(Grumello del Monte – Lovere – San Vigilio – Angolo Terme – Boario Terme – Lovere – Grumello del Monte)
L’invito di Marcello per un giro in bici a San Vigilio con il suo gruppetto è allettante, la compagnia è buona e per loro sarà giornata di scarico, quindi, in teoria, non dovrebbero “tirarmi il collo”. Saranno due anni che non esco in gruppo, ma ci voglio provare, perché, adesso che conosco le strade, alla peggio posso sempre staccarmi e continuare da sola. Non voglio essere di peso a nessuno. Per uscire in gruppo e andare d’accordo bisogna avere più o meno lo stesso passo, perché, se c’è troppa differenza tra i partecipanti, è inevitabile che nascano dei malcontenti. Dopo aver rimuginato qualche istante, decido di accettare, anche perché il giro mi piace e ormai, con l’arrivo del primo freddo, non mi è più possibile fare uscite in bici troppo lunghe. Man mano che si entra nel periodo invernale è normale diminuire i tempi di allenamento … dopo tre o quattro ore di brividi, di piedi e mani congelati, comincio a sognare il tepore di una casa e una tazza di cioccolata bollente. E così ci diamo appuntamento alle 8 di mattina alla rotonda delle bottiglie, così chiamata perché, essendo il paese in cui vivo rinomato per il vino, l’amministrazione comunale ha pensato bene di creare dei rondò a tema e uno di questi è stato realizzato con siepi a forma di bottiglie di vino. A quest’ora del mattino c’è già un gran via vai di ciclisti sulla strada. Che bello! Saluti e sorrisi, l’animo allegro e sereno. Sono soprattutto queste cose che mi piacciono nel ciclismo, quel clima cameratesco che nasce anche tra persone che non si conoscono o che si conoscono solo di vista. Oltre a Marcello c’è anche Nicola, suo padre ed Enzo, che raccoglieremo qualche chilometro più avanti, a Capriolo. La prima sensazione è buona, mi sento bene e non faccio fatica. Merito anche dei miei compagni che, cavallerescamente, tengono un’andatura regolare, non mandandomi subito in affanno come temevo. Realizzo già alla partenza, però, che questa sarà una giornata fatta soprattutto di sensazioni, più che di osservazione del paesaggio come è mio solito, perché i miei occhi sono per la maggior parte occupati a fissare le ruote di chi mi precede, per evitare voli rocamboleschi miei e di chi mi segue. Vabbè, del resto conosco a memoria i luoghi che attraverseremo e quindi mi fa piacere dedicare anche qualche uscita in bici unicamente a socializzare e a chiacchierare, almeno questo riesco a farlo senza provocare disastri. Sul lago i ciclisti cominciano ad essere più numerosi; sento il loro chiacchiericcio alle mie spalle. L’atmosfera è rilassata e godereccia. Nessuno ci supera, non certo perché andiamo come razzi, ma perché questo è il periodo in cui si tirano i remi in barca, le gare sono finite e tutti, o quasi, se la prendono comoda. L’andatura fra i 30 e i 35 km/h, tenuta da Marcello ed Enzo, che si alternano alla testa del gruppo, ormai gonfiatosi a dismisura, si confà anche agli altri, che non sentono la necessità di passare oltre e così questa formazione rimarrà invariata fino al bivio per Ceratello, meta dei colleghi che ci seguono. Da qui in poi restiamo di nuovo soltanto noi quattro. Procediamo dritto verso Rogno ancora per circa 3 km, fino alla diramazione per Castelfranco e San Vigilio. Svoltiamo quindi a sinistra, imboccando la salita che in circa 6,5 km ci innalzerà ai 750 metri di altitudine del piccolo borgo e che già intravediamo alzando gli occhi al cielo. In effetti, pur non trovandosi ad una quota elevata, guardandolo da quaggiù fa una certa impressione, ma in realtà la scalata è meno terribile di quel che sembra, anche se abbastanza impegnativa. Ci avviamo con calma, parlando un po’ di noi, soprattutto Enzo ed io che non ci conosciamo, così la pendenza, per la maggior parte a doppia cifra, si sente di meno. Scolliniamo e con altrettanta tranquillità, sempre conversando, ci rifocilliamo. Superato brillantemente, grazie all’abilità dei miei compagni, un piccolo problema tecnico alla cerniera del mio k-way, ripartiamo alla volta di Angolo Terme, che raggiungiamo dopo un paio di chilometri di saliscendi e 6 km di discesa. L’asfalto è piuttosto sconnesso, ma sarebbe un’utopia aspettarsi un manto di velluto da queste parti. Al bivio giriamo a destra, scendiamo per altri 3 km verso Boario Terme e, infine, svoltiamo di nuovo a destra per ritornare a Lovere, dove, nel frattempo, si stanno radunando decine e decine di motociclisti. Lungo la strada ne incontriamo ancora una marea; arrivano alla spicciolata o a gruppi numerosi, ma a flusso continuo e nel senso di marcia opposto al nostro. Nell’aria risuona soltanto il rombo dei loro motori; un frastuono infernale, amplificato durante il passaggio nelle gallerie, che non concede tregua alle nostre povere orecchie. E così fino a Predore, per una ventina di chilometri che sarebbero potuti anche essere rilassanti, nonostante si viaggiasse intorno ai 35 km/h, e che, invece, ci hanno letteralmente “tirati scemi”. Da Predore a casa il traffico, poi, è inevitabile, soprattutto a mezzogiorno, ma a questo ormai ci siamo abituati. Ringrazio di cuore i miei compagni di viaggio, premurosi e cavalieri, che si sono alternati alla testa del nostro gruppetto, consentendomi di sfruttare, nella loro scia, il taglio dell’aria. Li ho apprezzati in particolare al ritorno, quando, vedendomi in “leggera” difficoltà sulle ultime salitelle, mi hanno aspettato per “offrirmi le loro ruote” e agevolare così la mia risalita. Sono anche questi piccoli gesti che fanno capire quanto sia grande l’animo delle persone. Alla prossima!
Nessun commento:
Posta un commento