Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso. (Luis Sepulveda)

giovedì 26 settembre 2013

30/06/2013: VALICO DI VALBONA - PASSO COE da Arsiero - PASSO DELLA BORCOLA da Piazza, in bici da corsa (Vicenza – Veneto)


(71,5 km – 1970 metri dislivello – 35 km di salita complessiva)

3° week-end nel vicentino – 2° giorno

Sta per terminare il terzo fine settimana nella provincia Vicentina e mi rendo conto che qui le cose da vedere sono infinite. Mentre da Posina ci dirigiamo verso Arsiero, mi riprometto di organizzare ancora una settimana di vacanza in questi luoghi; ne vale veramente la pena. Tra una  fantasticheria e l’altra, i 10 km di dolce discesa passano veloci e ci troviamo nella parte alta di Arsiero. Al bivio svoltiamo a sinistra sulla SP 83 e saliamo regolarmente per 10 km verso il comune di Tonezza del Cimone, posto a 930 metri di quota. 
Non ci sono grossi cambi di pendenza, mantenendosi, questa, più o meno tra il 6 e l’8%. Superiamo una dozzina di piccole gallerie, lunghe dai 20 ai 150 metri, nel traffico contenuto di una domenica mattina di fine giugno. Man mano che ci alziamo di quota, il panorama si fa, via via, sempre più grandioso, con splendide viste sulla Val D’Astico. Da quassù si scorgono diverse strade che disegnano lunghe serpentine, sia sul versante che stiamo risalendo, sia su quelli scoscesi dell’Altopiano di Asiago o dei Sette Comuni, dall’altra parte della vallata. 
A Tonezza del Cimone facciamo una breve sosta al belvedere, una spettacolare balconata sull’immenso e verde tavolato che si estende di fronte a noi. Qui, noto una targa dedicata a Lucio Battisti, che su questo palcoscenico naturale cantò nel 1968. Continuiamo seguendo le indicazioni per Folgaria, sempre in salita, sempre regolari, sempre con gli occhi pieni di splendide immagini. E’ una bella giornata: cielo azzurro, limpido e aria fresca, che non fa sudare. All’orizzonte posso vedere nitidamente le cime innevate di una catena montuosa. Già, ma quale? Al solito, non so dare un nome alle montagne che mi circondano. 
Inoltrandoci nel bosco, la luce del sole mette in risalto una specie particolare di albero, dai cui rami penzolano profumatissimi grappoli di fiori gialli: il maggiociondolo. Ce ne sono tantissimi, che formano una volta ombrosa, ma luminosa, sulla strada … e, poi, farfalle bianche, gialle e nere … e una viperella, poverella, che forse finirà spiaccicata sull’asfalto come le altre sue sorelle. Superata una piccola galleria, il paesaggio diventa ancor più selvaggio. Procediamo sospesi su un vertiginoso precipizio, in uno scenario di guglie, pinnacchi e canaloni, finchè, giunti ad un bivio, prendiamo la via a sinistra, cosiddetta “strada Francolina”, per Folgaria. 
Dopo un’altra breve galleria, ci ritroviamo sul versante sud del Monte Compomolon. Il panorama è diverso, ma sempre incantevole. Raggiungiamo, poco dopo, il valico di Valbona, a quota 1782 metri. Finora abbiamo percorso, da Arsiero, 22 km di salita e circa 1400 metri di dislivello. Vediamo arrivare parecchi bikers dagli sterrati che qui convergono. Ci dicono che sono tratti di strada che fanno parte del circuito “100 km dei forti”. Ne ho sentito parlare e, come sempre, mi ripropongo di documentarmi meglio, mentre il neurone folle sta già lavorando di fantasia. 
Ma, poi, “forti”, starà per fortezze o per chi possiede una muscolatura particolare? Perché in quest’ultimo caso l’impresa per me potrebbe anche rappresentare un azzardo. Ma chissenefrega. Se avessi sempre dato retta ai miei neuroni saggi, avrei perso un sacco di occasioni nella vita e non poche soddisfazioni. Indosso il k-way e mi avvio verso il versante opposto: quello trentino. L’ambiente cambia completamente. Gli altopiani, i dirupi, le rocce a picco, lasciano il posto a pascoli e pinete. Scendiamo un paio di chilometri e poi risaliamo brevemente fino al passo Coe (1610 metri s.l.m.). Di nuovo giù, in picchiata, per altri 7, ripidi chilometri, superando il Fondo Piccolo e il Fondo Grande, le piste da sci e gli impianti di risalita. Mi ci vuole un po’ per ricordare che qui ero venuta a sciare una decina di anni fa. 
Al bivio per Serrada svoltiamo a sinistra. 4 km di saliscendi e poi 7 km di discesa ardita verso Piazza. Qui, Bruno si sarebbe sicuramente lasciato andare ad una velocità da brivido. Io, invece, tiro i freni. All’incrocio con la SP 81, svoltiamo a sinistra ed affrontiamo, in senso inverso rispetto a ieri, i 10 km che ci separano dal Passo della Borcola. Solo gli ultimi 4 km dopo la galleria sono impegnativi. Si sale a scale e la pendenza raggiunge anche punte del 14%, ma ormai siamo quasi alla fine del nostro giro e tiriamo a raccolta tutta la nostra residua energia. Una volta scollinati, non ci resterà che scendere gli ultimi 9,5 km verso Posina per concludere il nostro anello. 
Alla Malga Borcola è in corso una grande festa per l’inaugurazione dell’edificio restaurato. Passiamo oltre … noi s’ha da rientrare. Un ultimo sguardo malinconico e un po’ invidioso alle placide mucche che pascolano indolenti al suono dei campanacci appesi ai loro grossi colli e, poi, mi lancio in discesa. La strada è larga e deserta. Mi concentro per affrontare con impegno i 19 tornanti che caratterizzano i primi 4 km, così come mi aveva insegnato il grande Imerio, l’anno scorso, scendendo dall’Etna; piano, ma con metodo, seguendo una linea che mi permette di prenderli in modo armonioso. 
Tutto si può imparare nella vita, basta volerlo. Non mi interessano le grandi prestazioni, mi basta fare le cose bene. E quando il movimento diventa armonioso, allora so di aver raggiunto la perfezione o quella che io ritengo tale. Così, pure nella corsa e nel nuoto: raggiunta l’armonia, la fatica si trasforma in piacere. In qualsiasi sport praticato, il mio obiettivo principale è sempre stato il raggiungimento del benessere fisico e mentale. Purtroppo la sfilza di tornanti termina in fretta. La discesa adesso si fa dolce. Qualche curva, alcuni veloci rettilinei ed eccoci a Posina, al camper, alla fine di quest’altro week-end nel vicentino, che è volato, come i precedenti, ma non finisce qui …




2 commenti:

  1. I forti sono fortezze; quelle costruite dagli austriaci, molto previdenti, che si preparavano con anni di anticipo ala prima guerra mondiale con l'Italia.
    Ciao Piero

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  2. Ciao Piero, grazie mille per l'informazione!

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