Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso. (Luis Sepulveda)

sabato 28 aprile 2012

22/04/2012: GRAN FONDO “IL DIAVOLO IN VERSILIA” (Viareggio -Toscana) km. 94 – 1169 metri di dislivello


Viareggio
E se il Diavolo ci mette lo zampino ... allora possiamo stare certi che ne succederanno di tutti i colori.
Ma andiamo con ordine. Viareggio ore 3,30: mi sveglia lo scrosciare della pioggia sbattuta dal vento. Oggi si mette davvero male. Se alla Coppa Piacentina correre, lottando contro il vento, non era stata un’impresa semplice e alla Tre Laghi la pioggia mi aveva creato non poche difficoltà, che ne sarà di me oggi che i due fenomeni si sono riuniti? Ma è ancora presto per disperarsi, magari più tardi il tempo migliora. Alle 7,30 guardo sconsolata attraverso i finestrini del camper: la situazione non è cambiata. Che faccio, inizio lo stesso a prepararmi? D'accordo, ho tanta buona volontà e forse un pizzico di incoscienza, ma sarò in grado di mantenere il controllo della bici? Non si tratta di pioggerellina e venticello, ma di una signora pioggia e di un signor vento, che farebbe, quest'ultimo, la gioia dei surfisti più scatenati, ma che ribalterà me per terra ancor prima che abbia finito di agganciare i pedali. Decido di non pensarci. Mi preparo e chi vivrà … vedrà!
Alle 8 arrivano al nostro parcheggio anche Francesco e la Patty. I miei amici sono sullo stravolto andante. Non sono riusciti a chiudere occhio durante la notte: la loro camera d’albergo dava su un disco-bar dal quale proveniva una musica assordante e martellante, che li ha letteralmente storditi. Nello stesso albergo alloggiavano anche Luis, che stamattina ha pensato bene di girarsi dall’altra parte, e Massimo-Freezone, che, invece, è qui intorno.
Direttamente da casa, arrivano, poi, Bruno, Riccardo, Roberto, Giorgio e Mirko.
Riccardo (il primo a sinistra)
Verso le 8,30, miracolosamente, cessa di piovere e anche il vento si placa un po’. Attendo ancora qualche istante e vado alla ricerca della mia griglia. Mancano circa 50 minuti alla partenza. Scorgo Francesco e Riccardo un paio di metri davanti a me. Mi fanno cenno di raggiungerli, ma già m'immagino le lamentele degli altri ciclisti. In questi momenti basta una piccola scintilla per provocare un'esplosione. Non è proprio il caso. Piano piano arrivano altri corridori, anche quelli che hanno i numeri superiori al 2000, nonostante la nostra griglia possa ospitare soltanto quelli dal 400 al 1000. Qualche clandestino viene beccato e cacciato dagli assistenti, i quali purtroppo non riescono a far fronte ai continui salti dei canguri; entrano da ogni parte e si infilano in qualsiasi buco, con la bici verticale, orizzontale e obliqua, uomini e donne indifferentemente, sollevando le proteste dei presenti. Ma quelli se ne straciucciano, hanno una tale faccia di tolla … io al loro posto sprofonderei. Per far passare il tempo scambio due parole con un mio vicino ligure, inferocito, come tutti noi tesserati UDACE, obbligati a sborsare la somma di 5 euro per un supplemento di assicurazione nelle gare FCI. 
Francesco (il primo a destra)
A nulla sono valse le nostre rimostranze; s’ha da pagare, punto e basta. Intanto lo speaker ci informa che con il n. 2 partirà il campione olimpionico Jury Chechi, ospite d’onore insieme ad Andrea Lucchetta e simpaticamente ci fa notare che la sella del secondo arriva all’ascella del primo, suscitando le nostre risa. 
Ed ecco che sulle note di With or without you degli U2, via via sempre più in crescendo, inizia il conto alla rovescia: 5 .. 4 .. 3 .. 2 .. 1 .. Via! Si parte! Ormai  so cosa mi aspetta e mi rassegno  ad essere sorpassata dal mondo intero; oltre i 42-43 km/h non riesco ad andare, anche se sono trascinata dal gruppo. 
In prima linea il nostro capitano Roberto
E’ inutile che mi mettano nella griglia insieme a quelli che viaggiano a 55 km/h, perché in pochi secondi rotolo ancora in fondo. Infatti mi raggiunge poco dopo Giorgio, seguito da Bruno, partiti un bel pezzo dietro di me. “Tutto bene?”, chiede Bruno, gridando per farsi sentire. Scherzando, gli rispondo che non capisco perchè oggi vadano tutti così di fretta. Una curva secca a destra e Bruno, danzando leggiadro sui pedali, s'invola sulla prima delle sette salitelle del percorso corto, quella di Pedona, scomparendo dietro un tornante. Non lo rivedrò più fino all'arrivo. 
La strada si restringe notevolmente, si sale gomito a gomito. La cosa mi preoccupa non poco: c’è chi vuole sorpassare ad ogni costo, anche se manca lo spazio. Chissà come avranno fatto i primi! Sarà che i muscoli sono ancora freddi, sarà per l'aria così carica d'umidità che la si potrebbe tagliare con il coltello, ma soffro più del dovuto. La salita, lunga 4 km, non è particolarmente impegnativa, anche se, a tratti, il Garmin mi segna pendenze intorno al 12-13%. Intanto, curva dopo curva, si sale di quota. A bordo strada un'infinità di ciclisti alle prese con il cambio delle camere d'aria. Mi viene il sospetto che la strada sia stata disseminata di puntine e prego in cuor mio che non mi tocchi la medesima sorte. Verso la fine della salita sono quasi praticamente da sola e, a rendere ancor più difficoltosa la mia risalita, una fila di auto, sebbene il divieto di transito alle vetture fosse indicato in un'ora e siamo soltanto al 45° minuto di gara. Esterno la mia preoccupazione ad un ciclista del posto, che mi raccomanda la massima cautela anche nella discesa, in quanto sembra che da queste parti ognuno faccia quello che gli pare e, infatti, mentre scendo, ne ho subito la riprova. 
Dopo qualche chilometro arrivo ad un incrocio e svolto a sinistra. Imbocco un rettilineo, al termine del quale inizia la seconda ascesa, quella di Piantoneto: 2,5 km abbastanza tosti, ma che scorrono velocemente. Casualmente avevo letto sul sito bdc-forum dell’importanza di non rimanere soli sul rettilineo che segue la discesa da questo colle, essendo lungo 15 km e battuto da un forte vento contrario. Mi aggrappo, dunque, ad un ciclista non particolarmente giovane, ma con una buona gamba, dopo aver esortato una ragazza a fare altrettanto. Poco dopo altri elementi si accodano e un tipo con la maglietta verde pisello prende posto alla testa del gruppetto. Il nostro capo banda marcia a 40 km/h col vento contrario; come faccia non lo so. 
Io, sul Piccolo Mortirolo
Fatico un po’ a stargli alle calcagna, ma non mollo; quando mai mi ricapiterà un'occasione come questa. Trovare un cavallo che galoppa ad una tale velocità nelle retrovie è una fortuna che non capita tutti i giorni. Non so da dove sia spuntato fuori, ma non voglio farmelo scappare. In men che non si dica, il veloce destriero ci porta all’imbocco della terza, breve salitella, quella di S Quirico, di 1 km, che introduce alla quarta ascesa, di 2 km, verso Vigna Ilaria. La ragazza è sempre con noi, ha più o meno il mio stesso passo e procediamo insieme, mentre il gruppetto pian piano si disperde. Si chiama Elena ed è di Firenze, una mamma come me, dolce e simpatica, con la quale entro subito in sintonia. 
Io ed Elena sul Piccolo Mortirolo
Bellissima discesa in mezzo al verde e subito dopo inizia la salita del Piccolo Mortirolo, che già dal nome incute timore. E invece è bella da morire. La stradina sale tra boschi e uliveti; tosta al punto giusto, ma non impossibile, con pendenze mai superiori al 13% e il paesaggio intorno è davvero splendido. Devo dire che il percorso di oggi è una meraviglia dal punto di vista naturalistico e le strade sono, tutto sommato, in buono stato. Quando scolliniamo, Elena si ferma al ristoro ed io inizio a scendere piano. Ma al termine della discesa il mio cuore cessa di battere. Argh!!! Il mio Garmin!!! Non c'è più, non è più sul suo supporto! Sto per ritornare sui miei passi quando sopraggiunge Elena. Mi rassicura; ha appena superato un gruppo di ciclisti mentre lo stavano raccogliendo da terra. Che sollievo e che gioia! Attendiamo che il gruppetto ci passi accanto per informarli che il Garmin è mio, ma, con sommo stupore, uno di loro ci dice di non aver trovato nulla, allontanandosi, quindi, di buon passo insieme agli altri e lasciandoci lì con un palmo di naso. Alla fine del rettilineo ci raggiunge anche Mirko, che conferma quanto riferitomi da Elena. Sono amareggiata e delusa. Mentre pedalo penso che queste cose tra noi ciclisti non dovrebbero accadere. 
Quante volte mi sono commossa leggendo storie di solidarietà nel ciclismo .. mi ero convinta che ci fosse una specie di codice non scritto di reciproco rispetto e aiuto. E invece ora mi devo ricredere. Affronto con Elena e Mirko la salita di Gavina, la sesta, di soli 1,5 km. E’ breve, ma Mirko, reduce da un’influenza, ha finito la benzina. Durante la discesa lo perdo di vista. Verrò poi a sapere che, recuperate le residue energie, e in un atto di estrema generosità, riuscirà addirittura a portare al traguardo una giovane fanciulla in leggera difficoltà. Certi miracoli sono veramente inspiegabili! Nel frattempo io ed Elena procediamo da sole. Dopo un falsopiano di circa 2 km in leggera salita, andiamo all’attacco dell’ultima “asperità”; altri 2 km e scolliniamo al Monte Pitoro. Scendiamo e ci immettiamo sulla medesima strada percorsa all'andata, ma in senso inverso. Ancora qualche chilometro di falsopiano dove soffro terribilmente, e finalmente arriva anche l’ultima discesa prima del lungo rettilineo che ci condurrà sul lungomare dov’è posto l’arrivo. Ci aiutiamo a vicenda, Elena ed io, alternandoci nella lotta contro il vento che, man mano ci avviciniamo al mare, soffia sempre più forte. Una fatica disumana e, mentre sto per esalare l'ultimo respiro, aguzzando gli occhi, scorgo davanti a noi due figure massicce che potrebbero offrirci un ottimo riparo. Con uno sforzo li raggiungiamo e ci piazziamo alle loro spalle. “Se permettete, noi approfitteremmo del vostro taglio d'aria”. E non sia mai che due donne non riescano a coinvolgere nelle loro chiacchiere due poveri diavoli, tra l’altro, neanche a farlo apposta, bergamaschi doc come me. Nasce subito una simpatica alleanza. 
Ad ogni chilometro guadagnato echeggiano le nostre urla di gioia. Ecco il cartello dei 10 km e a seguire tutti gli altri … 3, 2, 1. Che bello il tifo degli amici a bordo strada! Evvai! Ci prepariamo per il gran finale. Aggancio la mano di Elena, la sollevo sopra le nostre teste e sfiliamo tutti e quattro affiancati sotto il gonfiabile. Un'emozione indimenticabile! Il sorriso sulle labbra mi si spegne non appena raggiungo i miei compagni di squadra. Sfogo con loro la rabbia per la beffa subìta, ma poi tutto passa in secondo piano alla notizia che Francesco è volato dalla bici a 55 km/h, poco dopo la partenza. Un idiota, cercando di inserirsi nello spazio di sicurezza lasciato da Francesco per un'eventuale improvvisa frenata, l'ha agganciato al manubrio, l'ha trascinato con sé, facendogli perdere il controllo della bici e scaraventandolo fuori strada. Niente di rotto per fortuna, ma la caduta gli ha provocato profonde escoriazioni e una violenta botta alle ginocchia. Ciònonostante, si è rialzato e, incurante del dolore, con non poca difficoltà ha recuperato la bici rimasta in mezzo alla carreggiata invasa dai corridori, è risalito in sella ed è andato a recuperare le posizioni perdute, riuscendo comunque a guadagnarsi il terzo posto di categoria. Però ha perso l'occasione di arrivare primo sia in questa gara che nel circuito del Giro delle Regioni ed è dispiaciuto, anche se cerca di non darlo a vedere. 
Francesco (3° di categoria M6)
Il barbone
Beh, il diavolo oggi ci ha messo un po' i bastoni tra le ruote e, non ancora completamente soddisfatto, ci fa pure trovare un barbone nel furgone. Come abbia fatto ad entrarvi non si sa, però non vuole uscire, né con le buone né con le cattive. E' troppo stanco, non ha un posto dove andare, ha fame e sete. Gli si offre pane e salame, diversi bicchieri di vino, e alla fine si scopre che altri non era che Roberto, il nostro capitano. Che ragazzacci!!! Hanno sempre voglia di scherzare. C'è anche un felice epilogo: il Garmin ritorna a casa, con mia grande gioia e sollievo …. ma questa è un'altra storia. 

I numeri:

 81 - Gavazzeni Riccardo - 10°  cat. - 2:44:32
185 - Belotti Francesco - 3° cat. -        2:52:28
734 - Seghezzi Roberto - 35° -            3:30:06
919 - Marchetti Bruno - 52° cat. -         3:51:33
977 - Paris Mirko - 162° cat. -               4:05:33
979 - Tintori Emanuela - 22^ cat. -       4:03:59

881 - Cancelli Giorgio (Asd GC Valcalepio) - 190 ° cat. - 3:47:45
716 - Bonardi Massimo (Freezone) - 125° cat. - 3:28:35

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