in seguito furono aggiunti anche i nomi di quelli deceduti nel sisma del 2009). Poi, scendiamo
nel quartiere della Rivera, una delle zone più antiche del centro storico, per ammirare la Fontana delle 99 Cannelle;
secondo la tradizione, le cannelle rappresenterebbero i novantanove castelli del circondario che, nel XIII secolo, parteciparono alla fondazione de L’Aquila.
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L'Aquila (Fontana delle 99 cannelle) |
La fontana è grande, a forma trapezoidale, con tre alte pareti rivestite di pietra bianca e rosa. Di fronte, nell’ex mattatoio, è ospitato il MunDa, il museo archeologico che custodisce capolavori della cultura abruzzese, dal Medioevo all’Età Moderna. Continuiamo la visita de L’Aquila, risalendo verso il corso principale (il quale, dopo la Piazza del Duomo, prende il nome di Corso Vittorio Emanuele). Sbuchiamo, quindi, in Piazza Battaglione degli Alpini, al centro della quale troneggia la bella Fontana Luminosa, realizzata, nel 1934, da Nicola d’Antino e rappresentante due donne nude che versano l’acqua da una conca, tipico contenitore di liquidi abruzzese. A destra della piazza si distende il Parco del Castello, il quale racchiude al suo interno il Forte Spagnolo (o Castello Cinquecentesco), purtroppo chiuso.
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L'Aquila (Santa Maria di Collemaggio) |
Dopo aver mangiato un gelato ed acquistato alcuni prodotti tipici, prendiamo la direzione dell'area camper, con una breve deviazione per visitare la Chiesa di S. Maria di Collemaggio, rivestita esternamente con le stesse pietre bianche e rosa della Fontana delle 99 cannelle. La città, a dieci anni di distanza dal terremoto, ha ancora molte strade chiuse ed edifici puntellati. Rare le attività commerciali aperte. Anche qui, molto è stato fatto, ma tanto c’è ancora da fare. Sebbene sia sabato pomeriggio, sono poche le persone a passeggio. E’ tutto tranquillo e il rumore dei nostri passi risuona nelle vie silenziose e deserte. Verso le 16, dopo le operazioni di pulizia del camper, ripartiamo per il
lago artificiale
di
Campotosto (50 km), passando per Pizzoli, Montereale, Aringo e Poggio Cancelli.
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Lago di Campotosto |
Nei pressi di
Mascioni, c’è un
parcheggio vicino alla Chioscheria (Strada Comunale Ponte delle Stecche), ma è troppo affollato per i nostri gusti. Così, torniamo indietro di alcune centinaia di metri, avendo adocchiato,
lungo la sponda del lago, uno spiazzo adatto alla sosta. Siamo sempre nel Parco Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga e il panorama che si gode dal finestrino del nostro camper è meraviglioso, soprattutto al tramonto, quando le alte vette, che fanno da cornice a questo specchio d’acqua, si tingono di rosso.
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08/09/2019 (domenica): giro in mountain bike al Passo delle Capannelle, più periplo del lago di Campotosto (percorsi 64 km e 608 metri di dislivello)
Il lago di Campotosto si trova già ad una quota compresa tra i 1350 e 1400 metri. Dal Passo delle Capannelle (1300 metri s.l.m.) ci dividono circa 14 km.
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Passo delle Capannelle |
Inforcate le nostre bici, scendiamo dolcemente per 8 km, lungo la SR577, fino all’incrocio con la SS80 (Strada Maestra), che collega Teramo a L’Aquila. Da qui, iniziamo a salire su una strada ampia e dalle pendenze blande, paesaggisticamente gradevole, ma, essendo domenica, battuta da plotoni di motociclisti. Giunti al Passo dopo 6 km, un ciclista del posto ci consiglia di continuare sulla SP86 (la Strada di Vasto) per ulteriori 3 km, fino alla chiesetta di S. Vincenzo, dalla quale potremo godere di un bel panorama. E così seguiamo il suo suggerimento. Giorni fa, un altro ciclista ci aveva detto che la Valle di Vasto era molto bella. Si può arrivare fino ad Assergi e, da lì, grazie alla SS17bis, raggiungere Campo Imperatore. Purtroppo, oggi, ci sono troppe moto in circolazione e Marco è già innervosito. Meglio tornare indietro e fare il periplo del lago di Campotosto; infatti, la strada che percorre le sue sponde è tranquillissima, sebbene sia un giorno festivo. Ci fermiamo a bere un caffè a
Campotosto, che è messo malissimo: le case sono crollate in seguito al terremoto del 18 gennaio 2017 e tutte le attività commerciali vengono esercitate all’interno di strutture mobili. La barista ci informa che gli abitanti stanno aspettando le casette prefabbricate da due anni e mezzo; a questo punto, secondo lei, coloro che hanno perso la casa e sono andati via dal paese, difficilmente torneranno, precisando, comunque, che tutti hanno avuto subito una sistemazione alternativa. Però, l’amaro in bocca rimane ugualmente nel vedere quello stato di abbandono. Finiamo un po’ tristemente il nostro giro in bici. Il tempo, per fortuna, ha retto, nonostante gli ammassi di nuvole nere che passavano velocemente sopra le nostre teste. Pedalare sulla riva del lago è stato davvero piacevole. Una quarantina di chilometri, con lievi saliscendi e assenza di traffico: l’ideale per rilassarsi.
09/09/2019 (lunedì): percorsi 42 km con il camper
Dal lago di Campotosto, in 8 km, raggiungiamo la SS80 (o Strada Maestra), a due corsie, abbastanza ampia e in buono stato, che divide i Monti della Laga dal Gran Sasso. I due massicci hanno conformazioni differenti: il Gran Sasso è composto da rocce calcaree e permeabili; quindi, l’acqua penetra nel sottosuolo, formando delle cavità. I Monti della Laga, invece, sono formati da rocce di arenaria impermeabili e, pertanto, l’acqua rimane in superficie, formando cascatelle e pozze. Di conseguenza, ognuno di essi offre paesaggi e ambienti naturali unici e particolari. Scendiamo, attraversando una lussureggiante vallata, percorsa da un piccolo corso d’acqua (il Vomano), il quale, scorrendo verso il Mar Adriatico, s’ingrossa sempre più, ricevendo le acque di altri affluenti.
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Valle del rio Arno |
Strada facendo, ci fermiamo all’
area camper di Ortolano (Coord.: N42.519727°, E013.422224°), gestita dalla vicina trattoria, per fare Camper Service (€ 8). Poi, continuiamo fino al bivio per Prati di Tivo, dove svoltiamo a destra ed iniziamo l’ascesa lungo la SP43 e le pendici del Gran Sasso. La strada non è particolarmente stretta, seppur un po’ sconnessa e tortuosa, con tornanti secchi. Risalendo la boscosa valle del rio Arno, arriviamo a
Pietracamela (1030 metri s.l.m.), dove facciamo una sosta,
posteggiando il camper dopo il paese, sulla strada per Prati di Tivo (in una via che si stacca sulla destra, nei pressi di un parco giochi, c’è abbastanza spazio). Abbiamo evitato il parcheggio per i camper, incontrato prima di entrare in paese, sulla destra, perché la rampa di accesso è ripidissima e sterrata. Subito ci rendiamo conto che questo borgo, pur essendo classificato tra “i più belli d’Italia”, ad oggi, ha poco da offrire: quasi tutti i vicoli sono inaccessibili, sempre a causa dei danni causati dal terremoto del 2009. Sebbene sia in atto la ricostruzione, c’è ancora tanto da fare anche qui.
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Verso il rifugio Franchetti |
Proseguiamo, dunque, per
Prati di Tivo, rinomata stazione turistica invernale, pervenendo, dopo circa 5 km e l’attraversamento di una splendida faggeta, al
piazzale della funivia (Piazzale Amorocchi), situato ad una quota di 1465 metri. Dato che ci sono poche auto parcheggiate, lasciamo il camper a fianco del ristorante e, poi, ci avviamo verso la biglietteria. Qui, ci informano che, salire a piedi fino alla stazione superiore, richiede tre ore di marcia. Visto che sono quasi le due del pomeriggio, optiamo per la cabinovia. Prendiamo il ticket sia per la salita che la discesa (€ 10 a testa solo salita, € 12 salita e discesa). In pochi minuti ci ritroviamo a circa 2000 metri di quota, ai piedi del Corno Piccolo. Già da questa altezza il panorama lascia senza fiato: in lontananza, il Mar Adriatico; ai nostri piedi, la valle del Vomano con il viadotto autostradale; alle spalle, le pareti rocciose del Gran Sasso e i Monti della Laga. Imbocchiamo un sentiero ghiaioso e seguiamo le indicazioni per il
Rifugio Franchetti; è piuttosto esposto e, in alcuni punti, mi devo arrampicare a quattro zampe, tra pietre e grossi massi.
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Verso il rifugio Franchetti |
Vabbè, io non sono un’alpinista e questo è l’unico modo di salire che mi fa sentire sicura. Inutile dire che lo spettacolo che si gode lungo il tragitto è eccezionale. Il percorso non è lunghissimo (circa un’ora e mezza, comprese le soste per scattare foto e ammirare il paesaggio), ma è abbastanza impegnativo, comportando anche l’uso di una corda in ferro per oltrepassare due tratti più difficili. Superato il Passo delle Scalette (2100 metri s.l.m.) e attraversato il Vallone delle Cornacchie, arriviamo al rifugio, posto ad una quota di 2433 metri. Beviamo un caffè e, dopo aver abbracciato con lo sguardo lo straordinario scenario che si apre dalla terrazza panoramica, ritorniamo sui nostri passi. In discesa, impieghiamo un’oretta per arrivare alla stazione superiore della funivia. Riprendiamo la cabinovia e scendiamo al piazzale Amorocchi di Prati di Tivo, soddisfatti per la bella camminata di due ore e mezza, effettuata in un ambiente naturale selvaggio e strepitoso. Decidiamo di fermarci qui per la notte: fa un po’ freddo, ma il posto è tranquillo e illuminato.
10/09/2019 (martedì): percorsi 129 km con il camper
Salutiamo Prati di Tivo e ripercorriamo la SP43 per 14 km, immettendoci nuovamente sulla SS80 (Strada del Gran Sasso o Strada Maestra). Prossima destinazione: la cittadina di
Penne.
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Vista sul Corno Grande dalla strada per Penne |
Continuiamo in discesa su un manto d’asfalto in ottimo stato, per poi deviare sulla SS150-Valle del Vomano e, successivamente, sulla SS81-Picena Aprutina. Giunti a Penne, dopo 77 km, parcheggiamo ai piedi del centro abitato
(Parcheggio Portella, in Passeggiata Alessio di Simone, € 1 per 3 ore), dove un comodo ascensore ci deposita nella piazza principale. Il nucleo antico di Penne è caratterizzato da edifici in mattoncini rossi, materiale usato anche per la pavimentazione delle strette e ripide vie che salgono verso il Duomo, Colle Castello, ecc. Il paese conta circa 7000 abitanti ed è piacevole passeggiare lungo i suoi vicoli silenziosi; tuttavia, pur non mostrando, a prima vista, rilevanti danni causati dal sisma, risulta un po’ “trasandato”. Come in ogni paese abruzzese finora visitato, vi sono tantissime case in vendita o disabitate. Pranziamo qui e, poi, attraverso la “Passeggiata Alessio di Simone”, andiamo a recuperare il camper. Dopodiché, partiamo in direzione di
Serramonacesca e l’
Abbazia di San Liberatore a Majella, distante 52 km.
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Penne |
Con Penne, chiudiamo un capitolo e ne riapriamo un altro: dopo aver girato attorno al Massiccio del Gran Sasso, ora ci spostiamo verso quello della Majella, leggermente più a sud: “
un paesaggio di lunghe dorsali, gole lunari e boschi impenetrabili, popolato da piante e animali esclusivi. Borghi arroccati intrisi di memorie, grotte remote che per secoli hanno protetto la solitudine di uomini dalla fede ostinata e austera” (così avevo letto su una vecchia rivista di Airone). E ancora: “
Il versante occidentale del massiccio, uniforme e compatto, si mostra più chiaramente al visitatore, mentre quello settentrionale e ancor più quello orientale sono incisi da profondi valloni che, alle quote meno elevate, assumono l’aspetto di veri e propri canyon con pareti verticali che sfiorano il migliaio di metri”.
Poco prima di arrivare a
San Liberatore a Majella (N42.235631°, E014.099842) notiamo un
parcheggio gratuito e illuminato (Contrada S. Liberatore, Serramonacesca), abbastanza grande per consentirci la sosta. Poi, a piedi ci avviamo verso la chiesa, immersa nel verde e nella quiete della collina. Mi sarebbe piaciuto vedere il suo pavimento mosaicato risalente al 1275 e il suo bellissimo ambone del 1180, ma è chiusa. Questo antico luogo di culto è ciò che rimane dell’antica abbazia, frequentata dai monaci benedettini di Montecassino.
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Gole dell'Alento |
Già che siamo qui, ne approfittiamo per esplorare la zona, inoltrandoci lungo un sentiero, che percorre le
gole del fiume Alento, il quale, in questo punto, è allo stato di torrente. L’itinerario ci porta in un angolo davvero incantevole, nonostante la fitta vegetazione impedisca ai raggi del sole di passare, rendendo l’area un po’ buia. Sono certa che questo piccolo paradiso, ricoperto di felci, edera e ciclamini, al tramonto si popolerà di volpi e caprioli. Lungo il percorso notiamo cinque tombe rupestri scavate nella roccia, piuttosto in alto rispetto al sentiero, appartenenti ad una comunità eremitica del XIII-IX secolo. Nei pressi di una piccola cascata, il passaggio è interrotto e bisogna tornare indietro. Peccato! L’escursione è breve e non porta via più di un’ora, tra andata e ritorno, però vale la pena. Visto che quando arriviamo al camper sono ormai le 18, decidiamo di pernottare qui. C’è tanta tranquillità e il frinire dei grilli sarà la nostra ninna nanna.
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11/09/2019 (mercoledì): percorsi 62 km e 1772 metri di dislivello in mountain bike
Essere svegliati dal canto degli uccellini mette sempre di buonumore, soprattutto dopo un buon sonno ristoratore. E' la giusta carica per la pedalata impegnativa che ci aspetta oggi.
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Blockhaus |
Partendo dall’Abbazia di S. Liberatore a Majella, infatti, affronteremo una salita di 31 km, per scalare il mitico
Blockhaus, la cima più alta della Majella (2068 metri s.l.m.). Fortunatamente, le pendenze dei primi 10 sono blande, comprese tra il 4-5%, l’ideale per riscaldare i muscoli delle gambe. In questo tratto non serve concentrazione e posso rilassarmi, guardando il mare verde e ondulato delle colline teatine, i borghi arroccati sulle alture e i bellissimi calanchi. Giunti alla prima rotonda, svoltiamo a destra, dirigendoci verso il Passo Lanciano. La pendenza, nei successivi 9 km che ci separano dal valico, aumenta leggermente, mantenendosi tra il 7-9%. Adesso pedaliamo all’interno di una splendida faggeta, che diventa, via via, sempre più fitta, man mano ci avviciniamo al Passo. Proseguiamo per altri 5 km, uguali ai precedenti, fino alla Majelletta. E, poi, ancora su, per altri 3,5 km, intorno al 6-7%. La fatica inizia a farsi sentire. La faggeta lascia il posto ad una terra brulla, sferzata dal vento, e il panorama diventa sempre più grandioso: da una parte la distesa azzurra del Mar Adriatico, dall’altra il profilo del Gran Sasso. Gli ultimi 2,5 km, sulla stradina in bitume, che porta al monumento ai ciclisti e ad una cappelletta, tra l’8-10% di pendenza, sembrano non finire mai. Mi supera un ciclista del posto - con il quale ho condiviso tratti di salita - e, sorridendo, mi regala un inaspettato complimento. “Sei una grande!”, esclama con enfasi. Basta questo a ravvivare la fiamma del mio entusiasmo e a darmi la scossa necessaria per scollinare con ritrovata energia. Purtroppo, le nuvole sono salite con noi e, quando inizio a scendere, vedo a malapena la strada. Il freddo è pungente e una fitta nebbia nasconde il panorama. Addio foto ricordo! Non ho voluto fermarmi per scattarne alcune durante l'ascesa e, adesso, le immagini del paesaggio mi rimarranno solo negli occhi.
12/09/2019 (giovedì): percorsi 35 km con il camper
Il nostro viaggio prosegue verso
Caramanico Terme, il quale sorge tra le valli dell’Orta e dell’Orfento, nella parte occidentale della Majella, a
circa 35 km da Serramonacesca. Facciamo l’errore di seguire distrattamente il navigatore e finiamo di nuovo su stradine tortuose e sconnesse.
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Zampognari a Caramanico Terme |
Dopo i soliti attimi di panico, arriviamo a destinazione. A Caramanico (556 metri s.l.m.) ci sono due possibilità di sosta: nel grande
parcheggio comunale gratuito “La Vallocchia”, in Via Dietro le Mura n. 37, (coord.: N42.1582984°, E014.0027582) oppure presso un’
area privata, in Viale della Libertà n. 10 (coord.: N42.161396°, E014.008152°), al costo di € 15 (con pozzetto, corrente ed acqua). Noi scegliamo questa seconda soluzione, perché abbiamo necessità di caricare e scaricare le acque. Per accedere all’area, giunti alla rotonda che s’incontra prima della galleria, bisogna prendere la strada che sale a sinistra e, dopo poche decine di metri, anziché entrare in paese, si deve svoltare in una stradina che si stacca sulla destra (in basso c’è un cartello marrone con la scritta “area camper privata”, poco visibile, per la verità). Si accede, così, nell’ampio cortile di una casa a due piani, che può ospitare una decina di mezzi. La proprietaria ci dice che possiamo pagare quando ce ne andremo; pertanto, ci rechiamo subito in paese per far provviste, in quanto abbiamo constatato che, spesso, i negozi di alimentari, da queste parti, sono aperti soltanto al mattino; a volte anche il pomeriggio, ma solo dopo le 17. Caramanico è un rinomato centro termale, pieno di alberghi; le sue piazze e le sue antiche vie pullulano di persone anziane a passeggio o sedute sulle panchine dei belvedere. Gli zampognari però non me li aspettavo: come d'abitudine viaggiano in coppia e allietano i passanti con quella musica melodiosa che ricorda tanto il Natale.
Dopo pranzo, andiamo al Centro Visite del Parco della Valle dell’Orfento; vi si arriva dopo una lunga salita, seguendo i cartelli segnaletici. Un’addetta ci fornisce informazioni preziose per la visita e provvede alla nostra registrazione per l’escursione a piedi che effettueremo domani all’interno del parco.
13/09/2019 (venerdì): escursione a piedi alle Gole dell’Orfento (circa 3 ore di marcia)
Di buon mattino e con un abbigliamento appropriato, c'incamminiamo verso le gole dell’Orfento. Saliamo in località Santa Croce - situata poco oltre il Centro Visite del Parco - dove inizia il sentiero B2, che ci porta al Ponte del Vallone.
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Gole dell'Orfento |
Questa prima parte è un po’ monotona, ma, una volta deviato sul sentiero S, che torna a Caramanico Terme seguendo la sponda orografica destra dell’Orfento, l’itinerario diventa sempre più selvaggio e suggestivo. Ora, camminiamo a fianco del corso d’acqua, il cui mormorio ci accompagnerà per tutto il resto del percorso. Man mano scendiamo verso valle, la gola si restringe e, in alcuni punti, il cielo rimane nascosto dalla vegetazione rigogliosa. Passando da una parte all’altra del torrente, grazie a rustici ponticelli di legno, mi fermo spesso ad osservare, ipnotizzata, l’acqua cristallina compiere piccoli salti e insinuarsi in bellissimi canyons, gorgogliando tra sassi e tronchi ricoperti di muschio verdissimo. Felci, edera e ciclamini rivestono le rive dell’Orfento, donandogli un tocco di bellezza in più. Anche oggi la natura è riuscita a sbalordirmi. Giunti ai piedi dell’ardito ponte stradale di Caramanico Terme, c’inerpichiamo lungo un ripido sentiero, ritrovandoci sulla SR487, che siamo costretti a percorrere per circa 500 metri. Per evitare questo tratto trafficato, una volta arrivati ai piedi del ponte, anziché salire verso la strada, si può tornare fino all’incrocio col sentiero B6 e raggiungere Caramanico passando dal Centro Visite del Parco. Questa bella passeggiata che, senza soste, comporta circa tre ore di cammino, è facile e adatta anche ai ragazzini, con un po’ di attenzione, per via del fondo a volte scivoloso.
14/09/2019 (sabato): percorsi 47 km con il camper
In una bella giornata soleggiata, ma non torrida, c'immettiamo sulla SR487, percorrendo 6 km lungo la valle dell'Orta, fino a
S. Eufemia a Maiella (878 metri s.l.m.).
Parcheggiamo all’uscita del paese, all’imbocco della strada per S. Giacomo, sulla destra (in fondo alla via c’è anche l’Agricampeggio Colle dei Lupi).
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Roccacaramanico |
Camminando verso il centro, sono subito colpita e piacevolmente sorpresa dal magnifico panorama sul Gran Sasso e sul Corno Grande che si gode da qui. Penso che la felice posizione di questa località sia la sua vera attrattiva, perché, a parte alcuni bei murales e un vecchio lavatoio, non noto nient'altro di particolare. Facciamo un’abbondante scorta di formaggio presso un caseificio e, poi, proseguiamo per
Roccacaramanico (6 km), minuscolo borgo arroccato sulle pendici del Monte Morrone, a 1080 metri di quota, con vista splendida sul massiccio della Majella. All’ingresso del paese,
c’è un piccolo parcheggio sulla sinistra, alla fine di Corso Umberto); non sapendolo, Marco, lascia il camper ai piedi dell'abitato, in uno spiazzo erboso lungo la strada, prima della salita e leggermente in pendenza. La visita non dura molto. Il borgo è piccolissimo, ma incantevole: una taverna e una grande terrazza panoramica, oltre ai ruderi di un castello, è tutto ciò che offre.
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Sullo sfondo: la Majella |
Tornati al camper, nel momento di andarcene, viviamo alcuni minuti di angoscia: le ruote scivolano sul terreno viscido, impedendoci di partire. Proviamo a gettare della ghiaia davanti alle stesse, per farle aderire meglio al suolo e, dopo vari tentativi, per fortuna riusciamo a venirne fuori. Riguadagnata la SR487, giriamo a destra e ci dirigiamo verso il Passo San Leonardo, che, però non raggiungeremo: la nostra meta è, infatti, la
Riserva Naturale Orientata Lama Bianca (circa 7 km), la quale tutela la più bella faggeta del Parco Nazionale della Majella. Poco dopo il secondo tornante, prendiamo la prima strada che si stacca a sinistra. Essendo quest'ultima ancora più stretta e sconnessa della precedente, dopo circa 6-700 metri,
posteggiamo il camper in una radura a fianco della carreggiata e procediamo a piedi. Più avanti, sulla sinistra, c’è l’imbocco di una stradina sterrata (le frecce in legno portano la scritta “Fonte della Fratta”), ma noi la ignoriamo e, dopo circa 4 km di salita, arriviamo all’inizio del percorso per disabili.
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Faggeta di Lama Bianca |
Lo seguiamo fino a Fonte Lama Bianca, e, poi, scendiamo verso Fonte della Fratta, sempre percorrendo un largo sentiero battuto, prima delimitato da staccionate e, poi, da assi di legno, il quale serpeggia all'interno di una splendida faggeta. Chissà che meraviglia in autunno, quando le foglie degli alberi si tingeranno di rosso e, cadendo a terra, imporporeranno il sottobosco. Oggi, i colori dominanti del suolo sono il verde e il rosa dei ciclamini. Alla fine della discesa, nei pressi di un'area attrezzata per picnic, inizia lo sterrato che avevamo visto all'andata e che sbuca, poco oltre, nuovamente sulla strada asfaltata. Ovviamente, si può effettuare lo stesso giro in senso inverso. Non abbiamo notato parcheggi veri e propri nella zona: le auto dei visitatori erano posteggiate alla bell’e meglio in piccoli spiazzi sul ciglio della strada.
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Faggeta di Lama Bianca |
A questo punto, non potendo valicare il Passo San Leonardo con il nostro camper (vi è divieto di transito per i mezzi di peso superiore alle 3,5 t), dobbiamo tornare indietro e ripercorrere tutta la Valle dell’Orta fino a Caramanico Terme. Ora che abbiamo un po' più di dimestichezza con le strade sconnesse dell'Abruzzo, potremmo anche provare a salire all’
eremo di S. Bartolomeo in Legio, che avevamo evitato nei giorni precedenti. Quindi, puntiamo verso Roccamorice, distante 23 km. Sulla SP22, l’eremo è segnalato (si trova 5 km più a monte del paese). Bisogna prestare attenzione, perché, ad un certo punto, i cartelli cambiano e, da grandi e marroni, diventano piccole frecce di legno. Pur essendoci un
parcheggio su prato vicino all’imbocco del sentiero, la stradina che vi accede, stretta e sterrata, ci sembra poco agevole; perciò
lasciamo il camper in uno slargo a lato della strada principale, giusto il tempo per fare questa escursione. E’ piuttosto tardi, il sole sta calando e il percorso non è illuminato.
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Eremo di San Bartolomeo in Legio |
A passo svelto scendiamo il ripido sentiero che, in circa 3 km, conduce ad una piccola galleria, quasi invisibile: è l’ingresso all’eremo. Quest’ultimo, posto a circa 600 metri di quota, è perfettamente integrato con l’ambiente naturale circostante, essendo ricavato sotto un tetto di roccia lungo 50 metri. Un cunicolo, con alcuni gradini, consente di accedere ad una balconata in pietra, al termine della quale vi è una chiesetta, portante sulla facciata i resti di un affresco. Continuando, troviamo due piccole cellette e un altro terrazzo, che segna la fine dell’eremo,
costruito, nel XIII secolo, da Pietro da Morrone. Purtroppo, il sole è appena sceso dietro la montagna di fronte e la luce è veramente scarsa. Mi dispiace, perché prima del tramonto la roccia avrebbe assunto un bel colore dorato e le foto sarebbero risultate migliori. Pazienza! Anche se tornassi domani mattina e ci fosse il sole, questo sarebbe alle spalle dell’eremo e la luce comunque sfavorevole. Perciò, andiamo a recuperare il camper e torniamo verso Roccamorice. Ormai è scesa la notte. Quando vediamo un prato pianeggiante, a fianco della strada e accanto ad un’abitazione, decidiamo di fermarci lì per cenare e dormire. E’ tutto tranquillo e le luci della casa ci danno più sicurezza.
15/09/2019 (domenica): percorsi 46 km con il camper
Stamattina, il cane della "vicina di casa" cantava. Inizialmente, avevo pensato fossero gli ululati dei lupi. Invece, quando sono uscita dal camper per pettinarmi, la sua proprietaria, salutandomi, mi ha detto sconsolata che era il suo cane ad emettere quei versi.
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Popoli (Taverna Ducale) |
Si è intrattenuta a parlare con me per un bel po’, ma ho dovuto rifiutare, a malincuore, l’invito ad entrare in casa sua per bere un caffè insieme, perchè era mia intenzione raggiungere Popoli (distante 28 km) prima che le orde di motociclisti invadessero le strade (qui, ce ne sono davvero tanti durante il fine settimana).
Popoli (250 metri s.l.m.) è una cittadina situata nel punto d’incontro delle vallate del Pescara, dell’Aterno e del Sagittario, che, tra l'altro, ha dato i natali a Corradino D’Ascanio, inventore della mitica Vespa. Dopo aver parcheggiato il camper
in un ampio piazzale antistante l’hotel Tremonti, sulla SS5, prima del centro, sulla destra, entriamo nel nucleo antico. Notiamo subito la Taverna Ducale, edificio medievale con la facciata ornata da otto stemmi, intercalati da sette figure di animali, umane e mostri - tutti in bassorilievo - un tempo magazzino dei prodotti agricoli spettanti al feudatario e, in seguito, convertito in osteria e albergo. Purtroppo, durante il fine settimana, è visitabile solo su appuntamento.
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Popoli (rosone chiesa di S. Francesco) |
Pochi passi e sbuchiamo in Piazza della Libertà, sulla quale si affaccia la quattrocentesca chiesa di San Francesco, con un ricco portale romanico e un bellissimo rosone rinascimentale dai singolari raggi, uno diverso dall’altro. Poi, salendo una lunga scalinata, arriviamo alla chiesa della SS Trinità. Continuiamo ancora a camminare tra le vie deserte, passando davanti al Palazzo Cantelmo (XV sec.), con il suo cortile trapezoidale e la loggia a tre arcate. Pur essendo un paese interessante, non posso non notare quanto sia trasandato. Ancor più di Penne! Devo essere sincera: non mi ha fatto una buona impressione.
Proseguiamo con il camper verso
Raiano (389 metri di quota), con l'intenzione di fare un'escursione alle
gole dell'Aterno e all'eremo di S. Venanzio. Nei paraggi, le possibilità di sosta non sono molte.
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Eremo di S. Venanzio e gole dell'Aterno |
Potremmo
parcheggiare nei pressi del campo di calcio, ma, tra poco, inizierà la partita e ce lo sconsigliano. Perciò, ci sistemiamo nel vicino
Viale di Bartolo n. 27 (o Strada Vicinale della Pozzolana - Coord. N42.103520°, E013.807487°), di fronte al ristorante Le Chalet. Vi si accede da due stradine, abbastanza strette, che si staccano alla destra della SR5: Via Fausto Coppi e Via Primo Carnera, una prima e l'altra dopo la ferrovia. Quindi, a piedi, ci avviamo lungo il sentiero n. 4, che inizia a sud dei binari. Dopo alcuni minuti e una discesa non troppo ripida, sbuchiamo su un piccolo nastro d'asfalto (Via Vittorito: la stessa che parte dalla piazza centrale di Raiano): ci passa giusto un’auto. Procedendo verso sinistra, arriviamo all’eremo (aperto dalle 9 alle 13 e dalle 15,30 alle 17,30). Prima di entrarvi, andiamo a dare un'occhiata alla forra, incisa, nel corso di milioni di anni, dalle acque tumultuose dell’Aterno. In questo ambiente, di incomparabile bellezza, fioriscono, nei mesi primaverili, ben 27 specie diverse di orchidea. Pensavo, sbagliando, che l'eremo - realizzato su un sistema di archi, come un ponte sospeso tra due pareti opposte, nel punto in cui le gole si restringono maggiormente - si vedesse dalla riva del torrente; invece, lo stesso rimane nascosto dalla lussureggiante vegetazione del luogo. Marco, allora, si toglie sia calze che scarpe e, con balzi acrobatici, saltando da un masso all’altro, riesce a raggiungere il centro del corso d’acqua per scattare qualche foto a questa particolare costruzione. Ed ora, non ci resta che ispezionarne anche l'interno (ingresso gratuito o pagando € 2 a testa con la guida). Dalla chiesetta, scendendo alcuni gradini, accediamo alla Cappella delle sette Marie, nonché ad una terrazza coperta (che si affaccia sul torrente) e alla celletta in cui dimorò San Venanzio. Altri gradini (“scala santa”), scavati in un cunicolo, stretto e buio, ci consentono di risalire nella chiesetta dal lato opposto. Un luogo molto particolare, anche questo, come l’eremo di San Bartolomeo, visto ieri.
Quando torniamo al camper, essendo ormai sera, decidiamo di pernottare qui, approfittando della vicina pizzeria per la cena.
16/09/2019 (lunedì): Percorsi 45 km con il camper
Partiamo da Raiano in direzione di
Sulmona (15 km), la città di Ovidio e dei confetti, più volte danneggiata dai terremoti (quello del 1706 la distrusse quasi completamente). Sorge alla confluenza del torrente Vella con il Gizio, adagiata nella bella conca della Valle Peligna, in una cornice di alte montagne.
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Sulmona (Fontana vecchia e acquedotto) |
Parcheggiamo in Piazzale Gen. Ruggieri, a pochi passi dal centro, che raggiungiamo a piedi in pochi minuti. L’Ufficio Turistico si trova nei pressi del celebre complesso dell’Annunziata (chiesa e adiacente palazzo fondato, nel 1320, dalla Confraternita della Penitenza), dove recuperiamo una mappa della città. Percorrendo Corso Ovidio, l’arteria principale insieme a Viale Mazzini, arriviamo in Piazza XX Settembre. Non si contano i negozi di confetti, per cui Sulmona è rinomata, i quali vengono confezionati e venduti anche a forma di fiore. Proseguiamo fino alla Fontana Vecchia, addossata all’ultimo pilone dell’antico acquedotto, sbucando, poi, in Piazza Garibaldi, posta a un livello più basso rispetto al corso. Oggi è occupata dalle bancarelle del mercato e fare belle foto, magari con il Monte Morrone a farle da sfondo, è pressoché impossibile.
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Sulmona (Piazza Garibaldi) |
E’ la piazza in cui, l’ultimo fine settimana di luglio, si svolge la Giostra Cavalleresca, una rievocazione storica del periodo rinascimentale, riproposta come evento moderno a partire dal 1995. I due giorni della competizione sono preceduti da un corteo a cui prendono parte circa 500 figuranti in costumi d’epoca. La piazza viene opportunamente riempita di terra e sabbia, per formare la pista di percorrenza dei cavalli in gara. Viene, inoltre, allestita una struttura in metallo atta ad ospitare 5000 spettatori. Ho assistito, una volta, a questa manifestazione, trasmessa in televisione e l’ho trovata davvero coinvolgente. Nell’insieme, Sulmona è una cittadina graziosa, in parte chiusa al traffico motorizzato, ma vi sono ugualmente tante vetture posteggiate in centro, e la cosa mi procura sempre un gran fastidio. Ripercorrendo a ritroso tutto il Corso Ovidio, arriviamo al parco di Villa Comunale, alla fine del quale si staglia maestoso il Duomo di San Panfilo. La nostra visita termina qui.
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Pacentro |
Dopo aver gustato un ottimo gelato, torniamo al camper e riprendiamo il nostro viaggio, dirigendoci verso
Pacentro (686 metri s.l.m.) (10 km). Già da lontano si intravedono le inconfondibili torri quadrate del castello Cantelmo-Caldora, che domina dall’alto il paese e la Valle Peligna. Una volta lì, non conoscendo il posto,
lasciamo il nostro mezzo in un ampio spiazzo, prima di entrare nel borgo antico. A Pacentro, ora, si accede solo dalla SR487, strada a due corsie, che sale al Passo S. Leonardo e attraversa il centro abitato (il quale ha un senso unico in entrata ed un altro in uscita). Dopo aver superato un arco, arriviamo ad una rotonda (usata anche dai minibus per fare manovra e tornare indietro), aggirando la quale si riesce ad entrare nel
parcheggio per i camper, segnalato, in Via Madonnina delle Grazie, vicino alla chiesa, sulla sinistra (Coord.: N42.052250°, E013.991670°) ).
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Pacentro |
Adesso sappiamo che vi saremmo potuti passare anche con il nostro camper. Pazienza! Questo incantevole borgo medievale, tra i meglio conservati dell’Abruzzo, si è sviluppato lungo un crinale del Monte Morrone. Le ferite infertegli dal sisma sembrano, ormai, in gran parte guarite. Percorrendo i suoi stretti e ripidi vicoli, fiancheggiati da splendidi palazzi, giungiamo ai piedi del magnifico castello. La temperatura, pure oggi, sfiora i 35°C e il sole picchia implacabile. Mentre Marco si riposa all’ombra, io proseguo per alcune centinaia di metri sulla SR487, per scattare una foto d’insieme al paese. Tornati al camper, riprendiamo la marcia, facendo rotta verso
Anversa degli Abruzzi (20 km) nella valle del Sagittario. L’area camper “Gole del Sagittario” (N41.999699°, E013.809694°) è di difficile accesso, soprattutto per un mezzo ingombrante come il nostro. Dalla strada principale, imbocchiamo una stradina laterale che si stacca a sinistra; è ripida, in cattivo stato, oltreché stretta e i rami bassi degli alberi sono di ostacolo. Giunti ad una radura, continuiamo verso destra, pervenendo finalmente all’area camper (segnalata). Vi sono due cancelli, chiusi, ma facilmente apribili: il primo è l'ingresso al camper service (con pozzetto ed acqua); dal secondo, invece, si entra nel parcheggio, ampio e con fondo ghiaioso. Vi è anche un piccolo edificio con docce (acqua calda), lavandini e wc. Il costo della sosta è di € 12, fino alle 10 del mattino successivo, comprensivo di elettricità. Per il pagamento bisogna telefonare al numero affisso sulla parete della casetta in legno, dopodiché arriva il custode a riscuotere. Al momento vi staziona, pare in modo fisso, una famiglia circense.
Dopo colazione, ci avviamo a piedi verso la
Riserva Oasi WWF delle Gole del Sagittario ed esploriamo, con il cinguettìo degli uccellini in sottofondo, questa piccola area, ivi compreso l’orto botanico
. Il giardino, è provvisto di vivaio irrigato dal fiume Sagittario e dalle sorgenti del Cavuto.
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Castrovalva (Valle del Sagittario) |
Visto che il centro visite è chiuso, dopo aver fatto involontariamente scappare un airone cenerino e un paio di scoiattoli, seguendo il sentiero che porta, tra l’altro, anche a Castrovalva - un piccolo borgo arroccato sulla montagna - arriviamo ai piedi del centro abitato di Anversa degli Abruzzi. Saliamo un’infinita serie di ripide scalinate - chiedendoci come facciano le persone (quelle poche che incontriamo sono per lo più anziane) che vivono lì a farle ogni giorno - e raggiungiamo il punto più alto del paese. Oltre ai resti di un castello normanno, due chiese e una piazzetta con un bar, non vi è null’altro. Ma almeno questa località è fornita di un fornaio. Notiamo anche un ambulante che vende formaggi e, quindi, ci viene da pensare che, forse, vi saranno altri venditori di generi alimentari o prodotti per la casa, che arrivano sin qui per approvvigionare i vecchi abitanti di Anversa. Ma, pure quassù, tanti edifici vuoti o in vendita.
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Pescasseroli |
Ci rimettiamo in viaggio, con l'idea di visitare Villalago e l’eremo di S. Domenico, sull’omonimo lago artificiale, per poi proseguire verso Scanno, ma il navigatore non ci vuole proprio far passare sulla SR479. Onde evitare situazioni spiacevoli, decidiamo, al momento, di soprassedere. Percorreremo, quindi, la SP60 per Cocullo e, poi, la Sp17 per Pescasseroli (44 km). Al massimo, vedremo se si potrà raggiungere Scanno e Villalago da Villetta Barrea. La SP17 attraversa la regione Marsicana, passando da Ortona de’ Marsi (1003 metri s.l.m.) e Bisegna (1.200 metri s.l.m.), per poi immettersi sulla SS83. Seguendo il fiume Sangro, arriviamo a
Pescasseroli (1167 metri s.l.m.), frequentata località sciistica nei mesi invernali, la quale, incredibile ma vero, si estende tutta in piano. Sin da subito si nota che è più animata degli altri centri finora visitati e pare che i suoi abitanti abbiano fatto a gara per esibire le migliori facciate fiorite delle case.
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Opi - belvedere |
Un paese che, di per sé, non sarebbe nulla di straordinario, se non fosse per tutto questo verde che lo rende un tutt’uno con l’ambiente naturale circostante. Vediamo la Fonte di S. Rocco, l’antica abbazia, che custodisce al suo interno la statua di una Madonna nera, la casa dove nacque Benedetto Croce, ma non i ruderi del castello: qui, Marco s’impunta, non ne vuole proprio sapere di salirvi. Ritorniamo, pertanto, al camper, che avevamo lasciato in un prato,
nei pressi di alcuni impianti sportivi dismessi, in Via Colli Bassi n. 10 (N41.806521°, E013.791345°) e proseguiamo, sempre lungo la valle del Sangro, verso
OPI (7 km), “uno dei borghi più belli d’Italia”. Fortunatamente, troviamo un
parcheggio sulla SR83 (N41.776531°, E013.829557°) e, risalito a piedi un ripido pendio, sbuchiamo su una via altrettanto impervia - affiancata unicamente da due file di case distese lungo il crinale della montagna - la quale continua dritta fino alla chiesa, per poi aggirarla. Opi ha, praticamente, la forma di una goccia e andrebbe fotografato dall’alto, per ottenere uno scatto interessante (ma, questo, lo scoprirò solo troppo tardi).
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Lago di Barrea |
Sia l’Ufficio turistico che le varie attività commerciali sono chiusi. Purtroppo, anche qui, molte sono le case in vendita. In questo periodo, le uniche cose che possiamo apprezzare, oltre allo splendido panorama che si gode dai vari belvedere, sono le sale del museo “C’era una volta”, suddiviso in due diversi edifici, con ingresso libero. Camminiamo ancora un po’ per le strade quasi deserte, destando la curiosità di alcune nonnine, che ci salutano sempre gentili e sorridenti. Non ci resta che scendere a recuperare il camper e riprendere a costeggiare il fiume Sangro fino a
Villetta Barrea (11 km), dove, all’inizio del paese e
poco prima del lago artificiale, c’è un parcheggio con quattro stalli per camper (N41.773720, E013.944970). Sono ormai le 18. Facciamo una passeggiata sulla sponda del lago per tirare l’ora di cena; nel fango notiamo numerose orme di animali, i quali, probabilmente vengono qui ad abbeverarsi durante la notte. Si odono già i primi “bramiti” dei cervi, che, nel corso della serata, aumentano sempre più: settembre è, infatti, il mese in cui i maschi in età riproduttiva danno vita ad antichi rituali di lotta e corteggiamento. Trascorreremo la notte qui, ad una quota di 990 metri.
Ieri, mentre scendevamo lungo la Valle del Sangro, abbiamo notato la via di accesso alla
“Camosciara”, anfiteatro naturale di montagne di dolomia bianca e grigia, simile a quella delle dolomiti alpine.
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Cascata delle tre cannelle - Camosciara |
Pertanto, visto che quest’ultima dista soltanto 3-4 km dal parcheggio dei camper di Villetta Barrea e che la strada per arrivarci non è troppo trafficata, stamattina faremo un’escursione lì, usando le nostre mountain bikes. Pedalando in leggera salita, raggiungiamo l’ingresso, dove vi è un ampio parcheggio (i camper pagano € 4). Da qui, procediamo ancora per un paio di chilometri poco impegnativi, fino ad un grande piazzale. Leghiamo le bici ad una staccionata e, percorrendo a piedi un bel sentiero che s’inoltra nel bosco, perveniamo, dapprima alla Cascata delle tre Cannelle e, poi, a quella delle Ninfee. Oltre non si può andare. Siamo un po' delusi, perché la passeggiata dura complessivamente meno di mezz’ora. Già che ci siamo, una volta scesi nuovamente a Villetta Barrea, al bivio, svoltiamo a destra e ci arrampichiamo verso
Civitella Alfedena (1123 metri s.l.m.), borgo arancione del Touring Club Italiano, con splendida vista sul lago di Barrea. I boschi che lo circondano ospitano una fauna ricca e variegata, tra cui l’orso bruno marsicano, il lupo appenninico, il cervo, il camoscio, il capriolo, la lince, ecc. Dopo una breve sosta all’inizio del paese per osservare, dall’alto, alcuni lupi in semilibertà, ospitati nell’area faunistica
istituita per scopi scientifici (ripopolamento, studio, ecc.), continuiamo a salire verso il centro storico, la cui pavimentazione è realizzata con sampietrini, lucidi e scivolosi. Arrivati alle ultime case dell’abitato, ci lanciamo in discesa dalla parte opposta, ritrovandoci sulla riva del piccolo bacino lacustre. Poco prima dell’unico ponte che ne unisce le due sponde, a destra, notiamo un’area camper gratuita (sicuramente comunale), ma con il camper service inutilizzabile: il pozzetto è, infatti, coperto da cellophane e sassi, mentre le colonnine per l’erogazione di acqua e corrente sono completamente distrutte. Chi mai poteva avere interesse a metterlo fuori uso?
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Civitella Alfedena |
Tornati al camper, decidiamo di partire per Scanno: due turisti, incontrati a Civitella Alfedena, che hanno percorso nei giorni scorsi la SR479, ci hanno detto che è fattibile anche con un mezzo di grandi dimensioni come il nostro, basta andare piano e fare attenzione. Da Villetta Barrea,13 km di strada contorta, ma abbastanza larga e ombreggiata da una fitta pineta, c’innalzano ai 1630 metri di altitudine del
Passo Godi, il quale collega l’alto Sangro con l’alta valle del Sagittario. Dopo il Passo, scendiamo, sempre in modo tortuoso, per 14 km, prima in mezzo ad una faggeta e, poi, tra pascoli e rilievi dai versanti brulli ed assolati. Nei pressi di una statua dedicata a Papa Giovanni XXIII, vediamo
una fontanella e ne approfittiamo per caricare un po’ d’acqua. A
Scanno (1.050 metri s.l.m.) vi è una strada a senso unico in entrata ed una a senso unico in uscita. Seguiamo la segnaletica per la seggiovia e ci ritroviamo in un grande
parcheggio gratuito, in Via Pescara (Coord.: N41.900234°, E013.878285°). Anche per visitare questo borgo, che si è sviluppato sul pendio scosceso di una montagna, servono buone gambe. E', infatti, tutto un intreccio di vicoli e scalinate in forte pendenza, sui quali si aprono i ricchi portali barocchi di antichi palazzi nobiliari. La cinta muraria medievale è stata in parte distrutta e in parte inglobata in case private. Delle quattro, antiche porte d’accesso, l’unica ad essere rimasta intatta è la Porta della Croce, posta a sud dell’abitato. Prima di rintanarci nella nostra casetta mobile, facciamo incetta di dolcetti presso una biscotteria artigianale; non so perché, ma ho la sensazione di avere un po' esagerato. Trascorreremo la notte qui, a Scanno.
Stanotte è piovuto abbondantemente e, sebbene questa mattina la pioggia sia cessata, le previsioni meteo, per la giornata odierna, non sono confortanti; anzi, il bello deve ancora venire.
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Scanno |
Pertanto, approfittiamo di questa tregua per scattare alcune foto al paese da un punto strategico indicatoci dalla gentile signora dell’Ufficio Turistico. Scanno è, infatti, il borgo più fotografato d’Abruzzo, immortalato anche da grandi autori italiani e stranieri del passato, tra i quali Mario Giacomelli, la cui opera fotografica “Il bambino di Scanno”, del 1957, fa parte della collezione permanente del Museum Of Modern Art di New York. Dopodiché, ci trasferiamo con il camper sul lago di Scanno. Seguendo la N479 per Sulmona, prima di arrivare alla chiesetta di S. Maria, nel cui sottostante arco forse rischiamo di incastrarci (vedremo, però, al ritorno, passarvi i pullman), svoltiamo a sinistra e percorriamo un tratto della Circumlacuale SP82, asfaltata e sufficientemente ampia. Purtroppo, ad un certo punto, la strada è sbarrata: un’ordinanza informa che, per lavori in corso, oggi e domani è vietato l’accesso ai veicoli.
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Lago di Scanno |
Pertanto, non possiamo raggiungere l’
area camper che si trova vicino al campeggio, al bivio per Villalago (Coord. N41.922200°, E013.855800°). Optiamo, quindi, per il grande
parcheggio nei pressi della spiaggia dove si noleggiano i pedalò; è consentita soltanto la sosta diurna al costo di € 4 al giorno, ma la biglietteria è chiusa e non c’è in giro un’anima. Proviamo a restare qui, sperando non ci mandino via. Prima che si aprano le cataratte dal cielo, imbocchiamo il “Sentiero del cuore” (N. 1), che, in circa un’ora di arrampicata, conduce ad un punto panoramico, dal quale il lago appare, appunto, a forma di cuore. Dopo la foto ricordo, scendendo per il “Sentiero dei soldati”, sbuchiamo sulla riva del lago e, con altri 15 minuti di camminata, arriviamo al camper. Giusto in tempo per evitare il diluvio che si abbatte nel giro di pochi istanti.
Stamattina il cielo è ancora livido, con nubi basse che avvolgono le cime delle montagne circostanti. Intorno alle 10,30, però, si apre uno spiraglio che lascia passare qualche raggio di sole.
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Eremo di San Domenico |
Scarichiamo velocemente le nostre mountain bikes e ci avviamo verso Villalago (sulla SP82 circumlacuale con le bici si può passare, nonostante i lavori in corso). Dopo 4 km, all’incrocio con la famelica SR479 (che collega Anversa degli Abruzzi a Villetta Barrea), svoltiamo a sinistra e scendiamo lungo la
Valle del Sagittario. Quest’ultima è un’area naturale protetta, tra le più importanti d’Europa, caratterizzata da uno spettacolare canyon scavato dalla millenaria erosione delle tumultuose acque del torrente; si estende da Anversa degli Abruzzi a Villalago, ad un’altitudine compresa tra i 500 e i 1550 metri. Questo territorio ospita numerose specie animali e vegetali di notevole interesse, alcune delle quali in pericolo di estinzione. Dopo circa 1,5 km, giungiamo alla diga di sbarramento del Sagittario, che forma il lago di S. Domenico; attraversando quest’ultimo su un bel ponte in pietra a 3 arcate, accediamo all’eremo di S. Domenico ed all’antistante chiesetta.
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Lago di San Domenico |
All’interno di quest’ultima, una ripida scaletta, scavata nella roccia, porta alla grotta in cui visse l’eremita. Un sentiero, invece, al di là della chiesa, conduce ad una spiaggetta con un’area picnic. In questa zona non c’è un parcheggio vero e proprio, ma piccole rientranze nella SR479 dove le macchine possono sostare. E’ stata una bella idea venirci in bici, anche perché, nel frattempo, le nuvole sono svanite e la giornata è splendidamente soleggiata. A questo punto, vorrei continuare a scendere lungo la valle. Marco mi segue controvoglia, però io sono proprio curiosa di vedere com’è quella benedetta galleria dalla quale il navigatore non voleva farci passare l’altro ieri. Ed eccola qui, dopo 3 km. Non ci posso credere!, Un pullman “gran turismo” sta cercando di superarla ed ha bloccato il traffico. Sembrerebbe incastrato nel tunnel, ma, poi, vedo che si sta muovendo e, piano, piano, centimetro dopo centimetro, riesce ad uscirne.
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Castrovalva (Valle del Sagittario) |
Il problema è che la galleria, pur essendo lunga soltanto 25 metri, non è illuminata e non si vedono bene le rocce sporgenti. Marco sostiene che con il nostro camper saremmo passati benissimo, tuttavia io sono contenta di aver fatto la deviazione, seppur allungando il percorso: se avessimo incrociato un pullman, mi sarei agitata non poco. E’ vero che ci sono specchi dappertutto, ma, la strada presenta curve strette e, nel giro di poche ore, abbiamo contato 4 pullman e diversi furgoni dei corrieri. Dopo la galleria proseguiamo per altri 5 km, fino al bivio per Castrovalva, piccolo borgo che già si vedeva da Anversa degli Abruzzi e che, anche da questa strada, si nota, là, in alto, appollaiato, come un nido d’aquila, sul crinale della montagna. Ormai siamo qui; non vorrai perdere l’occasione di visitarlo. Ignoro i borbottamenti di Marco e m’inerpico su per i ripidi tornanti.
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Valle del Sagittario |
Dopo meno di 2 km arriviamo a destinazione. D'accordo, non c’è niente di particolare, ma il solo contesto paesaggistico, in cui è collocato questo pugno di case, è spettacolare e il panorama, che si gode da quassù sulla Valle del Sagittario, semplicemente strepitoso. Scendiamo di nuovo sulla SR479 e ripercorriamo a ritroso il tragitto fatto all’andata, ora leggermente in salita (all'opposto, invece, continuando in discesa lungo la gola, in circa 5 km si perverebbe ad Anversa degli Abruzzi, passando attraverso una strada scavata nella roccia, a strapiombo sul fondovalle). Facciamo una breve sosta a Villalago (“Uno dei borghi più belli d’Italia”), ma, come tutti gli altri, impossibile da visitare in bici, essendo un groviglio di vicoli e scalinate ripidissimi. Tornati al nostro mezzo, dopo una bella doccia, partiamo in direzione del
Passo Godi, presso il quale trascorreremo la notte. Domani scenderemo di nuovo a Villetta Barrea e riprenderemo il nostro viaggio lungo la Valle del Sangro.
21/09/2019 (sabato): percorsi 60 km con il camper
Sono le 8 e, qui, al Passo Godi (1630 metri s.l.m.), ci sono 5°C, sia all’esterno che all’interno del camper. Ieri sera, quando Marco ha voluto fermarsi quassù a dormire, non mi sono permessa di contrariarlo, ma dentro di me sapevo che non era una bella idea. Anziché accendere il riscaldamento, propongo a Marco di scendere al parcheggio di Villetta Barrea per fare colazione.
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Barrea e lago di Barrea |
Così, dopo una mezz’oretta e 13 km più a valle, ci godiamo il nostro breakfast sulla calda e soleggiata riva del lago. Più tardi, continuando sulla SR83, ci spostiamo, al vicino “borgo autentico” di
Barrea, un tempo abitato dai Sanniti (7 km). C’è un
parcheggio prima di entrare in centro, sulla destra (Coord.: N41.754024°, E013.992215°, dove la sosta è vietata il sabato dalle 6 alle 14, essendo lo spazio riservato al mercato, ma oggi non c’è nessuno). Da questo borgo, la vista sul lago, incastonato tra verdi montagne, è, a dir poco, fantastica. Percorrendo vie strette e lastricate, raggiungiamo i ruderi di un castello, che si può visitare pagando €1 a testa. Il biglietto include anche la visita alla “sala dei pipistrelli” e all’Antiquarium della Civiltà Safina. Quest’ultimo è piccolissimo, ma la signora che ci accoglie all’ingresso ci rivela cose interessanti sul passato di questa area, spiegandoci com’era prima che venisse costruito lo sbarramento e realizzato il lago artificiale (1951) su cui Barrea si affaccia.
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Barrea e lago di Barrea |
Rimaniamo a lungo ad ascoltarla, rapiti dal suo modo amabile di raccontarci la storia di una civiltà che non conoscevamo. Purtroppo, la nostra conversazione viene interrotta da un numeroso gruppo di visitatori arrivati con il pullman dalla Puglia. Ringraziamo e ci allontaniamo dalla mostra, incamminandoci verso il camper. Proseguiamo ancora sulla SR83 verso Alfedena e, poi, deviamo sulla SS17 per
Castel di Sangro (19 km), paese piuttosto grande e caotico, dove ci fermiamo solo per pranzare nel
parcheggio in via Sangro n. 1 (Coord.: N41.783415°, E014.102839°). Poco distante da qui c’è un'
area camper attrezzata, presso il Campeggio Oasi del Sangro, in Contrada Piana Santa Liberata (Coord.: N41.766446, E014.093260 - Tariffa: € 20/giorno; solo CS: €5). Sempre sulla SS17, in 15 km raggiungiamo il borgo montano di Pescocostanzo (che sorge sul vasto altopiano delle Cinque Miglia), sfiorando le note stazioni di sport invernali di Roccaraso e Rivisondoli, con i quali forma uno dei principali comprensori sciistici dell’Appennino.
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Bosco Difesa di Sant'Antonio |
Da lì, continuiamo verso il
Bosco Difesa di S. Antonio (9 km), che si estende, per circa 100 ettari, ad una quota compresa tra i 1280 e i 1420 metri. La strada passa ai piedi dell’antico borgo, attraversando un’ampia vallata, puntellata da aziende agricole e mucche al pascolo. I versanti delle montagne che la racchiudono sono aridi e disboscati. Nel 1952, il Comune, infatti, ne ordinò il taglio e la vendita di tutti gli alberi (oltre 3000). Per fortuna, su sollecitazione dei cittadini e di personaggi influenti del mondo politico, questo scempio fu fermato. Così, il Bosco di S. Antonio (dal nome dell’eremo ivi presente) si salvò e fu inserito fra “le aree nazionali di interesse pubblico, assoggettato alle prescrizioni della legge nazionale sulle bellezze naturali”. Il periodo migliore per visitarlo sarebbe l’autunno, quando le foglie dei vecchi faggi diventano rosse e, cadendo al suolo, formano un tappeto scarlatto.
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Bosco Difesa di Sant'Antonio |
Oggi, è soltanto il primo giorno d’autunno, il fogliame è ancora verdissimo ed è il rosa dei ciclamini a risaltare tra la vegetazione del sottobosco. Facciamo una bella passeggiata, seguendo i suggerimenti di visita indicati sui pannelli all’ingresso dell’area e, poi, torniamo a
Pescocostanzo. In paese è vietata la sosta ai camper; quindi, saliamo verso gli impianti da sci. Poco oltre il parcheggio riservato ai residence, c’è uno slargo sterrato, con vista panoramica. Entriamo con prudenza, essendo la strada di accesso in pessimo stato, con buche piuttosto profonde
(Coord.: N41.888746°, E014.057533° - Via S. Maurizio). Penso che qui non dovremmo dar fastidio a nessuno. Il centro è distante circa 1 km, ma a noi piace camminare e non è un problema. Anche in questo borgo notiamo molti appartamenti ed esercizi commerciali chiusi, abbandonati o in vendita. C’è un po’ di vita lungo il corso principale, che va dalla bella Collegiata di Santa Maria del Colle alla piazza del Municipio, su cui si affaccia il settecentesco Palazzo Comunale, tuttavia, considerato che oggi è sabato, è davvero poca cosa. Peccato, perché il paese, classificato “Uno dei borghi più belli d’Italia”, con i suoi palazzi del ‘500 e ’600, avrebbe molto da offrire. Può darsi che si animi di più in inverno, con la neve e gli sciatori che affollano le sue piste da sci.
Ma quanto è bello svegliarsi con il dolce ticchettio della pioggia sulla lamiera del camper! Mi crogiolo ancora un po' al calduccio, sotto le coperte, tanto il programma odierno, che prevedeva un'escursione a piedi lungo il vallone di Santo Spirito, a Fara San Martino, salta.
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Vasto |
Per non perdere la giornata, decidiamo di anticipare la visita di Vasto, la località più a sud nella mia lista dei luoghi da vedere in Abruzzo, distante 100 km da qui. Percorrendo la SS84 - dal fondo incredibilmente sconnesso - e passando attraverso la Riserva del Quarto di Santa Chiara, raggiungiamo il valico della Forchetta (1276 metri s.l.m.). Quindi, scendiamo lungo la Valle dell’Aventino, all’interno di una fitta foresta. Qualche chilometro dopo Palena notiamo la segnaletica delle grotte del Cavallone. Anche se volessimo fermarci per visitarle, non si vedono parcheggi per i camper. E, comunque, sembra tutto chiuso. Infatti, sulla pagina web, loro dedicata (http://www.grottedelcavallone.it), leggiamo: “
La funivia del Cavallone è sottoposta ad un intervento di revisione generale che le consentirà una “nuova vita” per ulteriori 10 anni.
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Vasto |
Le Grotte resteranno chiuse al pubblico per l'intera durata del programma di manutenzione” (tel. biglietteria: 0872/910203). Da Lama dei Peligni, la strada diventa panoramicissima, correndo alta e tortuosa lungo il fianco della montagna: a sinistra la parete rocciosa, a destra il precipizio. Sei chilometri di puro spettacolo. Scendendo di quota e avvicinandoci alla costa, il paesaggio, via via, cambia: si vedono, tra l'altro, anche zone industriali e molte attività commerciali.
Dopo oltre un’ora di sballottamenti, c’inseriamo in una strada regionale a scorrimento veloce e priva di buche. Deviando, infine, sulla SS16, giungiamo a
Vasto, cittadina che sorge a 144 metri s.l.m. e si affaccia sul Mar Adriatico.
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Vasto |
Parcheggiamo in Via Pescara n. 164 (Coord.: N42.116437°, E014.704318°) e, dato che ha smesso di piovere, c’incamminiamo a piedi in direzione del centro, distante 1,3 km, puntando direttamente alla Loggia Amblingh, incomparabile belvedere sul golfo di Vasto. Da lì, lo sguardo abbraccia la lunga spiaggia della marina, incorniciata da verdi colline digradanti verso il mare e rivestite di uliveti. Procediamo ancora verso Porta Catena e ci fermiamo un attimo davanti alla curiosa scala dedicata al poeta e pittore vastese Gabriele Rossetti, costretto all’esilio a Londra per il suo appoggio ai moti liberali del 1820. E, poi, gironzoliamo senza meta, godendoci la pace della cittadina: essendo le 14 di una domenica uggiosa, non c’è in giro quasi nessuno. Purtroppo il giardino napoletano del Palazzo d’Avalos chiudeva alle 13 e riaprirà solo alle 17. Marco non ha intenzione di aspettare 3 ore. Perciò, dopo aver percorso anche il belvedere San Pietro, torniamo al camper e ci dirigiamo verso la
Costa dei Trabocchi. Notiamo un
parcheggio in riva al mare (gratuito), vicino al Camping Sun Beach (quest’ultimo offre anche la
formula Camper Stop). Si trova a
Borgata Marina, in
Viale Costa Verde n. 4 (Coord.: N42.233821°, E014.545567°), nella Riserva Naturale Lecceta di Torino di Sangro. Un'ulteriore tregua dalla pioggia ci concede di passeggiare ancora un po' lungo la bella spiaggia di ciottoli e di respirare il profumo del mare, in attesa dell'ora di cena. La temperatura è gradevole e, pur in assenza di vento, i pensieri volano.
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23/09/2019 (lunedì): percorsi 35 km con il camper
Vista la bella giornata, propongo a Marco di andare a
Roccascalegna, “Bandiera Arancione” del Touring Club Italiano e distante 35 km da qui.
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Roccascalegna |
Anche la visita di questo borgo era saltata ieri a causa del brutto tempo. Una volta lasciata la superstrada e la SS16 Adriatica, la strada diventa orribile. E’ sufficientemente larga, ma non si riesce a percorrerla a più di 30 km/h per via di tutta una serie di “ondulazioni” del fondo stradale. Passiamo da Altino, superiamo il centro di
Roccascalegna e continuiamo a salire fino alla parte alta del paese, dove c’è l
’area camper gratuita (non segnalata), in Via Colle degli Ulivi n. 35 (Coord. N42.062322°, E014.310274°), accanto al parcheggio dei pullman.
Sono pure presenti due colonnine per l’erogazione di acqua e corrente (quest’ultima non disponibile al momento) e uno scarico acque nere (solo cassetta). Non capisco se l’area sia in cattivo stato perché mal tenuta o in quanto non ancora terminata. Il centro non è proprio vicino, ma, imboccando la discesa ripidissima a fianco del parcheggio, ci arriviamo in dieci minuti a piedi. Qui giunti, ci dirigiamo, verso destra e percorriamo un’altra strada in forte pendenza, che scende ai piedi del castello. Un percorso panoramico consente di girare attorno allo stesso e di accedervi (a settembre, soltanto durante il fine settimana, purtroppo). Un’altra stradina corre un po’ più in basso, permettendo di avere prospettive diverse di questo suggestivo, inespugnabile maniero (edificato nel XIII secolo) e del particolare, gigantesco masso di arenaria su cui lo stesso è arroccato. Esploriamo ancora un po’ la parte più antica del borgo e, poi, torniamo al camper.
24/09/2019 (martedì): percorsi 70 km con il camper e 20 in bici
Anche quella nella
gola di S. Martino è un’escursione che non avevamo potuto effettuare domenica scorsa a causa del maltempo. Visto che Fara San Martino dista soltanto 30 km da qui, approfittando del meteo favorevole, ci andiamo oggi. Considerato il pessimo stato delle strade, arriviamo a destinazione abbastanza velocemente.
Parcheggiamo il camper in un prato (coord.: N42.087643, E014.199182) e raggiungiamo l’imbocco del sentiero, che corre, per 14 km, lungo la gola di S. Martino e il
Vallone di Santo Spirito, una delle valli più lunghe e suggestive dell’intero Appennino.
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Trabocco Pesce Palombo (Costa dei Trabocchi) |
Purtroppo, lo stesso è chiuso e presidiato da tre carabinieri, in quanto, lo scorso mese di giugno, una escursionista è morta in seguito alla caduta di un masso e, nonostante ciò, la gente passa ugualmente, incurante del pericolo. Il luogo, adesso, dovrà essere messo in sicurezza; operazione molto complicata, secondo gli Agenti, trattandosi di un’area molto vasta. Ci vorranno anni prima che il sentiero diventi di nuovo agibile. Peccato! Non ci resta che tornare sulla costa. Di cose da vedere, qui, in Abruzzo, ce ne sarebbero ancora tantissime, ma, per ora, può bastare. Termineremo il nostro viaggio sulla
Costa dei Trabocchi, un bellissimo tratto di litorale, lungo circa 60 km, compreso tra Ortona e San Salvo. Pertanto, dopo aver fatto un’abbondante scorta di pasta presso lo spaccio degli stabilimenti De Cecco (vicino ci sono anche quelli della Valverde), i quali utilizzano, per le loro produzioni, le acque pure e leggere delle vicine sorgenti del fiume Verde, ritorniamo al parcheggio di
Borgata Marina (40 km). Una volta scaricate le bici, ci avviamo verso la meravigliosa pista ciclabile che corre in riva al mare, ricalcando il percorso di una vecchia ferrovia ormai dismessa. Pedaliamo per circa 10 km, fino a Marina di San Vito, dove, nei pressi di una galleria, il passaggio è impedito da una cancellata. Oltre, al momento, non si può andare: la pista è ancora in corso di realizzazione. Quello da noi percorso è, infatti, solo un piccolo tassello di un progetto ben più vasto: il Corridoio Verde Adriatico o Ciclovia Adriatica, che, costeggiando la riviera per 1678 km, collegherà Trieste, in Friuli Venezia Giulia, a Leuca, in Puglia. Comunque, questo tratto già terminato è davvero splendido e si ha l’occasione di vedere diversi trabocchi (strutture fisse da pesca, in legno, simili a palafitte) ora quasi tutti convertiti in piccoli, caratteristici ristoranti. La nostra vacanza abruzzese non poteva concludersi in modo migliore.
25-26/09/2019 (mercoledì-giovedì): rientro. Percorsi km 630 circa.
Sosta notturna in autogrill, nei pressi di Reggio Emilia.
Totale km percorsi: 2.410, di cui 1260 per il trasferimento e 880 per visitare l’Abruzzo
Costo gasolio: € 376
CONSIDERAZIONI FINALI
Questo viaggio è stato appagante in tutti i sensi: ho potuto immergermi in una natura incontaminata, camminare nella pace di piccoli borghi in pietra, scalare montagne, approfondire la conoscenza del popolo abruzzese e anche soddisfare il palato, gustando i prodotti tipici locali.
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Costa dei Trabocchi (Abruzzo-Italia) |
Una volta abbandonato il litorale, piuttosto edificato, tutto cambia: ci si inoltra in un territorio molto vario, fatto di rilievi che spesso superano i 2000 metri di quota, alcuni aridi, altri ricoperti di vegetazione lussureggiante. Vi sono laghi, fiumi e torrenti che, nel corso dei millenni, hanno scavato gole spettacolari; luoghi suggestivi, a volte quasi inaccessibili, rifugio, nel passato, di eremiti e monaci che li scelsero per la loro vita di preghiera e meditazione. Non mancano scenografiche grotte e boschi da favola solcati da numerosi sentieri, alcuni dei quali realizzati anche per persone disabili, come quello nella splendida faggeta di Lama Bianca. E che dire del fascino di quei borghi antichi, arroccati sulle cime dei monti? Ora sono abitati da poche persone, non più giovanissime, ma forti e gentili. Figli e nipoti sono, per lo più, emigrati all'estero: la vita è dura tra quelle montagne e non c'è molta possibilità di lavoro. Qualcuno, nostalgico, vi ritorna per trascorrervi le vacanze o il resto della propria vita da pensionato. Ma quante case in vendita, quante attività commerciali chiuse! Sono ancora vivi i segni dei più recenti terremoti; molto è stato fatto, ma tanto altro c'è ancora da fare. Le gru dominano il paesaggio e squadre di operai sono al lavoro per riportare gli edifici al loro antico splendore. Certo, non è facile arrivare lassù ed entrare in quelle vie strette con i mezzi meccanici. Le strade di collegamento, poi, sono in uno stato pietoso. Ci vuole tanta pazienza. E gli abruzzesi la pazienza non l'hanno persa, così come non hanno perso la speranza e il sorriso; un sorriso benevolo, che nasce dal cuore. Ci salutavano sempre per primi, calorosamente ed accoglienti, mentre passeggiavamo per le vie silenziose, disponibili a scambiare due chiacchiere con noi e lieti di darci indicazioni o consigli. Una gentilezza d'altri tempi, che accarezza l'anima e ti ricorda che esistono ancora le cose belle della vita.