Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso. (Luis Sepulveda)

giovedì 3 maggio 2012

29/04/2012: GRAN FONDO VALLI BRESCIANE (Brescia - Lombardia) (108 km - 1393 metri di dislivello)

Il cielo plumbleo, stamattina, è un’amara sorpresa. Le previsioni meteo, per oggi, davano nuvole e un po’ di pioggia soltanto tra le 14 e le 15. Chissà se il tempo terrà veramente fino a quell’ora! Francesco mi dice che a Milano sta già piovendo; infatti, guardando verso ovest, il cielo è quello tipico dei temporali primaverili, scuro e minaccioso. Ecco, il temporale mi mancava proprio! Come al solito, ci ritroviamo da Riccardo, per poi partire tutti insieme alla volta di Brescia, dove, alle 9,15, avrà luogo la Gran Fondo delle Valli Bresciane, 5^ prova valida per il circuito del Giro delle Regioni e 4^ per quello della Coppa Lombardia. 
Dalla Valcamonica, attraverso il Passo Tre Termini, si accederà alla Val Trompia; da lì, passando per Lodrino, raggiungeremo la Val Sabbia e, dopo aver affrontato le salite di Preseglie e del Colle S. Eusebio, approderemo di nuovo a Brescia, per un anello di 108 km e 1393 metri di dislivello. Il percorso è molto bello, si pedalerà in mezzo al verde e le salite non presentano alcuna seria difficoltà. Avevo fatto un giro di ricognizione mercoledì scorso, 25 aprile, ma quel giorno splendeva il sole ed avevo potuto cogliere i colori della primavera in tutto il loro splendore. Oggi sarà completamente diverso. Alla gara partecipiamo soltanto io, Francesco, Riccardo, Mirko e Roberto. Bruno, nonostante due antidolorifici, ha ancora male alla schiena e non si fida a salire in bici. Sostiene, il nostro caro presidente, che, se la schiena gli si bloccasse, soltanto un argano a motore riuscirebbe a smontarlo dalla sella. Così, ha deciso di seguirci con l’”ammiraglia”, mettendosi a nostra completa disposizione e lo farà con grande impegno e solerzia. Con noi anche Pierino e Vincenzo, che ci precederanno fuori gara. Il nostro viaggio è veloce: Brescia dista soltanto 30 km da Grumello. Nell’immenso parcheggio del Centro S. Filippo c’è posto per tutti. Come sempre, le operazioni di preparazione avvengono in un clima disteso e brioso. Roberto, poi, questa mattina è pimpante e carico più che mai. Appoggio due dita al suo braccio a mo’ di spina nella presa della corrente, perché mi trasmetta un po’ della sua energia e poi ci avviamo verso le nostre griglie. Sono sempre più o meno in pole position, insieme a Riccardo e Francesco. Non so con che criterio avvenga l'assegnazione dei pettorali, ma, oggi, parto addirittura con il n. 81. Come d’abitudine, Bruno passa per assicurarsi che i suoi figliocci siano tutti ben sistemati ai loro posti; è un modo per darci la sua benedizione. Il tempo all’interno delle griglie trascorre sempre troppo lentamente. Gli ultimi minuti, però mi piacciono da matti. Musica a manetta, adrenalina che schizza da tutti i pori, conto alla rovescia, 3 … 2 …1… Pronti via! Si parte subito a razzo. Curva secca a sinistra, un’altra a destra. Qualcuno urla. Evito per un pelo una ragazza caduta in mezzo alla strada. Mamma mia! Ok, concentrazione! Ci sono un’infinità di rotonde e spartitraffico nei 30 km di quasi pianura da qui ad Iseo; non devo distrarmi. Una mano si appoggia delicatamente sulla mia spalla destra e mi fa uscire dallo stato di trance. Che bello il sorriso di Marcello! E’ un toccasana per il mio umore, che stava andando di pari passo con il grigiore del tempo. Lo saluto con entusiasmo, mentre si allontana lesto. Sorrido a mia volta ad una ragazza che mi sta superando. Mi fa cenno di seguirla. E’ molto robusta, ma viaggia sorprendentemente veloce. Mi dispiace, non ce la faccio. Le dico di non preoccuparsi per me, ma lei continua a girarsi, mi aspetta. Non è giusto, lei deve fare la sua gara. Quando, però, si rende conto che sono un caso disperato, per fortuna se ne va con il resto della ciurma. Arrivo ad Ome. 
Comincio a riconoscere i luoghi e finalmente trovo un gruppetto che fa al caso mio. Mi tranquillizzo; questi non li perdo di sicuro e non rimarrò sola a metà strada come temevo. Incredibile, però, come i chilometri scorrano rapidi sotto le nostre ruote; gli ultimi dieci, poi, ce li mangiamo in un soffio. Ad Iseo, poco prima del passaggio a livello, un’altra ragazza a terra, ma questo è un “incidente annunciato”. Ero convinta che il Comune avrebbe chiuso quei profondi crateri almeno nell’imminenza della gara e, invece, sono ancora lì e da tempo immemorabile. Questo è un tentato omicidio o, meglio, una tentata strage. Ma bisogna proprio attendere che ci scappi il morto per provvedervi? Ci vuole così tanto a riempire le buche con del catrame? Per non parlare del tratto di strada all’ingresso del paese, con quegli orribili rattoppi dei rattoppi. Una vera vergogna per un rinomato centro turistico! Arriva l’ambulanza a sirene spiegate. Mi viene la pelle d’oca. Spero che alla malcapitata non sia successo niente di grave. Qualche imprecazione nell’aggirare la nuova, mini rotondina e, al semaforo, giro a destra. Inizia qui la salita al Passo Tre Termini o Polaveno: 8 km dolci, una pendenza media del 5,7% e 500 metri di dislivello. Decido di farla quasi tutta fuori sella; mi costa meno fatica che pedalare seduta. Raggiungo la ragazza robusta, che in salita sta pagando un po’ l’eccesso di peso, ma è ammirevole la sua volontà. La saluto, vorrei fare qualcosa per aiutarla, ma è lei che mi incita ancora: “Vai che sei grande!”. Mi consola il fatto che Mirko le stia facendo compagnia. Questa volta non lo richiamo all’ordine, va bene così.
Ad un tratto una voce alle mie spalle: “Hai visto come vai forte oggi?”. Guardo stralunata Marcello, quasi avessi visto un fantasma. “Ma che ci fai qui?” gli chiedo. “Ho forato!”. Accidenti, come mi dispiace! Si era preparato così bene per questa gara … Ma, a questo punto, ha perso i treni più veloci e recuperarli sarà dura. Si alza sui pedali e sparisce in un amen. Che tipo Marcello! E che autocontrollo! Un altro al suo posto sarebbe nero di rabbia, mentre lui ha ancora voglia di fare lo spiritoso. Una personalità da leader. E’ giovane, ma è sempre stato molto più maturo della sua età. Marcello può fare grandi cose nella vita, perché è intelligente e la sua sensibilità gli attira il bene delle persone. Sono così immersa nei miei pensieri che mi accorgo all’ultimo minuto di Luis che sta scendendo dall’altra parte della carreggiata con Ezio. Negli ultimi tempi il troppo lavoro non gli ha permesso di allenarsi e non se l’è sentita, oggi, di gareggiare, ma, conoscendolo, non credo che la cosa gli dispiaccia più di tanto; e poi, in questo momento, al centro della sua vita c’è la sua splendida bimba, Estel, che lo gratifica più di ogni altra cosa al mondo.
Scollino praticamente da sola e scendo subito verso Ponte Zanano. Cavoli, sta iniziando a piovigginare! L’asfalto potrebbe diventare scivoloso; devo stare attenta. A metà discesa mi supera Mirko e, poco dopo, altri ciclisti. Mi ricordo della necessità di aggrapparmi a qualcuno per risalire più agevolmente la Val Trompia fino a Brozzo, dove c’è il bivio per Lodrino. Perciò, metto da parte ogni cautela e vado all’inseguimento delle mie lepri. Ne trovo una di verde vestita, che corre spedita, forse un po’ troppo per me, ma ci provo e poi il verde di solito mi porta bene. Sorpassiamo di gran carriera alcuni colleghi, tra cui Mirko. La strada è in leggera salita, ma stringo i denti. Preferisco tener duro piuttosto che dovermi sciroppare questi 7,5 km da sola. Al bivio per Lodrino mollo la presa; voglio salire con il mio passo questi 5 km e mezzo, dalla pendenza media del 5,1% e dal dislivello di 288 metri. Mi raggiunge Mirko. Saliamo un po’ insieme, ma il mio compare odia le salite quanto io odio i falsopiani e, piano piano, rimane indietro, ma vedo che è in buona compagnia. Sarò io una pensamale o è una combinazione che Mirko si stacchi sempre quando nei paraggi c’è una donzella? Vabbè, non sono affari miei. Mi si affianca un ciclista un po’ su d’età; parla uno strano dialetto, ma è simpatico. Mentre chiacchieriamo, sento qualcuno fare il mio nome. Mi giro appena in tempo per scorgere Massimo, Paolo e Antonella. Quanti incontri! Beh, è normale: oggi sto giocando in casa. Quando scollino, trovo Bruno ad attendermi con il K-way che gli avevo consegnato alla partenza, ma per ora la pioggerellina non mi dà problemi, perciò decido di lasciarglielo. Mi chiede gentilmente se ho bisogno di qualcosa, facendomi un elenco dettagliato di tutto ciò che offre il ristoro. Gli rispondo che sto bene così. Lo ringrazio e passo oltre. Ma dove lo troviamo un altro presidente tanto premuroso? La strada corre per un tratto in quota, prima di scendere verso Nozza e la Val Sabbia. Nel giro di pochi minuti la pioggerellina si trasforma in pioggia torrenziale. Mi pento di non aver preso con me la mantellina, ma ormai è tardi per rimediare. L'acqua batte inclemente su braccia, schiena e gambe, appiccicando gli abiti alla pelle; s'infila fastidiosamente nelle scarpette e inzuppa i calzini. 
Comincio ad avere freddo e a sentire un certo disagio. La discesa è lunghissima, interminabile. Mi maledico per la mia imbecillità. Poco prima del bivio per Barghe, mi supera una ragazza, che mi esorta a seguirla; era tra le prime quattro, ma ha forato pure lei. E' davvero carina: si gira più volte per vedere se riesco a starle a ruota, vorrebbe aiutarmi. Purtroppo, nonostante io spinga come una forsennata sui pedali, proprio non ce la faccio: è troppo veloce. Credo sia più dispiaciuta lei di me, ma questa è una gara ed è giusto che ognuno pensi per sé. La lascio andare. Mi basta il suo gesto a rincuorarmi e continuo tranquilla da sola. Mi riacchiappa il simpatico ciclista che si era fermato al ristoro di Lodrino. Procediamo insieme fino al bivio per Preseglie. Poi, quando la strada inizia a salire, io innesto la ridotta da carro funebre e perdo terreno. Il pover’uomo si gira più volte, ma anche lui sta facendo la sua gara e, piano piano, si allontana. La pioggia, adesso, è diminuita d’intensità. Passa Bruno in auto e rallenta per dirmi che mi aspetterà al Colle S. Eusebio. Scollino dopo 2,4 km di salita ad una pendenza media del 4%. Supero il piccolo paese e scendo dall’altro versante fino ad una rotonda. Giro a destra, imboccando una strada larga e trafficata. Poi, finalmente, salgo verso Odolo ed il Colle S. Eusebio, dove mi aspettano 7,4 km di salita alla pendenza media del 3,2%, con un dislivello di 258 metri. Mi supera il primo del percorso lungo, preceduto da due moto della scorta. E’ magro da far paura e sale agilissimo, apparentemente senza alcuno sforzo. Mi dirà, in seguito, Bruno, mentre assistiamo alle premiazioni, che molti dei ragazzi premiati oggi sono ex professionisti, come pure la prima donna del lungo, che scoprirò, in seguito, essere stata sospesa dalle gare per due anni, in un passato non molto lontano, perché trovata positiva all’antidoping. Come diceva poc’anzi il mio anziano collega, meglio ultimi, ma puliti. Poco prima di scollinare, vengo raggiunta da una ragazza; ha la bellezza di due gregari, eppure non riesce a superarmi. Ed io non sono certo una saetta. Scambio due parole con i suoi ragazzi, ma lei mi snobba sdegnosamente. 
Saluto Bruno, fermo a bordo strada. Grida che dopo la curva è finita. Mi lancio, quindi, nella discesa e stavolta il verbo è appropriato. Credo di non essere mai scesa così bene in vita mia. Affronto le curve quasi come i ciclisti veri, con i gomiti che sfiorano le ginocchia. L’asfalto è bagnato, ma sono molto concentrata, mi sento sicura. Arrivo a Nave dopo 10 km. Prendo di petto lo strappetto nel centro del paese, giro a sinistra e, poi, giù di nuovo. Mancano altri 10 km all'arrivo. Quando la strada diventa pianeggiante, mi superano i due gregari e la ragazza. Mi metto a ruota, ma, ad ogni rotonda, lei rimane indietro ed io, pur senza intenzione, non posso fare a meno di usurparle il posto, che, poi, le ricedo. Cerco di scherzare, di fare delle battute su quelle maledette rotonde, ma lei niente, mi ignora, se ne sta sulle sue. Siamo ormai in città. Una curva a destra, un cavalcavia, un lungo tratto sulla superstrada a 48 km/h. Un’altra curva a destra ed ecco in fondo al rettilineo il gonfiabile dell’arrivo. Uno dei gregari si sposta, mi lascia il suo posto. Che occasione! Prendo a raccolta tutte le mie residue energie e, con impeto gioioso, passo in volata davanti alla mia rivale. Se solo mi avesse fatto un accenno di sorriso, me ne sarei stata buona, buona alle sue spalle e, invece, il suo comportamento ha suscitato in me un irresistibile bisogno di darle una lezione. 
Mi cambio e mi precipito al pasta party. Marcello mi aveva avvertita: “Chi di noi arriva prima, si sbafa tutto quello che c’è”. Devo fermarlo prima che ponga in atto il suo proposito. Non posso permettere che riacquisti di nuovo quegli 8-9 kg persi con tanta fatica. E, comunque, ho una fame da lupi! Invece, lo trovo ancora in perfetta linea e, per fortuna, ha lasciato un po’ di pasta anche per noi. Dio sia lodato! 
Al ritorno, la sosta in Autogrill per un caffè è soltanto una scusa per un'ulteriore merenda. Oggi dobbiamo ringraziare la moglie di Vincenzo per l'ottima torta di mele e Bruno per le sue pregiate bottiglie di Bonarda e di Pinot Bianco dei Colli Piacentini. Questo è il momento più bello della giornata. Guardo i miei compagni prendersi in giro scherzosamente e scambiarsi battute degne di artisti di cabaret. Le simpatiche baruffe tra Bruno e Roberto, poi, mi ricordano tanto quelle di Don Camillo e Peppone … due eterni avversari, ma, in fondo, grandi amici. 
Roberto, il nostro addetto al taglio

E questi i numeri
(totale arrivati nel corto 1151; 402 nel lungo):
    62° Gavazzeni Riccardo – 3° cat. - 2:56:26
  119° Belotti Francesco – 3° cat. - 3:02:07
  914° Seghezzi Roberto – 59° cat. - 3:51:26
1051^ Tintori Emanuela – 34^ su 45 cat. - 4:13:57 
1078° Paris Mirko – 204° cat. - 4:20:19












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