Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso. (Luis Sepulveda)

giovedì 10 novembre 2011

29/05/2011: Foppolo – San Simone (Lombardia) - (km 174 – 2345 metri dislivello in bici da corsa)


Quanto mi piacciono queste lunghe giornate di primavera che mi permettono di partire all’alba e di vagabondare finchè voglio, senza l’ansia che si faccia buio!

Nella mia collezione di salite della Val Brembana mancavano quelle di Foppolo e San Simone, due rinomate stazioni sciistiche a breve distanza l’una dall’altra. Essendo particolarmente battute dal traffico, non mi allettavano più di tanto, ma la curiosità era tanta e così mi sono detta che, comunque, almeno una volta andavano fatte. Forse questo è il periodo migliore per affrontarle: troppo tardi per gli sciatori e troppo presto per i villeggianti dei mesi estivi. 
Parto appena schiarisce, con il mio piccolo zainetto rosso sulle spalle, per l’ennesima avventura in solitaria. Come sempre, strada facendo, sogno ad occhi aperti. Mi piace fantasticare sui mille viaggi che vorrei intraprendere se solo ne avessi la possibilità. Questo mi aiuta a far passare in modo meno noioso il tempo quando sono costretta a sobbarcarmi chilometri e chilometri di strade trafficate, che non dicono nulla dal punto di vista paesaggistico, ma che, purtroppo, sono le uniche, inevitabili vie di accesso ai luoghi meravigliosi di cui è ricca la mia regione. Grumello, Bergamo, Zogno, San Pellegrino Terme, San Giovanni Bianco, Lenna. E sono già 54 km solo per arrivare sin qui. C’è chi si carica la bici in macchina e monta in sella una volta raggiunta la valle, ma, a volte, guardando le interminabili code, mi chiedo cosa sia meglio. Comunque, da Zogno a Lenna c’è una bellissima ciclovia che permette di pedalare in tutta tranquillità. Da San Pellegrino mi fa compagnia un ciclista milanese, che, per l’appunto, ha parcheggiato lì la sua vettura. A Lenna (463 m s.l.m), paesino adagiato alla confluenza dei due rami del fiume Brembo, si comincia già a respirare aria di montagna. Fuori dal paese seguiamo il ramo destro del corso d’acqua, lungo la strada che lo fiancheggia e che, alternando tratti più o meno ombreggiati, risale la valle in direzione di Fondra (709 m s.l.m). Come previsto, il traffico in questa stagione è pressocché inesistente e così possiamo parlare tranquillamente, godendoci lo splendido paesaggio circostante. Attraversiamo piccoli borghi di montagna, ristrutturati e ben curati. Fino a Branzi la pendenza media è del 3%, ma, dopo il paese, la strada s’impenna, presentando un’inclinazione media del 7%, con punte da “Giro d’Italia” del 12%. Superiamo senza particolare sforzo Trabucchello (799 m s.l.m.) ed entriamo in Branzi (844 m s.l.m.), paese del noto formaggio, percorrendo il bel viale fiancheggiato da profumati tigli. Da qui, la strada comincia a salire con più decisione e, quindi, invito il mio occasionale compagno di viaggio a proseguire con il suo passo. Non voglio che si sacrifichi per me e, tanto meno, mi va di tirarmi il collo per stargli a ruota. Superato Branzi, mi aspettano quattro spettacolari tornanti intagliati dentro un verticale sperone di roccia, prima di incontrare la zona delle cave ed il bivio per Carona. Qualche ciclista mi supera, mi chiede da dove vengo e mi fa i complimenti. Ed io ogni volta mi sorprendo sinceramente, perché non mi sembra di fare niente di eccezionale. Man mano che salgo, la pineta si dirada, mostrando le vicine montagne. Al bivio di Valleve (1141 m s.l.m.) giro a destra ed entro in una galleria-paravalanghe, che presenta una pendenza del 9%. Sono accompagnata da un terribile frastuono, che aumenta sempre più mentre procedo al buio e in salita. Quando mi avvicino, mi rendo conto che il fragore è provocato da una cascata che si getta dal lato sinistro della galleria, costruita in modo tale da lasciar scorrere l’acqua al suo interno. Ogni rumore dentro un tunnel diventa assordante, figuriamoci quello di una cascata! Esco con sollievo dal budello e, nel giro di pochi minuti, arrivo a Foppolo (1635 m s.l.m.). Sarà anche un centro sciistico di rilevanza internazionale, ma, a me, tutte quelle orribili cattedrali di cemento, che nascondono la luce del sole, danno tanta tristezza. E’ una delle località di montagna più deturpate che io abbia mai visto. Ma davvero non si poteva fare niente di meglio? Sono indignata, disgustata. Mi trovo ad immaginare come doveva essere incantevole questa località nel passato, quando era ancora e soltanto un borgo contadino circondato da prati fioriti, con l’acqua dei ruscelli che scendeva gorgogliando dai fianchi delle montagne e le mucche al pascolo. Ritorno al presente e abbandono con piacere questi obbrobri. Di una cosa sono certa: qui non ci verrò mai più! Scendo fino al bivio di Valleve e, subito dopo la galleria con la cascata assordante, giro a destra e seguo le indicazioni per San Simone (1670 m s.l.m.), altra frequentata stazione sciistica. Oggi, per fortuna, non c’è in giro anima viva o quasi. La strada, però, è così dissestata che non so più dove mettere le ruote. L'intera sede stradale è disseminata di enormi buche e ciò mette in difficoltà persino le poche, malaugurate vetture che hanno avuto l’ardire di avventurarsi fin quassù. Infatti, anch’io comincio a pensare che la mia sia stata una pessima idea. La strada, tra l’altro, è ripidissima; la pendenza non scende  mai al di sotto del 10%, ma ormai sono qui e adesso sono curiosa di vedere cosa troverò lassù. A fatica, dribblando tra un cratere e l’altro, scollino. La strada “asfaltata” finisce all’improvviso su un ampio pianoro terroso, impossibile da percorrere con una bici da corsa, dove si trovano gli impianti di risalita. Pensavo che San Simone fosse un paese e invece non c’è alcuna abitazione. Che desolazione! A questo punto non mi resta altro da fare che girare la bici e cercare di tornare a valle senza rompermi l’osso del collo. Sono amareggiata, ho perso inutilmente del tempo. Tra l'altro, con tutta l’attenzione prestata alla strada, sia nel salire che nello scendere, nemmeno mi sono accorta di ciò che mi stava intorno. Vabbè, almeno adesso la mia curiosità è stata appagata. Copro in breve tempo i chilometri che separano Valleve da Lenna e, poco dopo, m’infilo nella bella ciclovia, che percorro fino ad Ambra. Per evitare il traffico che, senza dubbio, incontrerei sulla statale per Bergamo, decido di tornare a casa passando da Selvino. La salita è lunga una quindicina di chilometri, ma non è impegnativa. Una volta scesa a Nembro, attraverso il fiume Serio, svolto a sinistra per il Colle dei Paste e, dopo una ventina di chilometri, concludo il mio giro affogando quel po’ di delusione che mi è rimasta in un’eccezionale coppa di gelato.

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