Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso. (Luis Sepulveda)

martedì 22 novembre 2011

25/06/2011: anello Monte Civetta – Dolomiti (km 71 – 1800 metri dislivello in bici da corsa)


(Pescul - Selva di Cadore – Agordo – Passo Duran – Forcella Staulanza – Pescul)


Da Pescul, io e il mio compagno di avventura, scendiamo verso Santa Fosca e Selva di Cadore. Veloce tappa al supermercato per l’acquisto di viveri e sosta alla fontana per riempire le borracce. Ora non manca proprio nulla, nemmeno la voglia di pedalare. Al bivio, imbocchiamo la strada a sinistra che scende a Caprile. Non conosco assolutamente il percorso, pertanto si va un po’ allo sbaraglio. Mi sono fatta soltanto un’idea approssimativa della distanza e del dislivello. So che affronteremo il Passo Duran a quota 1601 metri e il Passo Staulanza a quota 1773 metri, che la prima salita è lunga 12,5 km con un dislivello di 992 metri e la seconda è lunga 12,6 km con un dislivello di 800 metri. L’importante è non distrarsi per non sbagliare strada e rischiare di andare fuori rotta, aggiungendo dislivello a dislivello, che già quello in preventivo per oggi basta e avanza. La discesa è infinita, ma non sento particolarmente freddo, seppur non indossi la mantellina. Ecco i primi scorci spettacolari che mi mandano in estasi. Che meraviglia! L’animo gioioso invoglia a fischiettare: mi sento spensierata e privilegiata per essere qui, in questo momento, in questa giornata radiosa, in questo luogo di rara bellezza, in compagnia di una persona di una simpatia unica. Cosa posso desiderare di più? Dopo circa 10 km arriviamo a Caprile, dove svoltiamo a sinistra verso Alleghe. Costeggiamo l'omonimo lago e continuiamo a scendere ancora per chilometri e chilometri, mentre una leggera inquietudine si impadronisce di noi. Tutto il dislivello che stiamo perdendo in discesa prima o poi dovremo recuperarlo in salita e, allora, saranno dolori; chissà se avremo ancora voglia di ridere e scherzare. Finalmente, dopo 23 km, ecco il cartello di Agordo e il bivio a sinistra per il Passo Duran. E adesso arriva il bello. Come faccio a concentrarmi se il mio compagno fa di tutto per farmi morire dal ridere? Eh no, questo è un colpo basso! Garantisco che affrontare una salita impegnativa, con pendenze a doppia cifra, piegata in due dalle risate, è un’impresa ardua. Prego il mio compagno di smetterla, cerco di pensare a qualcosa di triste, ma non c’è verso: quel briccone continua, lo fa apposta. Le gambe sono molli, cedono, non riesco a spingere sui pedali.



In qualche modo riesco, comunque, a raggiungere il Passo. C'è un'aria pungente quassù, ma non c’è posto all’interno del rifugio, perciò consumiamo velocemente la nostra merenda seduti su una panca all’esterno e poi ci fiondiamo in discesa, verso Dont. Al bivio svoltiamo a sinistra e iniziamo subito l'ascesa al Passo (o Forcella) Staulanza, una bella strada ampia e panoramica, che sale dolcemente tra il Monte Pelmo, a destra, e il Monte Civetta, a sinistra. 

Monte Pelmo

Monte Civetta
Il cielo, nel frattempo, si è un po’ annuvolato, il sole va e viene, ma la temperatura è gradevolissima, almeno fino al Passo, dove, purtroppo, siamo investiti brutalmente da un vento gelido che rende difficile persino infilarsi il k-way. Non è il caso di stare a trastullarci in questo posto. Due scatti veloci per immortalarci anche qui e, quindi, ci fiondiamo di nuovo giù, verso la Val Fiorentina, avendo di fronte a noi una scenografica visione di montagne tinte di rosso e di verde, alle quali tentiamo di dare un nome: la Croda Rossa e la Croda Verde, ma non ne siamo molto sicuri. Ma, poi, esiste una Croda Verde nelle Dolomiti?



Chissà perché, a questo punto, sono convinta che manchi ancora una caterva di chilometri per arrivare a destinazione; convinzione smentita dall’oste del bar-ristorante presso cui ci fermiamo per uno sfizioso spuntino a base di formaggio e marmellata di mele, il quale ci informa che mancano soltanto 3 km a Pescul. Ormai è quasi l’ora di cena e, vuoi per l’abilità dell’oste nel tentarci con succulenti manicaretti, vuoi che abbiamo la scusa di recuperare le calorie bruciate, vuoi che l’appetito vien mangiando, vuoi per l’atmosfera goliardica che si è creata, sta di fatto che disertiamo il triste menu dell’albergo a favore di questo decisamente più allettante. E così, dulcis in fundo, concludiamo la splendida giornata con una mega abbuffata: salumi, casoncelli e un sublime manzo all’olio "così tenero che si taglia con un grissino". Ovviamente non poteva mancare un “tiramisu” fatto in casa. E' proprio vero che il ciclismo, se fatto con passione e impegno, offre risultati che gratificano anche i palati degli sportivi più esigenti.








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