Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso. (Luis Sepulveda)

martedì 25 ottobre 2011

24-25-26/04/2011: Ciclabile lungo il Sarca - Strada del Ponale, Punta Larici, Passo Rocchetta e Passo Nota - Lago di Tenno, in mountain bike


3 giorni e 140 km in mountain bike nell'alto Garda

24 aprile 2011: Ciclabile lungo il Sarca (56 km – 200 metri di dislivello)
Per questi tre giorni di avventure a pedali sulle sponde del lago di Garda, scegliamo l'area camper di Torbole (Camperstop Torbole - Via al Còr n. 2a - Nago-Torbole, Italia - GPS: N45.872580, E010.872620 - Link Tariffe (cani ammessi), con corrente e camper service, a 100 metri dalla spiaggia, servizi igienici puliti, bagno per disabili, baby room, lavatrice, piccolo negozio - Tel. +390464548204 - sito web: https://www.camperstoptorbole.com/it).
Arriviamo nel primo pomeriggio di sabato e subito montiamo in sella alle nostre mountain bikes, giusto per fare un giro d’esplorazione e sgranchirci le gambe in vista della sfacchinata che ci aspetta l’indomani. L’alto Garda non è solo un paradiso per i velisti ed i surfisti, ma anche per i bikers, soprattutto d’oltralpe che, evidentemente, lo hanno scoperto prima di noi italiani e ne hanno fatto il loro regno. Ci sono sentieri e piste ciclabili per tutti i gusti, dai percorsi più impegnativi per chi è ben allenato, a quelli più facili per famigliole con bimbi al seguito. Non avendo con noi alcuna mappa, ci affidiamo al caso e ci avviamo sulla pista ciclabile, seguendo l’argine del fiume Sarca; lo risaliamo per circa 6 km fino ad Arco, un bellissimo borgo dominato dalla mole di un castello. La pista ciclabile si interrompe all’inizio del paese e riprende dopo qualche centinaia di metri, passando davanti ad alte pareti rocciose. La moltitudine dei cicloturisti vacanzieri per fortuna finisce qui e noi proseguiamo per Ceniga, attraversiamo l’abitato e raggiungiamo Dro. Poi, attraverso stradine secondarie e poco trafficate, arriviamo alla Centrale dell’Enel di Dro e ci immettiamo su un’altra strada secondaria che costeggia il fiume fino alla centrale idroelettrica di Fies. A questo punto termina la pista asfaltata e inizia quella sterrata che conduce a Pietramurata, all’interno dell’area delle Marocche. Da Pietramurata la pista ritorna asfaltata, attraversa piantagioni di frutta, costeggia ancora il Sarca e finisce all’imbocco di una splendida gola, purtroppo inaccessibile. Non ci resta che ritornare sulle nostre ruote, concedendoci però una sosta ad Arco per una visita veloce del centro storico e per gustarci un ottimo gelato.

25 aprile 2011: Monte Tremalzo .. o almeno quella era l’intenzione. Questo, invece, è il giro che ne è uscito: Strada del Ponale, Punta Larici, Passo Rocchetta e Passo Nota (52 km – 1300 metri di dislivello) 
E’ inutile che io scarichi da Internet tutte le informazioni necessarie per raggiungere il Monte Tremalzo da Limone del Garda se poi le dimentico a casa. Il mio compagno di ventura, poi, è specializzato nello sbagliare strada, quindi le premesse per questo giro in mountain bike non sono le migliori.  Partiamo da Torbole, seguendo la pista ciclabile che costeggia il lago fino a Riva del Garda, dove arriviamo dopo circa 2 km. Abbandoniamo la pista e ci immettiamo sulla statale per Limone del Garda. Poco prima della galleria, Marco imbocca deciso la rampa che sale alla destra del tunnel, convinto che sia un’alternativa a quest’ultimo. Saprò, invece, più tardi di aver imboccato la vecchia strada del Ponale, che un tempo congiungeva il lago di Garda alla valle di Ledro. E’ più un largo sentiero che una strada ed è battuto sia da bikers che da pedoni in entrambi i sensi di marcia, perciò cerco di fare molta attenzione. Il dubbio di aver sbagliato strada mi assale di tanto in tanto, ma questo sentiero è così spettacolare che non ci penso nemmeno a tornare indietro; corre alto, sopra le acque blu cobalto del Garda e attraversa piccole gallerie scavate nella roccia. Non esagero se dico che il panorama è mozzafiato. La vegetazione è rada, mediterranea, fatta di cipressi e lecci che crescono tra rocce strapiombanti sullo specchio d’acqua sottostante. Dopo qualche chilometro arriviamo ad un bivio. Dilemma: è vero, ci sono diversi cartelli segnaletici, ma nessuno che indichi la direzione per il Monte Tremalzo. Chiedo lumi ad alcuni bikers tedeschi nel mio scarso inglese maccheronico; uno di loro ci spedisce sicuro verso la via alla nostra sinistra, che a questo punto diventa asfaltata. Ci inerpichiamo, fiduciosi, su per spettacolari tornanti, buttando gli occhi di qua e di là alla continua ricerca di scorci pittoreschi. Tutto sommato penso che, se anche avessimo sbagliato strada, valeva comunque la pena passare di qua, perché mi sarebbe davvero spiaciuto perdere lo splendore di questo posto. Dopo alcuni chilometri sbuchiamo su una strada aperta al traffico, proprio prima di una galleria, che lasciamo alla nostra destra, mentre noi, su indicazione di due simpaticissimi runners, ci dirigiamo a sinistra, verso l’incantevole borgo di Pregasina e, da qui, continuiamo a salire verso la Malga Palaer. Poco dopo, l’asfalto lascia di nuovo il posto allo sterrato. La strada entra in un fantastico bosco e la pendenza, via via, aumenta sempre più, fino a superare in alcuni tratti, per fortuna bitumati, il 20%. E’ una salita massacrante e sembra non finire mai. Ho le gambe a pezzi quando sbuchiamo su un pianoro battuto dal vento. Un attimo di respiro e poi via, di nuovo, su per una rampa spacca gambe. Strappo dopo strappo, arriviamo finalmente alla malga e ad un altro bivio: un sentiero che sale a sinistra della malga e l’altro che scende alla sua destra. Che fare? Io d’istinto sarei propensa a seguire lo sterrato a destra, ma Marco non sembra dello stesso avviso. Ma vuoi che al Monte Tremalzo ci arriviamo in discesa? Certo che no. E allora bisogna per forza prendere quel sentiero da capre che sale a sinistra e che, per me, ad occhio e croce, ha davvero una pendenza impossibile. Parto già consapevole del fatto che non ce la farò, ma ci provo, giusto per dimostrare la mia buona volontà, seguita da alcuni marmorei, giovani bikers teutonici che, poco dopo, mi superano decisi. Chissà se conoscono davvero il percorso o se mi hanno seguita confidando in me! Comunque la pendenza è tale che, uno dopo l’altro, siamo tutti costretti a mettere i piedi per terra e a caricare la bici in spalla, gli altri, a spingerla, io. Dopo un tempo interminabile ed una faticaccia immensa, alzo gli occhi e vedo sopra la mia testa alcuni bikers che percorrono un sentiero parallelo al nostro, ma, evidentemente, più pedalabile. Ma da che parte arrivano questi? Mi assale un dubbio. Vuoi vedere che lo sterrato a destra della malga, prima scendeva e poi risaliva, come avevo pensato io? Beh, ormai siamo qui. Con non poca difficoltà riusciamo a superare la scarpata e ad immetterci sul sentiero soprastante. Non ci metto molto a capire che anche questo è un sentiero molto tecnico, per trialisti puri, con radici, pietre e gradoni da superare e, quindi, impossibile per me e per molti altri, costretti, pure loro, a spingere per tratti più o meno lunghi. Alla fine tutti, nel bene o nel male, arriviamo a Punta Larici e al Passo Rocchetta. Accidenti che panorama da queste rupi a strapiombo sul lago! Una vista da capogiro! Mangiare una fetta di crostata qui è una goduria sublime! Una foto ricordo e via, si scende. Questo sentierino ripido e pietroso, a stretti tornantini non fa per me; abbasso la sella, ma mi sento sempre un po’ insicura. Per fortuna la discesa dura poco. Ecco che si riprende a salire e, dopo qualche facile chilometro, arriviamo al passo Guil. Proseguiamo verso il Passo Nota e raggiungiamo l’omonimo rifugio. Non ci fermiamo, perchè c'è un sacco di gente. Dopo una veloce discesa, finalmente, incrociamo la strada che sale al Monte Tremalzo. Il cartello indica due ore e mezzo di marcia a piedi, poco meno sarebbe il tempo che io impiegherei in bici, soprattutto adesso che le gambe cominciano a sentire la fatica. Incosciente come sono, se fossi sola forse continuerei, a costo di tornare a Riva del Garda col buio, ma il mio compare, che queste follie non le vuole nemmeno sentire, decide che è il momento di rientrare all’ovile e segue le indicazioni per Limone, credendo di arrivarci ancora attraverso strade sterrate. Invece, nel giro di poche pedalate, ci ritroviamo sull’asfalto. A questo punto e a quest’ora non è il caso di iniziare la ricerca di percorsi alternativi. Perciò ci rassegniamo e scendiamo da questa comoda strada che ci scodella, dopo parecchi chilometri, sul trafficato lungolago, dove, ahimè, siamo costretti a sopportare 10 km di puro inferno da qui a Riva. Da dimenticare! La prossima volta, piuttosto che ripetere un’esperienza così allucinante, prendo il battello! In totale, un giro di circa 50 km davvero impegnativo, ma ripagato da sentieri favolosi e panorami mozzafiato.

26/04/2011: Lago di Tenno  (32 Km – 800 metri di dislivello) 
Ultimo giorno di vacanza e abbiamo a disposizione poche ore. Come spesso accade, lasciamo che sia il caso a decidere per noi l’itinerario. Raggiungiamo Riva percorrendo i soliti 2 km della pista ciclabile che costeggia il lago. Continuiamo, quindi, seguendo le indicazioni per la cascata del Varone e, poi, per il lago di Tenno. Ci inerpichiamo su per una ripida salita, attraversiamo un uliveto, sbuchiamo sull’asfalto e, poco dopo, imbocchiamo uno sterrato che ci scodella ancora sull’asfalto più avanti. Attraversiamo un grazioso borgo, con ripide e strette vie ciottolate, che passano tra caratteristiche case in pietra, ritrovandoci di nuovo sull’asfalto. Ancora qualche minuto ed ecco il lago, con le sue acque turchesi. Ci fermiamo giusto il tempo di rifocillarci e scattare alcune fotografie, dopodiché ridiscendiamo verso Riva, non prima di aver fatto una deviazione alla torre di questa incantevole cittadina. Per raggiungerla, percorriamo una ripidissima stradina di ciottoli, che sale, con stretti tornantini, sul fianco della montagna. Abbraccio con lo sguardo il meraviglioso panorama lacustre, che infonde sempre un senso di benessere. L'Alto Garda è il luogo ideale per rigenerarsi: consente di associare il relax di una vacanza sul lago alla pratica sportiva. Non c’è che l’imbarazzo della scelta!




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