Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso. (Luis Sepulveda)

martedì 18 ottobre 2016

08/09/2016: DALLA VAL D'ULTIMO VERSO IL PASSO RABBI (Trentino Alto Adige)


Anno dopo anno, la curiosità verso la Val d'Ultimo è aumentata sempre più. Un pensiero insistente e ricorrente che, come un tarlo, si è insinuato nella mente. Chissà perchè! Non essendo molto distante dalla Val di Sole, non ci lasciamo sfuggire l'occasione. Finalmente! Con il camper e attraverso il trafficatissimo, ma spettacolare, Passo delle Palade, ci trasferiamo all'ingresso di questa vallata misteriosa e appartata, individuato nella località di Lana, vicino a Merano. L'idea sarebbe quella di lasciare il camper lì e di percorrerla in bici, senonché, nella vana ricerca di un parcheggio, piano piano, arriviamo a Santa Gertrude, ormai alla testa della valle, dove adocchiamo un po' di spazio a bordo strada adatto alla sosta. Il paesaggio è quello tipico e idilliaco dell'altoatesino: prati verdissimi, fitti boschi di larici e antichi masi rurali. 
Respirando l'acre e intenso profumo di fieno, che robuste contadine stanno rastrellando sui pendii scoscesi delle montagne, ci avviamo verso il centro del villaggio, certi di trovare, in questo paradiso naturalistico, un'alternativa altrettanto interessante al giro in bici. Alcuni pannelli informativi suggeriscono vari percorsi a piedi di diversa lunghezza, mentre altra segnaletica in legno (ma sempre in lingua tedesca), a forma di freccia, indica la loro durata. Poco convinti, a causa del nostro abbigliamento non idoneo al trekking di montagna, scegliamo l'itinerario più corto (Kirchberg) e ci incamminiamo sul sentiero 106, che, più avanti, si immette nel 108, il quale conduce anche al Passo Rabbi. Ovviamente non siamo così scellerati da pensare di raggiungere i 2.449 metri di quota del Passo con le scarpe da ginnastica. E, poi, è già mezzogiorno. Decideremo, strada facendo, quando fermarci. Il sentiero ci porta tra prati rasati di fresco, fitti boschi ombrosi - dove scorrono le acque limpide e gorgoglianti di un piccolo torrente - e pascoli disseminati di rocce rossastre. 
Salendo, la valle diventa, via via, sempre più ampia. Procediamo lungo una strada forestale chiusa, a tratti, da una corda, che dobbiamo togliere e rimettere al nostro passaggio. Penso serva per tenere confinate le mucche che pascolano in quest'area ed evitare che si disperdano. Il suono dei loro campanacci è davvero assordante, ma tutt'altro che fastidioso! Giunti alla malga Kirchberg (1.887 metri), dopo circa un'ora e mezza di marcia, continuiamo a risalire la valle ancora per una mezz'ora, mentre la pendenza si accentua ed il sole diventa sempre più cocente. Superiamo un primo ponticello sul Rio Montechiesa e, poi, un secondo, nei pressi di una cascata. Marco si ferma qui. Io proseguo ancora per qualche centinaia di metri per scattare altre foto, arrivando ad un ampio pianoro ricoperto di mirtilli. I nuvoloni minacciosi che mi si parano davanti, però, mi fanno indietreggiare. Direi che è giunto il momento di rientrare. 
Dopo tutto, siamo partiti con l'intenzione di fare soltanto quattro passi e possiamo ritenerci soddisfatti. Ci siamo tolti la curiosità di vedere questa splendida vallata ed abbiamo effettuato una bella passeggiata all'interno del Parco Nazionale dello Stelvio, dove la natura regna incontrastata. Questi sono luoghi da perlustrare con calma e con l'attrezzatura adatta e noi, al momento, non possiamo assentarci da casa per troppo tempo. Mentre scendiamo, accompagnati dal mormorio delle acque del ruscello, scorgo improvvisamente, ai piedi di uno dei tanti, enormi massi che costellano la valle, una cicciottissima, morbida marmottona, immobile e ritta come una sentinella. Il tempo di immortalarla in uno scatto e quella scompare nella sua tana. Una visione che, da sola, mi appaga e mi emoziona.

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