(Grumello del Monte – Tavernola – Parzanica – Tavernola – Riva di Solto – Solto Collina – Endine Gaiano – Ranzanico – Valrossa – Cene – Monte di Altino – Gaverina Terme – Grumello del Monte)
La giornata si preannuncia molto calda e umida, come quelle delle settimane appena trascorse. Speriamo che i temporali previsti per domani, oltre a rinfrescare l’aria, riescano anche a deumidificarla. Con questo clima, in bici rendo poco e male. Oggi non ho voglia di andar troppo lontano e, a dir la verità, non avrei neanche tanta voglia di sudare, ma rimanere a casa non cambierebbe di molto la situazione. Si suda pure stando fermi. Come d'abitudine, cerco di non pensarci. Intanto esco, perché, una volta per strada, poi, la passione per il ciclismo prevale su tutto il resto. Mi dirigo verso la sponda bergamasca del lago d’Iseo, dove la foschia è così forte che a malapena riesco ad intravedere la riva opposta e la sagoma del Monte Guglielmo. E' presto e c'è poco movimento. All'imbocco della galleria di Tavernola, il forte vento contrario mi fa piegare in due e avanzo con difficoltà. Peccato che la bici non sia dotata di vela come le tavole dei numerosi surfisti che sfrecciano velocissimi sulla superficie dell’acqua in questo momento. Al bivio per Parzanica giro a sinistra: qui inizia una salita di 7,4 km e 575 metri di dislivello descritta più volte nei diari precedenti. Mi limito a ripetere che è abbastanza impegnativa, ma gli strappi più duri sono sempre seguiti da tratti più pedalabili, che permettono di riprendere fiato. A me piace molto, è panoramica e completamente al sole, sia al mattino che al pomeriggio, a parte poche centinaia di metri intorno al secondo chilometro, in cui la strada gira dietro la montagna. Purtroppo la speculazione edilizia è arrivata anche qua: negli ultimi tempi i residence stanno sorgendo come funghi. Mi piange il cuore, ma d’altra parte questa collina è una balconata sul lago ed è già un miracolo che si sia preservata finora. C’è da augurarsi che non la trasformino in un ammasso di cemento; sarebbe un vero scempio. Mentre salgo, osservo i giochi di luce creati dai raggi del sole sul lago sottostante: i lunghi fasci luminosi disegnano tanti pois scintillanti sullo sfondo blu scuro dell'acqua, realizzando un effetto davvero singolare, mai visto prima. Nel frattempo scollino. Anziché percorrere il classico anello, però, giro la bici e scendo dalla medesima strada dalla quale sono salita, perché l’asfalto di quella che da Vigolo riporta a Tavernola, soprattutto nella parte finale, è piuttosto malridotto, con buche e crepe, rattoppi dei rattoppi, che mettono a dura prova anche i nervi di una persona calma come me. Tornata sul lungolago, svolto a sinistra, in direzione di Lovere. Entro nella galleria e, all'uscita, mi preparo mentalmente ad affrontare lo Zu, mio eterno incubo: un falsopiano in leggera salita dove mi sorpassa sempre mezzo mondo. Che onta! Invece ... sorpresa! Caso più unico che raro, il vento a favore mi fa volare; non mi sembra vero! Arrivo in un battibaleno a Riva di Solto e, al bivio, giro a sinistra per Solto Collina, una salitella di 3 km e circa 150-200 metri di dislivello, che mi lascio velocemente alle spalle. Non ci posso credere! La discesa verso Endine ha un asfalto nuovo di zecca. Non tutta, ma è già qualcosa. Se non altro, il tratto più malconcio è stato sistemato. Ovunque ci sono accampamenti della Protezione civile. Ma che succede? Attraverso la statale, volgendo le ruote a sinistra; pochi metri e, al bivio, m'infilo nella strada a destra che sale a Endine Gaiano e a Ranzanico. Assalto con la lingua tra i denti alcune brevi rampette e, superato Bianzano, scollino. Plano dolcemente lungo la Valrossa, scivolando con piacere sull'asfalto liscio e levigato, appena rinnovato. A Cene, dopo l'edicola, giro a sinistra e salgo al Monte di Altino. Pendenze aspre per tutti i 5 Km, con un finale in crescendo; 450 sono i metri di dislivello. Scollino al Santuario e procedo dritto; ancora un paio di saliscendi e arrivo al valico del Colle Gallo. Allo Stop, giro a sinistra e scendo verso Gaverina, proseguendo fino ad incrociare la statale della Val Cavallina. Il traffico è sostenuto anche all’ora di pranzo di una domenica settembrina. Ma io mi chiedo: perché diavolo tutta 'sta bella gente non si ferma almeno un paio d’ore a riempirsi il pancino per ben benino, lasciandomi rientrare a casa tranquilla e con il solo ricordo di una sana pedalata all’aria aperta, anziché dover per forza finire intossicata dai fumi dei gas di scarico?
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