Viareggio |
Ma
andiamo con ordine. Viareggio ore 3,30: mi sveglia lo scrosciare
della pioggia sbattuta dal vento. Oggi si mette davvero male. Se alla
Coppa Piacentina correre, lottando contro il vento, non era stata
un’impresa semplice e alla Tre Laghi la pioggia mi aveva creato non
poche difficoltà, che ne sarà di me oggi che i due fenomeni si sono
riuniti? Ma è ancora presto per disperarsi, magari più tardi il
tempo migliora. Alle 7,30 guardo sconsolata attraverso i finestrini
del camper: la situazione non è cambiata. Che faccio, inizio lo
stesso a prepararmi? D'accordo, ho tanta buona volontà e forse un
pizzico di incoscienza, ma sarò in grado di mantenere il controllo
della bici? Non si tratta di pioggerellina e venticello, ma di una
signora pioggia e di un signor vento, che farebbe, quest'ultimo, la gioia dei
surfisti più scatenati, ma che ribalterà me per terra ancor prima
che abbia finito di agganciare i pedali. Decido di non pensarci. Mi preparo e chi
vivrà … vedrà!
Alle
8 arrivano al nostro parcheggio anche Francesco e la Patty. I miei
amici sono sullo stravolto andante. Non sono riusciti a chiudere
occhio durante la notte: la loro camera d’albergo dava su un
disco-bar dal quale proveniva una musica assordante e martellante,
che li ha letteralmente storditi. Nello stesso albergo alloggiavano
anche Luis, che stamattina ha pensato bene di girarsi dall’altra
parte, e Massimo-Freezone, che, invece, è qui intorno.
Direttamente
da casa, arrivano, poi, Bruno, Riccardo, Roberto, Giorgio e Mirko.
Riccardo (il primo a sinistra) |
Verso
le 8,30, miracolosamente, cessa di piovere e anche il vento si placa un po’. Attendo ancora qualche istante e vado alla ricerca della mia griglia. Mancano
circa 50 minuti alla partenza. Scorgo Francesco e Riccardo un paio di
metri davanti a me. Mi fanno cenno di raggiungerli, ma già
m'immagino le lamentele degli altri ciclisti. In questi momenti basta
una piccola scintilla per provocare un'esplosione. Non è proprio il
caso. Piano piano arrivano altri corridori, anche quelli che hanno i
numeri superiori al 2000, nonostante la nostra griglia possa ospitare
soltanto quelli dal 400 al 1000. Qualche clandestino viene beccato e
cacciato dagli assistenti, i quali purtroppo non riescono a far
fronte ai continui salti dei canguri; entrano da ogni parte e si
infilano in qualsiasi buco, con la bici verticale, orizzontale e
obliqua, uomini e donne indifferentemente, sollevando le proteste dei
presenti. Ma quelli se ne straciucciano, hanno una tale faccia di
tolla … io al loro posto sprofonderei. Per far passare il tempo
scambio due parole con un mio vicino ligure, inferocito, come tutti
noi tesserati UDACE, obbligati a sborsare la somma di 5 euro per un
supplemento di assicurazione nelle gare FCI.
Francesco (il primo a destra) |
A nulla sono valse le
nostre rimostranze; s’ha da pagare, punto e basta. Intanto lo
speaker ci informa che con il n. 2 partirà il campione olimpionico
Jury Chechi, ospite d’onore insieme ad Andrea Lucchetta e
simpaticamente ci fa notare che la sella del secondo arriva all’ascella
del primo, suscitando le nostre risa.
Ed ecco che sulle note di With or without you degli U2, via via sempre più in crescendo, inizia il conto alla rovescia: 5 .. 4 .. 3 .. 2 .. 1 .. Via! Si parte! Ormai so cosa mi aspetta e mi rassegno ad essere sorpassata dal mondo intero; oltre i 42-43 km/h non riesco ad andare, anche se sono trascinata dal gruppo.
E’ inutile che mi mettano nella griglia
insieme a quelli che viaggiano a 55 km/h, perché in pochi secondi
rotolo ancora in fondo. Infatti mi raggiunge poco dopo Giorgio,
seguito da Bruno, partiti un bel pezzo dietro di me. “Tutto bene?”,
chiede Bruno, gridando per farsi sentire. Scherzando, gli rispondo
che non capisco perchè oggi vadano tutti così di fretta. Una curva
secca a destra e Bruno, danzando leggiadro sui pedali, s'invola sulla
prima delle sette salitelle del percorso corto, quella di Pedona, scomparendo dietro un tornante. Non lo rivedrò più fino all'arrivo.
Ed ecco che sulle note di With or without you degli U2, via via sempre più in crescendo, inizia il conto alla rovescia: 5 .. 4 .. 3 .. 2 .. 1 .. Via! Si parte! Ormai so cosa mi aspetta e mi rassegno ad essere sorpassata dal mondo intero; oltre i 42-43 km/h non riesco ad andare, anche se sono trascinata dal gruppo.
In prima linea il nostro capitano Roberto |
La strada si restringe notevolmente, si sale gomito a gomito. La cosa
mi preoccupa non poco: c’è chi vuole sorpassare ad ogni costo,
anche se manca lo spazio. Chissà come avranno fatto i primi! Sarà
che i muscoli sono ancora freddi, sarà per l'aria così carica
d'umidità che la si potrebbe tagliare con il coltello, ma soffro più
del dovuto. La salita, lunga 4 km, non è particolarmente impegnativa, anche se, a
tratti, il Garmin mi segna pendenze intorno al 12-13%. Intanto, curva
dopo curva, si sale di quota. A bordo strada un'infinità di ciclisti
alle prese con il cambio delle camere d'aria. Mi viene il sospetto
che la strada sia stata disseminata di puntine e prego in cuor mio
che non mi tocchi la medesima sorte. Verso la fine della salita sono
quasi praticamente da sola e, a rendere ancor più difficoltosa la
mia risalita, una fila di auto, sebbene il divieto di transito alle
vetture fosse indicato in un'ora e siamo soltanto al 45° minuto di
gara. Esterno la mia preoccupazione ad un ciclista del posto, che mi
raccomanda la massima cautela anche nella discesa, in quanto sembra
che da queste parti ognuno faccia quello che gli pare e, infatti,
mentre scendo, ne ho subito la riprova.
Dopo qualche chilometro
arrivo ad un incrocio e svolto a sinistra. Imbocco un rettilineo, al
termine del quale inizia la seconda ascesa, quella di Piantoneto: 2,5
km abbastanza tosti, ma che scorrono velocemente. Casualmente avevo
letto sul sito bdc-forum dell’importanza di non rimanere soli sul
rettilineo che segue la discesa da questo colle, essendo lungo 15 km e battuto da
un forte vento contrario. Mi aggrappo, dunque, ad un ciclista non
particolarmente giovane, ma con una buona gamba, dopo aver esortato
una ragazza a fare altrettanto. Poco dopo altri elementi si accodano
e un tipo con la maglietta verde pisello prende posto alla testa del
gruppetto. Il nostro capo banda marcia a 40 km/h col vento contrario; come faccia non lo so.
Fatico un po’ a stargli alle calcagna, ma
non mollo; quando mai mi ricapiterà un'occasione come questa.
Trovare un cavallo che galoppa ad una tale velocità nelle retrovie è
una fortuna che non capita tutti i giorni. Non so da dove sia
spuntato fuori, ma non voglio farmelo scappare. In men che non si
dica, il veloce destriero ci porta all’imbocco della terza, breve
salitella, quella di S Quirico, di 1 km, che introduce alla quarta
ascesa, di 2 km, verso Vigna Ilaria. La ragazza è sempre con noi, ha
più o meno il mio stesso passo e procediamo insieme, mentre il
gruppetto pian piano si disperde. Si chiama Elena ed è di Firenze,
una mamma come me, dolce e simpatica, con la quale entro subito in
sintonia.
Io, sul Piccolo Mortirolo |
Io ed Elena sul Piccolo Mortirolo |
Quante volte mi sono commossa leggendo storie di solidarietà nel ciclismo .. mi ero convinta che ci fosse una specie di codice non scritto di reciproco rispetto e aiuto. E invece ora mi devo ricredere. Affronto con Elena e Mirko la salita di Gavina, la sesta, di soli 1,5 km. E’ breve, ma Mirko, reduce da un’influenza, ha finito la benzina. Durante la discesa lo perdo di vista. Verrò poi a sapere che, recuperate le residue energie, e in un atto di estrema generosità, riuscirà addirittura a portare al traguardo una giovane fanciulla in leggera difficoltà. Certi miracoli sono veramente inspiegabili! Nel frattempo io ed Elena procediamo da sole. Dopo un falsopiano di circa 2 km in leggera salita, andiamo all’attacco dell’ultima “asperità”; altri 2 km e scolliniamo al Monte Pitoro. Scendiamo e ci immettiamo sulla medesima strada percorsa all'andata, ma in senso inverso. Ancora qualche chilometro di falsopiano dove soffro terribilmente, e finalmente arriva anche l’ultima discesa prima del lungo rettilineo che ci condurrà sul lungomare dov’è posto l’arrivo. Ci aiutiamo a vicenda, Elena ed io, alternandoci nella lotta contro il vento che, man mano ci avviciniamo al mare, soffia sempre più forte. Una fatica disumana e, mentre sto per esalare l'ultimo respiro, aguzzando gli occhi, scorgo davanti a noi due figure massicce che potrebbero offrirci un ottimo riparo. Con uno sforzo li raggiungiamo e ci piazziamo alle loro spalle. “Se permettete, noi approfitteremmo del vostro taglio d'aria”. E non sia mai che due donne non riescano a coinvolgere nelle loro chiacchiere due poveri diavoli, tra l’altro, neanche a farlo apposta, bergamaschi doc come me. Nasce subito una simpatica alleanza.
Ad ogni chilometro guadagnato echeggiano le nostre urla di
gioia. Ecco il cartello dei 10 km e a seguire tutti gli altri … 3,
2, 1. Che bello il tifo degli amici a bordo strada! Evvai! Ci
prepariamo per il gran finale. Aggancio la mano di Elena, la sollevo
sopra le nostre teste e sfiliamo tutti e quattro affiancati sotto il
gonfiabile. Un'emozione indimenticabile! Il sorriso sulle labbra mi
si spegne non appena raggiungo i miei compagni di squadra. Sfogo con
loro la rabbia per la beffa subìta, ma poi tutto passa in secondo
piano alla notizia che Francesco è volato dalla bici a 55 km/h, poco
dopo la partenza. Un idiota, cercando di inserirsi nello spazio di
sicurezza lasciato da Francesco per un'eventuale improvvisa frenata,
l'ha agganciato al manubrio, l'ha trascinato con sé, facendogli
perdere il controllo della bici e scaraventandolo fuori strada.
Niente di rotto per fortuna, ma la caduta gli ha provocato profonde
escoriazioni e una violenta botta alle ginocchia. Ciònonostante, si
è rialzato e, incurante del dolore, con non poca difficoltà ha
recuperato la bici rimasta in mezzo alla carreggiata invasa dai
corridori, è risalito in sella ed è andato a recuperare le
posizioni perdute, riuscendo comunque a guadagnarsi il terzo posto di categoria. Però ha perso
l'occasione di arrivare primo sia in questa gara che nel circuito del Giro delle Regioni ed è dispiaciuto, anche se cerca di non
darlo a vedere.
Francesco (3° di categoria M6) |
Beh, il diavolo oggi
ci ha messo un po' i bastoni tra le ruote e, non ancora completamente
soddisfatto, ci fa pure trovare un barbone nel furgone. Come abbia
fatto ad entrarvi non si sa, però non vuole uscire, né con le buone
né con le cattive. E' troppo stanco, non ha un posto dove andare, ha
fame e sete. Gli si offre pane e salame, diversi bicchieri di vino, e
alla fine si scopre che altri non era che Roberto, il nostro capitano. Che ragazzacci!!! Hanno sempre voglia di scherzare. C'è
anche un felice epilogo: il Garmin ritorna a casa, con mia grande
gioia e sollievo …. ma questa è un'altra storia.
I numeri:
81 - Gavazzeni Riccardo - 10° cat. - 2:44:32
185 - Belotti Francesco - 3° cat. - 2:52:28
734 - Seghezzi Roberto - 35° - 3:30:06
919 - Marchetti Bruno - 52° cat. - 3:51:33
977 - Paris Mirko - 162° cat. - 4:05:33
979 - Tintori Emanuela - 22^ cat. - 4:03:59
881 - Cancelli Giorgio (Asd GC Valcalepio) - 190 ° cat. - 3:47:45
716 - Bonardi Massimo (Freezone) - 125° cat. - 3:28:35
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