Salita di 31 km e 1860 metri di dislivello (pendenza max 12%), impegnativa per la lunghezza, non tanto per le pendenze. Partiamo da Chiavenna (300 metri alt.) e seguiamo le indicazioni per il Passo. Già sulle lunghe rampe e sui quattro tornanti a gomito dei primi 3 km, i muscoli delle gambe sono chiamati a svolgere il loro lavoro con impegno. In compenso, la valle di San Giacomo, protetta da alte montagne, fresca e boscosa, è ideale per pedalare in queste giornate torride. Essendo il Passo dello Spluga un valico che collega l'Italia alla Svizzera, ci aspettavamo parecchio traffico. Invece, tutto sommato, finora, il via vai di auto, moto e camper è sopportabile. Guadagniamo, senza troppo affanno, la frazione di San Giacomo Filippo e continuiamo a salire, superando, con altri tornanti e brevi gallerie, il Santuario di Gallivaggio.
Un attimo di tregua in corrispondenza di un moderno ponte. Poi, ancora su, fino a Campodolcino (1.091 m alt.). Qui, tiriamo il fiato per 3 km e, addirittura, scendiamo per qualche centinaio di metri, prima di affrontare il tratto, secondo me, più spettacolare di tutta l'ascesa: una serie di dieci, ripidi tornanti consecutivi, con pendenze sempre sopra l'8%, oltre a diverse, brevi gallerie, scavate nella roccia, alcune delle quali un po' strette e scarsamente illuminate (per sicurezza accendiamo il faretto posteriore). In alternativa, per evitare questo tratto tortuoso, usciti da Campodolcino, si può deviare a sinistra e percorrere una variante, più lunga di 3 km, che si ricongiunge più avanti alla strada per il Passo. Ci inerpichiamo, quindi, sul fianco scosceso della montagna, condividendo gli stretti tornanti con auto e moto (poche, a dir il vero).
Procediamo tutti con attenzione e prudenza, cercando di non intralciarci gli uni con gli altri. Poco dopo, arriviamo al bivio per Madesimo, ignoriamo la galleria alla nostra destra e ci dirigiamo dalla parte opposta. Le pinete lasciano il posto a prati e pascoli, mentre la valle si allarga, consentendo allo sguardo di posarsi sulla corona di cime rocciose circostanti.
Panorami mozzafiato, che distraggono dalla fatica. La salita sembra interminabile, però mi sta entusiasmando. Ci infiliamo in altre gallerie paravalanghe, aperte verso l'esterno, che lasciano passare la luce ed offrono scorci da cartolina. Piano, piano, la pendenza si fa più dolce. Scorgo in lontananza l'imponente muro di una diga, che annuncia la presenza di un bacino artificiale.
La strada, adesso, spiana completamente ed il paesaggio intorno a noi è brullo, ma tutt'altro che desolato. Costeggiamo il lago per circa 3 km, fino al piccolo borgo di Montespluga (1908 metri alt.), che attraversiamo, preparandoci ad affrontare gli ultimi 3 km di salita.
Con una serie di curve e controcurve, accolti dai fischi d'allarme delle marmotte, eccoci, in breve, ai 2113 metri del Passo ed alla frontiera con la Svizzera. Scendendo dal versante opposto, verso Splüghen, e costeggiando l'autostrada fino a Tiefencastle, si può risalire ai 2294 metri di quota dello Julierpass (con una salita di 39 km), scendere per circa 7 Km fino a Silvaplana e, poi, tornare verso Chiavenna, passando da Maloja e completando un anello di complessivi 170 km e 3700 metri di dislivello (ricordarsi di portare con sé la carta d'identità).
Noi, invece, ritorniamo per la medesima strada percorsa all'andata: non oso nemmeno proporre a Marco un giro del genere. E' già tanto se abbandona qualche volta lo sterrato per seguirmi, con la sua pesante mountain bike, in qualche giro sull'asfalto.
(P.S.: Chiavenna si raggiunge da Lecco e imboccando, successivamente, la superstrada che costeggia il lago di Como fino a Colico. Si prosegue, quindi, sulla SS36 seguendo le indicazioni per Chiavenna)
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