(Grumello del Monte – Bergamo – Sedrina – Brembilla - Forcella di Bura – Taleggio - San Giovanni Bianco - San Gallo – Passo Zucca Trinità - Dossena - Passo della Crocetta – Serina – Cornalba – Aviatico – Selvino – Nembro - Grumello del Monte)
Approfitto di queste calde e soleggiate giornate di inizio autunno per fare le ultime scorribande in bici nelle valli bergamasche. L’estate si è protratta oltre il consueto, anche se i venditori di caldarroste lungo la strada mi ricordano che la stagione fredda è ormai alle porte.
Lasciati alle spalle i soliti noiosi 40 km da Grumello del Monte a Sedrina, entro nel vivo dell'avventura, imboccando, nei pressi del viadotto (interdetto alle bici), la sottostante strada a sinistra (prima della piccola galleria) che mi introdurrà nella Val Brembilla. Dopo circa 16 km di salita e 570 metri di dislivello, scollinerò, quindi, alla Forcella di Bura. L'ascesa è lunga, ma con una pendenza molto dolce. I primi 5,5 km fino al centro abitato di Brembilla sono pedalabili (2-3%) e si possono tranquillamente affrontare con il “rapportone”. Superato il paese, la pendenza aumenta, ma di poco (4-7%), tanto che mi è persino capitato di dimenticarmi di far scendere la catena sulla corona più piccola.
La vegetazione è ancora rigogliosa, però i fiori a bordo strada sono già quelli autunnali, dai settembrini, piccole margherite azzurre, ai topinambur, simili a piccoli girasoli. Ampi tornanti, piano piano, mi alzano di quota e passo dall'ombra del fondovalle alla luce calda del sole che sta inondando la sommità delle montagne. Nei pressi di Gerosa sorpasso un anziano ciclista e gli faccio i complimenti; nonostante l'età, sta salendo con passo energico. Farei la firma per arrivare a settant'anni con quella forma fisica. Ringalluzzito, il collega tenta a sua volta il sorpasso. Lo lascio fare: sarebbe una guerra fra poveri. Alla fine, procediamo affiancati per un po' di tempo e, come spesso accade, quando i miei colleghi capiscono lo spirito con cui pratico questo sport, restano volentieri a chiacchierare con me. Così, rispolverando vecchi ricordi, procediamo fino alla Forcella di Bura (884 m s.l.m.) e, mentre il mio occasionale accompagnatore si ferma per indossare il k-way, io comincio a scendere verso le frazioni di Peghera e Lavina. Dopo circa 7,5 km, superato il ponte sul torrente Enna, faccio il mio ingresso nella lussureggiante Val Taleggio e incrocio la strada per la Valsassina. Infatti, si può giungere in Val Taleggio da tre diverse vie: da Brembilla, come ho fatto io, da Culmine San Pietro (in Valsassina, nella provincia di Lecco) e, infine, da San Giovanni Bianco, percorrendo la strada che io farò in discesa. Prima, però, mi aspetta un ultimo strappetto di circa 2 km per salire ad Olda, dove faccio una sosta per rifocillarmi. Qui, il gagliardo nonnino, che nel frattempo mi ha raggiunta, s'invola verso il fondovalle; lo seguo a ruota anch'io, ma con calma, perchè ho davanti a me 12 km spettacolari e voglio dedicare loro tutto il tempo che si meritano. Passo per Sottochiesa e Taleggio, con le caratteristiche case dai ripidi e spioventi tetti ricoperti di piode, m'infilo nel bosco e affronto una divertente serie di piccoli tornanti. Vedo in lontananza il canyon e la strada che, stretta fra due alte pareti rocciose, segue, per 3 km, la tortuosa fenditura scavata dal millenario scorrere del torrente Enna. Alcuni ponti mi portano ora sulla sponda destra, ora su quella sinistra del corso d'acqua, che scende impetuoso facendosi largo tra enormi e levigati massi bianchi. Pur essendo una giornata molto calda, in questo orrido l'aria è gelida e le mie mani ghiacciate. Esco dalla forra, proseguendo nella valle che, via via, s'allarga, fino al centro abitato di San Giovanni Bianco. Giro a destra e, poco dopo, attraverso il ponte sul Brembo alla mia sinistra, seguendo le indicazioni per Dossena e San Gallo. La strada sale a zig zag sul versante occidentale della montagna, quello che guarda la Val Brembana. Osservo le case di San Giovanni Bianco, allineate lungo la riva del fiume, rimpicciolire sempre più. Intorno a me solo distese prative e mucche al pascolo; rari gli alberi che offrono un riparo dal sole, che ora picchia inclemente sulla mia testa.
La scalata al Passo di Zucca Trinità è abbastanza impegnativa (circa 600 metri di dislivello): ad eccezione di un paio di chilometri nei pressi dei borghi di Costa e San Gallo, dove la strada spiana, i restanti otto non concedono tregua, presentando pendenze costanti tra l'8 e il 9%. Secondo me, il panorama che si gode da questa salita è uno dei più belli della Val Brembana e l'ambiente circostante è davvero gradevole, per non parlare della pace che vi si respira. Scollino e affronto subito una breve discesa fino a Dossena. Oltrepassato il centro abitato, imbocco una rampetta di 200 metri a sinistra e, poi, proseguo a destra per altri 2,5 km facili (5%), pervenendo, infine, al Passo della Crocetta, a 1070 metri di altitudine, un piccolo valico che mette in comunicazione la Val Brembana con la Val Serina. Scendo dal versante opposto e, in breve, arrivo all'incrocio con la SP27 che, a sinistra, in 10 km, porta al Passo Zambla, mentre, a destra, conduce a Zogno (passando per Serina e Bracca) oppure a Selvino, prendendo, come faccio io, dopo le ultime case di Serina, la via a sinistra che sale in modo deciso a Cornalba. Da lì, procedo, poi, verso Trafficanti e Aviatico per altri 13-14 km di splendidi saliscendi in mezzo al verde. Un intenso profumo di resina mi accompagna per questa strada, che corre lungo il fianco della montagna a circa 1000 metri di quota, e il panorama in certi punti è semplicemente grandioso. Altri 400 metri di dislivello e, giunta a Selvino, mi lancio nella bellissima discesa verso Nembro, cui arrivo dopo 12 km e una serie infinita di tornanti. Non mi era mai successo, ad ottobre, di fare circa 40 km complessivi di discese senza indossare il k-way, ma il caldo quest'anno è davvero eccezionale. Una manna dal cielo per noi ciclisti! Quel continuo togliere e mettere la mantellina è davvero insopportabile, ma, oggi, tale noia mi è stata risparmiata. Ancora 20 insulsi km ed eccomi a casa. Per me, il recupero delle energie è una delle cose più interessanti del ciclismo e il momento più importante, atteso e agognato. Con un occhio particolarmente attento all'apporto calorico e ai valori nutrizionali, butto nelle mie fauci, in ordine sparso, tutto ciò che farebbe inorridire qualsiasi serio dietologo sportivo. Ma questo me lo tengo per me ...
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