Avevo scoperto questa salita su una rivista di cicloturismo ed ero rimasta colpita soprattutto dalla sua lunghezza: 40 km da Locana. Chissà perché più le salite sono lunghe e più mi attraggono!
Così, consultati più siti meteo, i quali tutti concordemente escludevano la possibilità di pioggia per questo fine settimana, venerdì sera Marco ed io partiamo subito dopo il lavoro alla volta di Pont Canavese, dove troviamo una bella area sosta per camper, gratuita, sulla riva del torrente, in Via Soana (GPS: N45.421660, E007.600410) - 12 posti - area picnic - camper service - sosta massima: 48 ore - e addirittura fornita di colonnine per l’allaccio alla corrente. Incredibile!
L’indomani mattina, di buon’ora, inforchiamo le nostre bici e ci involiamo alla conquista del mitico colle. Non sto più nella pelle! Mi emoziono sempre quando sono in procinto di realizzare un sogno.
Pont Canavese (476 metri s.l.m.) è un ottimo punto di partenza, perchè mi dà la possibilità di riscaldare bene i muscoli. Infatti, da qui a Locana (613 metri s.l.m) ci separano circa 10 km di falsopiano in leggera salita e sarà soltanto da quella località che cominceremo a vedere le prime pendenze significative. C'è da dire che, al momento, il panorama non è un gran che.
Da Sparone in avanti, mentre risaliamo il corso del torrente Orco, si susseguono i paesi e le frazioni della valle, particolarmente stretta soprattutto nella parte centrale. A Locana entriamo nel territorio del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Poco oltre Rosone, la strada attraversa una galleria non illuminata lunga 370 metri mentre i falsopiani cominciano ad essere intervallati da brevi e facili salite. Dopo circa 14 km da Locana, raggiungiamo Noasca (1063 metri s.l.m.). Appena fuori dal paese affrontiamo quattro ripidi tornanti con pendenze al 14%, procedendo poi in piano fino all’imbocco di una galleria, ben illuminata ed asfaltata, per la verità, ma rabbrividisco all’idea di respirare per 3,5 km il gas di scarico delle auto. Per di più è tutta in salita, ad una pendenza costante del 10%; molto meglio evitarla. Decidiamo, perciò, di percorrere la vecchia strada per Ceresole Reale, che si inerpica sul fianco sinistro della galleria per 4 km; all'inizio è sterrata e, seppur si tratti di pochi metri, preferisco scendere dalla bici per scongiurare il rischio di una foratura. Successivamente la carreggiata diventa nuovamente asfaltata, però in molti punti il vecchio manto stradale è mancante ed invaso da terra e pietre franate dalla montagna. Man mano che si sale, la pendenza diventa più sensibile e mantenere l'equilibrio qui non è impresa da poco. Ad un tratto, tuttavia, dobbiamo per forza entrare nella galleria, immettendoci con attenzione da sinistra. Dopo circa 100 metri si potrebbe uscire di nuovo sulla vecchia strada, ma, considerate le sue pessime condizioni e visto che il traffico è scarso, decidiamo di continuare all’interno del tunnel, peraltro umidissimo, dal quale usciamo il più velocemente possibile e con immenso sollievo. Pedaliamo per alcuni chilometri su una blanda salita fino a Ceresole Reale (23 km da Locana - m. 1612 metri s.l.m.). Lungo la strada ammiriamo antiche dimore ed un ex Grand Hotel di fine '800, ben ristrutturati, testimonianza di un'epoca in cui questa località era la meta di un turismo elitario. Affrontiamo, poco dopo, una breve discesa, che ci porta quasi a lambire la sponda destra di un grande lago, oltre il quale, superate le rare case della frazione Villa, c'inoltriamo in un ambiente alpestre vero e proprio.
In falsopiano giungiamo alla frazioncina di Chiapili, dove il paesaggio diventa via via sempre più incantevole: non per niente il parco in cui ci troviamo si chiama Gran Paradiso! Abbiamo già superato 1000 metri di dislivello e mancano ancora 15 km al colle! Pedaliamo in un vallone di selvaggia bellezza, affrontando una serie infinita di tornanti, con pendenza abbastanza sostenuta, che si attenua soltanto poco prima del Lago Serrù. Oltrepassiamo la chiesetta della Madonna della Neve (m 2.275 s.l.m.), ma, dopo un chilometro e mezzo, la pendenza s'inverte e perdiamo circa 100 metri di dislivello. Perveniamo, così, ad un altro bacino artificiale: il Lago Agnel. La strada passa, ora, sopra una piccola diga, poi risale tra immense pietraie. Seguono 14 tornanti non particolarmente impegnativi e senza dubbio il panorama da quassù dev'essere qualcosa di straordinario, ma a noi, oggi, non è dato vederlo: purtroppo, mentre siamo alle prese con gli ultimi tornanti, dal fondovalle avanza, lungo il pendio della montagna e ad una velocità sorprendente, un'enorme massa grigia che tutto fagocita al suo passaggio, noi compresi. Arriviamo al Colle avvolti dalle nuvole. L'aria si è fatta gelida e piccole gocce di pioggia cominciano a bagnare l'asfalto. Mi riparo alla bell’e meglio dietro un'auto per togliere gli indumenti umidi ed indossare quelli asciutti, che, per fortuna, ho portato con me nello zaino. Non perdiamo nemmeno tempo per mangiare qualcosa; non ce la farei comunque, ho troppo freddo.
E allora giù, a rotta di collo, per la stessa strada fatta all'andata, in compagnia dei fischi delle marmotte. Scendendo di quota, il meteo migliora e in un attimo siamo di nuovo al Lago Agnel. Qualche dolore nel superare i 6-700 metri di risalita all’Alpe Agnel e, poi, ci fiondiamo di nuovo verso Chiapili. Un'altra lieve asperità per ritornare al Lago di Ceresole e, una volta lasciato alle nostre spalle il famigerato tunnel, che in discesa non pone alcun problema, in un tempo che pare brevissimo, raggiungiamo Locana e Pont Canavese. Non mi era mai successo di percorrere 50 km, quasi ininterrotti, di discese più o meno ardite. Un'esperienza inebriante! E' ancora presto e ne approfittiamo per fare un giretto nel piccolo borgo medievale di Pont: ecco l'Antica Via del Commercio, con i suoi bellissimi portici, e il Palazzo Borgarello, decorato in terracotta e ferro battuto. Davvero un piccolo gioiello! Passiamo, quindi, ai piedi della torre Ferranda e della torre Tellaria, che dominano il paesaggio dall'alto della roccia su cui poggiano; infine, non posso concludere la splendida giornata senza aver ingurgitato la mia immancabile vasca di gelato. E adesso sì che si ragiona!