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| Castello di Gropparello |
Prima o poi arriva il gruppetto che fa al caso mio.
Quando questo accade, però, ho già percorso una dozzina di
chilometri e manca poco all’inizio della prima salita. Benedetta
salita! Metto un rapporto agile per sciogliere un po' i muscoli e mi
avvio verso Gropparello. A parte un paio di strappetti iniziali, la strada procederà, poi, con dolci saliscendi, fino a Prato Barbieri, dove è posto uno dei ristori. Là, saremo, più o meno, al 45° chilometro.
Lascio alle mie spalle la prima, breve ascesa ed affronto con attenzione la successiva, blanda contropendenza. Mi ricordavo del pessimo stato dell’asfalto, ma quest’anno è davvero indecente. Io non me ne intendo molto di gare ciclistiche; so che i corridori sono sempre pronti ad affrontare forti disagi fisici ed ambientali, ma mi chiedo fino a che punto si debba rischiare la pelle. Ed ecco la prima vittima, distesa a terra, in attesa dei soccorsi. La strada in leggera discesa invoglia alla velocità, ma le insidie dell’asfalto consigliano prudenza. Riprendo a salire, circondata da un paesaggio ondulato, punteggiato da piccoli borghi. La natura si sta risvegliando; il vivace contrasto dei fiori gialli e azzurri con il verde smeraldo dei prati mette allegria.
Continuo, sempre agile,
sempre in compagnia di altri ciclisti. Verso il 30° km, molti
deviano a sinistra, seguendo le frecce del percorso corto, mentre io
procedo dritto, chiacchierando con un ciclista milanese. Mi piace
tantissimo la strada che sale a serpentina sulla collina, sebbene il
pessimo stato dell’asfalto, in alcuni punti, la farebbe sembrare
più adatta ad una gara di mountain bike. Se non altro, non c’è il
vento spietato della volta scorsa. Il milanese si ferma al ristoro; io proseguo. Un breve falsopiano, una salitella e poi
inizio a scendere. Grossi triangoli bianchi con il punto esclamativo
al centro, disegnati sull’asfalto, invitano a fare attenzione; la
strada è davvero pietosa. Molti i ciclisti con guai alle bici, fermi in attesa del carro scopa che li raccoglierà. Curva dopo curva, perdo quota. Il secco
bivio a destra questa volta non mi coglie impreparata. Scalo
velocemente i rapporti per salire a San Michele. So che
è una salita dura, ma mi sono risparmiata finora e l’affronto
bene. Scollino dopo un paio di chilometri e mi lancio subito in
discesa verso Tiramani e Morfasso. Anche qui l’asfalto è orribile. Un ciclista è fermo a bordo strada con la gomma forata. Poco più
avanti, un’altra ragazza con lo stesso problema. Oddio, eccone un
altro! Scendo concentrata, pregando che non tocchi anche a me la
stessa sorte. Forare in discesa è un'esperienza che non vorrei
ripetere. Da qui a Castell'Arquato mancano una trentina di
chilometri. Molto suggestivo il passaggio nella splendida Val d'Arda, nonostante il vento stia aumentando d'intensità. Un’ambulanza, ferma a bordo strada per
soccorrere un altro malcapitato, mi fa ricordare lo scontro dell’anno scorso,
lungo questa discesa, tra uno sventurato ciclista e un povero cervo che
gli aveva tagliato la strada. Non ci devo pensare. Mi superano
alcuni colleghi, ma li lascio andare. E’ inutile, ci sono ancora
troppe curve, che io non so prendere come loro e mi staccherei
subito. Poco prima del bivio per il percorso lungo, però, con
un’accellerata, riesco ad agganciare un baldo giovanotto. Siamo
intorno al 60° km. A questo punto la pendenza si è ridotta, come
pure le curve, e posso provare a stare a ruota di qualcuno. Fortuna
vuole che, nei pressi dell'incrocio, due compagni del mio ignaro gregario
fossero in attesa dell’anima persa. Recuperato il ritardatario,
prima che me ne renda conto, si piazzano in testa al gruppetto e partono al galoppo. Porca paletta, questi mica scherzano; 40 km/h non li
reggerò per molto. Noto che, a turno, si voltano verso di me.
Staranno controllando se sono al gancio o mi vorranno seminare?
Quando, però, il ragazzo che guida il trenino si sposta di lato, mi
affianca e mi chiede se la velocità per me va bene, ho un attimo di
commozione. Sì, sì, vai tranquillo. “Sta sòta, fa mia ol bùs”. No, no, fo mia ol bùs.
Sorrido, le mani in presa bassa per sfruttare al meglio il taglio
dell’aria, concentratissima; voglio meritarmi la loro generosità e
gentilezza. Trenta chilometri all’arrivo. Le gambe girano sorprendentemente bene,
veloci ed energiche. Pedalata fluida, battito regolare. E’ esaltante! Adesso
viaggiamo in piano, controvento. Intravedo le acque azzurre di un
lago alla mia sinistra e poi alcuni edifici. Stiamo per avvicinarci a
Castell'Arquato. ![]() |
| Castell'Arquato |
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| Castell'Arquato |
Procediamo tutti in fila indiana, ordinati e regolari. Mancano soltanto 5 km al traguardo e i muscoli rispondono ancora bene. Ormai è fatta. Riconosco il tratto di strada percorso all’andata. Siamo in dirittura d’arrivo. All’improvviso una ragazza si stacca dal gruppetto. Ma dove va questa? Mica siamo al Giro d’Italia dove vinci la tappa. Alle granfondo c’è il real time e anche se tu arrivi davanti a me non è detto che hai fatto un tempo migliore. Inspiegabilmente, è solo in questi momenti che il mio agonismo si risveglia. Ho voglia di giocare. Scatto anch’io. Alle mie spalle si scatena il tifo. Vai vai vai!!!! Scarico tutte le rimanenti forze sui pedali e in pochi secondi la raggiungo. Ho un sorriso a trentadue denti quando, in volata, passiamo insieme sotto il gonfiabile.
I tempi:
Percorso medio:
Francesco: 2:55:57
Stefano Moraschini: 2:58:53
Roberto: 3:31:16
Emanuela: 4:03:11
Patty: 4:15:33
Percorso corto:
Riccardo: 1:41:27
Federico: 1:43:53
Stefano Biella: 1:51:23
Tiziano: 1:56:23
Luis: 2:01:41
Bruno: 2:31:25




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