Tre
giorni di full immersion nella verdissima Val di Vara, con
breve incursione nell'emiliana, tranquilla Val di Taro e
nella meravigliosa Foresta dell'Aveto, tra le province di Genova, La
Spezia e Parma. Alcuni Passi a basse quote scalati (Biscia, Mola,
Cento Croci, Bocco ed il mancato Casoni), con salite lunghe, ma dalle
pendenze dolci, e panorami infiniti sui rilievi degli Appennini.
Strade dissestate nella provincia genovese, dove la vegetazione ha
inghiottito il guard-rail ed invaso per mezzo metro la carreggiata;
strade sempre sconnesse nella provincia spezzina, ma con operatori
alle prese, qua e là, con il taglio dell'erba sui cigli, dove un
mondo sommerso di immondizia è stato portato alla luce e la cui
sorte non è dato sapere quale sarà; strade migliori nella provincia
parmense, con bordi strada puliti e curati. Due regioni, Liguria ed
Emilia Romagna, due modi differenti di gestire l'ambiente ed il
territorio.
DIARIO
29/08/2016:
con la voglia irrefrenabile di partire, nonostante le previsioni
meteo avverse un po' ovunque per questa settimana, mi ritrovo a
scandagliare meticolosamente, sulla mappa dei relativi siti web, ogni
angolo del nord Italia alla ricerca del “meno peggio” (al momento
non mi posso allontanare troppo da casa e per più di qualche
giorno). Individuo, pertanto, un'area interessante a nord delle
Cinque Terre, in Liguria, che non conosco: la Val di Vara, dove pare
che il maltempo sia limitato ad un solo giorno e le temperature
accettabili. Approfitterò della giornata d'instabilità per
percorrere, per la quarta volta, il sentiero tra Monterosso e
Riomaggiore. E' sempre uno spettacolo e sono sicura che mi regalerà
ancora nuove ed indimenticabili emozioni. Terrò, invece, gli altri
3-4 giorni per qualche giretto in bici nell'entroterra.
Eccoci,
quindi, diretti all'area camper “Il Poggio" (Coord. GPS:
N44.155071/9 – E9.659435 – Tel.: 366.42.46.163 - tariffa 25 euro
- pensavo meno, a dir il vero, ma qui tutto costa di più) di
Monterosso al Mare (Strada Provinciale 38 n. 112), situata a circa 1,5 km dal centro e raggiungibile
in pochi minuti con la navetta (2,50 euro cad.) o in 20 minuti a
piedi, in discesa, attraverso un ripido sentiero. Giunti sul posto,
telefono al numero indicato e, dopo aver ricevuto il codice di
apertura della sbarra, parcheggiamo e scendiamo subito all'antico
borgo marinaro. E' pomeriggio inoltrato ed il famoso sentiero delle
Cinque Terre lo percorreremo domani, ma dobbiamo fare la spesa e
soddisfare la voglia di un gelato: ci sono 30° C e un'umidità
talmente alta che abbiamo sudato persino in discesa. Speravo in cuor
mio di trovare meno caos in questo periodo, ma, se è vero che la
maggior parte degli italiani ha ormai ripreso la propria attività
lavorativa, è altrettanto vero che, per i turisti stranieri, le
vacanze continuano. Che stupida sono stata a non considerarli! Un
crogiolo di razze diverse si riversa dai battelli, che attraccano
ogni ora al piccolo molo, verso le spiagge assolate o gli stretti
carruggi, affollandone le piccole botteghe, i bar e i ristoranti.
Ricordo che, trent'anni fa, quando venni qui per la prima volta,
c'era pochissima gente. Dieci e quindici anni fa, quando ci portai i
miei due figli, c'erano già più turisti, ma si stava ancora bene.
Oggi il posto è davvero invivibile, almeno per i miei gusti. Ci
spingiamo fino all'ingresso del sentiero. Avevo dimenticato che c'è
un prezzo da pagare per accedervi: 7,50 euro per noi adulti; 16 euro,
comprensivi di biglietto per il rientro in treno, per chi non se la
sentisse di percorrere sia l'andata che il ritorno a piedi, ma da
dove, poi, non si sa, perchè scopriremo più tardi che il tratto
Corniglia-Riomaggiore è chiuso almeno fino al 2018.
Avevo
sognato di rivivere questa bellissima esperienza con un'altra
atmosfera ed anche sperato di scattare delle buone fotografie, con
una fotocamera migliore di quelle usate nel passato. Ora, quel che
provo è soltanto un senso di fastidio per quella massa confusionaria
e multietnica che ne ha preso possesso. E allora rinuncio. Marco è d'accordo: ci riproveremo un'altra volta e in una
stagione diversa dall'estate.
30/08/2016:
lasciamo l'area camper prima delle 9, come richiestoci dal gestore.
Prossima meta: Calice al Cornoviglio, dove ci sarebbe una delle poche
aree attrezzate della Val di Vara per poter parcheggiare il nostro
mezzo. Le strade della Liguria, si sa, sono spesso strette e
tortuose, ma alcune ancor di più, come quella che ci troviamo di
fronte noi al bivio di Martinello. Una volta infilatici nell'angusta
stradina, non abbiamo più possibilità di fare manovra per tornare
indietro. Continuiamo per alcuni chilometri con molto disagio, fino
ad un bivio insperato che, finalmente, ci consente di invertire la
rotta di marcia. Decidiamo di lasciare il camper nel parcheggio degli
impianti sportivi della vicina Beverino. Nel giro di pochi minuti, un
violento temporale si abbatte nella zona. Penso che al Passo Casoni
sia meglio salire domani, tempo permettendo.
31/08/2016:
ad un passo … dal Passo Casoni
(68
km – 1120 metri di dislivello+ in mountain bike) da Beverino
Le
strade della Liguria sono anche infide. Mi riferisco in particolare a
quelle che si inoltrano nell'entroterra e s'inerpicano sui versanti
boschivi, collegando piccoli borghi semiabbandonati e arroccati sulle
morbide cime dei monti. All'inizio ti illudono, ti fanno ben sperare:
le ruote scorrono su un manto liscio ed uniforme, tanto che, ogni
volta, mi pento di aver optato per la mountain bike anzichè per la
bici da corsa. Puntualmente finisco per ricredermi e compiacermi per
la scelta fatta, man mano che salgo di quota. Le strade, infatti,
diventano talmente dissestate da non capire se siano sterrate o state
asfaltate in epoche così antiche da rivelarne, oggi, solo qualche
brandello residuo.
Il
giro odierno parte dalla frazione S. Cipriano di Beverino. Sto
imparando a tracciare e seguire i percorsi con Bikemap, ma devo
ancora migliorare. Non conoscendo la zona, comunque, le incognite
sono sempre in agguato. Se, poi, già alla partenza, Marco comincia a
mettere in dubbio la direzione da seguire, allora sono dolori ...
reali e tangibili: per dargli retta, chiedo conferma ad un ciclista
del posto in fase di sorpasso e non mi avvedo dello sbalzo a bordo
strada, finendo rovinosamente a terra. Colpa mia, che non mi fido al
100% di quello che faccio. Giurando a me stessa che d'ora in avanti
ignorerò le perplessità di Marco, seguo imperterrita la freccetta
nera sul dispositivo, che ci conduce a Martinello ed al bivio per
Calice al Cornoviglio. La salita al Passo Casoni, di 17 km, inizia
qui. Pendenze dolci - intorno al 6-7%, con qualche breve strappo al
9-10% - e boschi tutt'attorno. Raggiungiamo Calice al Cornoviglio,
proseguiamo in leggera discesa e, poi, risaliamo nuovamente.
Calice al Cornoviglio |
Ed ecco,
dopo una dozzina di chilometri, il bivio per Casoni (5 km). Viriamo a
destra, senza pensarci due volte, su una stradina che diventa, via
via, sempre più stretta e ripida, ma la freccetta si stacca dalla
traccia del GPS. La direzione pare sbagliata. Non ci resta che fare
dietro front, allora! E meglio così: questo posto è pieno di tafani
indiavolati. Svoltiamo, perciò, a sinistra e scendiamo verso Veppo.
Qui, approfittiamo dell'ombra di un grande abete, nei pressi di una
chiesetta, per rifocillarci, riprendendo, quindi, a scendere, fino al
bivio successivo, dove giriamo a destra per Suveri. E saliamo di
nuovo, verso quest'altro piccolo borgo dalle rampe assassine,
inbattendoci ancora in un cartello segnaletico per Casoni (4,5 km).
Seguiamo quell'indicazione, ma la solita freccetta beffarda del mio
navigatore punta dalla parte opposta. Senza una cartina stradale da
consultare non possiamo che affidarci alla traccia GPS, altrimenti
chissà dove andremmo a finire! Dopo Suveri la strada diventa
sterrata e, tra vari saliscendi, in un ambiente incredibilmente
selvaggio, arriviamo a Pieve di Zignago. E' evidente, a questo punto,
che ho fatto qualche errore nel tracciare il percorso.
Vabbè,
pazienza! Non è la fine del mondo! Continuiamo in discesa, su una
comoda strada asfaltata, adesso, verso Brugnato. Finora le auto
incontrate si possono contare sulle dita di una mano. Nessun ciclista
ed un solo escursionista a piedi. Era proprio quello che desideravo e
speravo di trovare quando ho deciso di esplorare questa zona:
pedalare per ore lontano dal traffico, nel silenzio e nella pace di
una natura incontaminata. Soddisfatta, ritorno alla civiltà ed al
fondovalle. All'incrocio, andiamo, pertanto, a sinistra, in direzione
di Borghetto di Vara e, poi, sempre a sinistra, finendo sull'Aurelia
Sud (SS1), poco trafficata, per fortuna, di cui percorriamo soltanto
un breve tratto. Una volta a Padivarma, attraversiamo il ponte sul
Vara e proseguiamo fino a Beverino, nostro punto di arrivo.
Il
tempo di fare una doccia veloce e, poi, ci trasferiamo a Carro, nel
parcheggio antistante il piccolo cimitero.
01/09/2016:
da Carro alla sorgente del Vara, Passo
della Mola e Passo del Biscia
(73
km - 1.245 metri di dislivello in mountain bike)
Tracciare
gli itinerari ciclistici con Bikemap è divertente, ma ormai ho
capito che le sorprese sono all'ordine del giorno. Nonostante, al
momento, io cerchi di evitare sentieri e sterrati, dove le incognite
sono maggiori, me li ritrovo ugualmente sul percorso. Se, poi, ci si
imbatte in strade chiuse per frane, come accade spesso in Liguria, le
cose si complicano davvero. Quindi, per sicurezza, è sempre meglio
avere una cartina stradale del posto con sè, se non si conosce la
zona. Il giro odierno prevedeva di seguire il Vara fino alla sua
sorgente. Da Carro, pertanto, saliamo al Passo della Mola per circa 3
km e scendiamo verso Castiglione Chiavarese. Svoltiamo a destra e,
con impercettibili saliscendi, raggiungiamo S. Pietro Vara e Varese
Ligure, dove lasciamo alla nostra destra il bivio per il Passo Cento
Croci, procedendo dritto lungo un assolato falsopiano. Ignoriamo pure
le deviazioni per Valletti e Cerro ed iniziamo a salire. La strada si
restringe e le pendenze aumentano, mantenendosi tra il 7 ed il 9%,
con pochi strappi all'11-12%. A Comuneglia, dopo 6 km, facciamo una
sosta nell'area accanto alla chiesa.
All'ombra di alti tigli e con
una leggera brezza che ci asciuga il sudore sulla pelle accaldata,
consumiamo la nostra merenda. Questi paesini dell'entroterra ligure
sono tutti molto simili: due case, una chiesetta affiancata da
un'area ombreggiata munita di panchine, un piccolo bar con adiacente
negozio di generi alimentari, che non si sa bene come faccia a
sopravvivere. La gestrice del bar ci riferisce che, nei mesi
successivi al passaggio del Giro d'Italia, nel 2007, i suoi guadagni
erano stati consistenti: grazie alle riprese televisive, molti
ciclisti avevano avuto modo di conoscere questi splendidi luoghi,
immersi in un ambiente naturale unico, ed erano accorsi numerosi. Col
tempo, però, tutto è tornato nel dimenticatoio e nessuno s'è più
curato di fare manutenzione alle strade, che ora versano in uno stato
di completo abbandono. Lo constatiamo di persona, una volta seguito
il consiglio della brava donna di continuare fino al Passo del
Biscia, che raggiungiamo dopo 2 km di leggera discesa e 4 di salita
nel fitto di un bellissimo bosco, senza incontrare anima viva.
Scendendo dal versante opposto arriveremmo a Chiavari, ma è un po'
fuori zona. Perciò torniamo dalla stessa strada da cui siamo venuti.
A S. Pietro Vara, però, svoltiamo a sinistra per Sesta Godano. Un
lungo falsopiano e una dolce discesa ci portano a Ponte S.
Margherita, dove giriamo a destra per Carro. Affrontiamo gli ultimi 6
km di salita del Passo della Mola e arriviamo al camper. Il giro da
me ideato è stato completamente stravolto, essendo venuti a
conoscenza delle critiche condizioni della strada che avevo pensato
di percorrere, la quale avrebbe comportato il trasporto della bici in
spalla per alcuni tratti. Questo tracciato, invece, è fattibile
anche in bici da corsa (ci sono soltanto due tratti di 30 metri
sterrati poco prima del Passo del Biscia).
Solita
doccia e trasferimento a Varese Ligure, nel parcheggio per camper
posto nei pressi del campo di calcio e della piscina.
02/09/2016:
Passo Cento Croci da Varese Ligure e Passo del Bocco dal versante
parmense
(63
km - 1.081 metri di dislivello in mountain bike)
La
salita al Passo Cento Croci da Varese Ligure è lunga 13,5 km, ma è
molto dolce. Le pendenze sono comprese tra il 5 e il 7% e,
contrariamente a quanto pensavamo, il traffico è scarso. I panorami,
invece, sono sempre meravigliosi: una volta usciti dal bosco, la
vista spazia sui rilievi dell'Appennino, a cavallo tra Liguria ed
Emilia Romagna. Il Passo si trova, infatti, in provincia di Parma.
Scolliniamo abbastanza velocemente e scendiamo dal versante opposto
per circa 3,5 km. All'incrocio, svoltiamo a sinistra, seguendo le
indicazioni per il Passo del Bocco, che, da qui, dista 30 km.
Continuiamo a scendere, più dolcemente, adesso, dirigendoci verso S.
Maria del Taro e sbucando sulla SP359R, che, in falsopiano, risale la
verdissima Valle del Taro per circa 10 km, proprio sul confine tra le
due regioni. Veramente un posto fantastico e tranquillo, con traffico
quasi assente.
Al piccolo borgo di Santa Maria, deviamo a sinistra ed
affrontiamo gli ultimi 7 km di blanda salita che ci conducono al
Passo, dove c'è un grande rifugio. Da quassù si può scendere a
Chiavari o Lavagna, ma anche a Varese Ligure. Pertanto, procediamo
verso quest'ultima località e saliamo ancora per 3 km nella
meravigliosa Foresta dell'Aveto, che, da sola, varrebbe un viaggio
sin qua. Percorriamo, infine, gli ultimi 12 km in discesa, sempre
immersi nella natura e nella pace di questo territorio fuori dal
tempo, lontano dalla civiltà. Con molta prudenza, a causa del manto
stradale dissestato, torniamo di nuovo nell'Alta Valle del Vara e,
quindi, a Varese Ligure.
Decidiamo
di rientrare subito, facendo una sosta notturna a Berceto, presso
l'area attrezzata di Via San Francesco da Sales, la quale, all'esiguo
costo di 5 euro, include camper service e corrente (l'ingresso
dell'area camper è regolamentato da una catena con lucchetto e le
chiavi si ritirano presso il gestore dell'Edicola Cavazzini in Piazza
Micheli, con reperibilità dalle ore 6.30 fino alle 22.30). La
raggiungiamo, senza difficoltà, attraverso il Passo Cento Croci e
seguendo la segnaletica per Borgotaro e Berceto. Siamo soltanto a 60
km di distanza da Parma e ad un paio di chilometri dal casello
dell'autostrada. Domani, in poco tempo, potremo far ritorno al nostro
nido.
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