TRACCIA GPS SCARICABILE
La sveglia suona alle 5,30, ma sono già sveglia da un po’. Di solito, sei ore di sonno mi bastano per ricaricarmi. Non amo sprecare tempo dormendo. Mi preparo senza fretta, tanto fino alle 6,30 non schiarisce. Faccio un’abbondante colazione e metto nello zainetto, oltre al k-way, un bel po’ di scorte alimentari. Non si sa mai! Scendo, tolgo la bici dal garage e parto. Il cielo è limpido, non c’è una nuvola. Le previsioni meteo danno bel tempo OVUNQUE ed io, chissà perché, faccio sempre l’errore di crederci. Il sole non è ancora sorto, ma, lungo la strada, incrocio già un gruppetto di ciclisti altrettanto mattinieri. Un saluto, un sorriso e via, di buonumore, verso questa nuova avventura. Ho una vaga idea dei chilometri che dovrò macinare, però non so nulla del dislivello da affrontare; di certo non supera i 3.000 metri e tanto mi basta.
Arrivo ad Iseo dopo 18 km e, al semaforo, giro a destra. Inizia, qui, la salita al Passo Tre Termini, meglio conosciuto come Polaveno. E’ una salita blanda, di 8 km, con un dislivello di circa 500 metri e un buon asfalto. Il traffico, a quest’ora, è quasi inesistente. I pochi motociclisti, che passano veloci, non mi danno fastidio come le auto, anzi, ammiro molto le loro acrobazie sui larghi tornanti e, poi, in genere, sono simpatici. Spesso si accostano per farmi i complimenti o alzano il pollice in segno di approvazione. Non posso negare che tutto ciò mi faccia gongolare di piacere. Mentre salgo, la vista spazia sul sottostante lago, sulle Torbiere e su Montisola.
Arrivo ad Iseo dopo 18 km e, al semaforo, giro a destra. Inizia, qui, la salita al Passo Tre Termini, meglio conosciuto come Polaveno. E’ una salita blanda, di 8 km, con un dislivello di circa 500 metri e un buon asfalto. Il traffico, a quest’ora, è quasi inesistente. I pochi motociclisti, che passano veloci, non mi danno fastidio come le auto, anzi, ammiro molto le loro acrobazie sui larghi tornanti e, poi, in genere, sono simpatici. Spesso si accostano per farmi i complimenti o alzano il pollice in segno di approvazione. Non posso negare che tutto ciò mi faccia gongolare di piacere. Mentre salgo, la vista spazia sul sottostante lago, sulle Torbiere e su Montisola.
Non c’è nessuno che mi dia il cambio nella corsa e il mio passo regolare mi consente di percorrere lunghe distanze senza problemi. Tra un pensiero e l’altro, scollino e mi lancio, per modo di dire, nella discesa: 9 km bellissimi, soprattutto adesso, con il sole che, nel frattempo, è sorto ed illumina il paesaggio circostante. Non sento freddo, perciò comincio a scendere senza mantellina. Come non detto! Dopo un paio di chilometri ritorna l’ombra. Mi fermo per indossare il k-way e, nonostante ciò, arrivo a Ponte Zanano quasi congelata. Al semaforo, giro a sinistra e inizio la risalita della Val Trompia: 26 km mi separano dalla Frazione San Colombano di Collio. La pendenza è blanda e aumenta progressivamente dall’1 al 5%. Il manto stradale, invece, è a dir poco orribile. Sono costretta a fare una gimcana tra una buca e l’altra, col rischio di farmi investire dalle auto che mi sorpassano. E’ davvero pericolosa questa strada per noi ciclisti. Possibile che le amministrazioni locali non se ne siano accorte? Chissà a quando risale l’ultima asfaltatura!
Sputando improperi a destra e a manca, supero i paesi di Gardone Val Trompia, Marcheno, Tavernole sul Mella, Bovegno e Collio. Devo dire che da Tavernole sul Mella il paesaggio diventa, via via, sempre più incantevole: la valle si restringe e, sullo sfondo, tra il verde dei pascoli e dei boschi, spuntano le cime rocciose di una catena montuosa cui purtroppo non so dare un nome.
Lungo il percorso, l'acqua gorgogliante del torrente Mella, che scorre alla mia destra, è una dolce compagnia. A Collio una brutta sorpresa. Il sole è improvvisamente scomparso dietro grossi nuvoloni neri, che non promettono nulla di buono. Accidenti! Vuoi vedere che la pioggia non mi risparmia neanche oggi! Mi ritrovo a scrutare il cielo con preoccupazione. I temporali in alta quota mi terrorizzano. Già ho avuto un’esperienza allucinante sul Giau, un paio di anni fa, che non vorrei proprio ripetere. Nuvole basse nascondono le cime delle montagne tutt’attorno. Nella migliore delle ipotesi, arriverò al Passo immersa nelle nubi. Non voglio nemmeno pensare a come ci arriverò in quella peggiore. E non vi è dubbio alcuno che io, lassù, ci arrivi, perché ormai sono qui e indietro, con le pive nel sacco, non ci torno! Alla frazione di San Colombano inizia la salita al Passo del Maniva. Finalmente! Ora si fa sul serio! Pendenze a doppia cifra: 10-11-12-13%. Pochi tornanti e si sale di quota velocemente.
Dài, sono soltanto 11 km, seppur duretti, e l'asfalto è in buone condizioni. Forse ce la faccio a scollinare prima che si aprano le cataratte dal cielo. Spingo con forza sui pedali, intraprendo una lotta feroce con un tafano e a fatica me ne libero. Ecco, già intravedo sopra di me i tornanti che conducono al Passo. Individuo, pure, sulla destra, la strada, in parte sterrata, che taglia il fianco della montagna e che porta al lago di Idro. Ad un certo punto arrivo ad un bivio, dove c'è soltanto la freccia che indica la direzione per il Passo di Crocedomini (17 km), a sinistra. E mo’, n'do sta il Maniva? Sarà a destra! Salgo e giungo ad un grande parcheggio occupato da una moltitudine di auto. Che succede? Uno speaker parla nel microfono. Mi avvicino all’arco rosso gonfiabile. Ah, è L’Ecomaratona del Maniva! Allora sono arrivata! Cerco il solito cartello recante il nome del Passo e l'altezza s.l.m., per fare una foto ricordo, ma non c’è verso di trovarlo. Ispeziono il territorio centimetro per centimetro. Chiedo lumi alle signore che vendono il bagòss, tipico formaggio della zona, le quali confermano i miei sospetti. Non esiste alcun cartello segnaletico. Ok, rassegniamoci! Se non c’è, non c’è. Indosso il k-way e inizio a scendere, ripercorrendo a ritroso la strada fatta all'andata. Adesso, posso godermi il paesaggio che mi circonda: la pineta, i prati, la valle sottostante e, nel giro di pochi minuti, mi ritrovo a San Colombano.
Dài, sono soltanto 11 km, seppur duretti, e l'asfalto è in buone condizioni. Forse ce la faccio a scollinare prima che si aprano le cataratte dal cielo. Spingo con forza sui pedali, intraprendo una lotta feroce con un tafano e a fatica me ne libero. Ecco, già intravedo sopra di me i tornanti che conducono al Passo. Individuo, pure, sulla destra, la strada, in parte sterrata, che taglia il fianco della montagna e che porta al lago di Idro. Ad un certo punto arrivo ad un bivio, dove c'è soltanto la freccia che indica la direzione per il Passo di Crocedomini (17 km), a sinistra. E mo’, n'do sta il Maniva? Sarà a destra! Salgo e giungo ad un grande parcheggio occupato da una moltitudine di auto. Che succede? Uno speaker parla nel microfono. Mi avvicino all’arco rosso gonfiabile. Ah, è L’Ecomaratona del Maniva! Allora sono arrivata! Cerco il solito cartello recante il nome del Passo e l'altezza s.l.m., per fare una foto ricordo, ma non c’è verso di trovarlo. Ispeziono il territorio centimetro per centimetro. Chiedo lumi alle signore che vendono il bagòss, tipico formaggio della zona, le quali confermano i miei sospetti. Non esiste alcun cartello segnaletico. Ok, rassegniamoci! Se non c’è, non c’è. Indosso il k-way e inizio a scendere, ripercorrendo a ritroso la strada fatta all'andata. Adesso, posso godermi il paesaggio che mi circonda: la pineta, i prati, la valle sottostante e, nel giro di pochi minuti, mi ritrovo a San Colombano.
Le nuvole minacciose sono arrivate anche qui, però, nel fondovalle, mi sento più tranquilla. Che piova pure! Per fortuna non c’è molto traffico, così posso destreggiarmi in un magnifico slalom tra le buche e le crepe delll’asfalto. A Ponte Zanano giro a destra e risalgo la strada per Polaveno, ma, dopo circa 5,5 km, svolto a sinistra e raggiungo il paesino di San Giovanni. Quindi, scendo ad Ome e mi ritrovo nello splendido paesaggio della Franciacorta, con le sue dolci colline, i suoi vigneti, gli ulivi, le grandi tenute agricole e le tipiche case a righe gialle e rosse.
Lasciato, ormai, alle spalle il maltempo, mi godo il sole piacevolmente caldo sulla schiena. Attraverso i bei paesini di Torbiato e Adro e, dopo pochi chilometri, sono a casa. Tiro un bel sospirone di sollievo e sorrido: è andata bene anche stavolta! Una nuova zona esplorata e un’altra bella giornata da ricordare. Basta poco per essere felici!
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