Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso. (Luis Sepulveda)

domenica 5 maggio 2013

14/04/2013: GRANFONDO COPPA PIACENTINA

(percorso medio: 95 km – 1460 metri di dislivello)

Castello di Gropparello
Dopo un lungo e freddo inverno, finalmente è arrivata la tanto desiderata  primavera. Un bel sole caldo ci accompagnerà per tutta la gara, regalandoci una giornata splendida, sotto tutti i punti di vista. L’allegra brigata dell’OMPG oggi è quasi al completo. Prima delle 8 siamo già a Carpaneto Piacentino. La partenza è prevista per le 10, quindi, c’è tutto il tempo per il ritiro dei pacchi gara ed i preparativi, che avvengono con la solita, festosa confusione. Faccio un giretto di riscaldamento con la Patty e, poi, verso le 9,15 entro nella mia griglia. Un rumore fastidioso ci fa compagnia durante l'attesa: sembra quello di un generatore. Lo speaker parla e parla, ma si percepisce poco o nulla di quello che dice. Che sollievo il conto alla rovescia! Tre .. due .. uno. Pronti via. Una curva a sinistra e poi scompaiono tutti nella campagna assolata. Non capirò mai come si possa partire a quella velocità senza patire alcunchè. Gambe dalla potenza incredibile, che girano rapide, nonostante la strada tenda impercettibilmente a salire. Non riesco a tenere le ruote di nessuno, nemmeno delle cicliste. E pensare che non tutte corrono con l'ardore dei vent'anni; molte di loro gravitano attorno ai 50, con la menopausa che incombe e con tutto ciò che essa comporta. A me ci vuole un po’ prima di carburare. Queste partono a 45-50 km/h come se niente fosse! Saranno veramente esseri umani oppure sotto quei completini attillati si celano creature aliene dai poteri soprannaturali? Per quanto mi riguarda, la sensazione iniziale, come sempre, m’indurrebbe a mollare subito, ma ormai ho imparato a pazientare. 
Prima o poi arriva il gruppetto che fa al caso mio. Quando questo accade, però, ho già percorso una dozzina di chilometri e manca poco all’inizio della prima salita. Benedetta salita! Metto un rapporto agile per sciogliere un po' i muscoli e mi avvio verso Gropparello. 
A parte un paio di strappetti iniziali, la strada procederà, poi, con dolce saliscendi, fino a Prato Barbieri, dove è posto uno dei ristori. Là, saremo, più o meno, al 45° chilometro. 
Lascio alle mie spalle la prima, breve ascesa ed affronto con attenzione la successiva, blanda contropendenza. Mi ricordavo del pessimo stato dell’asfalto, ma quest’anno è davvero indecente. Io non me ne intendo molto di gare ciclistiche; so che i corridori sono sempre pronti ad affrontare forti disagi fisici ed ambientali, ma mi chiedo fino a che punto si debba rischiare la pelle. Ed ecco la prima vittima, distesa a terra, in attesa dei soccorsi. La strada in leggera discesa invoglia alla velocità, ma le insidie dell’asfalto consigliano prudenza. Riprendo a salire, circondata da un paesaggio ondulato, punteggiato da piccoli borghi. La natura si sta risvegliando; il vivace contrasto dei fiori gialli e azzurri con il verde smeraldo dei prati mette allegria. 
Continuo, sempre agile, sempre in compagnia di altri ciclisti. Verso il 30° km, molti deviano a sinistra, seguendo le frecce del percorso corto, mentre io procedo dritto, chiacchierando con un ciclista milanese. Mi piace tantissimo la strada che sale a serpentina sulla collina, sebbene il pessimo stato dell’asfalto, in alcuni punti, la farebbe sembrare più adatta ad una gara di mountain bike. Se non altro, non c’è il vento spietato della volta scorsa. Il milanese si ferma al ristoro; io proseguo. Un breve falsopiano, una salitella e poi inizio a scendere. Grossi triangoli bianchi con il punto esclamativo al centro, disegnati sull’asfalto, invitano alla prudenza; la strada è davvero pietosa. Molti i ciclisti con guai alle bici, fermi in attesa del carro scopa che li raccoglierà e chissà a quale ora li riporterà indietro. Curva dopo curva, perdo quota. Il secco bivio a destra questa volta non mi coglie impreparata. Scalo velocemente i rapporti per salire a San Michele. So che è una salita dura, ma mi sono risparmiata finora e l’affronto bene. Scollino dopo un paio di chilometri e mi lancio subito in discesa verso Tiramani e Morfasso. Anche qui l’asfalto è orribile. Un ciclista fermo a bordo strada con la gomma forata. Poco più avanti, un’altra ragazza con lo stesso problema. Oddio, eccone un altro! Scendo con attenzione, pregando che non tocchi anche a me la stessa sorte. Forare in discesa è un'esperienza che non vorrei ripetere. Da qui a Castell'Arquato mancano una trentina di chilometri. Molto suggestivo il passaggio nella splendida Val d'Arda, nonostante il vento stia aumentando d'intensità. Un’ambulanza, ferma a bordo strada per soccorrere un altro malcapitato, mi fa ricordare che l’anno scorso, lungo questa discesa, un ciclista si era scontrato con un cervo che gli aveva attraversato la strada. Non ci devo pensare. Mi superano alcuni colleghi, ma li lascio andare. E’ inutile, ci sono ancora troppe curve, che io non so prendere come loro e mi staccherei subito. Poco prima del bivio per il percorso lungo, però, con un’accellerata, riesco ad agganciare un baldo giovanotto. Siamo intorno al 60° km. 
A questo punto la pendenza si è ridotta, come pure le curve, e posso provare a stare a ruota di qualcuno. Fortuna vuole che, nei pressi dell'incrocio, due compagni del mio ignaro gregario fossero in attesa dell’anima persa. Recuperato il ritardatario, prima che me ne renda conto, si piazzano in testa al gruppetto e partono al galoppo. Porca paletta, questi mica scherzano; 40 km/h non li reggerò per molto. Noto che, a turno, si voltano verso di me. Staranno controllando se sono al gancio o mi vorranno seminare? Quando, però, il ragazzo che guida il trenino si sposta di lato, mi affianca e mi chiede se la velocità per me va bene, ho un attimo di commozione. Sì, sì, vai tranquillo. “Sta sòta, fa mia ol bùs”. No, no, fo mia ol bùs. Sorrido, le mani in presa bassa per sfruttare al meglio il taglio dell’aria, concentratissima; voglio meritarmi la loro generosità e gentilezza. Trenta chilometri all’arrivo. Le gambe girano sorprendentemente bene, veloci ed energiche. Pedalata fluida, battito regolare. E’ esaltante! Adesso viaggiamo in piano, controvento. Intravedo le acque azzurre di un lago alla mia sinistra e poi alcuni edifici. Stiamo per avvicinarci a Castell'Arquato. 
Castell'Arquato
Superiamo un cavalcavia e poi svoltiamo a destra. I miei angeli custodi si accertano della mia presenza e, poi, di nuovo, via di corsa. Gli ultimi chilometri prima del paese, un po’ di attenzione al traffico ed ecco la rocca che si staglia davanti ai nostri occhi. Curva a sinistra ed iniziamo a salire. E' qui che, con dispiacere, mollo la presa e saluto i tre tesori del Team Professional Bike, Massimiliano, Daniele e Ivan, individuati poi in classifica; non riuscirei a seguirli su queste pendenze, ne sono certa. Grazie ragazzi per l'emozione che mi avete regalato. Forse non tutto è perduto se, nei cuori dei giovani d'oggi, albergano ancora sentimenti veri e sani come i vostri. Mi fermo per fare il cambio di borraccia e mi preparo mentalmente ad affrontare la ripida ed acciottolata salita del centro storico. Procedendo a testa bassa su per il pendio impervio, non mi accorgo che il percorso è stato modificato e mi ritrovo, poco dopo, a scollinare nei pressi del secondo ristoro. La rocca è già alle mie spalle. Com'è che sono finita qui? 
Castell'Arquato
Mi dicono che la strada d'accesso al magnifico borgo medievale è chiusa per lavori di ristrutturazione. Meglio così … Godersela a piedi è una cosa, ma affrontarla in bici è una piccola tortura. Mi butto in discesa con più audacia del solito; voglio seguire alcuni ciclisti che potrebbero aiutarmi, tra poco, quando dovremo percorrere i 10 km di pianura che mancano, più o meno, all’arrivo. In prossimità di un incrocio rallento troppo. Accidenti ... li sto perdendo! Un ragazzo, nel superarmi, raccoglie il mio gesto di sconforto; con poche pedalate, recupera lo svantaggio e mi riporta in coda al gruppetto. Deviazione a sinistra su strada secondaria che taglia in mezzo alla campagna. Si viaggia intorno ai 35 km/h, con il vento che, pur non essendo violento, rende, comunque, la corsa faticosa. Nelle curve mi do un gran daffare per restare a ruota, ma, all’ultimo bivio, quel secondo in più di frenata mi stacca irrimediabilmente. Per poco, fortunatamente, perché sopraggiunge un corridore d’azzurro vestito. Ha un bel passo, agile e veloce, giusto per me e per pochi altri che, lungo la strada, raccogliamo. Rivedo anche i miei angeli custodi, che si erano fermati al ristoro. 
Procediamo tutti in fila indiana, ordinati e regolari. Mancano soltanto 5 km al traguardo e i muscoli rispondono ancora bene. Ormai è fatta. Riconosco il tratto di strada percorso all’andata. Siamo in dirittura d’arrivo. All’improvviso una ragazza si stacca dal gruppetto. Ma dove va questa? Mica siamo al Giro d’Italia dove vinci la tappa. Alle granfondo c’è il real time e anche se tu arrivi davanti a me non è detto che hai fatto un tempo migliore. Inspiegabilmente, è solo in questi momenti che il mio agonismo si risveglia. Ho voglia di giocare. Scatto anch’io. Alle mie spalle si scatena il tifo. Vai vai vai!!!! Scarico tutte le rimanenti forze sui pedali e in pochi secondi la raggiungo. Ho un sorriso a trentadue denti quando, in volata, passiamo insieme sotto il gonfiabile. 
Sorriso che si trasforma in una smorfia di stupore nel vedere, nei pressi dell’arrivo, il nostro mitico presidente già cambiato. Alla faccia! Allora la rotopress funziona davvero! Bruno, ma che tempo hai fatto? Sono arrivato un’ora e mezzo fa, perché, vedi, arrivato al bivio tra il corto e il medio, mi sono detto “Ma chi me lo fa fare? E così ho preso la via più breve”. Bruno, Bruno … così non vale! E il nostro capitano? Tanto per cambiare, è stato di nuovo vittima di una burla. La sua soddisfazione per un presunto 6° posto di categoria, purtroppo, è durata ben poco. Gli autori dello scherzo si sono giustamente meritati tutta la sequela di insulti vomitati dal pover'uomo. Dài Roberto, non prendertela! Come dice il proverbio “Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi” e vedrai che, prima o poi … A proposito del diavolo! Domenica prossima ci aspetta in Versilia e speriamo che quest'anno non ci metta lo zampino …

I tempi:

Percorso medio:

Francesco:   2:55:57
Stefano Moraschini:   2:58:53
Roberto:   3:31:16
Emanuela:   4:03:11
Patty:   4:15:33

Percorso corto:

Riccardo:   1:41:27
Federico:   1:43:53
Stefano Biella:   1:51:23
Tiziano:   1:56:23
Luis:   2:01:41
Bruno: 2:31:25

Nessun commento:

Posta un commento